Fulvio Grimaldi sta facendo circolare questo post di Roberto Vallepiano su Sergio Marchionne. Non sono in grado di verificare ogni singola affermazione fatta da Vallepiano, ma mi sembra comunque un ottimo spunto per chiarire la vera natura di quello che in queste ore tutti si affannano a definire "un grande italiano".
Che grand'uomo Marchionne.
Il beniamino della sinistra padronale.
Che grand'uomo Marchionne.
Con il suo stipendio ci campano 6400 operai.
In un solo giorno guadagna quanto un operaio in 10 anni di duro lavoro.
Che grand'uomo Marchionne.
Turni massacranti, ritmi di lavoro infernali e niente pause, neppure per andare al bagno.
Si sta instaurando ormai a tutti i livelli, nel pubblico confronto, un meccanismo per cui la verità diventa qualcosa di liquido, immediatamente "reversibile" nel suo opposto grazie ad una semplice dichiarazione contraria.
Facciamo qualche esempio: Luigi Di Maio accusa l'ex-ministro Calenda di avere mal condotto la gara che ha portato all'offerta di Arselor-Mittal per l'acquisto dell'ILVA di Taranto. Risposta di Calenda? "Totali idiozie", e liquida così con due parole l'accusa del ministro che lo ha rimpiazzato.
Oppure: L'ex presidente della camera Pietro Grasso viene condannato a risarcire il PD per 80 mila euro che non avrebbe mai versato nelle casse del partito, durante la sua militanza piddina. Risposta di Grasso? "Parole infamanti, è una ritorsione”, liquidando così in due parole una sentenza emessa dalla magistratura italiana.
Nuovamente si è trovata una soluzione momentanea alla questione migranti, e nuovamente il governo italiano canta vittoria, come se il problema fosse stato risolto definitivamente.
Ieri si era cantato vittoria perchè la Spagna aveva deciso di accogliere la nave Aquarius, oggi si canta vittoria perchè i 450 di Pozzallo verranno smistati fra Francia, Germania, Malta, Spagna e Portogallo.
E' certamente un enorme passo in avanti - questo non lo nega nessuno - ma è assolutamente impensabile che ogni volta che arriva una nave carica di migranti il nostro primo ministro debba prendere carta e penna e mettersi a scrivere a tutte le cancellerie d'Europa per chiedere se "perfavore" possono prendersi una cinquantina di migranti.
A mio parere Conte dovrebbe approfittare della situazione odierna per chiedere una riunione urgente a Bruxelles, nella quale pretendere che ciò che oggi viene fatto come "gesto volontario" da domani diventi la regola per tutti.
Da domani, e non "in futuro".
Da innocuo giocattolo e utile servigio a cane da pastore. Da organismo di perdizione a spunto di redenzione.
di Lorenzo Merlo
Intorno a fine maggio 2018 repubblica.it titolava così un video:
«Facebook, la lavata di capo del parlamentare Ue a Zuckerberg: “Hai creato un mostro».
Non si capisce se lavata di capo era un modo gentile per alludere che l’ha messo al muro o se l’autore – ignoto – del titolo e del trafiletto che segue era immacolato nei confronti di quanto stava presentando così:
«Mark Zuckerberg ceo e fondatore di Facebook, è stato convocato dal Parlamento europeo per rispondere sul caso di Cambridge Analytica. Molti parlamentari si sono innervositi perché Zuckerberg non è riuscito o non ha voluto rispondere a tutti i quesiti postigli. Guy Verhofstadt, ex primo ministro del Belgio e oggi parlamentare europeo dell’Alde, ha caricato sui social il suo discorso a Zuckerberg, tra i più infervorati della seduta: “Lei deve domandare a se stesso se vuole essere ricordato come Steve Jobs e Bill Gates, i quali hanno arricchito la società, o come il creatore di un mostro digitale che sta distruggendo le nostre democrazie”».
Si dice spesso che quello dell'immigrazione sia "un problema complesso", e che non lo si possa quindi risolvere con una semplice formula di due righe.
Questo è verissimo, ma quando poi si cerca di analizzare questa complessità ci si trova davanti ad un garbuglio intricato di concetti che tendono a mescolarsi continuamente fra di loro.
Forse un piccolo grafico può aiutare, se non altro a separare fra di loro i vari livelli del problema.
Al livello più basso ci sono sicuramente i migranti stessi. Ovvero la carne umana, l'oggetto del contendere, la cristallizzazione fisica del problema reale. Centinaia di migliaia di disperati che lasciano le loro terre vuote di promesse alla ricerca di un futuro migliore.
Queste masse si spingono istintivamente verso nord, attratte dal miraggio del benessere europeo.
Ma fra loro e questo miraggio si frappone un problema: il viaggio. I paesi europei infatti non accettano un'immigrazione libera, da qualunque parte del mondo. E' quindi necessario arrivare in Europa con metodi illegali.
Di recente ho ricevuto questa e-mail da un frequentatore di luogocomune. Visto che l'argomento può interessare diverse persone, ho scelto di rispondergli pubblicamente.
