Come ricorda il Prof. Paolo Desogus oggi il famoso articolo di Pier Paolo Pasolini "Cos'è questo golpe? Io so" compie 50 anni. "Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia", scriveva l'intellettuale italiano. E' importante riproporlo oggi nella sua interezza per la sua stroardinaria attualità e per comprendere quanto in basso sia caduto il Corriere della Sera passato a Rampini e Gramellini.
Corriere della Sera, 14 novembre 1974
Cos'è questo golpe? Io so
di Pier Paolo Pasolini
Io so.
Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato "golpe" (e che in realtà è una serie di "golpe" istituitasi a sistema di protezione del potere).
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.
Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di "golpe", sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti.
Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974).
Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l'aiuto della Cia (e in second'ordine dei colonnelli greci della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il '68, e in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del "referendum".
Io so i nomi di coloro che, tra una Messa e l'altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l'organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neo-fascisti, anzi neo-nazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista). Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi italiani bruciavano), o a dei personaggio grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli.
Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killer e sicari.
Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.
Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero.
Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell'istinto del mio mestiere. Credo che sia difficile che il mio "progetto di romanzo", sia sbagliato, che non abbia cioè attinenza con la realtà, e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti. Credo inoltre che molti altri intellettuali e romanzieri sappiano ciò che so io in quanto intellettuale e romanziere. Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il '68 non è poi così difficile.
Tale verità - lo si sente con assoluta precisione - sta dietro una grande quantità di interventi anche giornalistici e politici: cioè non di immaginazione o di finzione come è per sua natura il mio. Ultimo esempio: è chiaro che la verità urgeva, con tutti i suoi nomi, dietro all'editoriale del "Corriere della Sera", del 1° novembre 1974.
Probabilmente i giornalisti e i politici hanno anche delle prove o, almeno, degli indizi.
Ora il problema è questo: i giornalisti e i politici, pur avendo forse delle prove e certamente degli indizi, non fanno i nomi.
A chi dunque compete fare questi nomi? Evidentemente a chi non solo ha il necessario coraggio, ma, insieme, non è compromesso nella pratica col potere, e, inoltre, non ha, per definizione, niente da perdere: cioè un intellettuale.
Un intellettuale dunque potrebbe benissimo fare pubblicamente quei nomi: ma egli non ha né prove né indizi.
Il potere e il mondo che, pur non essendo del potere, tiene rapporti pratici col potere, ha escluso gli intellettuali liberi - proprio per il modo in cui è fatto - dalla possibilità di avere prove ed indizi.
Mi si potrebbe obiettare che io, per esempio, come intellettuale, e inventore di storie, potrei entrare in quel mondo esplicitamente politico (del potere o intorno al potere), compromettermi con esso, e quindi partecipare del diritto ad avere, con una certa alta probabilità, prove ed indizi.
Ma a tale obiezione io risponderei che ciò non è possibile, perché è proprio la ripugnanza ad entrare in un simile mondo politico che si identifica col mio potenziale coraggio intellettuale a dire la verità: cioè a fare i nomi.
Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia.
All'intellettuale - profondamente e visceralmente disprezzato da tutta la borghesia italiana - si deferisce un mandato falsamente alto e nobile, in realtà servile: quello di dibattere i problemi morali e ideologici.
Se egli vien messo a questo mandato viene considerato traditore del suo ruolo: si grida subito (come se non si aspettasse altro che questo) al "tradimento dei chierici" è un alibi e una gratificazione per i politici e per i servi del potere.
Ma non esiste solo il potere: esiste anche un'opposizione al potere. In Italia questa opposizione è così vasta e forte da essere un potere essa stessa: mi riferisco naturalmente al Partito comunista italiano.
È certo che in questo momento la presenza di un grande partito all'opposizione come è il Partito comunista italiano è la salvezza dell'Italia e delle sue povere istituzioni democratiche.
