di Guido Dalla Casa
Premesse
Nel 1927 il fisico tedesco Werner Heisenberg (Fisica e Filosofia, Natura e Fisica Moderna) formulò il suo famoso principio di indeterminazione con il quale veniva introdotta inevitabilmente l’osservazione (cioè la mente) in tutti i fenomeni e in tutti i processi. Negli studi e nei comportamenti successivi si sarebbe dovuto tener conto che si stava trattando sempre con entità miste di mente-materia, ormai inscindibili. Niels Bohr mise ordine nell’intuizione-dimostrazione di Heisenberg codificandola nell’interpretazione di Copenhagen.
Inizialmente alcuni interpretarono le conseguenze del principio di indeterminazione come una riproposta di mettere al centro l’osservatore umano, ma questa interpretazione ebbe breve durata: infatti l’”osservatore” poteva benissimo essere qualcos’altro, qualcosa di non-umano.
Oggi possiamo sintetizzare la situazione con queste parole del fisico italiano Carlo Rovelli: “Il problema dell’interpretazione di Copenaghen è proprio questo: cioè non si dice mai cosa si intenda per osservatore. È per questo che è stata poi formulata la cosiddetta interpretazione relazionale, una versione moderna e più completa di quella di Copenaghen, che cerca di ripulirla dai suoi aspetti confusi e chiarirne le conseguenze. Nell’interpretazione relazionale, qualunque sistema fisico – anche un fotone, dunque – può essere considerato come osservatore. … Tutte le quantità fisiche, in questo senso, sono relazionali”.
Insomma, non esistono oggetti permanenti e autonomi, ma esistono solo relazioni (psicofisiche).
di Hugo van der Zee
Democrazia significa letteralmente "governo del popolo". In realtà non è un termine corretto, perché in una democrazia il governo è formato solo da una parte del popolo, al meglio dalla maggioranza. Questa è una debolezza della democrazia ed è sempre stata criticata. A volte si parla di "tirannia della maggioranza". In sua difesa, si sostiene spesso che la democrazia non è una forma di governo perfetta, ma che funziona ed è la cosa meno peggio che possiamo avere.
Ma è vero? Funziona davvero? Non esiste davvero una forma di governo che può funzionare meglio? Queste domande possono essere discusse, ma veri cambiamenti all'attuale forma di governo e una cosa è inconcepibile in politica. Sembra quindi che abbiamo intrapreso un percorso in cui non è possibile invertire la rotta.
La maggior parte dei Paesi del mondo sono oggi democrazie, essendo diventati tali solo negli ultimi secoli. È stato un processo spesso non volontario. Molte democrazie attuali lo sono diventate "a colpi di baionetta". Quando i media e i politici parlano di democrazia sembra avere uno status religioso. Ogni volta che vengono mosse critiche di fondo ai governi, o che vengono portate alla luce questioni serie, sentiamo spesso i media e i politici affermare che c'è un "pericolo per la democrazia". Se la democrazia fosse compromessa, porterebbe irrimediabilmente al caos e forse a una dittatura.
In queste ore sta prendendo piede sui social una curiosa analogia: Spalletti come Biden. Esattamente come al presidente USA, dopo una performance deludente, viene chiesto a gran voce di dimettersi, così oggi a Luciano Spalletti, dopo la figura pietosa fatta agli europei dalla nostra nazionale, viene chiesto di andarsene a casa.
Ed esattamente come Biden, che ha detto “no, io rimango”, ora anche Spalletti dice "responsabilità mia, ma vado avanti". Non lo trovate fantastico? Da una parte un presidente degli Stati Uniti, ormai bollito e chiaramente incapace di comandare, che si interstardisce a restare comunque allla guida della nazione, dall’altra un tecnico che riesce ad ammettere, nella stessa frase, che la responsabilità della figuraccia è sua, ma che lui resta comunque a guidare la nazionale. Come se le due cose non fossero minimamente collegate.
Un grazie a Matteo Gracis per aver ripubblicato questo meraviglioso discorso di Silvano Agosti.
Ogni anno mi viene voglia di scrivere su Sanremo, poi ci rinuncio. Oggi invece ci provo. Non voglio parlare della competizione canora, ovviamente, ma del carrozzone mediatico che le gira intorno. O meglio, vorrei cercare di capire come una semplice competizione canora si possa trasformare in carrozzone mediatico di importanza nazionale.
