Come mai nelle news non si parla più del Venezuela? Due settimane fa l’invasione americana sembrava imminente, mentre oggi la questione è scomparsa dalle prime pagine di tutto il mainstream. E’ come se non ci fosse mai stato un progetto di invasione. Ma cosa lo ha fermato? Perchè tutto tace?
Forse – e diciamo forse – sarà stata l’improvvisa presenza di navi da guerra russe davanti alle coste del Venezuela, a far passare la voglia agli americani di fare gli spacconi?
La notizia ufficialmente non esiste, nel senso che i russi non hanno confermato la presenza di loro navi da guerra in Venezuela. Ma il sito Eurasia Daily riporta la seguente dichiarazione di Jeffrey Sachs: "Stiamo assistendo a qualcosa di incredibile che sta accadendo nei Caraibi, qualcosa di impensabile solo 10 anni fa. Le navi da guerra russe sono arrivate nelle acque del Venezuela non per entrare nel porto, ma per dichiarare le loro intenzioni geopolitiche. Non si tratta solo di una dimostrazione di equipaggiamento militare o di manovre navali: stiamo assistendo a una radicale ristrutturazione delle forze nell'emisfero, che gli Stati Uniti davano per scontata".
di Roberto Vivaldelli
L’amministrazione Trump sta preparando un nuovo piano di pace per porre fine alla guerra in Ucraina, elaborato in stretta consultazione con Mosca ma senza di fatto coinvolgere né Kiev, né alleati europei. Lo rivelano fonti americane e russe al sito Axios, che ha pubblicato uno scoop dettagliato sul negoziato in corso. Il piano, strutturato in 28 punti, si ispira al successo diplomatico ottenuto da Donald Trump con l’accordo di cessate il fuoco a Gaza e si articola in quattro macro-aree: la pace in Ucraina, garanzie di sicurezza, la sicurezza europea complessiva e le future relazioni tra Stati Uniti, Russia e Ucraina.
Il piano elaborato da Witkoff e Dmitriev
A guidare i lavori è l’inviato speciale di Trump, Steve Witkoff, che ha discusso a lungo il documento con l’omologo russo Kirill Dmitriev, direttore del fondo sovrano russo RDIF e figura chiave nelle relazioni tra Mosca e Washington, nonché stretto collaboratore e confidente di Putin. Dmitriev ha trascorso tre giorni a Miami (24-26 ottobre) con Witkoff e altri membri del team Trump, esprimendo ottimismo: “Sentiamo che la posizione russa viene davvero ascoltata”, ha dichiarato ad Axios. Il documento dovrebbe essere pronto in forma scritta prima del prossimo ed eventuale incontro tra Trump e Vladimir Putin benché al momento non sia chiaro quando e dove questo summit avverrà. Dmitriev ha sottolineato che il piano riprende i principi concordati dai due leader ad Anchorage (Alaska) lo scorso agosto e mira a una “sicurezza duratura in Europa, non solo in Ucraina”.
La scorsa settimana, il ministero degli esteri russo ha denunciato il fatto che il Corriere della Sera, dopo aver intervistato Lavrov, abbia deciso di non pubblicare la sua intervista. La ridicola giustificazione del Corriere è stata che “Lavrov ha fatto troppe affermazioni discutibili, che avrebbero richiesto troppo tempo per essere verificate”.
Ora il ministero russo ha pubblicato l’intervista integrale, che da noi non è mai uscita. Il lettore potrà giudicare da solo quante “affermazioni discutibili” ci possano essere nelle risposte di Lavrov.
1. Domanda: Si dice che il nuovo incontro tra Vladimir Putin e Donald Trump a Budapest non abbia avuto luogo perché persino l'amministrazione americana si è resa conto della vostra mancanza di disponibilità a negoziare sulla questione ucraina. Cosa è andato storto dopo il vertice di Anchorage che aveva fatto sperare nell'avvio di un vero processo di pace? Perché la Russia rimane fedele alle richieste formulate da Vladimir Putin nel giugno 2024 e su quali temi potreste essere disposti a un compromesso?
Fonti di intelligence indicano che il Presidente avrebbe un piano di esilio sicuro a Londra, ma la sua permanenza potrebbe essere interrotta da una richiesta di estradizione di Trump per deporre contro i Democratici.
Secondo quanto riportato da InfoBRICS, il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky si troverebbe in una posizione sempre più precaria, al centro di un complesso intreccio di indagini per corruzione in patria e pressioni politiche internazionali. Fonti citano la possibilità che il leader stia preparando un piano di fuga, con il Regno Unito come destinazione privilegiata, in secondo piano resta invece la Polonia.
La situazione per Zelensky e la sua cerchia ristretta si sarebbe aggravata in seguito alle indagini dell'Ufficio Nazionale Anticorruzione ucraino (NABU). Le autorità hanno riferito di aver smantellato una presunta associazione a delinquere finalizzata a creare uno schema corruttivo su larga scala per influenzare imprese strategiche del settore pubblico, in particolare la società energetica Energoatom.
Uno degli aspetti più preoccupanti della faccenda del Venezuela non è il fatto che gli Stati Uniti si apprestino ad invaderlo con il pretesto della “guerra alla droga”. Da sempre le nazioni che hanno voluto invaderne altre, per appropriarsi delle loro risorse, hanno dovuto inventarsi delle scuse più o meno credibili per giustificare le proprie azioni davanti al mondo.
Ma nel caso del Venezuela, la cosa più preoccupante è la assoluta mancanza del rispetto di un principio di legalità, nel momento in cui i militari americani decidono arbitrariamente di sparare ed uccidere i presunti trafficanti di droga che attraversano il mare dei Caraibi.