Il Partito comunista italiano è un Paese pulito in un Paese sporco, un Paese onesto in un Paese disonesto, un Paese intelligente in un Paese idiota, un Paese colto in un Paese ignorante, un Paese umanistico in un Paese consumistico. In questi ultimi anni tra il Partito comunista italiano, inteso in senso autenticamente unitario - in un compatto "insieme" di dirigenti, base e votanti - e il resto dell'Italia, si è aperto un baratto: per cui il Partito comunista italiano è divenuto appunto un "Paese separato", un'isola. Ed è proprio per questo che esso può oggi avere rapporti stretti come non mai col potere effettivo, corrotto, inetto, degradato: ma si tratta di rapporti diplomatici, quasi da nazione a nazione. In realtà le due morali sono incommensurabili, intese nella loro concretezza, nella loro totalità. È possibile, proprio su queste basi, prospettare quel "compromesso", realistico, che forse salverebbe l'Italia dal completo sfacelo: "compromesso" che sarebbe però in realtà una "alleanza" tra due Stati confinanti, o tra due Stati incastrati uno nell'altro.
Ma proprio tutto ciò che di positivo ho detto sul Partito comunista italiano ne costituisce anche il momento relativamente negativo.
La divisione del Paese in due Paesi, uno affondato fino al collo nella degradazione e nella degenerazione, l'altro intatto e non compromesso, non può essere una ragione di pace e di costruttività.
Inoltre, concepita così come io l'ho qui delineata, credo oggettivamente, cioè come un Paese nel Paese, l'opposizione si identifica con un altro potere: che tuttavia è sempre potere.
Di conseguenza gli uomini politici di tale opposizione non possono non comportarsi anch'essi come uomini di potere.
Nel caso specifico, che in questo momento così drammaticamente ci riguarda, anch'essi hanno deferito all'intellettuale un mandato stabilito da loro. E, se l'intellettuale viene meno a questo mandato - puramente morale e ideologico - ecco che è, con somma soddisfazione di tutti, un traditore.
Ora, perché neanche gli uomini politici dell'opposizione, se hanno - come probabilmente hanno - prove o almeno indizi, non fanno i nomi dei responsabili reali, cioè politici, dei comici golpe e delle spaventose stragi di questi anni? È semplice: essi non li fanno nella misura in cui distinguono - a differenza di quanto farebbe un intellettuale - verità politica da pratica politica. E quindi, naturalmente, neanch'essi mettono al corrente di prove e indizi l'intellettuale non funzionario: non se lo sognano nemmeno, com'è del resto normale, data l'oggettiva situazione di fatto.
L'intellettuale deve continuare ad attenersi a quello che gli viene imposto come suo dovere, a iterare il proprio modo codificato di intervento.
Lo so bene che non è il caso - in questo particolare momento della storia italiana - di fare pubblicamente una mozione di sfiducia contro l'intera classe politica. Non è diplomatico, non è opportuno. Ma queste categorie della politica, non della verità politica: quella che - quando può e come può - l'impotente intellettuale è tenuto a servire.
Ebbene, proprio perché io non posso fare i nomi dei responsabili dei tentativi di colpo di Stato e delle stragi (e non al posto di questo) io non posso pronunciare la mia debole e ideale accusa contro l'intera classe politica italiana.
E io faccio in quanto io credo alla politica, credo nei principi "formali" della democrazia, credo nel Parlamento e credo nei partiti. E naturalmente attraverso la mia particolare ottica che è quella di un comunista.
Sono pronto a ritirare la mia mozione di sfiducia (anzi non aspetto altro che questo) solo quando un uomo politico - non per opportunità, cioè non perché sia venuto il momento, ma piuttosto per creare la possibilità di tale momento - deciderà di fare i nomi dei responsabili dei colpi di Stato e delle stragi, che evidentemente egli sa, come me, non può non avere prove, o almeno indizi.
Probabilmente - se il potere americano lo consentirà - magari decidendo "diplomaticamente" di concedere a un'altra democrazia ciò che la democrazia americana si è concessa a proposito di Nixon - questi nomi prima o poi saranno detti. Ma a dirli saranno uomini che hanno condiviso con essi il potere: come minori responsabili contro maggiori responsabili (e non è detto, come nel caso americano, che siano migliori). Questo sarebbe in definitiva il vero Colpo di Stato.
Fonte L'Antidiplomatico
Pasolini assassinato : pace alla sua anima e stop
Pubblica un paio di nomi (italiani) allora, così ne discutiamo.
solo chi è colluso o chi ancora ignora tale sapere non riesce ad apprezzare la grandezza di Pier Paolo Pasolini...
e per citarne un'altro:
...fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza...
purtroppo non è per tutti, fatevene una ragione...
Non per tutti purtroppo
Certo, lo sapevano e lo sanno tutti che i comunisti le tangenti non le prendevano e non rubavano mai, tutti uomini onesti e retti loro.
