In questa intervista rilasciata a Sochi, Putin svela alcuni retroscena dell'intervento russo in Siria e descrive la sua visione dello scacchiere mediorientale. Si sofferma poi sulla sua linea di politica estera e sulle condizioni dell'economia russa.
Fonte: Pandora TV
Il testo completo dell'intervista:
D.: Signor Presidente, viviamo tempi turbolenti, ultimo esempio è l'attentato in Turchia con molti morti e feriti. Cosa si può fare per fermare questa ondata di terrore?
Putin: Bisogna unire gli sforzi nella lotta contro questo male. Quello che è successo in Turchia, e colgo qui l'occasione per esprimere le mie condoglianze al popolo turco e al suo presidente, è sicuramente uno sfrontato attacco terroristico, un crimine del terrore con molte vittime, e certamente un tentativo di destabilizzare la situazione nella Turchia a noi vicina e amica, soprattutto perchè ciò avviene durante la campagna elettorale. E' certamente una provocazione. Noi saremo efficaci nella lotta al terrore solo quando lo combatteremo insieme.
D.: Abbiamo cercato di combatterlo con la comunità internazionale, ma sembra che la comunità internazionale non ci voglia sentire. Sui motivi della nostra presenza in Siria girano molte voci. Quali sono i nostri veri obiettivi in Siria e quali sono i criteri di successo?
Putin: Innanzitutto, voglio riconfermare quello che già si sa, ovvero che abbiamo avvisato con anticipo i nostri partner, sia americani che regionali, sulle le nostre intenzioni e i nostri piani. C'è chi dice che lo abbiamo fatto in ritardo, ma vorrei richiamare l'attenzione sul fatto che noi non veniamo mai avvisati della pianificazione e dello svolgimento di operazioni militari analoghe. Noi invece l'abbiamo fatto.
D.: Come gesto di buona volontà?
Putin: Sì, anche, ma non solo. L'abbiamo fatto per un fatto di ragionevolezza e per mostrare che siamo aperti alla cooperazione. Vorrei sottolineare che noi operiamo in pieno accordo col diritto internazionale, su richiesta del Governo della Siria, mentre tutti gli altri paesi che hanno preso parte alle operazioni in Siria agiscono illegalmente, senza una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, né una richiesta d'intervento del paese interessato. Al momento dell'inizio della nostra operazione in Siria, già 11 paesi prendevano parte ai bombardamenti sul territorio siriano, in un modo o nell'altro, da più di un anno. Sapendolo e comprendendone le ragioni noi abbiamo: A) informato i nostri partner, e B) proposto a loro la cooperazione. La cosa più semplice sarebbe stata di unirsi ai nostri sforzi, legalizzando in tal modo le proprie azioni sul suolo siriano. Questo perché se noi abbiamo un mandato del governo siriano, sarebbe stato logico operare con noi nei limiti di questo mandato. Purtroppo al momento non c'è un tale accordo. Ma noi non perdiamo la speranza che questo possa essere realizzato, anche se ci sono certi progressi, sono stati creati modelli di gruppi di contatto con gli israeliani, americani, turchi. C'è una proposta da parte americana, sul come organizzare il lavoro sul piano tecnico-militare per evitare incidenti. Certo, in una prima fase questo è meglio di niente. I nostri tecnici hanno ricevuto richieste e proposte da parte americana, hanno formulato le proprie e le hanno spedite al Pentagono. Spero venga fatto anche il passo successivo, senza il quale non sarà possibile risolvere la situazione, ovvero si cominci a cercare insieme una soluzione politica al conflitto. Sul piano strettamente militare noi dialoghiamo sempre con il nostro partner, ad esempio quando ci accusano di non attaccare solo le formazioni dell'ISIS, Al-Nusra, ma anche le parti "sane" dell'opposizione. A queste critiche noi abbiamo risposto: se voi conoscete meglio di noi la situazione sul territorio, data la vostra presenza lì da più di un anno - per quanto illegale - allora indicateci i bersagli e noi li colpiremo.
D.: E loro hanno rifiutato?
Putin: Si, hanno rifiutato, dicendo che su questo piano non ci sarà la loro collaborazione. Non è chiaro il perché. Se loro sono meglio informati, allora che ci indichino i luoghi dove si nascondono i terroristi, dove sono i loro centri di comando, i magazzini dei rifornimenti. Dateci un bersaglio, quale cosa più semplice? Purtroppo al momento non abbiamo una cooperazione su questo piano, ma i primi passi per stabilire i contatti a livello militare sono già stati fatti.
