Moni Ovadia fiume in piena contro il sionismo. Spiega la distinzione storica fra ebrei askenaziti e sefarditi. Descrive la sua situazione di paria nella comunità ebraica italiana. Invita al boicottaggio sistematico di Israele come unica risorsa per fermare il genocidio in corso.
di Clara Statello
Il terrore scuote di nuovo la Federazione Russa, l’ultima notte di maggio: due ponti crollano su due linee ferrate, al passaggio di due treni. I disastri si susseguono a poche ore uno dall’altro, nelle regioni di Bryansk e Kursk, al confine con l’Ucraina.
Non si tratta di un incidente fatale, il cedimento è la conseguenza di esplosioni provocate da cariche piazzate ai piedi e lungo il sostegno delle infrastrutture. È un attentato terroristico, pianificato al millimetro. Entrambi i ponti crollano precisamente sulle locomotive, che deragliano trascinando con sé i vagoni in testa.
La prima esplosione è avvenuta sabato notte alle ore 22:50, sulla tratta ferroviaria Vygonichi-Pilshino, nella regione di Bryansk, provocando il deragliamento del treno Klimov-Mosca, che trasportava 379 persone. Una strage: 7 morti, tra cui un macchinista, e una settantina di feriti, più della metà in ospedale. Tra questi tre bambini e un neonato di pochi mesi in gravi condizioni.
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Mentana si arrampica sugli specchi pur di non ammettere che a Gaza è in corso un genocidio. Ma le sue stesse parole lo smentiscono.
In questa intervista esclusiva rilasciata a Telecolor, il candidato rumeno George Simion, già vincitore con ampio margine del primo turno elettorale, denuncia il broglio messo in atto contro di lui dal potere di Bruxelles nella tornata finale. Denuncia inoltre la dichiarazione di Pavel Durov, proprietario di Telegram, al quale è stato chiesto espressamente dai servizi francesi di boicottare Simion. (Dal minuto 4.40).
Mentre gli occhi del mondo sono puntati su Gaza, i sionisti stanno rapidamente portando avanti la loro agenda di conquista ed espropriazione dei territori in Cisgiordania.
Lontani dalle bombe della striscia, i coloni continuano a venire armati dal governo di Netanyahu, e proseguono con le loro razzie, le violenze e i soprusi contro i palestinesi, sotto lo sguardo tollerante dell’esercito e della polizia.
Quando a Gaza piovono bombe da una tonnellata ciascuna, il massacro di un paio di famiglie palestinesi in Cisgiordania non fa più nemmeno notizia.
Altrettanto silenziosamente, il governo di Tel Aviv sta approvando nuove leggi che permettono ai coloni in Cisgiordania di registrare legalmente a proprio nome le terre che occupano illegalmente, espropriando di fatto i proprietari palestinesi.
Il prossimo 8 giugno si rinnova automaticamente il memorandum militare Italia-Israele. Un memorandum che se non revocato, continuerà a garantire la "cooperazione militare e di difesa" tra i due Paesi, ma che continuerà anche a contribuire al genocidio a Gaza.
Per questo motivo 10 giuristi hanno deciso di diffidare il governo per bloccare il rinnovo automatico. Una diffida presentata da Michele Carducci, Veronica Dini, Domenico Gallo, Ugo Giannangeli, Fausto Giannelli, Fabio Marcelli, Ugo Mattei, Luigi Paccione, Luca Saltalamacchia e Gianluca Vitale – rappresentati dallo studio legale Paccione di Bari. Due i profili di possibile incostituzionalità: le violazioni dei diritti umani compiute da Israele e il mancato rispetto del diritto all’informazione dei cittadini italiani.
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Questa è l’introduzione che Maria Zakharova ha scritto per il libro di Vincenzo Lorusso (Donbass Italia):
Il libro che teniamo tra le mani è allo stesso tempo uno studio, una testimonianza e un forte gesto giornalistico, morale e politico.
Il giornalista e reporter italiano Vincenzo Lorusso affronta il fenomeno della «russofobia» non come un'anomalia politica momentanea, ma come una stabile costruzione culturale e storica, le cui radici affondano nella tradizione pseudo-intellettuale occidentale. Non a caso l'autore inizia la sua narrazione con la figura di Fëdor Dostoevskij, un pensatore così profondamente consapevole delle contraddizioni interne alla cultura occidentale che ancora oggi i suoi testi suscitano preoccupazione tra coloro che aspirano all'unificazione intellettuale e alla semplicità ideologica.
La «russofobia», come dimostrato in modo convincente in quest'opera, non è un'emozione spontanea, ma uno strumento di pressione politica, di giustificazione dell'aggressione, di sostituzione di concetti e di deformazione della memoria.
Il colonialismo classico ha sempre funzionato nello stesso modo: una nazione forte invadeva una nazione più debole, ne prendeva il controllo, e restava lì a comandare per sfruttarne le risorse economiche. Ma lasciava in loco tutti i suoi abitanti, i quali diventavano semplicemente nuovi schiavi/sudditi dell’impero.
E’ successo così per l’India, colonizzata dagli inglesi, per il Brasile, colonizzato dai portoghesi, per il resto dell’America Latina, colonizzata dagli spagnoli, o per varie nazioni africane e asiatiche, colonizzate nel tempo da francesi, portoghesi, olandesi, ecc.
Solo in tre casi, nella storia recente, i colonialisti invasori hanno sistematicamente rimosso la popolazione locale, prendendo fisicamente il suo posto. Gli Stati Uniti, l’Australia e Israele.
Il nostro silenzio istituzionale non solo permette, ma incoraggia i crimini di guerra di Israele.
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