"A luglio compirò 40 anni, così come la mia compagna. Sono un avvocato, alle prese tutti i giorni con un mestiere che non garantisce più neanche lontanamente i redditi di una volta. La mia compagna è impiegata nel turismo, da anni con contratti di pochi mesi…insomma combattiamo ogni giorno la precarietà, come tanti altri.
Da poche settimane abbiamo avuto la notizia che arriverà un figlio, sperando ovviamente che tutto vada bene.
Non ti nascondo che l'idea di diventare padre mi spaventa. Ho spesso pensato che fosse una follia affidare un figlio a questo mondo distorto. Da anni, prima ancora di conoscere Luogocomune, ho sempre cercato di informarmi, non accettando verità calate dall’alto. Il tuo sito ed i tuoi lavori non hanno fatto poi che confermare i miei dubbi.
Mi ha molto colpito la notizia dell'avvocato americano che si è dato fuoco per protestare contro il degrado ambientale del pianeta.
Mi ha colpito non tanto per il sacrificio umano, quanto piuttosto per l'inutilità intrinseca del gesto.
David Buckel era un attivista, e come avvocato in passato aveva difeso la causa dei diritti dei gay e transessuali. Come ambientalista viveva il suo messaggio in prima persona: riduceva al minimo il consumo personale dell'acqua, e andava al lavoro a piedi per non consumare combustibili fossili.
Ma il suo gesto rimane assolutamente inspiegabile, di fronte alla prevedibile irrilevanza che avrebbe avuto nel mondo. Innanzitutto lo ha compiuto da solo, all'alba in un parco deserto di New York: solo uno jogger ha visto le fiamme da lontano, ed ha avvisato la polizia. Dopodichè i media si sono degnati appena di dare la notizia, più che altro per un (probabile) senso di dovere verso chi ha compiuto un gesto così estremo.
di Lorenzo Merlo
Populismo ha un sinonimo. È superficialità.
Ma ha anche una biografia, e questa è tutt’altro che superficiale, tutt’altro che priva di dignità, almeno pari a quella che chiediamo per noi stessi. Ed è qui che vale la pena di soffermarsi, affinché coloro che tacciano di populismo chi la pensa diversamente, possano trovare le loro responsabilità dell’attuale stato delle cose.
Tutto il mondo in quattro punti.
L’operoso provincialismo urbano e l’ingenuità rurale, nel dopoguerra italiano si mescolarono in una umana ricetta di solidarietà che solo a pensarci ci si commuove. Quasi fossero consapevoli che l’individualismo riduce l’amore. Con la pietanza del boom economico tutti si riempirono la pancia (senza troppi secondi sensi). I pastori sardi lavoravano in Fiat, le bambine siciliane andavano finalmente a scuola. Le donne lottavano. Gli studenti, con una chimica impossibile, fecero molecola con gli operai. Questi risalirono la corrente per arrivare all’origine di come stanno le cose e riuscirono a farsi riconoscere almeno una parte di dignità.
Mi ha colpito molto la morte di Gillo Dorfles. Primo, perchè non sapevo che fosse ancora vivo. Secondo, perchè il suo nome mi ha portato a ricordare i miei primi passi verso l'apprezzamento della cultura in senso lato. Fu infatti leggendo il suo libro "Kitsch, antologia del cattivo gusto" - che ancora oggi conservo gelosamente - che cominciai ad aprire gli occhi verso un approccio critico del mondo reale. Mentre iniziavo ad apprezzare la differenza fra "artisticità" e "artefatto" - spiegata da Dorfles in modo magistrale - si introduceva il me il concetto di analisi strutturale, materia per me ignota fino a quel momento.
Poi vennero i libri di Roland Barthes, che con "La camera chiara" e "L'impero dei segni" mi insegnava a "leggere" le immagini ben al di là del loro contenuto plastico e formale.
Poi c'era Jaques Monod, che con "Il caso e la necessità" metteva in discussione le origini naturalistiche della specie umana.
Perdonatemi, ma non ho nessuna voglia di scrivere il solito "riassuntone" di fine anno, dove si cerca di fare una sintesi forzata di tutto quello che è successo negli ultimi 12 mesi.
Anche perchè finirei per parlare solo di cose spiacevoli. Dovrei parlare di Donald Trump, e di come questo personaggio si sia rivelato solo un triste burattino, gestito a piacimento dagli stessi poteri forti che diceva di voler combattere. Oppure dovrei parlare della legge sui vaccini, e di come un'intera nazione si sia fatta prendere in giro da un ministro raccontabugie, e dalla marmaglia di giornalisti appecorati che hanno fatto di tutto per assecondare al meglio la disseminazione di queste bugie. Non ce la faccio. Sappiamo già tutto.
Mi piacerebbe invece guardare per un attimo più dall'alto questa umanità che soffre e si dimena nelle proprie contraddizioni.
Scelgo quindi di raccontarvi una favoletta, lasciando a ciascuno di trarne le conclusioni che preferisce. [...]
Un bel video di Mason Massy James, con un messaggio semplice ma molto efficace.
Fonte The Deviance Project
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