Quando ho sentito il primo ministro Conte che, di fronte all’annuncio dei dazi che gli americani vogliono imporci, ha commentato abbacchiato: “Faremo il possibile per contenere i danni”, mi è venuto un impulso di rabbia. “Ma come - mi sono chiesto - questi vengono qui, ci annunciano che danneggeranno in modo sostanziale le nostre esportazioni di prodotti alimentari verso gli Stati Uniti, e noi non facciamo niente? Ma perché allora noi non gli mettiamo dei dazi sulle gomme americane, sui blue-jeans, sui film di Hollywood, sulle automobili di Detroit, e su tutto quello che importiamo dall’America? La Jeep adesso la fanno in America, giusto? E allora perchè non mettiamo alla Fiat–Crysler dei bei dazi sulle importazioni delle loro macchine, e facciamo pari e patta?”
Poi qualcuno mi ha spiegato che in realtà questa legnata dei dazi ce la meritiamo, perché siamo stati noi europei, per primi, a violare gli accordi internazionali, nell’ambito del progetto Airbus. Per cui questo non sarebbe altro che un “pareggio dei conti” rispetto ai vantaggi che avremmo avuto in precedenza.
Il viaggio in barca a vela a New York dell’attivista climatica svedese Greta Thunberg ha un retroscena molto meno ecologico di quello che vogliono far sembrare. Secondo un rapporto del giornale tedesco “taz” , il viaggio transatlantico con la “Malizia” produrrà più CO2 dannosa per il clima che se Greta e padre fossero volati negli Stati Uniti .
“So che ci saranno persone che cercheranno di temporeggiare sul problema del clima e che faranno di tutto per spostare il focus della discussione su qualcos’altro, ma non me ne preoccupo”, avvisava Greta i giornalisti presenti a Plymouth.
Avrà preso l’aereo anche qualcuno di loro per salutare la bimba?
Informazioni diffuse su alcuni giornali si basano su una dichiarazione del portavoce dello skipper tedesco Thisberg Boris Herrmann.
Cinque esperti dovranno riportare la barca in Europa, dopo l’arrivo di Greta a New York.
di Stefano Re
New York
Nuovo traguardo raggiunto nella lotta verso un mondo più saggio e civile: una contea dello Stato di New York vieta ai bambini SANI, non vaccinati, di salire sullo scuolabus. Circa sessanta ragazzini, da oggi, dovranno trovare un altro modo per andare a scuola. Il responsabile per la salute pubblica della Contea di Erie, il dottor Gale Burtstein, ha dichiarato: “Si tratta secondo me una strategia intelligente per proteggere gli studenti dall’esposizione a malattie prevenibili” [1].
Ma certo, come negarlo? Vietare di usare l’autobus impedisce certamente di ammalarsi su un autobus. Ma anche vietare di mangiare potrebbe evitare di mandare un boccone di traverso, quindi perché non adottare un’altra “strategia intelligente” e vietare di mangiare? Diamine, si potrebbe anche ucciderli, questi bambini, così di sicuro non rischieranno più nemmeno un raffreddore.
Strana sequenza di suicidi fra i poliziotti francesi. Addirittura 5 in una sola settimana, uno per ciascuno degli ultimi 5 giorni, secondo Le Figaro.
Padri di famiglia, con 20-30 anni di servizio, apparentemente tutti scollegati l'uno dall'altro - uno a Nimes, un altro in Val D'Oise, un terzo a Parigi - che tornano una sera a casa e decidono di spararsi un colpo con la pistola di ordinanza, senza motivo apparente.
Di fatto nel 2018 vi erano stati 68 fra poliziotti e gendarmi che si erano tolti la vita in Francia. E sono già 44 i loro colleghi che hanno fatto la stessa fine nei primi 6 mesi del 2019. Praticamente uno ogni 4 giorni.
I media americani stanno dando un grande risalto alla tragedia dei due salvadoregni Alberto e Valeria Martinez - padre e figlia - che sono morti nel tentativo di attraversare a nuoto il Rio Grande, fra il Messico e gli Stati Uniti.
L'immagine dei due corpi annegati, con la faccia rivolta verso l'acqua, ricorda fin troppo da vicino la famosa fotografia di Aylan Kurdi, il bambino siriano annegato su una spiaggia della Turchia nel tentativo di raggiungere il nostro continente.