Frase di Pasolini, fuori contesto, che personalmente aborro:
“Io so questo: che chi pretende la libertà, poi non sa cosa farsene.”
Io si e quel poco che me ne rimane me lo tengo stretto.
Tra l'atro mi è venuto in mente che qualche "illuminato" politico attuale, in sostanza, ha detto la stessa cosa con frasi tipo : "Ma che se ne fa il popolo della Libertà ?"
Sinceramente nel complesso, trovo che per non dire debole, dico che non è efficace in quel che vuole raggiungere.
A me non dice tanto.
Sui nomi che conosce non mi esprimo. Se è stato ammazzato fu proprio per quella conoscenza.
P2 su tutti .
Lui, Pecorelli, moro, Luciani, tutta gente che ha osato troppo .Tutti silenziati come diceva il divo .
Oggi al confronto solo attori di un film già visto
Ma lui come intelletuale si è sempre definito indipendente
E chi lo decide qual'è il modo ?
Tu ?
Io ?
Qualcuno che scrive qua dentro da anni ?
Mazzucco ?
Per quel che mi riguarda : niente da fare.
Il fatto di pensarla tutti allo stesso modo qua dentro, senza confronto e discussione, in un appiattimento beota ed ottuso, è proprio
la miglior arma che ha contro di noi il nemico che sta fuori, genio.
Non c'è colpo di stato peggiore per i potenti, che la presa di coscienza del più malvagio di loro .
Molto più semplicemente credo veda in questo articolo un messaggio che andrebbe condiviso o discusso.
invece "io so" dovrebbe diventare "luogo comune" e forma mentis per fronteggiare la minaccia invisibile che volutamente non si palesa...
Io so, che il re è nudo, e lo so perché lo posso vedere con gli occhi della storia, con gli occhi della vita quotidiana, con gli occhi di chi non gira la testa da un'altra parte...
Che ognuno la pensi in modo diverso non è solo importante ma è addirittura fondamentale, però perde valore quando diventa divisivo.
Memento, divide et impera...
Lo dici giustamente, ed io ci concordo.
Tuttavia devo dirlo e dico che non dovrebbe essere un alibi per non discuterne, e secondo me il rischio può valerne.
In questo caso c'è da giocare, e se non lo si fa vince sempre il super-contendente: il furbo che si muove tra gli immobili.
Un po' retorica, ma quello che voglio dire è che probabilmente mancano quei pezzi di cose che mancano per formare una consapevolezza del passato.
Sono 50 anni che Il Romanzo Delle Stragi (com’è stato poi ribattezzato l’articolo sulla raccolta Scritti Corsari) ci riporta alla Verità, ogni qualvolta il potere ci racconta un mondo inesistente per distaccarci dalla Realtà: è una Buona Medicina che, pur essendo amara, guarisce l’Anima.
Pasolini è ancor oggi il più grande Sacerdote-Martire del culto di Aletheia, che permette di risalire la corrente del fiume dell’oblio per giungere alla Fonte del terribile Vero…. E “la verità vi renderà liberi” (Vangelo di Giovanni - 8, 32): è il culto che celebriamo qui su Luogocomune.
Altro che sinistroide….
Un grande pedagogo, scrisse "Émile ou De l'éducation" sull'educazione dei figli, che abbandono i suoi 5 figli figli in orfanatrofi vari;
per non parlare del fatto che si facesse mantenere dalle sue compagne; alcune erano agiate e se lo potevano permettere, ma l'ultima faceva la sartina, che all'epoca era un eufemismo per indicare una donna che si prostituiva per sopravvivere: come dire mentre lui faceva il filosofo, lei faceva le seghe ai clienti mentre cuciva loro i calzoni.
Non ho una grande stima per costoro.
Negli anni 70 rappresentava l'unica speranza di pulizia contro il potere marcissimo della DC e Berlinguer era una figura integerrima. Infatti e stato ammazzato.
Io personalmente la ritengo un'ideologia non conforme a uno standard di benessere sociale ma come partito era l'unica ancora di salvezza in un sistema orrendo. Esattamente come i 5 stelle 10 anni fa o la Lega nel periodo di Craxi.
Il fatto che poi tutti si siano rivelati peggio di quelli che combattevano non toglie l'idea che comunque avevano raggruppato milioni di persone pulite e civilmente desiderose di un cambiamento. Anche tramite ideologie discutibili.