D.: L'esercito siriano ha cominciato la controffensiva, è probabile un loro successo?
Putin: Questo dipende in primo luogo dall'esercito siriano stesso e dai suoi comandanti, noi non possiamo prendere un impegno eccessivo, così come non abbiamo mai fatto. Fin dal principio ho ribadito che la fase attiva delle nostre operazioni in Siria sarà limitata ai tempi dell'offensiva dell'esercito siriano, ed il nostro compito è di stabilizzare il legittimo governo siriano e creare le condizioni per la ricerca di un compromesso politico.
D.: Intende stabilizzare militarmente?
Putin: Esattamente. Quando a poca distanza dalla capitale, dove le autorità sono sotto assedio, sono presenti fazioni terroristiche dell'ISIS ed affiliati, questi non hanno una particolare voglia di avviare trattative. Invece se l'esercito siriano dimostrerà la propria capacità operativa, e cosa più importante, la prontezza di combattere i terroristi, allora le probabilità di raggiungere un compromesso politico saranno molto più alte.
D.: Significa questo che lei valuta di utilizzare l'esercito russo per operazioni di terra in Siria?
Putin: No, questo è escluso.
D.: Qualunque cosa accada?
Putin: No. Noi non abbiamo intenzione di farlo ed i nostri amici siriano sono informati di questo.
D.: Stando alla precisione con la quale vengono effettuati i bombardamenti e ai rapporti del ministero della Difesa, sembra che noi abbiamo più controllo sulla situazione della coalizione guidata dagli USA. Come facciamo ad avere informazioni così precise?
Putin: Ci siamo preparati a queste azioni militari, abbiamo svolto operazioni preparatorie, concentrando nel luogo giusto e nei tempi giusti, una quantità di uomini e mezzi a noi necessari, abbiamo svolto ricognizioni dalla spazio a dall'aria, abbiamo comparato differenti tipi di informazioni ricevute e gli specialisti dello Stato Maggiore, in coordinamento con i militari siriani e di altri paesi della regione, hanno creato un centro informatico a Bagdad, ottenendo informazioni supplementari. Quindi tutto quello che avviene in cielo e in terra, non sono azioni spontanee ma la realizzazione di piani studiati per tempo.
D.: Certamente l'attacco missilistico del 7 ottobre dalle navi della Marina Militare dal mar Caspio, con il sorvolo di due paesi per colpirne uno terzo, ha sorpreso gli esperti militari stranieri, che sembra non se lo aspettassero. Cos'è successo, l'intelligence americana non funziona più?
Putin: Io credo che l'intelligence americana continui a funzionare, tant'è vero che è una delle migliori al mondo, non denigriamola. E' una delle più potenti, ma non sa tutto e non deve sapere tutto.
D.: Che tipo di missili sono stati impiegati?
Putin: Sono stati utilizzati missili "3M-54 Kalibr", in dotazione all'esercito russo dal 2012, con un raggio d'azione di 1500km, è un'arma moderna ad alta tecnologia e precisione. Con missili di questo tipo, con anche altre modalità d'utilizzo, abbiamo in programma di riarmare tutto il nostro esercito. Sono sistemi complessi ed estremamente efficaci nell'utilizzo, come ci mostra la pratica.
D.: Che tragitto hanno seguito?
Putin: L'ha già detto lei, attraversando lo spazio aereo di due stati, durante il tragitto hanno eseguito 147 cambi di rotta, viaggiando ad un'altezza da 80 a 1300 metri.
D.: La loro velocità è segreto militare?
Putin: No, non è un segreto, è simile alla velocità di un caccia, lo sanno tutti. Non è un'informazione segreta, tutti i nostri partner, a livello di esperti, ne sono al corrente. Ma un conto è sapere teoricamente che la Russia ha questo tipo di armamento, un altro è rendersene conto a livello pratico, ossia che 1) esiste veramente e le nostre fabbriche militari lo producono, 2) che è di alta qualità, 3) che ci sono persone ben formate e preparate che lo sanno utilizzare efficacemente e 4) che la Russia ha la volontà di utilizzarlo, se questo corrisponde agli interessi dello Stato e del popolo russo.
