(Questo articolo è stato scritto nel 2009)
PRIMA PARTE
C'era una volta una bella penisola, fatta a forma di stivale, che si allungava ridente nel più bel mare del mondo, il Mediterraneo.
La penisola era popolata di pastori, agricoltori e commercianti, quasi tutti ex-beduini in via di urbanizzazione. Non particolarmente colti magari, erano certamente un popolo di gente allegra e calorosa.
Parlavano l’arabo antico, una lingua molto ostica per gli altri popoli, che si adattava invece alla perfezione per loro espressioni gutturali. Vivevano in grande armonia, scambiandosi prodotti agricoli e commerciando da una regione all'altra, in un perfetto equilibrio naturale, risultato di una tradizione millenaria.
Accadde che in posto lontano ebbe luogo una terribile guerra, alla fine della quale furono scoperti dei campi di concentramento, nei quali erano stati sterminati alcuni milioni di esseri umani (sul conto preciso c’è ancora qualche discordanza, ma erano comunque tantissimi, e la cosa non fu bella da vedere).
La seguente testimonianza è stata resa da Zakaria Baker l'11 novembre 2023. La testimonianza è stata raccolta da Amplify Gaza Stories, un'organizzazione che lavora sul campo per raccogliere e tradurre testimonianze degli abitanti di Gaza, per fare in modo che le loro storie di lotta, resilienza e sopravvivenza vengano conosciute al mondo.
Mi chiamo Zakaria Baker, sono una delle persone sfollate dalle proprie case quattro giorni fa, intorno al 7 novembre 2023.
L'inizio dello sfollamento avviene così: un ufficiale dell'intelligence israeliana ha chiamato uno dei miei cugini. Eravamo circa una ventina, seduti sulle sedie. Il bombardamento del campo profughi di Al-Shati non si è fermato un solo secondo. I missili lanciati contro il campo, non potevamo né vederli né sentirli. Erano bombe a botte [barrel bombs]. Quando furono sganciate su un blocco residenziale di sei o sette case, le distrussero completamente. La cosa più spaventosa e dolorosa è che questi missili vengono lanciati contro case piene di persone. I corpi nel campo di Al-Shifa sono ancora sotto le macerie. Potevamo sentire l'odore dei cadaveri.
di Alessandro Orsini (post Facebook 21 nov 23)
Lo scrittore e attivista Edward Curtin ha pubbicato una lettera aperta intitolata “Epistola a Robert Kennedy Jr.”. Non solo una lettera di alto valore morale, ma anche una bella lezione di storia.
Caro Bobby,
Come sai, ho sostenuto la tua candidatura alla presidenza ancora prima che tu scendessi in campo, la primavera scorsa. Ti ammiro e credo in te da anni, e quando ti sei candidato ho sperato per la prima volta, dopo decenni, che la tua natura non violenta, affinata dalla tua tragica storia familiare e da una profonda repulsione per le guerre imperiali e per la storia violenta del nostro Paese, avrebbe trionfato e inaugurato una nuova era di pace. Nonostante gli oppositori che ti hanno denigrato fin dall'inizio, ero convinto che avresti scioccato coloro che ti ridicolizzavano e ti diffamavano, e che saresti stato l'uomo capace di portare avanti il discorso del presidente Kennedy all'American University, e di onorare l'eredità sua e di tuo padre di "pace non semplicemente per gli americani, ma per tutti gli uomini e le donne” perché “respiriamo tutti la stessa aria” e “tutti abbiamo a cuore il futuro dei nostri figli” e perchè “siamo tutti mortali”.
Ho pensato che avresti sanato il divario invece di aumentarlo. Vederti inciampare nel tuo cammino, offrendo il tuo pieno sostegno ai leader sionisti di Israele, è stato un duro colpo per me.
Nei giorni scorsi Franco Fracassi ha diffuso la notizia del documento del Ministero dell’Intelligence israeliano nel quale si pianifica la pulizia etnica di Gaza, con relativo trasferimento di tutti i suoi abitanti in Egitto. Ne ha parlato anche il blog di Pepe Escobar [grazie a Komax per la segnalazione]. Fracassi ha fatto una traduzione italiana del documento originale (Franco conosce un pò di ebraico, e si è aiutato con Google). La traduzione quindi potrebbe non essere precisa al 100%, ma il senso del documento traspare chiaramente. Eccolo:
13 ottobre 2023 - UN PIANO PER IL REINSEDIAMENTO E LA RIABILITAZIONE DEFINITIVA IN EGITTO DELL'INTERA POPOLAZIONE DI GAZA: ASPETTI ECONOMICI
Attualmente esiste un’opportunità unica e rara per evacuare l’intera Striscia di Gaza, in coordinamento con il governo egiziano. Questo documento presenterà un piano sostenibile con un’elevata fattibilità economica, che ben si allinea con gli interessi economici e geopolitici dello Stato di Israele, dell’Egitto, degli Stati Uniti e dell’Arabia Saudita. Una sintesi di un piano immediato, realistico e sostenibile per il reinsediamento umanitario e riabilitazione della popolazione araba della Striscia di Gaza.
