Quasi tutte le prima pagine di oggi parlano, in modo simile, dello strano caso dello yacht affondato a Palermo:
La Repubblica: “I misteri del veliero colato a picco in pochi secondi e con l’albero intatto”. Il Resto del Carlino (titolo a nove colonne): “I misteri del mega veliero affondato. Gli esperti: avrebbe dovuto resistere, si è inabissato in pochi minuti”. Il Messaggero: “Veliero, ipotesi errore umano: la chiglia mobile era sollevata”. La Verità: “Dinamica strana, l’ex socio travolto nelle stesse ore: il naufragio diventa un giallo”. Il Tempo: “I dubbi e le coincidenze. Il naufragio del veliero si tinge di giallo”. Il Sole 24 ore: “Mistero sul naufragio del super yacht Bayesian”. Il Fatto Quotidiano: “Il giallo dello yacht e i complottisti nel Web”.
Beh, a quanto pare i complottisti non stanno soltanto “nel Web”, come dice il Fatto Quotidiano, ma sono anche nelle redazioni dei giornali più nobili e altolocati.
di Francesco Galgani
L'OMS e l'UNICEF hanno richiesto una tregua umanitaria nella Striscia di Gaza tra fine agosto e inizio settembre 2024, con l'obiettivo di vaccinare 640.000 bambini sotto i dieci anni contro la poliomielite. Questa notizia, riportata da fonti autorevoli come il sito dell'UNICEF (fonte) e l'ANSA (fonte), sottolinea l'importanza della campagna vaccinale per prevenire la diffusione della polio in una zona martoriata da conflitti devastanti. Secondo l'UNICEF, la vaccinazione verrà effettuata da 708 squadre mediche, supportate da circa 2700 operatori sanitari.
Il problema di questa notizia è che solleva interrogativi profondi su cosa significhi veramente comprendere la realtà e le priorità in un contesto di emergenza estrema come quello di Gaza, che potremmo paragonare a un cataclisma.
Da un punto di vista razionale, questa notizia è surreale, come se fosse frutto di un'analisi di realtà gravemente compromessa. In una situazione dove la sopravvivenza quotidiana è quasi impossibile, con un popolo che soffre la fame, la sete, la distruzione delle infrastrutture e gli orrori di una violenza incessante, l'idea di concentrarsi su una campagna di vaccinazione, per quanto possa apparire (falsamente) sensata in condizioni normali, è completamente disconnessa dalla realtà immediata.
Il ritiro di Joe Biden dalla corsa presidenziale, e la sua sostituzione in corsa con Kamala Harris, hanno trasformato una elezione già vinta in una improvvisa corsa in salita per Donald Trump.
Il problema non è solo che Harris ha saputo infondere nuove energie in una base democratica chiaramente delusa dalla scarsa performance di Joe Biden, ma che lo stesso Trump è rimasto totalmente spiazzato dal nuovo personaggio entrato in gara, e non è ancora riuscito ad inquadrarla come avversaria politica.
Le uniche cose che Trump riesce a ripetere all’infinito sono che “lei è stupida” e che “nessuno la vuole come presidente”. Oltre a quello, Trump sembra essersi incantato in un loop autocelebratorio, nel quale compara le folle che lo applaudono con quelle della Harris, dicendo che lui ha sempre avuto più spettatori di lei ai suoi comizi.
7 agosto 2024. Vi riproponiamo la breve conferenza stampa (con sottotitoli in italiano) dell'ex militare e analista geopolitico, Scott Ritter, vittima di una perquisizione di oltre 5 ore da parte dell'FBI nella sua abitazione per le sue opinioni espresse sul conflitto in Ucraina e lo sterminio in corso a Gaza. Sono stati presi di mira tutte le apparecchiature elettroniche di lavoro di Ritter. Tutto semplicemente agghiacciante.
Nulla di ciò che sta accadendo a Parigi è casuale. Non ci sono “gaffes” da parte dell’organizzazione, non ci sono “distrazioni procedurali”, come non ci sono stati “errori di comunicazione” nella cerimonia di apertura. Era tutto assolutamente previsto e calcolato, fino all’ultima virgola, comprese le polemiche. Anzi, soprattutto le polemiche.
Lo scopo era proprio quello di “rompere”, di provocare, di spingere i confini del comune sentire ben oltre i limiti attuali, proprio nel nome di quella “società aperta” che da molti anni ormai è diventato il mantra di George Soros e dell’elite globalista capeggiata da Klaus Schwab.
