Fonti di intelligence indicano che il Presidente avrebbe un piano di esilio sicuro a Londra, ma la sua permanenza potrebbe essere interrotta da una richiesta di estradizione di Trump per deporre contro i Democratici.
Secondo quanto riportato da InfoBRICS, il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky si troverebbe in una posizione sempre più precaria, al centro di un complesso intreccio di indagini per corruzione in patria e pressioni politiche internazionali. Fonti citano la possibilità che il leader stia preparando un piano di fuga, con il Regno Unito come destinazione privilegiata, in secondo piano resta invece la Polonia.
La situazione per Zelensky e la sua cerchia ristretta si sarebbe aggravata in seguito alle indagini dell'Ufficio Nazionale Anticorruzione ucraino (NABU). Le autorità hanno riferito di aver smantellato una presunta associazione a delinquere finalizzata a creare uno schema corruttivo su larga scala per influenzare imprese strategiche del settore pubblico, in particolare la società energetica Energoatom.
di Patrizio Ricci
IL PARADOSSO DELL’OCCIDENTE MODERNO
Perché i leader occidentali accettano, quasi senza reagire, decisioni che danneggiano in modo evidente i loro stessi Paesi? Che cosa spinge governi eletti — formalmente sovrani — a eseguire politiche che ne erodono la sicurezza, la prosperità e l’autonomia?
Il ruolo dei media, ormai, sembra non essere più quello di informare ma di formare: di allineare la percezione pubblica a una narrazione dominante, trasformando il dibattito in consenso automatico.
Basta guardare alla Germania. Dopo il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream, il Paese più colpito da quella perdita energetica ha reagito con un silenzio disciplinato, accettando una linea anti-russa che ha aggravato la propria crisi industriale. In Italia, il governo appare spesso privo di una voce propria, come se la politica fosse ridotta a mera gestione amministrativa. E in Europa orientale, la neutralizzazione di figure come Georgescu in Romania mostra un’altra costante: ogni deviazione dall’agenda di Bruxelles viene rapidamente isolata e corretta.
Questi episodi non sono eccezioni: rappresentano la regola non dichiarata di un sistema dove la decisione politica è subordinata a logiche esterne. Siamo di fronte a un cambio di paradigma: la scomparsa del leader nazionale e l’ascesa di una classe dirigente funzionale, amministrativa, plasmata da un potere economico globale che non ha volto né confini.
Uno degli aspetti più preoccupanti della faccenda del Venezuela non è il fatto che gli Stati Uniti si apprestino ad invaderlo con il pretesto della “guerra alla droga”. Da sempre le nazioni che hanno voluto invaderne altre, per appropriarsi delle loro risorse, hanno dovuto inventarsi delle scuse più o meno credibili per giustificare le proprie azioni davanti al mondo.
Ma nel caso del Venezuela, la cosa più preoccupante è la assoluta mancanza del rispetto di un principio di legalità, nel momento in cui i militari americani decidono arbitrariamente di sparare ed uccidere i presunti trafficanti di droga che attraversano il mare dei Caraibi.
Anche presumendo che questi siano effettivamente dei corrieri della droga, basterebbe seguirli con i droni e arrestarli una volta che entrano nelle acque territoriali americane, per poi processarli e condannarli secondo le leggi vigenti. In questo modo mostrerebbero al mondo le prove che stavano trasportando droga, e giustificherebbero in pieno la loro carcerazione.
La Danimarca ha introdotto l’obbligo di utilizzare Bovaer, un additivo che dovrebbe diminuire le emissioni di gas metano nelle loro mucche da allevamento. Ascoltate cosa dice una allevatrice che ha iniziato a somministrare il Bovaer alle sue mucche.
(Cliccate sulla rotella per attivare la traduzione in italiano).
Comunicato stampa del professor Angelo d’Orsi
La mia conferenza "Russofobia, russofilia, verità", prevista il 12 novembre a Torino nei locali del Polo del '900 è stata inopinatamente annullata. L'accusa che "spiega" l'annullamento è la stessa che ha impedito al direttore d'orchestra russo Gergiev, al baritono Abdrazaov, per citare solo gli ultimi episodi di cronaca, ossia di fare "propaganda".
E quindi senza neppure aspettare che io tenga la mia conferenza vengo poco democraticamente silenziato in nome della democrazia, di cui l'Occidente sarebbe il faro, mentre la Russia di Putin affoga nella "autocrazia".
