di Lorenzo Merlo
Populismo ha un sinonimo. È superficialità.
Ma ha anche una biografia, e questa è tutt’altro che superficiale, tutt’altro che priva di dignità, almeno pari a quella che chiediamo per noi stessi. Ed è qui che vale la pena di soffermarsi, affinché coloro che tacciano di populismo chi la pensa diversamente, possano trovare le loro responsabilità dell’attuale stato delle cose.
Tutto il mondo in quattro punti.
L’operoso provincialismo urbano e l’ingenuità rurale, nel dopoguerra italiano si mescolarono in una umana ricetta di solidarietà che solo a pensarci ci si commuove. Quasi fossero consapevoli che l’individualismo riduce l’amore. Con la pietanza del boom economico tutti si riempirono la pancia (senza troppi secondi sensi). I pastori sardi lavoravano in Fiat, le bambine siciliane andavano finalmente a scuola. Le donne lottavano. Gli studenti, con una chimica impossibile, fecero molecola con gli operai. Questi risalirono la corrente per arrivare all’origine di come stanno le cose e riuscirono a farsi riconoscere almeno una parte di dignità.
Mi ha colpito molto la morte di Gillo Dorfles. Primo, perchè non sapevo che fosse ancora vivo. Secondo, perchè il suo nome mi ha portato a ricordare i miei primi passi verso l'apprezzamento della cultura in senso lato. Fu infatti leggendo il suo libro "Kitsch, antologia del cattivo gusto" - che ancora oggi conservo gelosamente - che cominciai ad aprire gli occhi verso un approccio critico del mondo reale. Mentre iniziavo ad apprezzare la differenza fra "artisticità" e "artefatto" - spiegata da Dorfles in modo magistrale - si introduceva il me il concetto di analisi strutturale, materia per me ignota fino a quel momento.
Poi vennero i libri di Roland Barthes, che con "La camera chiara" e "L'impero dei segni" mi insegnava a "leggere" le immagini ben al di là del loro contenuto plastico e formale.
Poi c'era Jaques Monod, che con "Il caso e la necessità" metteva in discussione le origini naturalistiche della specie umana.
Perdonatemi, ma non ho nessuna voglia di scrivere il solito "riassuntone" di fine anno, dove si cerca di fare una sintesi forzata di tutto quello che è successo negli ultimi 12 mesi.
Anche perchè finirei per parlare solo di cose spiacevoli. Dovrei parlare di Donald Trump, e di come questo personaggio si sia rivelato solo un triste burattino, gestito a piacimento dagli stessi poteri forti che diceva di voler combattere. Oppure dovrei parlare della legge sui vaccini, e di come un'intera nazione si sia fatta prendere in giro da un ministro raccontabugie, e dalla marmaglia di giornalisti appecorati che hanno fatto di tutto per assecondare al meglio la disseminazione di queste bugie. Non ce la faccio. Sappiamo già tutto.
Mi piacerebbe invece guardare per un attimo più dall'alto questa umanità che soffre e si dimena nelle proprie contraddizioni.
Scelgo quindi di raccontarvi una favoletta, lasciando a ciascuno di trarne le conclusioni che preferisce. [...]
Un bel video di Mason Massy James, con un messaggio semplice ma molto efficace.
Fonte The Deviance Project
Più passa il tempo, più mi convinco che la Svezia sia stata scelta come laboratorio umano per far passare le successive "rivoluzioni" del nuovo ordine mondiale. Prima c'è stata la rivoluzione cash-free, nella quale un popolo di beoti ha accettato con entusiasmo l'idea di abolire progressivamente il contante, fino ad arrivare ad una moneta esclusivamente elettronica. Mettendosi interamente nelle mani di un qualunque banchiere, che può decidere da un giorno all'altro di azzerare tutto quello che hanno.
Interessante intervento di Ugo Mattei, giurista e professore di Diritto Internazionale e Comparato alla California University e docente di Diritto Privato all’Università di Torino.
Fra gli argomenti trattati: Nuove tecnologie "smart" - Il concetto di impronta ecologica - Il concetto di "untore" nei vaccini - Il problema della giurisdizione nei service provider - La svolta verso le costituzioni tecnofasciste - Nessuno sa chi controlli l'infosfera - Chi controlla la Lorenzin - Necessità di una cultura interdisciplinare - Scomparsa dell'individuo, l'emergenza delle "categorie".
Fonte: Byoblu
Innanzitutto, un applauso sincero ai 5 Stelle per aver portato fino all'approvazione la legge sul whistleblowing (*) presentata ormai 4 anni fa. Non deve essere stato facile, e lo si capisce dal fatto che, nonostante tutto, un partito come Forza Italia abbia votato contro. (Chissà cosa avranno da proteggere questi amici dei mafiosi, votando contro questa legge?)
Certamente, l'approvazione di questa legge rappresenta un passo importante verso una società più civile, dove il dipendente che denuncia il malaffare viene protetto da eventuali ritorsioni contro di lui.
Ma per ora è tutto soltanto sulla carta, purtroppo. Vedremo poi nell'applicazione effettiva se davvero questa legge riuscirà a proteggere i delatori. Se prendiamo esempio dagli Stati Uniti, infatti, vediamo che la legge sul whistleblowing funziona bene ai livelli più bassi (frodi fiscali, insider trading, schemi Ponzi, ecc), ma diventa immediatamente fragile quando si vanno a toccare i veri interessi di livello nazionale.
