In questo video, James Corbett traccia un interessante parallelo fra gli eventi dell’11 settembre, che hanno portato alla “guerra al terrorismo globale” e gli eventi del covid 19, che stanno portando ad un nuovo stato di polizia globale.
Grazie a Pandroid per i sottotitoli in italiano (per attivarli cliccate sulla rotella dei comandi).
di Lorenzo Merlo
Gli stati sono strutture. Architetture desiderate, pensate, progettate, realizzate. Sono destinati a contenere un corpo sociale. Prevedono gangli di controllo e/o gestione normalmente chiamato “sistema”.
Il sistema tende a funzionare secondo la concezione auspicata in modo direttamente proporzionale all’ubbidienza degli elementi privati e associativi che in esso sono ammessi dal sistema stesso.
La disobbedienza mette in crisi il funzionamento e la sopravvivenza dell’organismo sistema.
In tempo di bassa consapevolezza generale il sistema adotta metodi di controllo e gestione ad essa confacenti e soddisfacenti. Quando il gradiente di consapevolezza generale tende a crescere, il sistema a sua volta evolve. Ciò che andava bene prima perde di efficienza e diviene necessario escogitare adeguate infrastrutture.
di Stefano Re
Perché anche di fronte ad evidenze innegabili, molte persone rifiutano di considerare possibile che un governo li abbia ingannati, sfruttati, o persino abbia sacrificato volontariamente migliaia di loro concittadini? Perché anche di fronte ai documenti che lo provano così tante persone rifiutano di accettare che medici e funzionari della sanità siano al soldo delle case farmaceutiche? Perché nemmeno davanti alle evidenze più chiare si rifiuta di accettare che una spiegazione ufficiale sia semplicemente una montagna di bugie?
Mostri l’evidenza che la versione ufficiale è una menzogna, ti rispondono: “e allora come lo spieghi tu?” – come se necessitasse una spiegazione alternativa per accettare che quella ufficiale è falsa.
Mostri l’evidenza che un professionista blasonato mente, ti rispondono: “e tu che titoli hai?” – come se necessitasse un qualche titolo accademico per accorgersi che un titolato accademico sta mentendo.
Mostri l’evidenza che una strategia definita utile è inutile, rispondono: “mi fido di loro” – come se il punto fosse “di chi fidarsi” e non semplicemente valutare secondo logica delle evidenze.
Ma perché? Premesso che non si tratta, il più delle volte, di soggetti con insufficienti funzionalità cerebrali, che cosa limita l’accesso stesso alla logica da parte di queste persone?
Sono passati pochi giorni dalla scelta di Kamala Harris da parte di Joe Biden per la candidatura alla vice-presidenza, e arriva il primo allocco del mainstream che è cascato nella messinscena del “scegliamo una donna per i ruoli importanti”.
L’allocco di turno si chiama Linda Laura Sabbadini, che ha scritto per La Stampa un articolo intitolato “Aspettando la Kamala italiana” che inizia così: “Kamala Harris. La prima donna nera candidata alla vice presidenza negli Stati Uniti. Una donna fiera delle sue radici indiane e giamaicane, forte del grande esempio materno che lei con determinazione rivendica. Ma quando potremo avere la nostra Kamala? E perché siamo così indietro? Quando la nostra Ursula von der Leyen? Quando la nostra Angela Merkel?Mai una donna Presidente della Repubblica, mai una presidente del Consiglio, mai una donna a capo della Banca d'Italia.”
Poverina. La Sabbadini intendo, non la Harris.
La casa di cosmetici l’Oreal ha deciso di eliminare da tutti i suoi prodotti le parole “bianco” e “sbiancante”, così come ogni riferimento ai termini “chiaro” e “schiarente” dalle creme per la pelle
Anche la Unilever, altro colosso della chimica mondiale, ha deciso di togliere il termine “fair” (chiaro) da una crema sbiancante per la pelle. La Unilever ha detto che non useranno più parola “fair” perchè da oggi vogliono “celebrare tutti i toni della pelle”.
Di contro la scuderia Mercedes ha deciso che il colore della sua monoposto, per il prossimo campionato di Formula 1, sarà nero. Il direttore della scuderia, Toto Wolff, ha dichiarato: "Razzismo e discriminazione non hanno posto nella nostra società, nel nostro sport, nella nostra squadra: è un principio fondamentale per Mercedes".
Ieri sera ho visto la trasmissione di Giletti “Non è l’arena”. Non so se se si trattasse di una puntata ex-novo, oppure di un montaggio di puntate precedenti, ma quello che ho visto mi ha lasciato di sale.
Giletti infatti ha mostrato l’audizione, praticamente integrale, che Nino di Matteo ha rilasciato di fronte alla commissione parlamentare antimafia riguardante la sua mancata nomina a direttore del DAP da parte del ministro Bonafede.
Era una storia che conoscevamo già, nei suoi termini generali, ma sentire quel racconto dettagliato, quasi minuto per minuto, nel quale un ministro offre a un magistrato una certa posizione, e poi quando questi accetta, lui gli rivela di non potergliela più assegnare “perchè ci sono stati dinieghi o mancati gradimenti”, è una cosa che fa rabbrividire.
di Pietro Ratto
Ill.mo Presidente del Consiglio Giuseppe Conte,
a pochi giorni dal 75° anniversario della Liberazione, il Suo popolo si trova a vivere, ormai da quasi due mesi, un’emergenza senza precedenti. Un’emergenza che costringe gli italiani a una reclusione forzata tanto più opprimente quanto più ci si concentra proprio sull’imminente ricorrenza di questo nuovo 25 aprile.
