di Alessio Mannino
Giù le mani da Pier Paolo Pasolini. Come tutti gli anniversari di personaggi che hanno lasciato un segno, questo cinquantennale della morte è stata l’occasione per ammazzarlo di nuovo, a furia di retorica ipocrita e strumentalizzazione di parte. A sinistra, limitandosi al compitino del ritratto agiografico, con le solite formulette dell’intellettuale “irregolare”, “scandaloso” e via veltroneggiando.
Pasolini, prima di tutto un artista
A destra, dopo che la Meloni ci aveva già provato nel 2021 definendolo artefice di un “manifesto politico, conservatore” e di un pensiero “profondo e diffuso che innerva la destra italiana” (Io sono Giorgia), tal Federico Mollicone presidente della Commissione Cultura è tornato alla carica, arrivando a etichettarlo come “fascista”. Del resto, si sa: i morti non possono più difendersi.
di Pierluigi Palazzi
Nato a Brescia nel '29 e morto nel 2020, è stato il contrastatissimo, contestato promotore del cosiddetto neoparmenidismo, definizione che in verità gli stava pure stretta, e cioè dell’eternità dell’ente. In linea ma anche in discontinuità col filosofo di Elea, Severino richiamava alla logica implacabile dell’eternità dell’essere già espressa appunto da Parmenide duemila anni fa: secondo l’eleate, dacché l’essere non può MAI trasformarsi nel proprio contrario, e non può finire o provenire dal nulla pena la coincidenza, assurda logicamente, tra essere e nulla, Parmenide concludeva che dunque l’essere fosse eterno. Assistendo però noi allo ‘’spettacolo’’ o al panorama del divenire altro/nulla degli enti, ne consegue necessariamente, aggiungeva sempre Parmenide, che il tutto fosse legato alla ''doxa'', cioè l’opinione ovvero l’illusione dacché il mondo dell’essere non può essere in nessun caso coinvolto/scalfito nel divenire. Ergo il divenir altro appunto a cui assistiamo, secondo Parmenide non può essere altro che doxa, errore...
Ed è qui che subentra, con una dose di scandalo che gli costò l’espulsione dalla Cattolica di Milano per incompatibilità del suo pensiero con la fede cristiana (motivo per cui fondò la facoltà di filosofia a Venezia), il pensiero di Severino che, ricollegandosi alla logica parmenidea dell’essere eterno, confuta però quello che parrebbe impossibile da smentire: cioè la certezza che assistiamo davvero al divenire delle cose.
Il capo del controspionaggio della CIA, James Angleton, aveva plasmato in segreto le relazioni tra Stati Uniti e Israele. Nuovi file desecretati fanno luce sul suo sconsiderato tradimento che aveva favorito il furto di materiale nucleare statunitense e le operazioni di spionaggio globale da parte di Israele.
di Kit Klarenberg e Wyatt Reed
Il veterano capo del controspionaggio della CIA James Angleton supervisionava segretamente un giro di spionaggio di alto livello che coinvolgeva emigrati ebrei e agenti israeliani senza “alcuna autorizzazione” da parte del Congresso o della stessa CIA, secondo i documenti recentemente declassificati pubblicati nell’ambito dell’impegno dell’amministrazione Trump a divulgare tutte le informazioni disponibili sull’assassinio del presidente John F. Kennedy.
I file gettano una nuova e inquietante luce su una spia descritta dallo storico Jefferson Morley come “un architetto di primo piano della relazione strategica dell’America con Israele”, descrivendo il ruolo di Angleton nel trasformare il Mossad in una temibile agenzia con portata globale, favorendo Israele nel furto di materiale nucleare statunitense e proteggendo i terroristi sionisti.
Era una mattina tersa e luminosa. Un venticello leggero rendeva piacevole la giornata estiva. Lungo il ponte camminava una donna. Teneva per mano la sua bambina, che saltellava allegra al suo fianco. La bambina chiese: “Mamma, me lo compri il cappellino?” “Certo che te lo compro. Ma non oggi, lo prendiamo per il tuo compleanno”. “E quand’è il mio compleanno?” chiese la bambina. “E’ fra dieci giorni”. La bambina tacque per un attimo, poi disse: “E quanti sono dieci giorni, mamma?” La mamma paziente rispose “Dieci giorni sono domani, poi domani, poi ancora domani, così per dieci volte”. La bambina sorrise soddisfatta. Poco più avanti camminava un uomo ricurvo. Era già avanti negli anni. Stava andando al mercato rionale. Nelle sua testa, ripassava la lista delle cose da comperare: pane, mele, un pò di carote, forse un bel pesce da cucinare in famiglia. In quel momento passò una signora in bicicletta, che salutò l’anziano signore. L’uomo rispose con un sorriso gentile e con un gesto della mano. Chiaramente si conoscevano.