Secondo me il termine giusto per definire questo fenomeno è autopoiesi, ovvero la generazione di qualcosa da sè stesso. Si parte da uno semplice concorso di canzonette, nel quale presentatori e cantanti si alternano sul palcoscenico per intrattenere il pubblico. E questo potrebbe essere un evento limitato ad una qualunque località della riviera, del quale al massimo si parla sui giornali locali. Ma se i media nazionali decidono di dare importanza all’evento, ecco che l’evento stesso – senza cambiare di una virgola nei suoi contenuti – diventa qualcosa di diverso. Diventa famoso per il fatto stesso che se ne parli.
Sono ormai cinque giorni che le tv nazionali ci sfiniscono con la storia della “prigioniera incatenata” e delle celle ungheresi sporche con le cimici (come se nelle celle italiane passassero l’aspirapolvere tre volte al giorno). Cinque giorni in cui il nulla più assoluto è stato fatto diventare – nuovamente – l’argomento della settimana.
Nel frattempo è passata decisamente in secondo piano la scandalosa notizia della condanna irrisoria ricevuta dallo youtuber che ha ucciso con la Lamborghini a noleggio un bimbo di 5 anni. 4 anni da scontare ai domiciliari, due lacrime di coccodrillo e un poco convincente “chiedo scusa non lo faccio più”. Al giovane, spiegano i giornali, “sono state riconosciute le attenuanti generiche”. Da cui la pena irrisoria.
Come scrive giustamente Claudio Messora, “Quattro anni e quattro mesi…. Da scontare a casa! Che significa coglionarsi sulla play, mentre la mamma piange sulla tomba del figlioletto. Che poi figurati se non verranno ridotti. Non c’entra essere giustizialisti, non c’è nessuna proporzione fra il danno causato e la pena da sopportare. Nessuna.”
Negli ultimi anni sta prendendo piede una nuova tecnica per confondere il pubblico ed allontanarlo dalla verità. È la menzogna spudorata, che viene usata contro un fatto palese, con lo scopo di confondere le idee al grande pubblico. Anche se la menzogna cozza platealmente con i fatti riscontrabili.
Prendiamo tre esempi: il sabotaggio al NorthStream 2, il bombardamento dell’ospedale di Al-Shifa a Gaza, l’abbattimento dell’Iliushin dell’altro ieri.
In tutti e tre i casi, il colpevole sembra evidente, perchè lo dice la logica del cui prodest. A chi, se non agli americani, può interessare distruggere un gasdotto che porta gas dalla Russia all’europa? Non certo ai russi. A chi, se non a Israele, può interessare bombardare un ospedale di Gaza? Non certo ai palestinesi. A chi può interessare che venga abbattuto un aereo militare russo? Nuovamente, non certo ai russi (che mai manderebbero un aereo carico di missili in zona nemica).
Questa sera (alle 8.30) dobbiamo scegliere fra Quaglia e Mattarella.
"Reunion" di famiglia con Margherita e Roberto, per commentare i fatti più importanti dell'anno appena trascorso.
Coloro che vogliono una “cultura fluida”, dove i valori vengono intenzionalmente rimescolati in un calderone indecifrabile, oggi possono dirsi contenti.
Mi riferisco al caso Depardieu, l’attore francese che è stato accusato da una dozzina di donne di molestie sessuali, a difesa del quale è arrivato addirittura in soccorso il presidente Macròn. “Depardieu non si tocca” ha detto sostanzialmente Macròn, “è un monumento del cinema nazionale, basta attacchi contro di lui”.
Altri (una cinquantina di “intellettuali” francesi) hanno addirittura firmato una lettera nella quale si sostiene che “chi attacca Depardieu attacca l’arte”. Praticamente, siccome Depardieu ha fatto dei bei film, lui può avere il diritto di molestare e violentare chi vuole, altrimenti insorge l’intellighenzia.
Vorrei proporre agli utenti un sondaggio di opinione sulla questione di Mario Roggero, il gioielliere che ha ucciso due rapinatori ed è stato condannato a 17 anni di carcere.
I video di sorveglianza sembrano inchiodarlo: lui insegue i rapinatori fuori dal negozio, gli spara e li uccide. Ma Roggero, ieri sera su Rete4, ha raccontato la sua versione dei fatti, che sembrerebbe estendere anche fuori dal suo negozio il principio di legittima difesa (non sapeva se avessero preso la moglie, quando ha raggiunto il rapinatore questo era ancora armato, ecc).
Naturalmente, dopo aver ricevuto il pieno appoggio di Salvini, la questione è diventata anche politica. La difesa è sempre legittima?
Leggi tutto: La mente della natura