Lentamente, ci stiamo abituando. Bomba dopo bomba, cadavere dopo cadavere, giorno dopo giorno, lentamente stiamo accettando l’idea che Israele possa portare avanti impunemente il suo sporco lavoro di pulizia etnica in Palestina. E lo stanno facendo sotto gli occhi di tutti, in modo plateale, alternando ogni bombardamento vigliacco dal cielo ad un grido scandalizzato di “avete visto cosa ci hanno fatto il 7 di ottobre!”
Nei nostri salotti televisivi, sistematicamente, i pochi che si battono ancora per conservare un senso di giustizia vengono sopraffatti dai servi di regime che urlano – anche loro fintamente – allo scandalo del 7 ottobre.
Nessuno riesce a vedere al di là di quella data. Esattamente come è successo per l’Ucraina, dove tutto era sembrato iniziare dal nulla il 24 febbraio 2022, oggi in Palestina tutto sembra essere iniziato il 7 di ottobre. Prima non c’era nulla. Prima c’erano due popoli che convivevano pacificamente l’uno accanto all’altro, felici e sereni, e di colpo uno di loro si è svegliato e ha deciso di fare un massacro.
Il nostro rappresentante all’ONU, Maurizio Massari, ha dichiarato che l’Italia non ha firmato la risoluzione (per la richiesta di un cessate il fuoco a Gaza con implementazione di corridoi umanitari ) per tre motivi: 1) mancava una condanna specifica al terrorismo di Hamas, 2) mancava il riconoscimento al diritto di difendersi per uno stato sotto attacco, e 3) mancava una richiesta di rilascio degli ostaggi.
Claudio Messora ha analizzato la risoluzione, e ha scoperto che questo tre elementi – per quanto in forma non specifica – erano tutti già presenti nel testo originale. Ma allora, perchè l’Italia non l’ha firmato?
Questo articolo è stato scritto all’indomani dell’intervento del Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu all’Assemblea generale delle Nazione Unite. Tale intervento si è tenuto meno di un mese fa, il 22 settembre 2023 e ha fatto molto discutere il fatto che Netanyahu mostrò una mappa del Medio Oriente senza Palestina. Alla luce degli eventi di sabato scorso, dell’operazione di Hamas e della reazione di Israele, quella “mappa” di Netanyahu assume un significato particolare...
di Brett Wilkins – CommonDreams
22 SETTEMBRE 2023 - Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha fatto arrabbiare i palestinesi e i loro difensori venerdì dopo aver presentato una mappa del “Nuovo Medio Oriente” senza la Palestina durante il suo discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York.
Parlando ad un’aula in gran parte vuota, Netanyahu – il cui governo di estrema destra è ampiamente considerato il più estremo della storia israeliana – ha mostrato una serie di mappe, inclusa una che non mostrava la Cisgiordania, Gerusalemme Est o Gaza. Questi territori palestinesi sono occupati illegalmente da Israele dal 1967, ad eccezione di Gaza, da cui le forze israeliane si sono ritirate nel 2005, pur mantenendo una stretta economica sulla fascia costiera densamente popolata.
Mi ha sinceramente stupito il vedere, nelle ultime settimane, i maggiori esponenti della stampa di destra strillare all’unisono come galline spennate contro “il terrorismo di Hamas”.
Come se fosse genuino.
Forse i vari Belpietro, Capezzone, Porro e Sallusti non sanno che Hamas è una creazione di Netanyahu, il quale ne ha voluto la nascita, e l’ha poi foraggiata in tutti i modi – politicamente ed economicamente - in modo da poterla utilizzare al momento giusto per perseguire la propria agenda personale.
Se queste cose le dicessi io, lascerebbero il tempo che trovano. Ma le dice Haaretz, una delle più importanti testate giornalistiche israeliane.
Leggi tutto: La Striscia di Sorrento