di Lorenzo Merlo
Era il 2 giugno 1946. La guerra si era appena spenta. Gli italiani con un referendum, scelsero di istituire una Repubblica in successione al monarchico Regno d'Italia che sussisteva dal 1861. La nuova condizione era soprattutto spirituale. Tutto il resto erano macerie e fame.
Da quei momenti gli italiani tutti si rimboccarono le maniche sospinti dalla certezza di poter andare oltre il conflitto nazionale e civile appena terminato, attratti dalla luce di un futuro totalmente nelle loro braccia e nei loro occhi.
Nel 1948 si svolsero le prime elezioni politiche che videro il 97% di votanti. Fin da subito emerse uno schieramento tra la fazione cattolica (Democrazia Cristiana) e quelle socialista e comunista (Partito Socialista Italiano e Partito Comunista Italiano) che avrebbe battagliato e caratterizzato la vita politica del Belpaese nei decenni a venire.
L'anno precedente, il 1947, aveva visto il varo del Piano Marshall. Un progetto statunitense per aiutare l'Europa a riprendersi dal disastro della guerra. (Solo molti anni dopo, si insinuerà l'idea che quel piano fosse una strategia americana per mantenere l'egemonia economica e militare mondiale).
Un utente di contro.tv ha mandato una domanda ieri in trasmissione. La ripubblico integralmente, perchè pone un problema importante: perchè noi (italiani) siamo così inefficaci nelle proteste in piazza, in confronto ad esempio ai tedeschi? Ecco la lettera:
Sabato a Roma si è svolta la Marcia della Liberazione . Conosciamo gli organizzatori della manifestazione e la piattaforma programmatica inoltre gran parte degli intervenuti sono volti noti e apprezzati nell'ambiente dei dissenzienti e dell'informazione indipendente.
La qualità delle argomentazioni e la lucidità delle opinioni espresse non possono però impedirci di constatare la modestia del risultato raggiunto in termini di partecipazione popolare.
di Hugo van der Zee
Per molte persone è ormai ovvio che le fonti regolari di notizie non servono per informarci su questioni importanti. Per questo motivo le persone si rivolgono sempre più spesso a fonti di informazione alternative. Tuttavia, sta diventando sempre più difficile diffondere informazioni attraverso i canali consueti. Quest'anno, centinaia di libri sono stati rimossi da piattaforme online come Amazon perché "non rispettano le norme". In molti casi si tratta di libri che hanno venduto bene e hanno avuto buone recensioni. Le case editrici rifiutano questi libri e motori di ricerca come Google li nascondono. Non si tratta solo di libri, ma anche migliaia di filmati e testi online vengono cancellati. Tutto quello che non rientra nella narrativa ufficiale è soggetto a essere cancellato senza avviso e senza possibilità di ricorrere. È un moderno 'falò di libri’ di una portata senza precedenti, e passa praticamente inosservato.
D'altra parte, ci sono scrittori che vengono promossi, come lo scrittore Israeliano Yuval Harari. I suoi libri sono stati tradotti in molte lingue e sono esposti nelle prime file delle librerie. Harari è ospite di talk show, tiene conferenze in tutto il mondo ed è invitato a parlare in incontri mondiali come Davos 2020 (un incontro organizzato da World Economic Forum).
Il bestseller di Harari 'Sapiens' è la storia dell'umanità. È un argomento sul quale, naturalmente, sono state fatte molte ricerche e sono stati scritti tanti libri. Sapiens è un bestseller, ma ha ricevuto meno riconoscimenti da parte di storici e antropologi. Il libro contiene serie lacune, e conclusioni che mancano tanto di buon senso quanto di fondamento scientifico. Sono state pubblicate varie critiche nei confronti di ‘Sapiens’. Secondo l'antropologo canadese Charles Hallpike, che ha pubblicato un'ampia critica su Sapiens, il libro ‘Sapiens’ contiene così tanti errori fondamentali che si può al massimo definire come "infotainment".
[Questo articolo mi è stato spedito da una ragazza che vuole restare anonima].
