La tragica morte di Giulia Cecchettin ha risvegliato le menti migliori del nostro panorama intellettuale. Fra queste eccelle Elly Schlein, che ha subito trasformato la tragedia in una critica alla “società patriarcale”, rappresentata ovviamente dalla “destra maschilista e retrograda” di Meloni e Salvini.
Ma non c’è saggio, opinionista o sociologo che non abbia fornito la sua analisi preconfezionata, e la sua soluzione certa: “Bisogna agire sulla famiglia” dice uno. “No, dobbiamo introdurre a scuola dei corsi di affettività” dice l’altra. “No, è colpa dei videogames e delle canzoni rap, che sono violente e non rispettano le donne” dice un terzo.
Non si comprende il motivo, ma questo omicidio dettato dalla gelosia ha scatenato un dibattito a livello nazionale che mille altri episodi simili non avevano mai scatenato.
Secondo voi perchè?
Penso di non essere l’unico ad essere rimasto profondamente colpito dalla tragedia di Caselle. L’idea che un aereo della pattuglia acrobatica si schianti al decollo, e vada a colpire casualmente un’auto di passaggio, che si trovava proprio in quel momento sulla traiettoria dello schianto, ha qualcosa di sconcertante. Tutti noi avremo pensato “bastava che passasse cinque secondi prima, oppure cinque secondi dopo, e non sarebbe successo nulla di grave”.
E invece, l’auto è passata PROPRIO in quel momento.
Ho provato ad immaginare gli ultimi quindici minuti prima della tragedia, “sincronizzando” mentalmente su uno split-screen (uno schermo diviso a metà) le azioni del pilota da un lato, e quelle della sfortunata famiglia dall’altro.
Siamo a –15 minuti dal momento X. Sullo schermo di sinistra vediamo il pilota che sale la scaletta dell’aereo e si sistema nel suo sedile. Sullo schermo di destra, il padre apre la portiera posteriore dell’auto, e sistema la bambina nel suo seggiolino.
A sinistra, il pilota si allaccia le cinture di sicurezza, a destra il padre allaccia la cintura di sicurezza della bambina. Contemporaneamente, si sentono i due “clack” delle cinture che si chiudono.
Negli ultimi commenti liberi un utente ha scritto questo messaggio, che evidenzia un problema che molti di noi sentono da vicino:
“A questo punto Massimo io ti chiederei con tutto il cuore di iniziare a porre le basi per un think tank sul cosa possiamo fare noi comuni mortali per rendere le cose più difficili a questi fdp. Perché di materiale che provi l’arroganza di certa casta oramai c’è ne molto, sarebbe giunto il momento di prendere le menti più brillanti che circolano qui su LC e spremerle per creare una politica vera dal basso verso l’alto. Tu Massimo avresti il ruolo importantissimo di indirizzare tutto questo verso un obiettivo concreto e realizzabile. Altrimenti scriviamo e leggiamo tante cose importanti, ma rimane tutto sterile, non so se mi sono espresso bene.”
Indipendentemente da un mio possibile ruolo, quello di passare "dal dire al fare" è un problema sentito da molti. Spesso io ricevo email che in sostanza mi dicono: “Si vabbè, tutto bello e giusto, ma in concreto cosa facciamo?”
Bella discussione su Telenorba sull'argomento evoluzionismo/creazionismo. Partecipano: Alessandro Volpone, Enzo Pennetta, Don Sebastiano Pinto, Salvatore Di Fede (omen nomen), Massimo Mazzucco. (Don Pinto ha provato a sostenere che per la Chiesa non esista conflitto fra evoluzionismo e creazionismo).
Da quando sono diventato un “volto noto” della rete, ricevo ogni tanto delle lettere di qualcuno che mi invita a fondare un partito politico. “Hai molto seguito - mi dicono – e hai certamente la credibilità sufficiente per diventare un buon leader politico.”
Ora, a parte che il termine “molto seguito” è relativo, e limitato al nostro mondo: una persona può anche avere molto seguito nell’ambito della cosidetta controinformazione, ma se poi traduci questi numeri in percentuali assolute, a livello nazionale, ti ritrovi improvvisamente a galleggiare intorno allo zero virgola. In altre parole, a livello nazionale non ti conosce (quasi) nessuno.
Ma non è questo il problema: se uno ha la convinzione e la passione, parte comunque dal quel poco e da lì va avanti. Come dice il proverbio, Roma non fu fatta in un giorno solo.
Il vero problema è un altro, e sta tutto nella parola “leadership”.
Nella giornata di festa napoletana, volevo buttare là solo una breve riflessione. Avete notato come i “complimenti” che arrivano da ogni parte del nord Italia contengano comunque una sfumatura di razzismo? Il vero senso dei complimenti infatti è “bravi napoletani, ve lo siete meritato: per voi che vivete nella merda, è giusto che arrivi ogni tanto qualche soddisfazione”.
