Prima ancora di capire cosa sia successo veramente al volo 9268, precipitato ieri nel Sinai, abbiamo una importante lezione da imparare. In casi come questi non ci si può più fidare di
nessuna affermazione fatta dai media tradizionali, nemmeno quelle più decise e categoriche: ad esempio ieri, subito dopo l'incidente, i media ci hanno detto che "il pilota aveva lanciato un SOS" poco prima di schiantarsi nel deserto del Sinai. Questo automaticamente escludeva l'ipotesi di una esplosione violenta (sia che fosse stata causata da una bomba piazzata a bordo, oppure da un razzo lanciato da terra). A conferma di questo - ci dicevano sempre i media - "sia le autorità egiziane che quelle russe escludono categoricamente che si sia trattato di un attentato".
Oggi invece è cambiato tutto. Ora si parla con certezza di un aereo che "si è spezzato in volo", a 9.000 metri di quota, mentre si nega - ovviamente - che il pilota abbia mai lanciato un SOS. La distruzione in volo, a sua volta, comporta quasi certamente un attentato.
Ma allora, chi ha messo in giro le notizie di ieri, dandole come certe? E perchè chi le ha riportate non si è preoccupato prima di verificarle? [...]
Questa secondo me è la lezione più importante da imparare, al di là di cosa sia successo veramente all'aereo russo precipitato nel Sinai: oggi siamo in balìa di una categoria - i media mainstream - che ha completamente perso l'abitudine di verificare almeno le notizie, prima di diffonderle. Questo naturalmente aggiunge un ulteriore strato di difficoltà per noi, che già fatichiamo non poco a barcamenarci fra verità e bugia, quando le notizie sono almeno confermate.
Per quel che riguarda invece l'abbattimento del jet russo, i giochi sembrano chiari: qualcuno a Washington avrà pensato che era ora di reagire alle umiliazioni subite dai russi per il loro intervento militare in Siria, e che il modo migliore per farlo fosse quello di lanciare un messaggio diretto al Cremlino, abbattendo un aereo carico di civili russi innocenti.
Poi, trovare qualcuno che riesca a superare i controlli di sicurezza di un aeroporto egiziano come Sharm el Sheik, per mettere una bomba a bordo di un velivolo, non rappresenta certo un problema per i servizi segreti di mezzo mondo.
Massimo Mazzucco