Hai 20 anni? Allora hai il mondo il mano, puoi fare tutto e avere tutto, sempre che tu sia ricco, se no puoi pure prendere i tuoi sogni, chiuderli in un cassetto e, per i nostalgici, aprirlo la sera quando torni dal turno di 12 ore.
Li puoi guardare un po’, i più temerari possono pure fantasticare, ma mi raccomando, alla fine richiudi il cassetto accendi la tv e addormentati per ricominciare la mattina dopo con il sorriso sulle labbra, perché il mondo è questo che richiede.
Quando siamo bambini i nostri sogni sono infiniti. Vogliamo essere astronauti, cantanti, principesse. Quando cresciamo, ma neanche troppo, già alle scuole medie, i canoni iniziano a essere più realistici. Per fare l’astronauta sei nato nel posto, nella famiglia e spesso nel corpo sbagliato, quindi scendi di un gradino e inizi a voler essere dottore, poliziotto, veterinario.
In questo video, James Corbett traccia un interessante parallelo fra gli eventi dell’11 settembre, che hanno portato alla “guerra al terrorismo globale” e gli eventi del covid 19, che stanno portando ad un nuovo stato di polizia globale.
Grazie a Pandroid per i sottotitoli in italiano (per attivarli cliccate sulla rotella dei comandi).
di Lorenzo Merlo
Gli stati sono strutture. Architetture desiderate, pensate, progettate, realizzate. Sono destinati a contenere un corpo sociale. Prevedono gangli di controllo e/o gestione normalmente chiamato “sistema”.
Il sistema tende a funzionare secondo la concezione auspicata in modo direttamente proporzionale all’ubbidienza degli elementi privati e associativi che in esso sono ammessi dal sistema stesso.
La disobbedienza mette in crisi il funzionamento e la sopravvivenza dell’organismo sistema.
In tempo di bassa consapevolezza generale il sistema adotta metodi di controllo e gestione ad essa confacenti e soddisfacenti. Quando il gradiente di consapevolezza generale tende a crescere, il sistema a sua volta evolve. Ciò che andava bene prima perde di efficienza e diviene necessario escogitare adeguate infrastrutture.
di Stefano Re
Perché anche di fronte ad evidenze innegabili, molte persone rifiutano di considerare possibile che un governo li abbia ingannati, sfruttati, o persino abbia sacrificato volontariamente migliaia di loro concittadini? Perché anche di fronte ai documenti che lo provano così tante persone rifiutano di accettare che medici e funzionari della sanità siano al soldo delle case farmaceutiche? Perché nemmeno davanti alle evidenze più chiare si rifiuta di accettare che una spiegazione ufficiale sia semplicemente una montagna di bugie?
Mostri l’evidenza che la versione ufficiale è una menzogna, ti rispondono: “e allora come lo spieghi tu?” – come se necessitasse una spiegazione alternativa per accettare che quella ufficiale è falsa.
Mostri l’evidenza che un professionista blasonato mente, ti rispondono: “e tu che titoli hai?” – come se necessitasse un qualche titolo accademico per accorgersi che un titolato accademico sta mentendo.
Mostri l’evidenza che una strategia definita utile è inutile, rispondono: “mi fido di loro” – come se il punto fosse “di chi fidarsi” e non semplicemente valutare secondo logica delle evidenze.
Ma perché? Premesso che non si tratta, il più delle volte, di soggetti con insufficienti funzionalità cerebrali, che cosa limita l’accesso stesso alla logica da parte di queste persone?
Sono passati pochi giorni dalla scelta di Kamala Harris da parte di Joe Biden per la candidatura alla vice-presidenza, e arriva il primo allocco del mainstream che è cascato nella messinscena del “scegliamo una donna per i ruoli importanti”.