Finalmente Enrico Mentana si è vergognato del suo ruolo di squallido censore, ed ha ritirato Open dalla lista dei “fact-checkers” di Facebook. Era ora.
Sulla sua pagina Facebook Mentana scrive: “Da oggi Open torna a fare un semplice servizio di giornalismo. Dopo lunghe riflessioni, mi sono reso conto di aver abusato della mia celebrità come giornalista, e di essermi prestato ad un ruolo che non mi compete: quello del censore delle idee altrui. E’ vero che Facebook ci pagava profumatamente per questo servizio, ma esiste anche un limite che un serio professionista non dovrebbe mai superare: ritengo che la libertà altrui di esprimere le proprie idee – qualunque esse siano - valga molto di più di una qualunque bustarella che ci aiuti a pagare l’affitto.
In Israele protestano centinaia di migliaia di persone e obbligano Netaniahu a sospendere la sua riforma giuridica. In Francia protestano in centinaia di migliaia, e mettono a ferro e fuoco il paese perchè non vogliono l’aumento dell’età pensionabile. In Germania scioperano compatte le organizzazioni dei trasporti per avere aumenti salariali, e mettono in ginocchio il paese.
In Italia ci sarebbero svariati motivi per protestare (dagli scandali AIFA all’invio delle armi in Ucraina, dalle accise infinite ai salari bloccati), ma nessuno scende in piazza. Gli italiani restano in casa.
Perchè?
di Andrea B. Nardi
Dappertutto abbiamo movimenti anti-sistema, partiti contestatari, gruppi e associazioni contro il potere, grida, urli, comizi, cortei e manifestazioni, però, inevitabilmente, nessuno di questi riesce a ottenere l’appoggio decisivo e duraturo dei popoli: perché?
Il motivo è semplice: sbagliano a scegliere il problema contro cui lottare.
Se non si conosce il problema sarà impossibile risolverlo e, tanto meno, farlo conoscere alle masse, convincendole a lottare per esso. È la scelta della corretta strategia – ossia l’individuazione dell’obiettivo da colpire – a dare un senso alla guerra, mentre la tattica si limiterà a utilizzare mezzi e modi atti a raggiungere quel fine.
La Gran Bretagna, per esempio, ha, sì, vinto la battaglia per uscire dalla UE e liberarsi della BCE – di cui, peraltro, non aveva adottato l’euro – ma ha perso la guerra restando comunque sotto lo scacco della Bank of England, ossia il lievito madre del peggior morbo che abbia mai colpito l’umanità, fin dal 1694, regina e artefice dell’associazione a delinquere di stampo mafioso chiamata circuito bancario privato internazionale.
Il caso Cospito è un caso emblematico, perchè mette in luce in tutta la sua evidenza la contraddizione fra “stato” e “potere”.
Le vicende sono note: un anarchico viene arrestato per aver messo una bomba davanti a una caserma dei carabinieri, e nonostante non abbia provocato nè morti nè feriti, finisce al 41 bis. Questa ingiustizia lo ha portato a mettere in atto lo sciopero della fame, e ora che rischia di morire il suo caso è salito alla ribalta.
Le persone normali – cioè tutti noi – si domandano perchè tanta ferocia per punire un gesto che non ha causato nemmeno una vittima? Come ci spiega Wikipedia, il 41 bis “si applica in presenza di gravi motivi di ordine e di sicurezza pubblica, e consente al Ministro della giustizia di sospendere le garanzie e gli istituti dell'ordinamento penitenziario, per applicare "le restrizioni necessarie" nei confronti dei detenuti condannati, indagati o imputati per i delitti di associazione per delinquere di stampo mafioso, nonché i delitti commessi per mezzo dell'associazione o per avvantaggiarla.”
Con tutto questo, Cospito non c’entra niente. Da cui, due domande: 1) perchè tanta ferocia nell’applicare a lui il carcere duro, e 2) perchè tanta ostinazione nel non voler rimuovere quella misura, quando è ormai evidente per tutti che si tratti di una condanna eccessiva?
di Alberto Fazolo
Nel generale clima di frenesia bellicista si arriva ad estremi assurdi come quelli per le celebrazioni del Giorno della Memoria. Questa ricorrenza è stata fissata nella data della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz da parte dell’Armata Rossa.
Oggi che forze dichiaratamente naziste o antisemite sono tornate al potere in diversi paesi, appare assurdo che alle celebrazioni di Auschwitz (che si trova in Polonia) non sia stata invitata proprio la Russia che continua a lottare contro i nazisti.
Ad Auschwitz ci saranno riuniti invece quegli ipocriti rappresentanti di paesi che a parole rinnegano il nazismo, ma che nei fatti lo sostengono.
La Polonia non è un Paese nazista, ma ultra nazionalista e clerico-reazionario.
Leggi tutto: E’ colpa del patriarcato?