di Gideon Levy - Haaretz
Cos'altro deve accadere prima che i cittadini israeliani si scrollino di dosso la loro paralizzante apatia? Quali altri orrori devono verificarsi affinché i media nostrani si degnino di svolgere il loro ruolo e di denunciare questi orrori? Cosa potrebbe mai incrinare la narrazione del 7 ottobre in cui si è impantanato Israele, con la sconvolgente convinzione che sulla scia di quell’evento tutto è lecito, e che Israele è l’unica vittima?
In questo momento sembra che nulla possa servire. Nulla infrangerà la cupola di cristallo che Israele ha costruito per sé stesso, per evitare di guardare in faccia la realtà. E la realtà ci sta venendo incontro, accompagnata da prove inconfutabili: Israele sta perpetrando crimini di guerra barbarici a Gaza. Non come eccezione, ma come regola.
Non come anomalia, ma come routine. Non si può più negare questo concetto, anche se Israele ci sta ancora provando. Altri diecimila bambini morti basteranno a sconvolgere questo paese? Altri mille video di morte violenta toccheranno qualcuno? Forse l'esecuzione di mille uomini ammanettati di fronte a un muro? Questo è molto dubbio.
Il governo di Israele ha dichiarato guerra ad Haaretz, il quotidiano di Tel Aviv che da oltre un anno critica apertamente la politica israeliana in Palestina.
Il Ministro delle Comunicazioni, Shlomo Karhi, ha detto che il governo ha approvato all’unanimità la decisione di tagliare tutte le pubblicità e le sovvenzioni ministeriali per Haaretz, e invita tutte le organizzazioni paragovernative a non avere più alcun contatto con Haaretz, e a non offrirgli più materiali di pubblicazione.
La pietra dello scandalo sarebbero state alcune dichiarazioni fatte a Londra dall’editore di Haaretz, Amos Schocken, il quale ha detto che “il governo di Netanyahu impone un regime di crudo apartheid alla popolazione palestinese”, mentre ha definito i guerriglieri palestinesi come “combattenti per la libertà [freedom fighters]”.
Contro Israele, un Moni Ovadia "infuocato" (specialmente i primi 20 minuti).
Il ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich ha comunicato al suo dipartimento di prepararsi all'annessione della Cisgiordania occupata sulla scia della vittoria di Donald Trump alle elezioni statunitensi.
Parlando a una riunione del suo partito di estrema destra Sionismo Religioso, Smotrich ha sostenuto che la vittoria di Trump ha fornito una “importante opportunità” e che “è giunto il momento di applicare la sovranità” sulla Cisgiordania.
Secondo una dichiarazione del suo ufficio, Smotrich ha indicato alle autorità israeliane che supervisionano gli insediamenti in Cisgiordania di “iniziare un lavoro professionale e completo del personale per preparare le infrastrutture necessarie” per estendere la sovranità.
Netanyahu ha rilanciato un sogno antico di parte della leadership israeliana, quello di fare del Paese una potenza globale. Questa la prospettiva insita nell'idea di rimodellare il Medio oriente.
Consapevole in anticipo circa l’esito delle elezioni americane – il Mossad sa fare il suo lavoro – Netanyahu ha preventivamente licenziato il ministro della Difesa Yoav Gallant, eliminando dal tavolo l’unico vero oppositore politico all’interno del suo governo.
Non una mossa da poco, perché Gallant finora era intoccabile in quanto godeva del supporto dell’esercito e di quello dell’amministrazione Biden, che lo aveva scelto come suo interlocutore privilegiato (aveva un filo diretto con il Segretario di Stato Anthony Blinken).
Sotto tiro da parte di Israele e degli Stati Uniti (ieri su X la Rappresentante Permanente americana all’Onu Linda Thomas Greenfield ne ha chiesto le dimissioni perche’ “antisemita” e “inadatta al ruolo”), la Special Rapporteur Francesca Albanese ha parlato oggi all’Onu attaccando l’inazione del Palazzo di Vetro a fronte della situazione nei Territori Palestinesi Occupati e soprattutto a Gaza e raccomandando all’Assemblea Generale la sospensione di Israele dall’Organizzazione.
Ora che Sinwar è stato ucciso, Israele getta la maschera, confermando quello che avevano già capito in molti: l’invasione e il bombardamento sistematico di Gaza non erano per “punire” Hamas per il 7 ottobre, ma per spianare le città, togliere ai palestinesi la loro terra, e preparare la Striscia ad una nuova colonizzazione ebraica.
Basta leggere Times of Israel per rendersene conto: “I ministri più influenti del governo, così come i membri del partito Likud del primo ministro Benjamin Netanyahu, hanno chiesto di ripristinare gli insediamenti ebraici a Gaza, mentre altri hanno sollecitato l'incoraggiamento dell'emigrazione palestinese dal territorio devastato dalla guerra.”
“Parlando alla grande conferenza ultranazionalista sul confine di Gaza, il ministro della sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir ha affermato che "incoraggiare l'emigrazione" dei residenti palestinesi del territorio è la soluzione migliore e "più etica" al conflitto.”
Se allevi un ragazzo viziato, e gli permetti di fare tutto quello che vuole quando è piccolo, poi da grande ti sputerà in faccia e non rispetterà più la tua autorità, perchè nel frattempo è diventato grande e grosso e non ha più paura di nessuno.
Questo è esattamente quello che è successo con Israele.
Siamo partiti cento anni fa dal “dateci un pezzettino di terra dove nessuno ci possa perseguitare” e siamo arrivati ad un Israele che bombarda a destra e a manca, che ammazza impunemente donne e bambini, che continua a prendersi terre non sue, e che addirittura intima all’ONU di andarsene da una nazione che non è nemmeno la loro.
Se negli anni ’80 il governo di Madrid avesse deciso di bombardare Bilbao, ammazzando centinaia di civili innocenti, solo perchè “lì in mezzo si nascondono dei terroristi” (quelli dell'ETA), sarebbe venuto giù il mondo. La Spagna sarebbe stata criticata dal mondo intero, sarebbe probabilmente stata espulsa dall’ONU, e sarebbe stata sepolta di sanzioni internazionali di ogni tipo, obbligandola in poco tempo a fare marcia indietro per rientrare nei ranghi del mondo civile.
Se nello stesso periodo il governo di Londra avesse deciso di bombardare Dublino o Belfast, ammazzando centinaia di civili innocenti, solo perchè “lì in mezzo si nascondono dei terroristi” (quelli dell'IRA), sarebbe venuto giù il mondo. Parimenti, gli inglesi avrebbero ricevuto critiche e sanzioni dal mondo intero, sarebbero stati isolati politicamente ed economicamente, e sarebbero stati obbligati a fare una rapida marcia indietro, per rientrare al più presto nei ranghi del mondo civile.
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