Interessante ricostruzione del caso Sigonella da parte di Giovanni Minoli (a partire da 6:48). Se avete poco tempo, consiglio di vedere comunque l’intervista a Craxi a partire da 59:30.
Accusato di aver pubblicato una "fake news", Corrado Malanga risponde punto per punto alle critiche di Geopop.
Come ricorda il Prof. Paolo Desogus oggi il famoso articolo di Pier Paolo Pasolini "Cos'è questo golpe? Io so" compie 50 anni. "Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia", scriveva l'intellettuale italiano. E' importante riproporlo oggi nella sua interezza per la sua stroardinaria attualità e per comprendere quanto in basso sia caduto il Corriere della Sera passato a Rampini e Gramellini.
Corriere della Sera, 14 novembre 1974
Cos'è questo golpe? Io so
di Pier Paolo Pasolini
Io so.
Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato "golpe" (e che in realtà è una serie di "golpe" istituitasi a sistema di protezione del potere).
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.
di Mattia Luisetto
“Ascolta o Socrate, un discorso certamente singolare, ma tutto vero, come lo raccontò un giorno Solone, il più saggio dei sette”.
Era circa il 360 a. C. quando, con queste parole, il filosofo greco Platone dava inizio ad un racconto destinato a fissarsi nella memoria dell'umanità. Protagonista è un'isola situata nel mezzo dell'atlantico Pelago, la cui popolazione aveva raggiunto elevati livelli di civiltà decine di migliaia di anni prima del nostro tempo.
Atlantide, questo il suo nome, è probabilmente il mistero più dibattuto della storia, complici due schieramenti che da 2000 anni si contrappongono. Da una parte chi ritiene che il racconto contenga delle basi di verità, dall’altra (come, gran parte del mondo accademico), chi riduce il tutto ad un semplice mito di carattere filosofico.
Tra questi, neanche a dirlo, si erge il Cicap, nel cui sito esistono circa 400 articoli dedicati alla questione, riassumibili in una frase: Atlantide è un’invenzione di Platone. Punto e basta.
La scoperta di un documento storico da parte di Riccardo Magnani rimette in discussione quale sia la vera biografia di Leonardo da Vinci.
In rete oggi sono comparse dozzine di articoli che ci ricordano la grande “carriera” criminale di Henry Kissinger. Dalla guerra del Vietnam all’assassinio di Allende, dai bombardamenti del Laos alla guerra dei desaparecidos in Argentina, non c’è crimine di guerra della storia moderna nel quale il nostro benemerito premio Nobel per la Pace non abbia messo lo zampino.
Ma Kissinger si è anche distinto per il suo pensiero fortemente “umanitario”: talmente umanitario da accarezzare spesso apertamente i confini dell’eugenetica. In proposito, ripubblichiamo un nostro articolo del 2005 relativo al memorandum NSM-200, detto anche “The Kissinger Report”. Un documento scritto da Kissinger nel 1974, e desecretato nel 1989.
NATIONAL SECURITY MEMORANDUM NSM-200
Il concetto è molto semplice: non ci sono abbastanza risorse al mondo per permettere a tutti di vivere in maniera decente? Invece di consumare di meno, e cercare magari di dividere più equamente quello che c'è, lasciamo morire un paio di miliardi di persone, e il problema non sussiste. Questa è l'essenza, nemmeno tanto velata, di un documento sulla crescita della popolazione mondiale voluto da Henry Kissinger nel 1974, noto come National Security Memorandum 200.
Per “Cristo storico” si intende la intricata disputa fra teologi, esegeti, archeologi, studiosi laici e credenti, che dura ormai da oltre un secolo, sulla effettiva esistenza del personaggio di Gesù Cristo.
In altre parole, molti nel corso del tempo si sono domandati, e continuano a domandarsi, “ma Gesù è esistito davvero, o è soltanto una bella fantasia”?
Diciamo subito che non vi sono prove assolute nè in un senso nè nell’altro. Vi è però una sufficiente quantità di riscontri documentali - fra cui primeggiano ovviamente i Vangeli - per affermare almeno che un certo predicatore di nome “Joshua” abbia calcato il suolo della Palestina in quel periodo storico. Il vero problema, casomai, è stabilire quali episodi a lui attribuiti siano veri e quali eventualmente no.
Nel cercare di ricomporre questo complicato puzzle, infatti, subentrano continuamente possibilità di una lettura allegorica, che spesso “sdoppiano” il personaggio di Gesù in una versione prettamente umana, ed un suo possibile duplicato “simbolico”, con valenze anche divine.
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