Wikipedia definisce l’amico immaginario come “un fenomeno socio-psicologico che si verifica quando un'amicizia o una relazione interpersonale prende luogo nell'immaginazione piuttosto che nella realtà fisica. Spesso possiede un'elaborata personalità e comportamento.”
E’ esattamente quello che sta succedendo oggi, con un piccolo gadget da 100 euro che potete mettervi al collo e portare con voi per tutta la giornata. Si chiama Friend - ovviamente – ed ha la forma di un dischetto arrotondato. E’ in grado di ascoltare tutto quello che succede intorno a lui, e interagisce con il vostro smartphone: voi gli chiedete “ti è piaciuto il film che abbiamo visto ieri sera?” e lui vi risponde “Sì. Un pò lento nella parte centrale, ma la storia d’amore era davvero avvincente”. “Sono d’accordo. Senti, cosa ne pensi se provo a chiedere un aumento al mio capufficio?” “Mmmmh – ti risponde il dischetto – forse non è il momento giusto. Ricordati che avete fatto quella brutta discussione, la settimana scorsa. Aspetta magari un paio di giorni”.
di DanieleSpace
Negli ultimi anni il paradigma sugli UFO/UAP è cambiato radicalmente, soprattutto dopo lo "sdoganamento" di alcuni filmati (1) da parte del Pentagono e dopo una serie di sorprendenti udienze senatoriali negli USA (2) che hanno dato voce ad insider d'alto rango come David Grusch. La maggior parte della comunità accademica e scientifica però, si cela ancora dietro un laconico "Mostrateci i dati!", alludendo al fatto che non esistano evidenze scientifiche accettate sulla presenza di veicoli e manufatti alieni. Tuttavia, qualcosa si sta muovendo e sempre più studiosi trovano il coraggio di esporsi, scavalcando lo stigma (costruito ad arte) (3) e producendo sempre più letteratura di qualità sul tema.
Il 20 ottobre 2025 è stata una data storica, perché il blasonato gruppo editoriale Nature (Scientific Reports) ha pubblicato lo studio peer reviewed Transients in the Palomar Observatory Sky Survey (POSS-I) may be associated with nuclear testing and reports of unidentified anomalous phenomena (4) di Beatriz Villarroel (astrofisica) e Stephen Bruehl (medicina e metodologia statistica).
di macco83
L'oggetto interstellare 3i/ATLAS è stato scoperto nel Luglio 2025. E’ stato definito “cometa” dalla comunità scientifica, ma per alcuni non sembra affatto una cometa. Parliamo ad esempio del professor Avi Loeb (fonte 1), uno dei più illustri astrofisici viventi (h-index = 133), da quasi vent'anni direttore dell'Institute for Theory and Computation all'interno dell'Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics e punto di riferimento della comunità astrofisica mondiale. Loeb, con le sue recenti dichiarazioni al limite dell'ufficialità, sta iniziando ad avere contro la sua stessa comunità, esattamente come Galileo l'ha avuta contro per decenni. Per fortuna a Loeb non interessa il giudizio degli scienziati di fede, perché è perfettamente consapevole che la vera scienza è basata sul dubbio e sul ribaltamento delle scoperte precedenti.
di Walter Quattrociocchi
È difficile parlare di LLM (i large language model come ChatGpt o Gemini) con chiarezza. Il rumore di fondo è terrificante.
Tra marketing, pop–filosofie e metafore che non colgono, il quadro è tutt’altro che rassicurante.
La platea è frammentata in micro–tribù identitarie che si rinforzano a vicenda. Quando la narrativa si schianta contro la realtà, il confirmation bias riporta tutti al punto di partenza e la storia si riaggiusta per tornare comoda.
Dire che gli LLM sono motori statistici non è una provocazione, ma serve a dire che per come sono progettati oggi, l’errore è strutturale, non accidentale. Quello che producono non è intrinsecamente affidabile: generano testo plausibile, non verità. Eppure c’è chi li propone come “estensione cognitiva” o li usa come terapeuti, ignorando il problema di fondo.
Il tempo è uno dei concetti più familiari della nostra esperienza, eppure rimane uno dei più enigmatici. Gli antichi lo temevano, i poeti lo cantavano, gli scienziati lo misuravano. Ma nella fisica quantistica il tempo assume un ruolo ancor più misterioso, dove le intuizioni comuni spesso cedono il passo a logiche inaspettate.
Isaac Newton, nel XVII secolo, descrisse il tempo come un fiume uniforme che scorre indipendentemente da ciò che accade. Per Newton, il tempo era assoluto, identico per ogni osservatore, come la tela invisibile su cui si muovono i fenomeni dell’universo. Albert Einstein, nel 1905 e nel 1915, spezzò questa visione. Dimostrò che il tempo è relativo, strettamente legato allo spazio, e curvato dalla gravità. Il tempo, nella relatività, è plastico. Ma nella meccanica quantistica, il concetto si complica ancora.
di Francesco Galgani
Il genocidio a Gaza ha una colonna portante invisibile: l’infrastruttura digitale di Microsoft che rende possibile sorvegliare un’intera popolazione e trasformare i suoi dati in obiettivi. Ambienti cloud dedicati e un supporto ingegneristico continuo hanno integrato Azure (il cloud di Microsoft) nell’apparato militare israeliano come una componente di fatto interna.
