di Lorenza Formicola
Una manciata di giorni ci separano dalle Olimpiadi di Parigi 2024, e l’unica cosa che sappiamo con certezza è che nella capitale d’oltralpe lo sgombero degli immigrati irregolari procede a ritmo olimpico.
Se il repulisti della capitale in vista dei Giochi Olimpici era iniziato già quasi un anno fa, adesso che la cerimonia di apertura si avvicina, non si fanno più sconti: sono tantissime le zone da “bonificare” dalle baraccopoli in giro per Parigi per un lavoro lungo un anno e non ancora terminato.
«Sveglia, sono la polizia. Deve uscire, signore». Come un rito che si ripete ogni mattina alle 6, da mesi gli agenti si avvicinano alle tende-igloo. Per esempio, quelle alla periferia del campus di Jussieu, rue des Fossés-Saint-Bernard, nel 5° arrondissement di Parigi, per indicare, poi, un autobus che attende con la porta aperta. I servizi della prefettura offrono una soluzione di reinserimento a Besançon (Doubs), ma pochi sembrano interessati ad un’avventura nell’Est della Francia.
Ora è ufficiale, Joe Biden si ritira. O meglio, “lo hanno ritirato”, nel senso che nella politica americana non conta l’orgoglio, non conta la personalità, non contano le convinzioni politiche o personali. Contano solo i soldi. E dal momento che i grossi investitori hanno deciso di sospendere i finanziamenti alla campagna di Biden, la sua fine era già scritta in modo irreversibile. Mancava solo l’annuncio ufficiale.
Ora tutti quei soldi andranno a Kamala Harris, che ha meno di un mese di tempo per convincere i delegati alla convention democratica che è lei l’erede naturale del presidente uscente. Resta infatti ancora la possibilità di una “open convention”, nella quale i delegati dem, invece di votare automaticamente per l’attuale vice-presidente, vogliano dividersi in fazioni per eleggere un candidato alternativo, che potrebbe andare da Michelle Obama a Gavin Newson (governatore della California) a Gretchen Whitmer (governatrice del Michigan) a Josh Shapiro (governatore della Pennsylvania).
di Bet17
Douglas Macgregor, colonnello statunitense in pensione e ex consigliere ad interim per la Difesa, ha rilasciato un'intervista all'ex giudice della Corte Suprema del New Jersey, Andrew Napolitano, discutendo sulle questioni di politica estera che coinvolgono gli Stati Uniti nei vari conflitti attuali.
Durante l'intervista, Macgregor ha espresso critiche pesanti nei confronti dell'amministrazione Biden, di Zelensky e di Netanyahu, sottolineando inoltre che i vertici militari della Nato sono molto preoccupati delle decisioni intraprese dai vertici politici dell'alleanza
Ieri Trump ha vinto le elezioni.
Lo scarto di un centimetro, nella traiettoria del proiettile, poteva determinare la sua morte oppure la sua santificazione. Gli è andata bene, e ora Donald Trump, agli occhi dei suoi sostenitori, è santo a tutti gli effetti. E la sua preenza di spirito, nel sollevare subito il pugno e gridare “Fight! Fight! Fight!” mentre lo portavano via sanguinante, ha dimostrato come sia dotato di un istinto primordiale che gli permette di trasformare qualunque attacco alla sua persona in qualcosa che lo rende eroico agli occhi del suo pubblico. Che siano le accuse diffamanti di Stormy Daniels o un proiettile alla testa, Trump riesce sempre ad apparire come vittima eroica delle avversità che incontra sul suo cammino.
É da un anno che lo diciamo: Biden era sempre riuscito a cavarsela, fino a quando faceva i discorsi leggendo dal gobbo, ma nel momento in cui avesse dovuto affrontare un dibattito live, senza "aiuti" di alcun tipo, sarebbe crollato miseramente.
Ed è esattamente quello che è successo ieri sera, nel primo confronto in live con Donald Trump. Senza dover fare sforzi particolari, Trump ha semplicemente aspettato che Biden inciampasse, rallentasse, dimenticasse, andasse fuori tema. Per poi trafiggerlo con una frase semplicissima: "Non ho capito l’ultima cosa che ha detto. E forse non lo sa neanche lui".
Julian Assange è stato liberato e sta viaggiando verso l’Australia, la sua nazione di origine. Ma dovrà fare ancora una fermata importante, alle Isole Marianne, prima di essere completamente libero. Le Marianne sono infatti un territorio americano del Pacifico, e qui Assange dovrebbe firmare con il giudice locale l’accordo patteggiato con il governo USA, che prevede la rinuncia da parte degli Stati Uniti di ulteriori persecuzioni penali contro di lui, in cambio di una sua parziale ammissione di colpa. Dopodichè gli Stati Uniti chiederanno una condanna pari o inferiore al periodo già scontato in prigione da Assange, il quale potrà ritenersi un uomo libero a tutti gli effetti.
Tutto questo ovviamente è solo il teatrino esteriore, che permetterà agli Stati Uniti di dire che “Assange ha riconosciuto di essere colpevole, e ha già espiato la sua colpa in prigione”. Ma la sostanza del problema non cambia di una virgola: Assange è stato perseguitato per quindici anni semplicemente per aver fatto il suo mestiere di giornalista. Ovvero, ha reso pubblici dei documenti che aveva ricevuto dall’analista-whistleblower Bradley Manning (oggi Chelsea Manning, dopo il cambio di sesso).
In questo spazio gli utenti possono commentare i risultati delle elezioni europee.
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Ieri Donald Trump è stato giudicato colpevole in primo grado, nel primo dei quattro processi che ha in corso con la giustizia americana.
Dopo avere discusso per quasi ventiquattr’ore, la giuria di 12 membri ha stabilito che Donald Trump è colpevole di aver falsificato i libri contabili, per coprire con non meglio identificate “spese legali” i 130.000 $ che ha pagato alla pornostar Stormy Daniels per tacere sulla sua relazione con lui.
Tutta la stampa del Deep State - dalla Cnn al New York Times - parla già di “convicted criminal”, ovvero di “criminale condannato”, ed è ormai evidente che questo sarà l’etichetta che Trump si porterà dietro fino alle elezioni di novembre. Lo slogan dei democratici sarà inevitabilmente “alla Casa Bianca volete Biden, oppure volete un ‘criminale condannato’ ”?
L’86enne Klaus Schwab ha annunciato che intende ritirarsi dal suo ruolo di leader del World Economic Forum, l’organizzazione da lui fondata nel 1971.
Un portavoce del WEF ha dichiarato che l’organizzazione si vuole “trasformare da piattaforma di incontri alla principale istituzione globale per la cooperazione pubblico-privata”.
Diversi esperti mettono in guardia dai rischi di tali partenariati “pubblico-privato”.
Michael Rectenwald, autore di “The Great Reset and the Struggle for Liberty: Unraveling the Global Agenda” ha affermato che, nonostante la decisione di Schwab, “l’organizzazione globalista continuerà nel suo ruolo di motore primario nella creazione del ‘capitalismo degli interessi’, con i suoi ‘partenariati pubblico-privato’ che equivalgono a un ordine mondiale fascista globale”.
Il Fentanyl è un oppioide sintetico, decine di volte più potente dell’eroina. Sta devastando le classi povere degli Stati Uniti, con conseguenze che tutti abbiamo imparato a conoscere, vedendo i video delle varie città americane. Non a caso la chiamano “la droga degli zombie”:
Ora il Fentanyl sta arrivando anche in Italia.
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