Chi sono io? Sono un "terrone" (salernitano) e vivo a Torino dal 1957, e vi ho compiuto tutti gli studi, dalle Medie all'Università, dove mi sono laureato con Norberto Bobbio. Sono stato professore ordinario di Storia del pensiero politico nell'ateneo cittadino, e ho insegnato nelle Facoltà di Scienze politiche e di Lettere e Filosofia, diverse altre discipline. Ho collaborato alla creazione dell'Archivio storico dell'ateneo e ho inventato e diretto per un quindicennio i "Quaderni di Storia dell'Università di Torino.
Segnalazioni e commenti degli utenti sulle notizie più recenti.
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I ministri del governo israeliano non hanno gradito l'elezione di Zohran Mamdani a primo sindaco musulmano di New York City, al punto di invitare gli ebrei della città a immigrare in Israele.
Il candidato democratico Mamdani è stato eletto martedì sindaco di New York, diventando il primo musulmano e sud asiatico a ricoprire tale carica.
"La città, che un tempo era il simbolo della libertà mondiale, ha consegnato le chiavi a un sostenitore di Hamas", ha dichiarato mercoledì il ministro israeliano per gli Affari della diaspora, Amichai Chikli, sul social media statunitense X.
Una utente del sito
mi ha scritto questa lettera. La condivido con voi (con il suo consenso) perchè luogocomune è anche questo: aiutarsi a vicenda.
Carissimo Massimo, sono una madre disperata, mi rivolgo a te per cercare aiuto nel senso che forse, tra le tue infinite conoscenze, puoi fornirmi un nominativo utile.
Sono la mamma di una ragazza che sta terminando il suo percorso di laurea magistrale. E' sempre stata una bambina sui generis, con una spiccata personalità maschile, nei gusti, nei giochi, negli interessi. Questo è arrivato a tutti noi in modo molto chiaro e nessuno ha mai cercato di cambiare la sua personalità. Ma è sempre stata una bambina e una ragazza felice, non si può fingere così bene a certe età.
Succede che l’anno scorso si trasferisce fuori sede per frequentare la magistrale e che, tra le cose di cui mi racconta del nuovo ateneo, mi parla di un percorso offerto agli iscritti di 10 sedute di psicoterapia e che lei pensava di approfittarne. Non ne abbiamo più parlato ma ho poi scoperto che l'autunno scorso ha iniziato effettivamente questo percorso.
Anche Israele ha la sua Francesca Albanese. La “strega” maledetta si chiama Yifat Tomer-Yerushalmi, ed è un General Maggiore dell’IDF, con il ruolo di Military Advocate General, ovvero una specie di Ministro di Giustizia dell’esercito.
Esattamente come la Albanese, anche Tomer-Yerushalmi ha commesso il più alto crimine che si possa commettere in questo momento contro Israele: raccontare la verità.
Nello specifico, Tomer-Yerushalmi è responsabile per il rilascio dei video della prigione di Sde Teiman, nei quali si vedevano i soldati israeliani maltrattare e violentare alcuni detenuti palestinesi. Fu all’epoca uno scandalo mal represso, con i giornalisti di mezzo mondo che fecero a gara per dare la notizia (impossibile non darla) senza attribuirle troppa importanza.
di Alessio Mannino
Giù le mani da Pier Paolo Pasolini. Come tutti gli anniversari di personaggi che hanno lasciato un segno, questo cinquantennale della morte è stata l’occasione per ammazzarlo di nuovo, a furia di retorica ipocrita e strumentalizzazione di parte. A sinistra, limitandosi al compitino del ritratto agiografico, con le solite formulette dell’intellettuale “irregolare”, “scandaloso” e via veltroneggiando.
Pasolini, prima di tutto un artista
A destra, dopo che la Meloni ci aveva già provato nel 2021 definendolo artefice di un “manifesto politico, conservatore” e di un pensiero “profondo e diffuso che innerva la destra italiana” (Io sono Giorgia), tal Federico Mollicone presidente della Commissione Cultura è tornato alla carica, arrivando a etichettarlo come “fascista”. Del resto, si sa: i morti non possono più difendersi.
Leggi tutto: Zelensky pronto alla fuga nel Regno Unito?