In un suo discorso sul 25 aprile di qualche anno fa, il presidente Napolitano ha detto che: “Il 25 aprile è non solo la festa della liberazione, è la festa della riunificazione dell’Italia. Dopo essere stata tagliata per 20 mesi in due, l’Italia si riunifica, nella libertà e nell’indipendenza. Se ciò non fosse accaduto, la nostra nazione sarebbe scomparsa dalla scena della storia, e se oggi siamo un paese democratico profondamente trasformato, fra i più avanzati in quell’Europa integrata che abbiamo concorso a fondare, è perché superammo i traumi del fascismo e delle guerra, recuperando libertà e indipendenza, ritrovando la nostra unità”.
Diciamo che non c’è un solo concetto, fra quelli espressi da Napolitano, che non possa essere legittimamente contestato. Prima di tutto è l’idea stessa di “liberazione” che andrebbe ridiscussa alla radice, ...
Come la storia degli ultimi decenni ci ha insegnato, i "grandi attentati" portano con sé quasi sempre dei livelli multipli di lettura, oltre a quello, primario, della destabilizzazione. Questo meccanismo poteva non essere del tutto chiaro nel lontano dicembre 1969, quando esplose a Milano la bomba di Piazza Fontana.
Riascoltando però le rievocazioni storiche di quel giorno, qualcosa di curioso salta all'occhio: quel giorno non fu una, ma furono ben tre le banche prese di mira dagli attentati. Non solo ci fu un'esplosione alla Banca dell'Agricoltura di Milano (quella che causò 13 morti e dozzine di feriti), ma ve ne fu anche una alla Banca Nazionale del Lavoro di Roma (che fortunatamente causò solo feriti, ma nessun morto).
La polizia inoltre trovò otto kilogrammi di esplosivo piazzati in una terza banca di Milano, la banca Commerciale, che furono disinnescati dagli artificieri prima che esplodessero. Una banca può essere una scelta a caso, due possono essere una coincidenza, ...
Prima ancora di capire cosa sia successo veramente al volo 9268, precipitato ieri nel Sinai, abbiamo una importante lezione da imparare. In casi come questi non ci si può più fidare di nessuna affermazione fatta dai media tradizionali, nemmeno quelle più decise e categoriche: ad esempio ieri, subito dopo l'incidente, i media ci hanno detto che "il pilota aveva lanciato un SOS" poco prima di schiantarsi nel deserto del Sinai. Questo automaticamente escludeva l'ipotesi di una esplosione violenta (sia che fosse stata causata da una bomba piazzata a bordo, oppure da un razzo lanciato da terra). A conferma di questo - ci dicevano sempre i media - "sia le autorità egiziane che quelle russe escludono categoricamente che si sia trattato di un attentato".
Oggi invece è cambiato tutto. Ora si parla con certezza di un aereo che "si è spezzato in volo", a 9.000 metri di quota, mentre si nega - ovviamente - che il pilota abbia mai lanciato un SOS. La distruzione in volo, a sua volta, comporta quasi certamente un attentato.
Ma allora, chi ha messo in giro le notizie di ieri, dandole come certe? E perchè chi le ha riportate non si è preoccupato prima di verificarle? [...]
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