Se c’è un’arte nella quale i sionisti sono diventati maestri, nel corso dei secoli, è quella del capovolgimento del discorso. Hanno raggiunto livelli talmente sublimi, in questa tecnica dialettica, che secondo me non si accorgono nemmeno più di metterla in atto. Gli viene naturale, fa parte del loro DNA.
Partendo dal presupposto di essere sempre e comunque la vittima, infatti, il meccanismo del capovolgimento diventa qualcosa di automatico, di spontaneo, di naturale.
Lo schema di base da utilizzare è sempre questo: “Siccome noi abbiamo avuto Auschwitz, allora abbiamo ragione su tutto.” Da cui consegue che: “Siccome abbiamo ragione su tutto, possiamo girare e rigirare la realtà dei fatti a nostro piacimento, perchè tanto nessuno ci può dare torto”. “E se per caso qualcuno ci provasse – dice il retropensiero – siamo subito pronti a dargli dell’antisemita. Il che dimostra ancora una volta l’assunto iniziale, ovvero che il mondo ce l'ha con noi, e che abbiamo ragione noi.”
di Geraldina Colotti
Nicolas Maduro è stato rieletto presidente del Venezuela con 5.150.902 (51,9%) sul candidato della Plataforma Unitaria Democrática (Pud), Edmundo González, che ha totalizzato 4.445.978 (44,2%). Un risultato irreversibile con l'80% di schede scrutinate. Per il resto dei conteggi bisognerà aspettare che venga totalmente ripristinato il sistema di trasmissione elettronico, attaccato con vari atti di hackeraggio durante lo spoglio di domenica scorsa.
Lo hanno denunciato in diretta le autorità del Consiglio nazionale elettorale (Cne) verso mezzanotte. E lo ha spiegato in dettaglio il presidente Maduro durante l'atto di giuramentazione che si è svolto nella sede del Cne e alla presenza di quasi 900 accompagnanti internazionali, provenienti dai cinque continenti.
Un nutrito gruppo di persone, che ha potuto seguire da vicino tutte le fasi di questa elezione e che ha redatto informative dettagliate per i partiti o le organizzazioni di appartenenza, ma che sono stati “totalmente invisibilizzati” perché la verità dei fatti deve far spazio alle interpretazioni che servono all'imperialismo per i propri piani.
di Bet17
ll canale televisivo Welt, editore del noto quotidiano tedesco, ha intervistato il giornalista Hans-Ulrich Jörges nella rubrica settimanale "Meine Welt – Meine Meinung" dove di rito si chiede all'ospite di turno quali siano "i vincitori del giorno". Jörges, insignito del premio "Giornalista dell'Anno 2004" nella categoria "Politica" e definito dal British Financial Times nel 2006 come "uno dei commentatori più influenti al mondo", ha dichiarato che: "I vincitori di oggi sono i non vaccinati".
Il copione si ripete, sempre identico a sè stesso: il nemico islamico compie una azione altamente disdicevole, orripilante, ingiustificabile, e ad Israele “tocca” reagire, con il triplo della forza naturalmente.
E’ successo il 7 ottobre, quando Israele “non riuscì a prevedere” l’attacco di Hamas, che fece più di mille morti, e fu quindi “costretto” a reagire, spianando Gaza e facendone almeno 40.000, di cui più della metà donne e bambini.
E sta succedendo adesso con il razzo caduto sul campo di calcio di Majdal Shams, vicino al confine libanese, che ha ucciso una dozzina di ragazzini della comunità drusa. Lo scandalo sta montando velocemente in Israele, con la retorica pompata a mille dei poveri ragazzi innocenti trucidati da Hezbollah, e ciò servirà a giustificare una massiccia operazione militare israeliana in Libano, già pianificata da tempo.
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(Per un paio di settimane non ci sarà Bordernights, Fabio è in ferie).
di Lorenza Formicola
Una manciata di giorni ci separano dalle Olimpiadi di Parigi 2024, e l’unica cosa che sappiamo con certezza è che nella capitale d’oltralpe lo sgombero degli immigrati irregolari procede a ritmo olimpico.
Se il repulisti della capitale in vista dei Giochi Olimpici era iniziato già quasi un anno fa, adesso che la cerimonia di apertura si avvicina, non si fanno più sconti: sono tantissime le zone da “bonificare” dalle baraccopoli in giro per Parigi per un lavoro lungo un anno e non ancora terminato.
«Sveglia, sono la polizia. Deve uscire, signore». Come un rito che si ripete ogni mattina alle 6, da mesi gli agenti si avvicinano alle tende-igloo. Per esempio, quelle alla periferia del campus di Jussieu, rue des Fossés-Saint-Bernard, nel 5° arrondissement di Parigi, per indicare, poi, un autobus che attende con la porta aperta. I servizi della prefettura offrono una soluzione di reinserimento a Besançon (Doubs), ma pochi sembrano interessati ad un’avventura nell’Est della Francia.
Questa è la testimonianza del medico americano Mark Perlmutter, che è stato a Gaza due mesi fa, andata in onda nei giorni scorsi sulla CBS americana.
Ora è ufficiale, Joe Biden si ritira. O meglio, “lo hanno ritirato”, nel senso che nella politica americana non conta l’orgoglio, non conta la personalità, non contano le convinzioni politiche o personali. Contano solo i soldi. E dal momento che i grossi investitori hanno deciso di sospendere i finanziamenti alla campagna di Biden, la sua fine era già scritta in modo irreversibile. Mancava solo l’annuncio ufficiale.
Ora tutti quei soldi andranno a Kamala Harris, che ha meno di un mese di tempo per convincere i delegati alla convention democratica che è lei l’erede naturale del presidente uscente. Resta infatti ancora la possibilità di una “open convention”, nella quale i delegati dem, invece di votare automaticamente per l’attuale vice-presidente, vogliano dividersi in fazioni per eleggere un candidato alternativo, che potrebbe andare da Michelle Obama a Gavin Newson (governatore della California) a Gretchen Whitmer (governatrice del Michigan) a Josh Shapiro (governatore della Pennsylvania).
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La PREFAZIONE del libro (di Massimo Mazzucco):
Io sono nato il 20 di luglio. E la sera del 20 luglio 1969, quella del mio 15° compleanno, è sempre stata per me una data memorabile, perchè quella sera, per la prima volta, ho baciato una ragazza. E mentre emergevo da questa emozionante esperienza, abbarbicato sul muraglione di un piccolo paesino ligure, vedevo là sotto la gente assiepata davanti al bar, che seguiva con gli occhi incollati al televisore lo sbarco sulla luna. Ricordo di aver pensato che l’Universo avesse voluto dedicare a me quella serata memorabile, in cui si combinavano una forte esperienza personale e un evento storico di portata epocale.
Poi sono diventato fotografo professionista, e lì è cambiato tutto.
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