di Carogiù
Fin da ragazzino, mi ha affascinato l’idea che la materia fosse composta di piccole unità fondamentali a loro volta sempre più piccole e mi sono chiesto spesso se il mondo che percepisco sia davvero fatto di piccoli mattoni.
A volte mi sorprendevo a fare viaggi immaginari dall’infinitamente piccolo a all’infinitamente grande a velocità pazzesche fino a farmi venire a volte dei capogiri!
Da adulto, in un modo del tutto inaspettato, la mia vita s’incrocia indirettamente con quella del Professor Roberto Ettore Bertagnolio. La figlia è stata la tata di nostro figlio per un paio di anni e quando lei mi raccontò degli studi condotti dal padre, i suoi contatti e scambi epistolari con una “certa” Rita Levi Montalcini e Renato Dulbecco, ne rimasi estremamente affascinato.
Ma proprio quando stava pubblicando il suo ultimo saggio, contemporaneamente stava affrontando la sua ultima sfida a causa di un cancro, che da lì a pochi giorni lo avrebbe trasceso sull’altro piano della realtà diversa dalla nostra.
Il suo ultimo libro, di non facile comprensione, suggerisce che la realtà percepita sia un’unica trama continua condensata in una forma energetica di “materia” non granulare.
Il mondo percepito è davvero fatto di piccoli mattoni, o è una matrice energetica continua e immateriale?
È una domanda che mi accompagna da anni, e ogni volta che ci torno sopra, la trovo sempre più attuale. Perché se Bertagnolio aveva ragione, allora tutto ciò che chiamiamo “reale” non è la somma di particelle isolate, ma un unico campo ininterrotto di relazioni, un continuum dove gli oggetti esistono solo come onde di una stessa sostanza.
E se ciò è vero, allora cosa rappresentiamo noi in tutto questo? Non saremmo centri di coscienza separati, ma pieghe di uno stesso mare. In questa visione, la materia non è fatta di granelli, ma di coerenza.
Non esistono bordi assoluti, ma solo passaggi di densità, come nella superficie dell’acqua quando incontra la luce.
Bertagnolio cercava una geometria capace di descrivere questo mondo non duale, una geometria che non frammentasse ma connettesse. Una visione dove il pieno e il vuoto non si oppongono, ma si definiscono a vicenda.
Ed è proprio su questo punto che ho intravisto una connessione con il Dott. Jacobo Grinberg e alla sua Teoria Sintérgica quando ho visto questo video:
https://www.youtube.com/watch?v=_XFIBBcYPi4
Dopo aver ascoltato le sue parole sulla “matrice informazionale” che il cervello decodifica, ho provato la stessa sensazione: come se due linguaggi diversi stessero raccontando la stessa cosa.
Grinberg non parlava di materia fatta di atomi o onde, ma di coscienza e informazione.
Per lui il cervello non genera la mente, la traduce. È un decodificatore di un campo universale di informazioni, un tessuto invisibile che avvolge e compenetra tutto.
La realtà che viviamo è un ologramma prodotto dall’interferenza tra quel campo e la nostra attività neuronale. In altre parole, la mente non si limita a percepire la realtà, ma la costruisce!
I lettori che ci seguono sanno che è un concetto spesso ribadito sul blog e se mettiamo insieme queste due prospettive, qualcosa si accende.
La “non granularità” di Bertagnolio sembra offrire la cornice ontologica e geometrica di cui Grinberg aveva bisogno per spiegare la sua matrice.
Bertagnolio ci mostra che l’universo non è un mosaico di pezzi ma un flusso continuo, e Grinberg ci dice che questo flusso è informazione che prende forma nella coscienza.
È come se il primo disegnasse la mappa e il secondo spiegasse il linguaggio con cui la leggiamo.
In questa convergenza, il cervello umano diventa una sorta di interfaccia tra due realtà che non sono mai state separate: la materia e l’informazione, il mondo e la mente, la geometria e la percezione. La realtà che ci circonda.