L’Unità 8200 dell'Intelligence d'Élite, l'equivalente israeliano della National Security Agency (NSA) degli Stati Uniti, ha spostato su Azure archivi di intercettazioni di dimensioni industriali – “un milione di chiamate l’ora” – conservando e interrogando le conversazioni di palestinesi in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Fonti dell’intelligence descrivono un uso diretto, continuo e sistematico di queste banche dati per la preparazione di attacchi, soprattutto in aree densamente abitate.
Esattamente come gli umani, anche l’intelligenza artificiale ha imparato a mentire. Si inventa cose che non esistono.
Il problema è sorto di recente, da quando il sistema sanitario nazionale americano (HHS) ha introdotto un modello di intelligenza artificiale chiamato ELSA (Efficient Language System for Analysis). Lo scopo di ELSA doveva essere quello di sveltire le pratiche di approvazione dei nuovi medicinali, conducendo ricerche su larga scala su tutta la documentazione scientifica già esistente.
Ma, finchè si tratta di fare il riassunto di migliaia di ricerche scientifiche già pubblicate, la Intelligenza Artificiale è sicuramente uno strumento molto efficace. Il problema nasce quando le si chiede di dare una sua valutazione sulla eventuale efficacia e sicurezza di un nuovo farmaco, perchè a quel punto si è scoperto che ELSA, molto disinvoltamente, si inventa anche ricerche scientifiche che non sono mai esistite.
In gergo, si chiamano “allucinazioni”. Ma sono vere e proprie bugie.
Ieri un utente, durante la puntata di Becciolini Network, ci ha segnalato una notizia curiosa: qualcuno avrebbe depositato un brevetto per un chip da inserire nel corpo umano, che “mina” criptovalute utilizzando l’energia del corpo stesso.
Inizialmente sembrava una fake, ma poi siamo andati a controllare e il brevetto esiste davvero, su Patentscope.
Il titolo del brevetto, che risale al 2018, dice: “CRYPTOCURRENCY SYSTEM USING BODY ACTIVITY DATA” ovvero “SISTEMA DI CRIPTOVALUTA CHE UTILIZZA DATI DELL'ATTIVITÀ CORPOREA”.
Nel forum sugli allunaggi che abbiamo aperto di recente, si è posto un problema nuovo, che nessuno di noi fino ad oggi aveva affrontato: l’utilizzo dell’intelligenza artificiale all’interno delle discussioni.
Il ricorso alla IA è talmente facile e comodo, trattandosi di una discussione tecnica, che nell’arco di poche battute ci siamo ritrovati a confrontare le opinioni di DeepSeek contro quelle di Chat GPT, e non più le opinioni dell’utente A contro quelle dell’utente B.
Questo ovviamente non va bene, e il fenomeno va fermato subito, prima che sia troppo tardi.
Un team di ricerca dell’Università di Surrey, con l’aiuto della fisica quantistica, ha scoperto che il tempo potrebbe scorrere ugualmente in entrambe le direzioni, senza alcuna differenza tra passato e futuro.
Il rapporto dell’essere umano con il tempo è stato complesso da sempre; fosse anche solo perché in esso si personifica la caducità dell’individuo. Prima divinità, poi dimensione, per alcuni filosofi un semplice flusso interiore, eppure il tempo noi lo percepiamo, ne avvertiamo lo scorrere come di un fiume in piena che inevitabilmente ci travolge. Un fiume che muove seguendo un flusso ben preciso, costante: dai ricordi del passato verso le incertezze e le aspettative del futuro. A darcene conferma sono le esperienze di vita quotidiana, un bicchiere che cade e si rompe, ad esempio, non può ricomporsi da solo. In altre parole, da sempre siamo portati a pensare che esista una «freccia del tempo» con un verso ben preciso e che essa sia una caratteristica fondamentale della natura. Eppure, la scienza sembrerebbe non essere d’accordo e si è chiesta se effettivamente non stessimo perdendo di vista un tassello fondamentale dell’intricato mosaico del tempo. Ma da dove nascono i dubbi?
E’ già qui, fa pienamente parte della nostra vita quotidiana, ma noi continuiamo a comportarci come se fosse qualcosa che deve arrivare nel prossimo futuro.
L’altro giorno mio nipote (15 anni) mi ha detto “devo fare una ricerca su Atene e Sparta”. Dopo 15 minuti è ritornato e mi ha mostrato una splendida presentazione in PowerPoint che raccontava la storia di Atene e Sparta.
Dopo aver letto le prime tre righe ho detto: “Ma questa non l’hai scritta tu!”. “Certo che no, nonno - mi ha risposto – l’ho fatta con la IA.” “Ma la maestra vi permette di usare l’intelligenza artificiale, per fare i compiti?” “Certo nonno, alla maestra non interessa come li facciamo”. Io non ci ho creduto, non mi sembrava possibile.
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