Secondo questa filosofia, nessuna ideologia può ergersi ad arbitro della verità, mentre i diritti individuali vengono messi al più alto livello nella scala dei valori, a discapito di tutti gli altri, e della tradizione stessa.
di Geraldina Colotti
Nicolas Maduro è stato rieletto presidente del Venezuela con 5.150.902 (51,9%) sul candidato della Plataforma Unitaria Democrática (Pud), Edmundo González, che ha totalizzato 4.445.978 (44,2%). Un risultato irreversibile con l'80% di schede scrutinate. Per il resto dei conteggi bisognerà aspettare che venga totalmente ripristinato il sistema di trasmissione elettronico, attaccato con vari atti di hackeraggio durante lo spoglio di domenica scorsa.
Lo hanno denunciato in diretta le autorità del Consiglio nazionale elettorale (Cne) verso mezzanotte. E lo ha spiegato in dettaglio il presidente Maduro durante l'atto di giuramentazione che si è svolto nella sede del Cne e alla presenza di quasi 900 accompagnanti internazionali, provenienti dai cinque continenti.
Un nutrito gruppo di persone, che ha potuto seguire da vicino tutte le fasi di questa elezione e che ha redatto informative dettagliate per i partiti o le organizzazioni di appartenenza, ma che sono stati “totalmente invisibilizzati” perché la verità dei fatti deve far spazio alle interpretazioni che servono all'imperialismo per i propri piani.
di Lorenza Formicola
Una manciata di giorni ci separano dalle Olimpiadi di Parigi 2024, e l’unica cosa che sappiamo con certezza è che nella capitale d’oltralpe lo sgombero degli immigrati irregolari procede a ritmo olimpico.
Se il repulisti della capitale in vista dei Giochi Olimpici era iniziato già quasi un anno fa, adesso che la cerimonia di apertura si avvicina, non si fanno più sconti: sono tantissime le zone da “bonificare” dalle baraccopoli in giro per Parigi per un lavoro lungo un anno e non ancora terminato.
«Sveglia, sono la polizia. Deve uscire, signore». Come un rito che si ripete ogni mattina alle 6, da mesi gli agenti si avvicinano alle tende-igloo. Per esempio, quelle alla periferia del campus di Jussieu, rue des Fossés-Saint-Bernard, nel 5° arrondissement di Parigi, per indicare, poi, un autobus che attende con la porta aperta. I servizi della prefettura offrono una soluzione di reinserimento a Besançon (Doubs), ma pochi sembrano interessati ad un’avventura nell’Est della Francia.
Ora è ufficiale, Joe Biden si ritira. O meglio, “lo hanno ritirato”, nel senso che nella politica americana non conta l’orgoglio, non conta la personalità, non contano le convinzioni politiche o personali. Contano solo i soldi. E dal momento che i grossi investitori hanno deciso di sospendere i finanziamenti alla campagna di Biden, la sua fine era già scritta in modo irreversibile. Mancava solo l’annuncio ufficiale.
Ora tutti quei soldi andranno a Kamala Harris, che ha meno di un mese di tempo per convincere i delegati alla convention democratica che è lei l’erede naturale del presidente uscente. Resta infatti ancora la possibilità di una “open convention”, nella quale i delegati dem, invece di votare automaticamente per l’attuale vice-presidente, vogliano dividersi in fazioni per eleggere un candidato alternativo, che potrebbe andare da Michelle Obama a Gavin Newson (governatore della California) a Gretchen Whitmer (governatrice del Michigan) a Josh Shapiro (governatore della Pennsylvania).
di Bet17
Douglas Macgregor, colonnello statunitense in pensione e ex consigliere ad interim per la Difesa, ha rilasciato un'intervista all'ex giudice della Corte Suprema del New Jersey, Andrew Napolitano, discutendo sulle questioni di politica estera che coinvolgono gli Stati Uniti nei vari conflitti attuali.
Durante l'intervista, Macgregor ha espresso critiche pesanti nei confronti dell'amministrazione Biden, di Zelensky e di Netanyahu, sottolineando inoltre che i vertici militari della Nato sono molto preoccupati delle decisioni intraprese dai vertici politici dell'alleanza
Ieri Trump ha vinto le elezioni.
Lo scarto di un centimetro, nella traiettoria del proiettile, poteva determinare la sua morte oppure la sua santificazione. Gli è andata bene, e ora Donald Trump, agli occhi dei suoi sostenitori, è santo a tutti gli effetti. E la sua preenza di spirito, nel sollevare subito il pugno e gridare “Fight! Fight! Fight!” mentre lo portavano via sanguinante, ha dimostrato come sia dotato di un istinto primordiale che gli permette di trasformare qualunque attacco alla sua persona in qualcosa che lo rende eroico agli occhi del suo pubblico. Che siano le accuse diffamanti di Stormy Daniels o un proiettile alla testa, Trump riesce sempre ad apparire come vittima eroica delle avversità che incontra sul suo cammino.
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