D.: E gli analoghi missili occidentali sono migliori o peggiori, hanno qualcosa da temere da questi nuovi missili russi?
Putin: Sono identici. Missili analoghi di produzione americana, per dislocamento navale, posso sbagliarmi, ma mi sembra che abbiano una portata di 4500 km. Mentre noi abbiamo missili identici a quelli ma per il dislocamento a bordo dei caccia, anche loro in grado di colpire un bersaglio a 4500 km di distanza.
D.: Questo significa che possiamo attaccare dal nostro spazio aereo?
Putin: Si, proprio così.
D.: E' una corsa agli armamenti?
Putin: No, il punto è che gli armamenti moderni vengono perfezionati, modificati, e negli altri paesi avviene anche più rapidamente che da noi. Proprio per questo, noi siamo costretti, vorrei sottolinearlo, a non rimanere indietro. Poi i nostri sistemi militari sono stati creati alcuni anni fa, quando non c'era ancora nessun inasprimento della situazione internazionale. Il programma di riarmo e rimodernamento dell'esercito russo è stato creato e continua ad essere realizzato non perché abbiamo qualche piano aggressivo nei confronti di qualcuno, ma perché i principali sistemi di difesa ed attacco in dotazione stavano diventando obsoleti, ora è giunto il momento di sostituirli. Abbiamo preso tempestivamente questa decisione.
D.: Barack Obama ritiene che lei faccia tutto questo esclusivamente per vanità, per un desiderio di reinserire la Russia sulla scena politica mondiale, e facendo questo affossa l'economia nazionale, questa è l'esatta citazione. Noi possiamo permetterci questo riarmo, possiamo permetterci una tale politica estera?
Putin: Il punto non è nella politica estera. La politica estera russa è pacifista, senza alcuna esagerazione. Se guardiamo la Russia sulla mappa politica mondiale, allora diventa evidente che non abbiamo bisogno né di territori, né di altre risorse naturali, noi abbiamo tutto, siamo un paese autosufficiente. Non abbiamo il bisogno di fare guerra a nessuno. In più, nel 1990 fu proprio la Russia che prese l'iniziativa di proporre la scissione delle ex repubbliche sovietiche, siamo stati noi a fare un gesto di buona volontà e a concedere loro la libertà. Questo non è avvenuto tramite una guerra civile od altri conflitti, è stata una decisione comune, nella quale la Russia ha giocato un ruolo fondamentale. Non abbiamo nessuna volontà di ricreare l'impero, di ricreare l'Unione Sovietica, ma dobbiamo difendere la nostra indipendenza e sovranità, cosa che abbiamo sempre fatto e continueremo a fare. Per quanto riguarda l'economia, ritorno a quello che già ho detto, le decisioni circa il riarmo sono state prese anni fa, già 10 anni fa pensavamo a questo, pianificavamo e facevamo i calcoli. Voglio ripeterlo - il riarmo è dettato dalla sostituzione naturale degli armamenti diventati obsoleti.
D.: Questo lo capisco..
Putin: Ancora un secondo, un'altra cosa. Tutto questo è un prodotto di alta tecnologia, ed i progressi in questo settore stimolano lo sviluppo della scienza, dei settori civili, e di conseguenza hanno un'influenza benefica sull'intera economia. Inoltre vorrei parlare anche della sostituzione dei prodotti stranieri importati con quelli di produzione nazionale. Gran parte di quello che usavamo nel settore della Difesa lo compravamo all'estero, ma questo è sempre stato evidente, che acquistare tecnologia sensibile, anche solo ricambi, per usare un eufemismo, non è lungimirante. Era facile fare questo, molto facile con i dollari derivanti dal petrolio, ma bisogna sviluppare la scienza e produzione nazionale. E questa sostituzione dell'import, alla quale ci hanno spinto i partner, ci sta giovando. Quindi non si può dire che creiamo problemi alla nostra economia, al contrario, la stiamo portando verso nuovi orizzonti tecnologici.
D.: Quindi il settore difesa è lo stimolo della crescita?
Putin: Proprio così. In realtà è così in tutti i paesi, in USA, in Europa, in Cina, in India. Ad esempio, insiemi agli indiani stavamo costruendo il missile BrahMos, nel farlo abbiamo creato un intero settore per l'industria indiana, con il coinvolgimento degli scienziati indiani, è veramente un passo serio per lo sviluppo dell'alta tecnologia industriale in India. I partner indiani sono molto contenti, propongono di sviluppare ulteriormente questo programma, cosa che abbiamo intenzione di fare.
