Se qualcuno aveva ancora dei dubbi sul vero ruolo di Qanon nelle recenti vicende politiche americane, ora avrà a disposizione un elemento in più per trarre le proprie conclusioni.
Il “vichingo” Jake Angeli (al secolo Jacob Chansley), noto anche come “lo sciamano di Qanon”, ha dichiarato di essere pronto a testimoniare contro Donald Trump nell’imminente processo di impeachment dell’ex presidente americano.
Chansley ha detto agli avvocati che lui è pronto a dichiarare “di aver inteso il discorso del presidente Trump come un chiaro incitamento a penetrare nel Campidoglio” e “di essere venuto dall’Arizona appositamente per quello scopo”.
[dal sito di Maurizio Blondet]
Boris Karpov (Con traduzione automatica)
Andando contro la paranoia dei governi occidentali, Vladimir Putin ha annunciato oggi il ritorno alla normalità in Russia:
“In Russia la situazione con il coronavirus si sta stabilizzando; le restrizioni imposte in relazione alla pandemia possono essere gradualmente eliminate. In generale, la situazione epidemiologica nel paese si sta via via stabilizzando. Questa mattina ho ascoltato le segnalazioni: abbiamo già più persone guarite rispetto al numero dei malati. Il numero di persone infette sta diminuendo, è inferiore al 20 per mille. Ciò consente di rimuovere con attenzione le restrizioni imposte. ”
Come avevano previsto le persone più lungimiranti, ieri Joe Biden ha perso definitivamente la speranza di diventare presidente, mentre Donald Trump è stato trionfalmente insediato alla Casa Bianca per altri 4 anni.
La giornata era iniziata in modo tranquillo, ma sin dalle prime ore del mattino si è capito che stava per accadere qualcosa di grosso. Centinaia di migliaia di supporter di Donald Trump sono stati avvistati lungo le rive del Potomac, in avvicinamento verso Washington. Marciavano compatti, cantando cori di guerra, mentre tenevano alte le bandiere confederate. Alcuni di loro trascinavano anche un vecchio cannone della guerra civile, rimesso a lustro per l’occasione,
Nel frattempo Joe Biden, ancora ignaro di quello che stava accadendo, si preparava nella sua stanza d’albergo, profumandosi e pettinandosi i pochi capelli che gli sono rimasti. Non sapeva ciò che il destino aveva in serbo per lui.
Oggi si chiuderà definitivamente la vicenda delle elezioni americane. Come previsto dal calendario infatti, alle nove del mattino del 6 gennaio si riuniranno a Washington in seduta congiunta i rappresentanti della camera e del senato americani, per ratificare il risultato elettorale, e per dichiarare ufficialmente chi sarà il nuovo presidente.
Vi sono molti siti, e molti canali YouTube, che nelle scorse settimane hanno continuato a pubblicare articoli e video nei quali sostenevano che il vice presidente Mike Pence – che presiederà la seduta odierna – possa sovvertire il risultato elettorale, rifiutandosi semplicemente di certificare il voto di alcuni stati.
Ma le cose non stanno così. La procedura funziona in questo modo: il presidente della seduta (Pence) procede a un “roll call”, ovvero chiama gli stati uno per uno, in ordine alfabetico, e chiede al rappresentante di ciascuno stato quale sia il candidato che ha vinto le elezioni in quello stato.
Alle 21:00 ne parliamo in diretta su Casa Del Sole, con Roberto e Margherita.
QUI potete scaricare il documento con l'archivio di tutte le puntate.
Donald Trump aveva ancora una possibilità per uscire di scena in bellezza: usare al meglio il suo potere di perdono, che gli è conferito dalla costituzione. Invece ha fatto fiasco, utilizzandolo solo per interessi personali, e perdendo così l’opportunità di trasformarlo in un grande gesto politico.
Come è noto, la costituzione americana attribuisce al presidente la facoltà, in qualunque momento, di “concedere il perdono (o una commutazione della pena) a chiunque abbia compiuto un crimine contro gli Stati Uniti d’America, eccetto che nel caso di impeachment”. I padri fondatori lasciarono intenzionalmente ampia la definizione del perdono, perché contavano sulla nobiltà d’animo e sulla integrità morale di chiunque fosse il presidente degli Stati Uniti.
