di Maurizio Blondet
Sono quei 26 missili da crociera che navi russe hanno lanciato da navi nel mar Caspio ed hanno colpito centrali dei terroristi jihadisti in Siria, 1500 chilometri più in là, dopo aver scavalcato in volo due stati, Irak e Iran. Subito l’ufficio-propaganda del Pentagono ha sminuito la faccenda: “Quattro di quei missili sono caduti in Iran”, il paese che avrebbero dovuto sorvolare (con l’Irak) per colpire in Siria. Insomma, la solita vanteria: noi americani, coi nostri satelliti, li abbiamo visti cadere. Che schiappe i russi.
In realtà, ha detto al Daily Beast Eric Wertheim, il massimo esperto Usa di forze navali, il Pentagono, a porte chiuse, è completamente sbalordito dal mega-missile russo. Tanto più che l’intelligence – incredibilmente – occidentale ignorava l’esistenza di un simile missile con tali prestazioni; era al corrente di un mezzo più vecchio (che loro chiamano SS-N-27), con una portata di massimo 200 chilometri, ma non di questo SS-N-30 che dopo percorsi 1500 chilometri, piomba sul bersaglio al triplo della velocità del suono.
Come del resto ignorava le capacità tecniche e militari di cui hanno dato prova i russi una volta deciso l’intervento in Siria: [...]
la rapidità, preparazione, snellezza, “invisibilità” degli aerei arrivati sul teatro senza che la famosa intelligence strumentale li vedesse (ma evidentemente gli americani non hanno nemmeno una intelligence umana posizionata con normali occhi nei pressi di Latakia), le prestazioni degli elicotteri d’assalto Mi-24 Hind, il sovrano dominio dello spazio, la precisione geometrica della distr uzioni dei depositi, apparati di comunicazione, centri di comando, fabbriche di esplosivi, e centrali di rifornimento dei jihadisti. Una rapidità che ha lasciato basiti gli ambienti della NATO, in confronto alla macchina pesante e burocratica che hanno reso l’Alleanza atlantica. Una nettezza di obiettivi – preparare l’attacco di terra delle truppe siriane, aprendo le vie logistiche a loro e negandole ai jihadisti – da mozzare il fiato.
Wertheim, da esperto navale, è rimasto impressionato dal fatto che le navi da cui i russi hanno lanciato i Kalibr sono piccole, navi di 200 piedi (60 metri): Gli americani, per lanciare missili vagamente similari (i Tomahawk), devono farlo da fregate e incrociatori lunghi almeno il doppio, “che spostano 9 mila tonnellate d’acqua”. I mezzi russi, ne spostano solo 1500. La conclusione: “navi piccole, grande potenza di fuoco”. Mosca ha mostrato che – come e più degli Stati Uniti – è capace di “colpire duro e da lontano” senza mega-portaerei.
Questi lanci dal Caspio dimostrano che la Russia ha ripreso il suo posto “nel club esclusivo delle potenze mondiali” e “che noi non disponiamo del monopolio della potenza. Ciò dovrebbe suonare campanelli d’allarme al Pentagono”.
Washington è da giorni tutto un grido: Mosca bombarda “i nostri”, la nostra Al Qaeda, l’opposizione moderata nemica di Assad, non l’IS!
E come fanno a saperlo? “Non abbiamo la lista di quelli che subiscono i bombardamenti da parte della Russia”, ha ammesso venerdì in conferenza stampa il portavoce del Dipartimento di Stato John Kirby, per poi medicarsela: “anche se l’avessi, non troverei corretto parlarne a questa tribuna”. In altre parole, la suprema, eccezionale intelligence degli Usa non sa chi precisamente stanno colpendo i russi; è del tutto cieca su quel che sta accadendo in Siria. La sua “humint” (intelligence umana, ossia spie e infiltrati sul terreno) è da molti anni zero, sostituita dalla “digint”, intelligenza digitale, satelliti, droni, intercettazioni (molto meno pericoloso per gli agenti): ora si scopre che anche questa vale nulla.
E’ un po’ il problema di cui è il simbolo comico la tecnologia dell’aereo invisibile (ai radar), costosissime macchine inerentemente instabili, mai veramente a punto (l’F-35 è lungi dal funzionare), mentre i russi hanno dimostrato di rendere invisibili – agli occidentali – i loro normali caccia e bombardieri con semplici apparati di disturbo delle onde-radar montati a bordo.
Sembra che agli Usa rimanga una sola assoluta e inconcussa superiorità rispetto a Mosca: la propaganda e disinformazione, ossia la diffusione di notizie false sul proprio stato di superpotenza e su quanto i russi siano delle schiappe. E’un’arma efficacissima, nella misura in cui i media occidentali, liberamente, volonterosamente, la diffondono.
Venerdì, l’amministrazione Obama ha annunciato l’abbandono del piano per armare e addestrare i “ribelli moderati” in Siria, cancellando la spesa di 500 milioni a questo scopo chiesta da Pentagono. Secondo DWN, Deutsche Wirtschaft Nachrichen “esperti militari di alto livello hanno consigliato un ritiro militare completo degli Stati Uniti dalla Siria”
Circa il 40 per cento delle infrastrutture di Daesh sono state eliminate – in questi pochi giorni – dai bombardamenti russi. Gli americani non l’hanno saputo dalla loro intelligence, ma dall’ambasciatore di Siria a Mosca, Riad Hadda.
La parola che useranno gli americani – è un’altra delle loro ammirevoli invenzioni – sarà “deconfliction”, e sarà venduta come un coordinamento delle comunicazioni coi russi per evitare incidenti involontari. O come titola l’organo di propaganda chiamato Le Monde, “Washington e Mosca sono pronte per discutere sulla Siria”.
Più oggettivo il nostri sito Difesa online: “Siria, gli USA ritirano la portaerei: Putin è il padrone del medio oriente”.
Come disse un famoso giornalista, “notizia” è quello che qualcuno ha interesse a nascondere; tutto il resto è pubblicità.
Fonte
[url=http://www.thedailybeast.com/articles/2015/10/09/russia-s-new-mega-missile-stuns-the-globe.html
]Daily Beast[/url] -
Le Monde