D.: L'attentato in Turchia però pone una domanda che già molti si fanno in Russia - noi combattiamo il terrorismo da lontano, ma siamo pronti a far fronte dall'interno del paese a qualunque tentativo di riportare il dolore e la morte?
Putin: Sa, in un certo senso ci siamo abituati a questo, ancora adesso abbiamo qualche episodio di qua e di là, non ci siamo liberati completamente dal fenomeno terrorismo in Russia. Ma sa, quando io prendevo la decisione riguardante la controffensiva contro le bande terroristiche internazionali, dopo che avevano attaccato il Dagestan, c'erano molti che mi dicevano: non si può fare questo, quello, non si può fare niente, perché c'è il pericolo che i terroristi agiscano per rappresaglia. Quindi sono giunto ad una convinzione: se si agisce nella paura che i terroristi agiscano per rappresaglia, allora lo faranno sicuramente! Bisogna giocare d'anticipo. Certo, il pericolo c'è. Ma quello esiste anche senza la missione in Siria, esiste già. E se noi gli avessimo permesso, scusi il gergo, di papparsi la Siria, allora quelle migliaia di persone coi Kalashnikov che combattono lì, sarebbero già sul nostro territorio. Così, almeno, aiuteremo il presidente Assad a combatterli sul posto.
D.: Stanno cercando di farci credere che lei è entrato in guerra al fianco degli sciiti contro i sunniti.
Putin: E' una tesi sbagliata. Noi non facciamo differenza tra sciiti e sunniti. Una parte significativa della nostra popolazione, circa il 10%, sono di fede musulmana. L'ho già detto tante volte - sono cittadini della Russia così come i cristiani e gli ebrei, non facciamo alcuna differenza. In Siria non vogliamo in alcun modo invischiarci in nessun conflitto religioso. Abbiamo un solo obiettivo: appoggiare il legittimo governo e creare le condizioni per una soluzione politica. Questa è la nostra linea guida. Abbiamo ottime relazioni con paesi musulmani sia a maggioranza sunnita che sciita ... alle quali teniamo molto e abbiamo intenzione di svilupparle.
D.: Qualcuno dei leader di paesi a maggioranza sunnita ha sostenuto l'intervento in Siria?
Putin: Giudicate voi stesso, secondo me si.
D.: Cioè ci sono state telefonate di sostegno da parte di leader di paesi a maggioranza sunnita?
Putin: Il punto non sono solo le telefonate, noi siamo sempre in contatto con le persone e sappiamo cosa pensano. A maggior ragione, se io non sapessi, oltre ai cliché propagandistici generali che sono dati in pasto ai media, cosa pensano realmente i leader di questo o quell'altro paese, forse non saremmo andati in Siria.
D.: Quindi i nostri partner egiziani ci sostengono?
Putin: Il punto non è solo l'Egitto.
D.: Quindi anche altri?
Putin: Le assicuro che il pericolo del terrorismo incombe su molti dei paesi della regione, uno dei leader di quei paesi mi ha detto una volta, ed effettivamente è così: proprio noi, i paesi del medio oriente, paesi musulmani, siamo le prime vittime del terrorismo, vogliamo e siamo pronti a combatterli. Non capisco alcuni nostri colleghi, sia in Europa che negli USA quando dicono che combattono il terrorismo, ma non si vedono risultati reali. In più, adesso in America hanno cessato il programma di addestramento del cosiddetto esercito libero siriano, all'inizio era nei piani l'addestramento di 12.000 persone, cifra dopo abbassata a 6.000, dopo ancora ne hanno addestrati solamente 60, e dopo ancora è venuto fuori che contro l'ISIS di questi combattono solo 4/5 persone.
D.: Quindi quelli non li bombardate?
Putin: Hanno speso 500 milioni di dollari. Meglio se li davano a noi 500 milioni di dollari, ne avremmo fatto un uso migliore dal punto di vista della lotta al terrorismo internazionale. Questo è senza dubbio. In ogni caso, come ho già detto, bisogna portare la collaborazione militare contro il terrorismo ad uno scambio completo di informazioni di intelligence.
D.: Grazie Signor Presidente.
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