Ma a questo punto un’altra domanda è inevitabile: se il mondo non è fatto di particelle ma di continuità, cosa accade quando due continuità entrano in risonanza? A questo proposito consiglio la lettura di Entropia vita morte e coscienza.
Grinberg sosteneva che due cervelli in stato di sintonia potessero sincronizzarsi a distanza, come se le loro matrici individuali si sovrapponessero temporaneamente.
Bertagnolio avrebbe detto che forse quello era il momento in cui la struttura non granulare si manifestava pienamente:
quando la separazione si dissolve, la percezione si apre, e ciò che chiamiamo “io” diventa un frammento consapevole del tutto.
Questa idea cambia tutto.
Non è solo una speculazione filosofica, ma un modo diverso di stare nel mondo. Perché se la realtà è una matrice continua e noi siamo parte della sua trama informazionale, allora ogni pensiero, ogni emozione, ogni atto percettivo influisce sul campo comune.
Avete presente:
“Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”?
L’unità non è un concetto spirituale, è una condizione fisica, un fatto di coerenza. Ed è forse questo che Grinberg cercava di dimostrare prima di scomparire misteriosamente nel 1994.
E naturalmente #nonc’ècorrleazione col fatto che fosse “attenzionato” dalla C.I.A. Qui il documento “The Orbitals of Consciousness. A Neurosyntergic approach to the discrete levels of conscious experience” firmato da Jacobo Grinberg-Zylberbaum, presente nella CIA Reading Room come studio/deposito sulle esperienze di coscienza e declassificato nel 2001 1.
Oggi mi piace pensare che il suo lavoro e quello di Bertagnolio non siano due percorsi separati ma due aspetti di una stessa ricerca. Uno parte dalla struttura della materia, l’altro dal funzionamento della coscienza, ma entrambi cercano la stessa cosa: capire come nasce la realtà.
Se la materia non è granulare, la coscienza non è locale. E se la coscienza è diffusa, allora la materia non è altro che la sua ombra visibile. Da questa prospettiva, la famosa “matrix” non è più un complotto digitale o un’illusione fantascientifica, ma un sistema naturale di coerenze, una rete di interferenze dove ogni punto contiene il tutto.
Occhio che non c’è nulla di esoterico in questo, solo un cambio di paradigma.
Eppure basta spostare lo sguardo per rendersi conto che tutto ciò che ci circonda risponde a questa logica: la risonanza dei neuroni, la sincronizzazione delle onde cerebrali, la propagazione delle emozioni nei gruppi, perfino la formazione dei campi magnetici nel corpo umano!
Tutto vibra, tutto risuona, tutto comunica. La non granularità della materia non è solo un concetto fisico: è la grammatica nascosta della realtà.
E se imparassimo a leggerla, forse capiremmo che la mente non è nel cervello, ma nel campo che il cervello traduce.
È lì che il pensiero di Bertagnolio e Grinberg si incontrano, in quel punto dove la scienza smette di sezionare e inizia ad ascoltare.
Dove la conoscenza non divide, ma ricompone.
E dove forse, dopo tutto, non c’è mai stato un confine tra chi osserva e ciò che viene osservato.
Fonte articolo Dubito Ergo Sum





Anzi chiedo a Massimo che si faccia anche lui, il più possibile parte interessata/diligente/attiva, nell’aprire un canale di formazione/informazione diretta con il disponibilissimo Prof. Federico Faggin.
Il passaggio che ho preferito e' questo:
Bisogna far scendere in campo la coscienza e il progetto: la coscienza (che non è contenuta nel cervello) legge l'informazione, il progetto (che descrive la materia in termini di relazioni) e ne emerge la realtà: la coscienza legge il progetto e lo attua.
La fisica attuale è contenuta in uno spazio materiale, e la coscienza è contenuta in questo spazio (campo); ma la materia non riesce a spiegare la coscienza: questo è il binario morto - Questo è il problema di fondo dell'AI - Invece se usiamo la coscienza come contenitore e l'informazione (il progetto) come contenuto tutto comincia a diventare più chiaro.
Però dobbiamo accettare che non c'è solo la materia; se non siamo disposti ad accettare questo, è inutile perdere tempo.