Due esempi fra i più noti di tutti sono quelli di Coleen Rowley e di Edward Snowden.
Non ce la faccio più. Questa storia di Anna Frank mi sta distruggendo.
Mi sta distruggendo perché non riesco a capire il problema: dove sta esattamente l'insulto, nel famoso fotomontaggio? Si vogliono insultare i romanisti dandogli degli "ebrei", oppure si vogliono insultare gli ebrei dandogli dei "romanisti"?
Giuro che non lo capisco, non sto scherzando.
Se la risposta fosse la prima, allora dovrebbero essere i romanisti ad arrabbiarsi con i laziali per il (presunto) insulto, ma gli ebrei in ogni caso non c'entrano. Se invece la risposta fosse la seconda - ovvero che si vuole insultare gli ebrei dandogli dei romanisti - allora perché il presidente della Lazio va in sinagoga con il capo chino a chiedere scusa agli ebrei?
Cosa fa, gli dice: "Vi chiedo scusa, non volevamo darvi dei romanisti, sappiamo che voi siete molto meglio di loro"?
di Claudio Messora
Sono ormai decenni che in rete vi parliamo del fatto che questo liberismo sfrenato, ammantato del portato positivo di un concetto di cui tutti si appropriano per i fini più disparati, la “libertà“, era solo un modo per togliervi i diritti faticosamente accumulati dalle generazioni dei nostri padri e dei nostri nonni, dalla rivoluzione industriale in poi. Un modo di rimettervi le catene e legarle nuovamente ai neo schiavisti che tutto hanno a cuore tranne il rispetto della vita, soprattutto di quella umana.
Sono decenni che ve lo si dice in tutti i modi, ma voi niente. Volete cambiare lo smartphone ogni sei mesi, volete andarvi a comperare le bottiglie di vino anche alle due di notte, volete (anzi dovete) fare la spesa la domenica perché gli altri giorni siete sequestrati dal caposquadra della nave negriera a remare fino allo stremo delle forze, volete le fragole e le more a gennaio e le arance a luglio, rinunciate all’essenziale ma non al superfluo che vi pagate a rate. Rinunciate persino alla vostra vita, pur di vivere quella degli altri, la sera, a pagamento (si intende).
Lo sapevate, ma alla fine vi siete fatti convincere lo stesso che la famiglia è un vincolo, che le tradizioni sono un ostacolo, che la religione è per gli ignoranti, che i confini sono inutili, che le razze sono un’illusione, che le ideologie sono pericolose, che i sessi non esistono, che studiare non serve, che imparare a memoria è sterile, che l’edonismo, il protagonismo e il voyuerismo sono valori, che competere è un dovere, che è perfettamente normale ricomprarvi la salute che vi tolgono assumendo medicinali a vita. Vi siete fatti togliere tutto quello che faceva di voi esseri umani, e avete continuato a votare sempre le stesse persone che vi stavano lentamente consegnando alla casta predatoria, come lotti di schiavi ceduti all’ingrosso: qualche milione di italiani all’asta della Fornero, qualche altro milione all’asta con il Job Act di Renzi, mentre le scudisciate di Monti sfessavano la vostra capacità di opporvi (loro la chiamano “distruzione della domanda interna).
In questi giorni i quotidiani sono pieni di lamentele da parte di attrici di mezzo mondo, che denunciano di avere subito avances sessuali "improprie" nel corso della loro carriera.
Tutto è partito dal caso di Harvey Weinstein, quando un'attrice di Hollywood ha deciso di "vuotare il sacco", rivelando al mondo quelle che sono le tecniche di corteggiamento ben poco ortodosse del mega produttore della Miramax.
A quel punto è stato tutto un fiorire di "anch'io, anch'io!" da ogni parte del pianeta, con donne di ogni categoria dello spettacolo - attrici, modelle, ballerine - che lamentavano di aver subito ricatti simili nel corso della loro vita professionale. Da parte di Weinstein, come da molti altri.
Da noi abbiamo addirittura un'attrice che lamenta di un regista che le avrebbe mostrato il pisello nella sua roulotte durante la lavorazione di un film. La stessa attrice ha anche dichiarato di essere stata "obbligata" ad andare a letto con Weinstein, perché temeva che altrimenti le avrebbe rovinato la carriera.
Ma è proprio su quell'obbligata con le virgolette che ruota tutto il perno del discorso.
Ogni volta che facciamo una discussione sulla politica italiana ci sono diverse persone che sostengono che sia impossibile cambiare il sistema dall'interno, e che per uscire definitivamente dalla situazione attuale "occorre un cambio di paradigma".
Quando sento questa frase io provo immancabilmente un moto di tenerezza. E dove si va, di preciso, ad effettuare il "cambio di paradigma?" C'è un ufficio apposito per farlo? Quando devi cambiare le gomme della macchina vai dal gommista, me per cambiare il paradigma dove vai? Esiste un ministero apposito, che si occupa man mano di formulare i nuovi paradigmi in cui viviamo? Oppure si fa una richiesta ai carabinieri, in carta bollata, che dice: "Io sottoscritto tal dei tali, richiedo al più presto un cambio di paradigma. Non ne posso più di quello in cui viviamo. Non ne posso più dei media venduti ai politici, dei politici asserviti ai potenti, dei potenti che se ne fregano della povera gente"?
Leggi tutto: Sotto la superficie