Ieri era toccato agli europei sentirsi in colpa, oggi tocca agli americani. I media USA infatti martellano incessantemente sulla "politica antimigratoria" di Donald Trump, che viene in qualche modo additato come il colpevole indiretto della morte dei due salvadoregni.
Curiosamente, sono sempre in media "liberal" - che sono poi la maggioranza nel paese - ad additare le politiche anti-immigrazione come responsabili di tutte le tragedie di questo tipo. Sembra quasi che queste testate giornalistiche passino il loro tempo ad aspettare che succeda qualcosa di drammatico, per poi usare l'evento come arma di ricatto verso chi si oppone all'immigrazione.
Un ricatto simile sta avvenendo in questi giorni alle porte dell'Italia, con la nave Sea Watch 3 che continua a bighellonare testardamente vicino al confine delle nostre acque territoriali.
Gli utenti possono commentare.
Della vicenda di Assange vi sono due aspetti diversi, uno particolarmente chiaro ed evidente, l'altro decisamente oscuro.
Quello chiaro ed evidente è che l'operazione del suo arresto sia stata voluta e gestita, fin dall'inizio, dagli Stati Uniti. Non è mai fregato a nessuno di processare Assange in Svezia per i presunti reati sessuali (chissenefrega se durante un rapporto sessuale con una svedese di 35 anni Assange ha usato o meno il preservativo?) Nè di certo frega qualcosa agli inglesi di processarlo oggi per non essersi presentato in tribunale 7 anni fa, quando era in libertà vigilata. Queste sono solo scuse ridicole, messe in piedi per coprire il Grande Burattinaio americano, che vuole invece Assange per uno scopo molto diverso: punirlo in modo esemplare davanti al mondo intero, per aver divulgato impunemente i suoi segreti di stato.
[Maurizio Blondet esplora il "lato B" del caso Finkielkraut]
di Maurizio Blondet
“Il più pericoloso antisemitismo è tornato nel cuore dell’Europa…E’ la stessa feroce dinamica da cui si originavano i pogrom in Russia ai tempi degli zar, in Germania al tempo dei nazisti, nei paesi arabi – da Baghdad a Tripoli – negli anni Quaranta e Cinquanta”.
Così il direttore della Stampa Maurizio Molinari ha voluto dedicare un fondo di suo pugno alla aggressione (verbalmente) antisemita che i Gilet Gialli hanno diretto ad Alain Finkielkraut, un nouveau philosophe che tiene una rubrica settimanale France Culture, radio pubblica, dove parla solo per difendere Israele ed attaccare, insultare e schernire i cittadini francesi di discendenza maghrebina.
L’anti-islamismo primario a sfondo razzista è la costante degli interventi di Finkielkraut. Si è detto urtato da “l’accent des beurs”, ossia dall’accento maghrebino (beur è una forma offensiva).
di Roberto Buffagni
“Verità per Regeni”? Vediamo un po’. Di verità sull’argomento ce n’è solo una briciola. Cominciamo da quella, poi passiamo alle ipotesi.
Briciola di verità
Regeni lavorava per una azienda privata di intelligence, la Oxford Analytica.[1] All’epoca dei fatti, il responsabile di Oxford Analytica è David Young, capo dell’équipe che per conto del presidente Nixon scassinò gli uffici del Partito Democratico al Watergate, facendosi beccare e innescando il processo che condusse all’impeachment e alle dimissioni dello statista repubblicano. Nel board, a fare da testimonials, ci sono John Negroponte[2], responsabile diretto dell’organizzazione degli squadroni della morte nell’America Latina anni Ottanta, e Sir Colin McColl[3], Control dell’MI6 (ora SIS) dal 1988 al 1994.
Regeni agente segreto?
Regeni non, ripeto non era un agente segreto. Per Oxford Analytica, Regeni lavorava da precario, in subappalto, stesso tipo di rapporto che intercorre fra un fattorino che consegna la pizza a domicilio e la catena di fast food che lo assume. Conforme a una plurisecolare tradizione di rapporti organici d’interscambio tra Oxbridge e servizi segreti britannici, il rapporto diretto con Oxford Analytica ce l’avevano i suoi professori di Cambridge, che utilizzavano i graduate students e i ricercatori come manovalanza a basso prezzo.
Leggi tutto: I dazi americani: l'ennesimo ricatto