Vi sono tre fatti recenti, che riguardano Israele, che risulta difficile non considerare in qualche modo collegati fra di loro.
Il primo è la nota risoluzione dell'Onu sui territori occupati, che ha posto un grosso freno al desiderio di Israele di continuare spudoratamente la colonizzazione della Palestina.
Il secondo è stato l'attentato dell'altro ieri di Gerusalemme, dove un camion guidato da un arabo ha travolto ucciso quattro militari israeliani. È stato lo stesso primo ministro Netanyahu a suggerire che l'assassino fosse un "simpatizzante dell'ISIS". Notiamo che questa è la prima volta in cui l'ISIS avrebbe colpito - il condizionale è d'obbligo - un bersaglio israeliano. Fino a ieri infatti, sembrava che l'unico vero nemico dell'ISIS fosse il "mondo cristiano occidentale". Da oggi invece - come riporta la Cnn - "Israele prenderà in considerazione la detenzione amministrativa contro chi sia sospettato di essere un simpatizzante al supporto dell'ISIS".
Il terzo fatto è una notizia che non ha avuto risalto sui media occidentali, ma che potrebbe diventare molto significativa se collegata alle prime due: Israele sta valutando se introdurre una nuova legge che garantisca una specie di "immunità preventiva" ai membri del loro esercito che uccidano dei palestinesi durante una qualunque operazione militare.
E' sembrato come un semplice dispetto da parte di Obama verso Israele, poco prima di abbandonare la Casa Bianca, ma in realtà la risoluzione approvata venerdì scorso dalle Nazioni Unite potrà avere un peso notevole sui futuri sviluppi politici in Palestina.
La prima conseguenza negativa per Israele è che da oggi non rimane più alcuno spazio per negoziare eventualmente, in futuro, uno status di legittimità delle colonie. Dal momento in cui la risoluzione stabilisce che le colonie "non hanno alcuna validità legale e costituiscono una violazione flagrante delle leggi internazionali", in un futuro accordo fra palestinesi e israeliani questa dichiarazione peserà come un macigno ben difficile da rimuovere.
Nè serviranno molto le promesse di Trump di "cambiare corso alla politica degli Stati Uniti verso Israele" dopo che sarà insediato alla Casa Bianca. Per rimuovere infatti una risoluzione come questa, occorrerebbe che il consiglio di sicurezza ne presentasse un'altra, uguale e contraria, e che questa venisse approvata da almeno nove dei 15 membri, senza che nessuno degli altri quattro membri permanenti (Cina, Russia, Francia e Gran Bretagna) ponesse un veto sulla medesima. Le possibilità che questo avvenga sono infinitesimali.
È evidente quindi che questa risoluzione è destinata a rimanere, e questo spiega chiaramente perché Netanyahu sia andato su tutte le furie quando è stata approvata.
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