di Marco Travaglio
I soliti imbecilli pensano che ci occupiamo delle fake news atlantiste sull’attacco imminente o addirittura in corso della Russia all’Europa perché siamo putiniani. Abbiamo scritto fin dal primo giorno che l’invasione russa dell’Ucraina è un crimine internazionale ingiustificabile anche se provocato dalla Nato. Ma basta unire i puntini di dichiarazioni e decisioni dei leader europei pericolanti o morituri per capire che vogliono salvarsi le poltrone trascinandoci nella terza guerra mondiale con la Russia.
E inventano ogni giorno falsi pretesti, in joint-venture con Kiev e sempre più spesso con Varsavia. I missili russi in Polonia erano ucraini. L’attentato russo ai gasdotti era ucraino. L’attacco russo al palazzo del governo di Kiev era un incendio che nessuna prova collega a droni russi. Il sabotaggio russo all’aereo della Von der Leyen era una bufala. L’assassino russo del nazista ucraino Paribij era ucraino.
di Fabio Lugano
Un colpo di scena che sembra uscito da un romanzo di Le Carré, ma che si è consumato sotto il cielo grigio della Bielorussia. Lunedì mattina, mentre i carri armati e le truppe di Russia e Bielorussia davano il via alle imponenti esercitazioni militari “Zapad-2025”, tra gli osservatori internazionali sono comparsi, a sorpresa, degli ufficiali dell’esercito statunitense. Un evento impensabile fino a pochi mesi fa, in un clima di tensione ai massimi storici con la NATO.
Ad accoglierli, il Ministro della Difesa bielorusso, Viktor Khrenin, che con un gesto di plateale apertura ha dichiarato: “Vi mostreremo tutto ciò che vi interessa. Qualsiasi cosa vogliate. Potete andare lì, vedere, parlare con la gente”. Una cortesia quasi surreale, se si considera che solo due giorni prima la Polonia, membro NATO, aveva abbattuto droni russi che avevano violato il suo spazio aereo.
Ma chi pensava a un semplice gesto di distensione isolato, si sbagliava di grosso. Questa inattesa presenza militare è solo la punta dell’iceberg di un’operazione diplomatica molto più ampia e strutturata, con una regia ben precisa: quella di Donald Trump.
Mentre Trump continua a guardarsi allo specchio, chiedendosi “chi è il più bello del reame?”, il mondo va avanti. E molto in fretta.
Nei giorni scorsi si sono riuniti i leader dei tre più importanti paesi BRICS – Cina, Russia e India – ai quali si è aggiunto ieri il leader nord-coreano Kim-Jong-Un.
L’immagine che danno tutti questi leader insieme è qualcosa di terrificante per chi vive dalle parti di Washington. Se poi ascoltiamo le loro dichiarazioni, di dubbi su quello che sta succedendo ne rimangono ben pochi:
A Giorgia Meloni il potere deve aver dato alla testa. O meglio, lei deve aver scambiato l’idea di essersi momentaneamente seduta accanto a persone potenti con la potenza stessa.
Non si spiegherebbe altrimenti l’idea, da lei avanzata, di proporre “un piano per sostegno in 24 ore all'Ucraina se Mosca attacca”. Questa proposta “impegnerebbe i firmatari a consultarsi entro 24 ore su una risposta militare, in caso di nuovo attacco della Russia.” In altre parole, una sorta di Articolo 5 della NATO, esteso ad un paese non NATO.
Proposta decisamente ridicola e pericolosissima insieme.
Da tutte le indiscrezioni e le mezze frasi uscite dal multi-confronto di ieri – prima Trump e Zelensky da soli, poi con l’aggiunta dei leader europei – una sola cosa è uscita con chiarezza: non esiste un accordo sulla cessione dei territori conquistati dalla Russia.
Parlano tutti di pace generica, di garanzie di sicurezza, e persino di “restituzione dei bambini” – come se quella fosse la cosa più importante - ma sui futuri confini fra Ucraina e Russia nessuno si è sbilanciato.
In seguito alla “lettera di appello” di Melania Trump a Putin per i bambini ucraini, ripubblichiamo questo articolo di Vincenzo Lorusso (Donbass Italia) del 3 giugno 2025
Nell’ambito dei colloqui russo-ucraini a Istanbul del 2 giugno è stata consegnata una lista di 339 bambini che si troverebbero nel territorio russo, quelli che l’Ucraina definisce “bambini rapiti”. Non vogliamo entrare nel merito dell’accusa di bambini rapiti, oppure contesi o ancora salvati dalle bombe, a seconda ovviamente dei punti di vista. La delegazione ucraina ha finalmente inviato alla parte russa la lista con i nominativi di questi bambini.
Per anni abbiamo sentito parlare di ventimila, trentamila, magari milioni, ma oggi abbiamo saputo ufficialmente dalla parte ucraina che questi bambini sarebbero 339. Qualcosa che noi abbiamo sempre saputo, abbiamo sempre parlato di bambini salvati dalle bombe, al limite contesi (casi di bambini con un genitore a Kiev e l’altro a Donetsk, ad esempio); ma certamente non rapiti.
Com’era prevedibile, è stato annullato il concerto di Valery Gergiev alla Reggia di Caserta. Pina Picierno vince ancora.
Fatti salvi gli inutili commenti sulla bigotteria di questo genere di scelte, a me resta solo una domanda a cui rispondere: perché si insiste in modo così martellante e ripetitivo su una censura generalizzata, su qualunque cosa che sappia di Russia, ben sapendo che è una strategia assolutamente inutile, che non porterà alcun vantaggio pratico nella situazione internazionale?
Perchè si insiste in modo così nauseante su questa ridicola condanna morale a senso unico, che non porta vantaggi a nessuno? A cosa serve continuare a ripetere "russi cattivi, russi cattivi"?
di Andrea Muratore
Le spedizioni di armi americane all’Ucraina riprenderanno presto, finanziate dai contributi dei Paesi alleati nella Nato (il Canada e diversi Stati europei), la Russia potrebbe esser colpita da sanzioni secondarie fino al 100%, i colloqui tra la Casa Bianca e il Cremlino rischiano di interrompersi, Mosca ha 50 giorni per fare la pace con il Paese invaso: Donald Trump è un fiume in piena nel suo confronto alla Casa Bianca col Segretario generale della Nato Mark Rutte, suo stretto alleato, e lancia un monito diretto a Vladimir Putin annunciando il ritorno in campo di Washington nel sostegno a Kiev.
Attaccata in ogni modo possibile da Israele, ora è stata colpita da sanzioni personali direttamente dal governo degli Stati Uniti.
Perchè non possiamo avere anche noi un capo del governo “normale”? Uno che ragioni primariamente nell’interesse dei suoi cittadini? Perchè il buon senso, una volta onnipresente, è ormai diventato una specie di merce rara, quasi introvabile nei politici odierni?
Li abbiamo sentiti tutti, in questi giorni, i vari commentatori televisivi che ci ripetevano fino alla nausea che “L’Iran lo ha scritto in costituzione che vuole cancellare Israele dalla faccia della terra”
E’ una balla colossale.
Basta andare a leggere la Costituzione dell’Iran, tradotta in italiano dall’istituto di Cultura iraniano, per rendersi conto che non soltanto quella frase non esiste, ma che la stessa parola “Israele” non compare mai, nemmeno una volta, nei 177 articoli da cui è composta la Costituzione.
Leggi tutto: L’autoattacco polacco