É da un anno che lo diciamo: Biden era sempre riuscito a cavarsela, fino a quando faceva i discorsi leggendo dal gobbo, ma nel momento in cui avesse dovuto affrontare un dibattito live, senza "aiuti" di alcun tipo, sarebbe crollato miseramente.
Ed è esattamente quello che è successo ieri sera, nel primo confronto in live con Donald Trump. Senza dover fare sforzi particolari, Trump ha semplicemente aspettato che Biden inciampasse, rallentasse, dimenticasse, andasse fuori tema. Per poi trafiggerlo con una frase semplicissima: "Non ho capito l’ultima cosa che ha detto. E forse non lo sa neanche lui".
Julian Assange è stato liberato e sta viaggiando verso l’Australia, la sua nazione di origine. Ma dovrà fare ancora una fermata importante, alle Isole Marianne, prima di essere completamente libero. Le Marianne sono infatti un territorio americano del Pacifico, e qui Assange dovrebbe firmare con il giudice locale l’accordo patteggiato con il governo USA, che prevede la rinuncia da parte degli Stati Uniti di ulteriori persecuzioni penali contro di lui, in cambio di una sua parziale ammissione di colpa. Dopodichè gli Stati Uniti chiederanno una condanna pari o inferiore al periodo già scontato in prigione da Assange, il quale potrà ritenersi un uomo libero a tutti gli effetti.
Tutto questo ovviamente è solo il teatrino esteriore, che permetterà agli Stati Uniti di dire che “Assange ha riconosciuto di essere colpevole, e ha già espiato la sua colpa in prigione”. Ma la sostanza del problema non cambia di una virgola: Assange è stato perseguitato per quindici anni semplicemente per aver fatto il suo mestiere di giornalista. Ovvero, ha reso pubblici dei documenti che aveva ricevuto dall’analista-whistleblower Bradley Manning (oggi Chelsea Manning, dopo il cambio di sesso).
In questo spazio gli utenti possono commentare i risultati delle elezioni europee.
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Ieri Donald Trump è stato giudicato colpevole in primo grado, nel primo dei quattro processi che ha in corso con la giustizia americana.
Dopo avere discusso per quasi ventiquattr’ore, la giuria di 12 membri ha stabilito che Donald Trump è colpevole di aver falsificato i libri contabili, per coprire con non meglio identificate “spese legali” i 130.000 $ che ha pagato alla pornostar Stormy Daniels per tacere sulla sua relazione con lui.
Tutta la stampa del Deep State - dalla Cnn al New York Times - parla già di “convicted criminal”, ovvero di “criminale condannato”, ed è ormai evidente che questo sarà l’etichetta che Trump si porterà dietro fino alle elezioni di novembre. Lo slogan dei democratici sarà inevitabilmente “alla Casa Bianca volete Biden, oppure volete un ‘criminale condannato’ ”?
L’86enne Klaus Schwab ha annunciato che intende ritirarsi dal suo ruolo di leader del World Economic Forum, l’organizzazione da lui fondata nel 1971.
Un portavoce del WEF ha dichiarato che l’organizzazione si vuole “trasformare da piattaforma di incontri alla principale istituzione globale per la cooperazione pubblico-privata”.
Diversi esperti mettono in guardia dai rischi di tali partenariati “pubblico-privato”.
Michael Rectenwald, autore di “The Great Reset and the Struggle for Liberty: Unraveling the Global Agenda” ha affermato che, nonostante la decisione di Schwab, “l’organizzazione globalista continuerà nel suo ruolo di motore primario nella creazione del ‘capitalismo degli interessi’, con i suoi ‘partenariati pubblico-privato’ che equivalgono a un ordine mondiale fascista globale”.
Il Fentanyl è un oppioide sintetico, decine di volte più potente dell’eroina. Sta devastando le classi povere degli Stati Uniti, con conseguenze che tutti abbiamo imparato a conoscere, vedendo i video delle varie città americane. Non a caso la chiamano “la droga degli zombie”:
Ora il Fentanyl sta arrivando anche in Italia.
Robert Kennedy Jr. non vincerà le elezioni, e non diventerà presidente degli Stati Uniti in novembre. Ma la sua presenza come terzo candidato è abbastanza ingombrante da creare seri problemi sia a Donald Trump che a Joe Biden.
Secondo ipiù recenti sondaggi, Robert Kennedy porterà via al totale degli elettori circa l’8% dei voti, e questo rende molto più incerto il risultato finale della battaglia fra Trump e Biden (al momento il margine attuale di vantaggio di Trump su Biden è solo dell’1,3%).
Nel campo repubblicano ci si preoccupa del fatto che Robert Kennedy possa portare via una grossa fetta di voti a Donald Trump, per certe “strane similitudini”. Per quanto infatti vi siano delle grosse differenze ideologiche fra i due, vi sono anche alcuni elementi che si sovrappongono, come ad esempio un generico fastidio dichiarato verso il “sistema di potere”.
Credevate che ci fossimo liberati di lui, vero? E invece il nostro draghetto nazionale è sempre lì, pronto a rimontare in sella per dirci cosa fare. Questa volta a tutti gli europei.
Lui, l’illuminato, quello che “se non ti vaccini ti ammali e se ti ammali muori”, già da tempo sta preparando il ritorno in grande stile, addirittura come Presidente della Commissione Europea.
Come ci informa il Corriere della Sera, “Da Ichino a Martelli fino a Shammah, parte da Milano la raccolta firme per portare Mario Draghi alla presidenza della Commissione Europea”.
E che cosa si ripromette di fare, di bello, il nostro Mario Draghi, una volta eletto alla presidenza?
Lo stato americano della Louisiana vuole evitare ogni ingerenza, nel proprio futuro, da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, da parte delle Nazioni Unite, e da parte del World Economic Forum di Klaus Schwab.
Nei giorni scorsi, due senatori repubblicani della Louisiana, Thomas Pressley e Valarie Hodges, e la deputata Kathy Edmonson (anch’essa repubblicana), hanno presentato una proposta di legge il cui scopo dichiarato è di “impedire l’esercizio della giurisdizione da parte di alcune organizzazioni internazionali, e di prevenire l’uso di comunicazioni da parte di certe organizzazioni internazionali come base d’azione nello Stato della Louisiana”.
Potete commentare qui sull'attentato al centro commerciale di Mosca.
In aggiornamento.
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Di Bet17
Dopo le recenti elezioni presidenziali nella Repubblica di El Salvador, questo articolo analizza il successo della rielezione di Nayib Bukele, un leader che ha portato a una trasformazione radicale del proprio paese grazie a politiche innovative in totale rottura con il sistema monetario internazionale e relativa politica asservita.
In seguito alle elezioni presidenziali del 4 febbraio 2024, Nayib Bukele, è uscito vittorioso dalle ultime elezioni in El Salvador con un straordinario consenso elettorale (85% delle preferenze) che gli consetirà di continuare la sua opera di trasformazione politico culturale della piccola repubblica centroamericana.
Leggi tutto: Biden traballa ma non molla