Anche presumendo che questi siano effettivamente dei corrieri della droga, basterebbe seguirli con i droni e arrestarli una volta che entrano nelle acque territoriali americane, per poi processarli e condannarli secondo le leggi vigenti. In questo modo mostrerebbero al mondo le prove che stavano trasportando droga, e giustificherebbero in pieno la loro carcerazione.
Comunicato stampa del professor Angelo d’Orsi
La mia conferenza "Russofobia, russofilia, verità", prevista il 12 novembre a Torino nei locali del Polo del '900 è stata inopinatamente annullata. L'accusa che "spiega" l'annullamento è la stessa che ha impedito al direttore d'orchestra russo Gergiev, al baritono Abdrazaov, per citare solo gli ultimi episodi di cronaca, ossia di fare "propaganda".
E quindi senza neppure aspettare che io tenga la mia conferenza vengo poco democraticamente silenziato in nome della democrazia, di cui l'Occidente sarebbe il faro, mentre la Russia di Putin affoga nella "autocrazia".
Chi sono io? Sono un "terrone" (salernitano) e vivo a Torino dal 1957, e vi ho compiuto tutti gli studi, dalle Medie all'Università, dove mi sono laureato con Norberto Bobbio. Sono stato professore ordinario di Storia del pensiero politico nell'ateneo cittadino, e ho insegnato nelle Facoltà di Scienze politiche e di Lettere e Filosofia, diverse altre discipline. Ho collaborato alla creazione dell'Archivio storico dell'ateneo e ho inventato e diretto per un quindicennio i "Quaderni di Storia dell'Università di Torino.
Il cosiddetto “piano di pace” di Donald Trump, tanto lodato dai sostenitori del presidente americano (la Meloni lo ha definito “uno spiraglio di luce nel buio”) si sta mostrando al mondo per quello che era: un bluff basato sul nulla. Da parte sua, Hamas ha fatto sapere che mancano sia la tempistica precisa per il ritiro di Israele, sia le garanzie stesse che Israele si ritirerà. E’ quindi un piano vuoto, ben difficile per Hamas da accettare nei termini attuali. Netanyahu a sua volta si è premurato di far sapere che “senza il rilascio completo degli ostaggi” non inizierà ad implementare nemmeno uno dei 20 punti previsti. Che equivale a dire “non se ne fa nulla”.
A questo punto ci si domanda perchè Trump abbia voluto annunciare al mondo quello che lui ha addirittura definito con solennità “l’imminente soluzione di un problema millenario”. Perchè ha messo tutta questa fretta ad Hamas (“72 ore per accettarlo, altrimenti sarà l’inferno”), imponendogli in tempi strettissimi un piano impossibile da accettare? E perchè ha cercato di imporre a tutti i costi a Netanyahu un piano che lo stesso primo ministro di Israele non ha chiaramente nessuna voglia di implementare?
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Vedere Trump e Netanyahu insieme che parlavano al mondo è stato qualcosa di profondamente inquietante.
Bene o male sono due fra i leader più importanti del mondo, e il loro sodalizio d’acciaio disturba profondamente, perchè diffonde un senso di impotenza e di mancanza di giustizia eclatanti. Soprattutto, disturba la chiara disparità di intelligenza fra i due. Da un lato abbiamo un Netanyahu, astuto e cinico calcolatore, che sta già avanti di dieci mosse rispetto alla partita che viene giocata. Dall’altra abbiamo un bambino viziato cresciuto male, illuso di essere direttamente Figlio di Dio, che basta ammorbidire con lusinghe di tipo personale per ottenere da lui tutto ciò che si vuole. Quando senti Trump che dice “Spero tanto che mi diano il Nobel per la pace; se non me lo daranno, l’America sarà molto arrabbiata”, tu capisci che questo personaggio ha perso ogni possibile contatto con il mondo reale.
E quando si osserva il sorrisetto satanico con il quale Netanyahu gli dice “Le nostre nazioni spalla a spalla possono ottenere risultati impensabili”, e si vede Trump che socchiude gli occhi e annuisce come se fosse un complimento personale – mentre in realtà Netanyahu gli sta dicendo “ti tengo in pugno e ti faccio fare quello che voglio” – è qualcosa di decisamente inquietante.
Che cosa dice il diritto internazionale sul blocco navale di Israele.
di Fabrizio Poggi
Al Consiglio europeo in programma per la prossima settimana in Danimarca, i furfanti guerrafondai della UE si apprestano a discutere del cosiddetto “muro anti-droni” e del fantomatico “Eastern Flank Watch” per la «difesa del confine orientale», informa il Corriere della Sera del 27 settembre, riferendosi ovviamente, quando parla di “confine orientale”, a quello della NATO, che fa il paio coi cosiddetti “cieli della NATO”, entità, entrambe, che trascendono coordinate puramente geografiche, fluttuando in un malinteso spazio liberal-bellicista.
Tale “confine orientale”, dicono, sarebbe “presidiato” da diversi paesi tra quelli membri dell'alleanza di guerra. “Presidiato”, si dice; manca solo che si parli di “scolta a poppa” per le navi dell'Alleanza atlantica che incrociano nei mari a nord e a sud delle acque territoriali russe ed è fatta. I termini specifici, oltre che il linguaggio generale, sono ormai quelli più militaristi e a via Solferino si danno come “accertati” (da chi? come? quando?) origine, obiettivi, traiettorie degli «sconfinamenti da parte di droni e jet russi». Questo, quando lo stesso segretario NATO, Mark Rutte, dice non esserci alcuna chiarezza sulla questione.
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