L’allocco di turno si chiama Linda Laura Sabbadini, che ha scritto per La Stampa un articolo intitolato “Aspettando la Kamala italiana” che inizia così: “Kamala Harris. La prima donna nera candidata alla vice presidenza negli Stati Uniti. Una donna fiera delle sue radici indiane e giamaicane, forte del grande esempio materno che lei con determinazione rivendica. Ma quando potremo avere la nostra Kamala? E perché siamo così indietro? Quando la nostra Ursula von der Leyen? Quando la nostra Angela Merkel?Mai una donna Presidente della Repubblica, mai una presidente del Consiglio, mai una donna a capo della Banca d'Italia.”
Poverina. La Sabbadini intendo, non la Harris.
La casa di cosmetici l’Oreal ha deciso di eliminare da tutti i suoi prodotti le parole “bianco” e “sbiancante”, così come ogni riferimento ai termini “chiaro” e “schiarente” dalle creme per la pelle
Anche la Unilever, altro colosso della chimica mondiale, ha deciso di togliere il termine “fair” (chiaro) da una crema sbiancante per la pelle. La Unilever ha detto che non useranno più parola “fair” perchè da oggi vogliono “celebrare tutti i toni della pelle”.
Di contro la scuderia Mercedes ha deciso che il colore della sua monoposto, per il prossimo campionato di Formula 1, sarà nero. Il direttore della scuderia, Toto Wolff, ha dichiarato: "Razzismo e discriminazione non hanno posto nella nostra società, nel nostro sport, nella nostra squadra: è un principio fondamentale per Mercedes".
Ieri sera ho visto la trasmissione di Giletti “Non è l’arena”. Non so se se si trattasse di una puntata ex-novo, oppure di un montaggio di puntate precedenti, ma quello che ho visto mi ha lasciato di sale.
Giletti infatti ha mostrato l’audizione, praticamente integrale, che Nino di Matteo ha rilasciato di fronte alla commissione parlamentare antimafia riguardante la sua mancata nomina a direttore del DAP da parte del ministro Bonafede.
Era una storia che conoscevamo già, nei suoi termini generali, ma sentire quel racconto dettagliato, quasi minuto per minuto, nel quale un ministro offre a un magistrato una certa posizione, e poi quando questi accetta, lui gli rivela di non potergliela più assegnare “perchè ci sono stati dinieghi o mancati gradimenti”, è una cosa che fa rabbrividire.
di Pietro Ratto
Ill.mo Presidente del Consiglio Giuseppe Conte,
a pochi giorni dal 75° anniversario della Liberazione, il Suo popolo si trova a vivere, ormai da quasi due mesi, un’emergenza senza precedenti. Un’emergenza che costringe gli italiani a una reclusione forzata tanto più opprimente quanto più ci si concentra proprio sull’imminente ricorrenza di questo nuovo 25 aprile.
Da quel 1945 ad oggi, infatti, mai come quest’anno il Suo popolo ha avvertito, in tutta la sua dirompenza, il forte anelito alla Libertà. Una Libertà fisica – che è possibilità indiscriminata di movimento, di circolazione, di ritorno alla vita di tutti i giorni e di ricongiungimento sociale – ma anche, e soprattutto, una Libertà morale e intellettuale, che si traduce in un inestinguibile desiderio di confronto, di dialogo e di comprensione profonda, anche e soprattutto in riferimento a quanto ci sta capitando.
Il sacrificio che, da molte settimane, Lei sta chiedendo e imponendo al Suo popolo, Signor Presidente, non può quindi non venir ricambiato da un Suo preciso impegno nei confronti di questa esigenza di chiarezza che, da molte parti ormai, si sta facendo prepotentemente strada. Un’esigenza, come dicevo, intimamente connessa con quel desiderio di Libertà che le sue inestirpabili radici affonda nella Costituzione, nelle istituzioni democratiche e, ancor più, nella nostra più intima e irrinunciabile Natura. Siamo Uomini, Presidente. E, come tali, vogliamo capire.
A nome di tutti coloro che vorranno condividere, in tutti i modi possibili, questa mia istanza, Le chiedo quindi di approfittare della ricorrenza che ci attende, per far luce – in nome di quella Libertà e di quella Democrazia a cui, in quanto italiani e soprattutto uomini, mai rinunceremo – sulle seguenti questioni:
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