Non avevano certo previsto che un presidente potesse arrivare a perdonare quasi esclusivamente persone che hanno agito direttamente per suo conto.
di Francesco Santoianni
Finalmente qualche risata in questo mesto Natale-Covid! Ce le regala Openonline, tempio del Fact Checking, con l’articolo “Caso Navalny, il veleno forse nelle mutande. Secondo uno 007 russo sarebbe stato messo nelle cuciture”. Mutande avvelenate che si direbbero essere un feticcio per i servizi segreti russi.
Infatti, già per Novichok spruzzato, al controllo bagagli dell’aeroporto di Mosca, sulle sue mutande, Julia Skripal si sarebbe accasciata, il giorno dopo, insieme al padre (l’ex spia Sergei Skripal) su una panchina di Salisbury. In un circostanziato articolo ci domandavamo stupiti perché mai i due si fossero accasciati su quella panchina contemporaneamente. Domanda certamente intrigante ma che sbiadiva di fronte alla principale inerente il “caso Novichok”: perché questo “gas nervino, inventato dai russi, cento volte più letale del Sarin” non ha ammazzato Julia e Sergei Skripal? Domanda che si ripropone oggi davanti al “dissidente russo” Alexei Navalny, pure lui avvelenato dai russi con Novichok, pure lui miracolosamente sopravvissuto.
Ormai i giochi sono fatti. Anche se Donald Trump rimane appeso alla speranza dei ricorsi legali, sono gli stessi commentatori repubblicani ad ammettere che le possibilità di capovolgere il risultato a proprio favore siano praticamente inesistenti. Per ribaltare la situazione infatti gli avvocati di Donald Trump dovrebbero riuscire a dimostrare che c’è stata una signficativa frode elettorale in almeno tre stati diversi: Pennsylvania, Nevada e Georgia. È sufficiente infatti la vittoria in uno qualunque di questi per permettere a Biden di raggiungere comunque la soglia vincente dei 270 delegati. Sarebbe come cercare di farsi annullare tre gol subiti in una volta sola. Basta che uno di questi venga convalidato, e la partita la vince l’avversario.
È infatti probabile che nei prossimi giorni, di fronte al percorso impervio dei ricorsi legali, gli stessi collaboratori di Trump convincano il presidente a lasciar perdere, e a fare finalmente il famoso discorso di concessione.
Come aveva predetto Nancy Pelosi, “indipendentemente dal conteggio dei voti di martedì [3 novembre], il 20 gennaio Joe Biden sarà insediato alla presidenza degli Stati Uniti”.
A questo punto vorrei proporre un paio di considerazioni aggiuntive.
“Confessioni di un truffatore elettorale: ero un maestro nel falsare i voti postali”, così titolava un articolo del 29 agosto scorso, pubblicato dal New York Post, che metteva in guardia sulla facilità con cui i voti postali negli Stai Uniti possono essere truccati.
Secondo il testimone, un esponente democratico a cui il giornale ha garantito l’anonimato, la frode con i voti postali costituisce più la regola che l’eccezione. Avrebbe truccato per decenni elezioni comunali e federali nello stato del New Jersey, attuando un sistema molto semplice.
Il comune di appartenenza consegna all’elettore che intende votare per posta il kit necessario in una grande busta. Quest’ultima contiene la scheda elettorale, il “certificato di iscrizione al voto” che l’elettore deve firmare e la busta postale di ritorno, cioè la busta che l’elettore dovrà imbucare sigillando al suo interno la scheda elettorale con il voto espresso e il certificato elettorale. È in questo momento che i frodatori entrano in azione.
La scheda elettorale non ha caratteristiche di sicurezza specifiche, come un francobollo o una filigrana. L’insider ha rivelato e dimostrato di essere in grado di fare schede elettorali perfettamente identiche a quelle originali. Paradossalmente sono più sicure e difficili da ricopiare le buste di ritorno. Per questo motivo le buste di ritorno devono essere prese dagli elettori reali.
Leggi tutto: Lo sciamano di Qanon si rivolta contro Trump