Da quel 1945 ad oggi, infatti, mai come quest’anno il Suo popolo ha avvertito, in tutta la sua dirompenza, il forte anelito alla Libertà. Una Libertà fisica – che è possibilità indiscriminata di movimento, di circolazione, di ritorno alla vita di tutti i giorni e di ricongiungimento sociale – ma anche, e soprattutto, una Libertà morale e intellettuale, che si traduce in un inestinguibile desiderio di confronto, di dialogo e di comprensione profonda, anche e soprattutto in riferimento a quanto ci sta capitando.
Il sacrificio che, da molte settimane, Lei sta chiedendo e imponendo al Suo popolo, Signor Presidente, non può quindi non venir ricambiato da un Suo preciso impegno nei confronti di questa esigenza di chiarezza che, da molte parti ormai, si sta facendo prepotentemente strada. Un’esigenza, come dicevo, intimamente connessa con quel desiderio di Libertà che le sue inestirpabili radici affonda nella Costituzione, nelle istituzioni democratiche e, ancor più, nella nostra più intima e irrinunciabile Natura. Siamo Uomini, Presidente. E, come tali, vogliamo capire.
A nome di tutti coloro che vorranno condividere, in tutti i modi possibili, questa mia istanza, Le chiedo quindi di approfittare della ricorrenza che ci attende, per far luce – in nome di quella Libertà e di quella Democrazia a cui, in quanto italiani e soprattutto uomini, mai rinunceremo – sulle seguenti questioni:
Oggi ho ricevuto questa mail, fra le tante. La pubblico con il consenso della scrivente, dopo aver rimosso il suo nome. Sono certo che gli utenti del sito avranno parole utili per lei. Non siamo soli, nessuno di noi lo è.
Gentile sig. Mazzucco, le scrivo perchè sento la necessità di parlare con qualcuno che mi ispiri e dopo il suo servizio a proposito della censura ho pensato a lei.
Intanto complimenti per il lavoro che sta facendo, alcune mie colleghe, amiche ed io la sosteniamo nel nostro piccolo inoltrando il video e parlandone con chi ci sembra fornito di mente elastica e disposto quindi a mettersi in gioco (purtroppo solo una piccola minoranza!). Ora vorrei raccontarmi a lei sperando di avere risposte o comunque motivazioni per non abbattermi maggiormente.
di Stefano Re
Come alcuni tra i miei lettori sanno bene, in anni passati mi sono occupato di tecniche di interrogatorio. Le ho studiate, ne ho elaborate, ne ho applicate e ne ho insegnate. Una delle fasi più importanti di un interrogatorio consiste nella preparazione del soggetto all’interrogatorio vero e proprio, che è a tutti gli effetti un processo di seduzione. Ci sono interrogatori assai simili ad uno stupro e altri assai simili a un dolce corteggiamento, ma il finale consiste comunque nello stesso atto: fottere l’interrogato. Nel cervello, ovviamente, non necessariamente nel corpo, anche se c’è chi si prende anche quel genere di libertà.
di Stefano Re
Dopo quasi cent’anni di democrazia, finalmente ci siamo accorti che alla maggioranza delle persone non importa affatto essere libera. Anzi, quel che desiderano è esattamente il contrario.
Desiderano che qualcuno gli dica che cosa fare e come farlo. E che obblighi chiunque a farlo. Desiderano che qualcuno gli venga presentato come “esperto” per potergli ubbidire sentendo di stare facendo “la cosa giusta”. E istintivamente indirizzano le proprie frustrazioni ed angosce contro chiunque non si allinei, contro chiunque dissenta o metta in discussione gli ordini dell’esperto cui essi vogliono obbedire.
Poco importa se l’esperto non ne sappia in effetti più di loro: la sua funzione non è realmente quella di aiutare ad analizzare, affrontare o persino risolvere un problema, bensì soltanto quella di scrollare di dosso alla massa la responsabilità di decidere. Fornire ai molti l’alibi per ubbidire, sentendosi anche tanto, tanto intelligenti. E soprattutto, sentendosi “liberi”.
di Ernesto Melappioni
Si è vero, ci è stata tolta la libertà. Non possiamo uscire più del dovuto e dobbiamo rispettare delle regole ferree. In pochi giorni è cambiato radicalmente lo stile di vita di milioni di italiani.
Ma aldilà di tutto, aldilà delle teorie del complotto, aldilà di questi governi di usurai e malfattori, aldilà degli assalti ai treni e ai supermercati. Aldilà di questo cazzo di coronavirus vero o falso che sia...
Fermatevi un attimo. Chiudete gli occhi e fate un bel respiro. E rispondete dentro di voi a questa domanda: ma quale libertà c'è stata tolta?
Quella di correre ogni giorno verso il nulla senza fermarci un attimo. Senza avere una singola goccia di tempo a disposizione per chiederci chi siamo veramente.
Traffico, mezzi pubblici, smog lavoro stressante. Immersi in rumori meccanici logoranti dalla mattina alla sera, anche durante la notte se nel weekend si ha voglia di distrarci tuffandoci nella movida o dentro un cinema o ristorante che sia.
Distrarci da cosa poi?
Leggi tutto: Covid-911: dalla sicurezza nazionale alla bio-sicurezza