di Brenda Baletti
Quando l'amministrazione Trump ha iniziato la riorganizzazione e il taglio di importanti finanziamenti all'Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID), sono emerse rivelazioni sul fatto che l'organizzazione finanziasse gruppi, tra cui alcuni media, impegnati in campagne diffamatorie e di censura contro le voci dissidenti.
L'agenzia, notoriamente una copertura per le operazioni di intelligence degli Stati Uniti, ha finanziato cambiamenti di regime e altri interessi americani in tutto il mondo. Finanzia anche organizzazioni giornalistiche allineate con gli obiettivi di politica estera degli Stati Uniti.
Questo include grandi organizzazioni internazionali che, a loro volta, finanziano organizzazioni mediatiche più piccole, come BBC Media Action e il Fondo Internazionale per i Media di Interesse Pubblico, presieduto dall'ex direttore del New York Times.
Sono due giorni che ci giro intorno, ma non riesco a trovare l’angolazione giusta per scrivere un articolo sulle recenti dichiarazioni di Trump rispetto alla Palestina. Semplicemente non so cosa dire, sono senza parole. Di fronte ad un Trump che dice “basta mandare via i palestinesi, e la striscia di Gaza può diventare una specie di Costa Azzurra in Medio Oriente”, tu cosa rispondi? Vuoi metterti davvero a scrivere che “non è giusto mandare via la gente dalla terra su cui abita?”
Cioè, bisogna davvero scrivere fisicamente quelle parole, nero su bianco, per esprimere un concetto talmente ovvio che non andrebbe nemmeno evocato?
“Mr. President” ha avuto il suo primo impatto con la realtà: dopo che il Canada ha minacciato pesanti ritorsioni economiche sui dazi del 25% proposti da Trump, e dopo che le borse hanno iniziato a barcollare in previsione di queste ritorsioni, Trump ha deciso di “sospendere” l’imposizione dei dazi al Canada per un mese. In cambio, ha avuto una semplice assicurazione da parte di Trudeau che verrà rinforzato il controllo delle frontiere, per sgominare un inesistente “traffico di droga” dal Canada.
In altre parole, Trump ha abbassato la cresta.
A non più di un mese da una liberazione avvenuta sotto ricatto, quella dell’ingegnere iraniano scambiato per il ritorno in patria di Cecilia Sala, un trafficante di esseri umani, il capo della polizia giudiziaria libica Almasri, è stato arrestato a Torino su mandato della corte internazionale dell’Aja, ma subito rilasciato e riportato addirittura in patria con un volo di stato.
Secondo il tribunale dell’Aja, Almasri è “sospettato di crimini contro l'umanità e crimini di guerra, tra cui omicidi, torture, stupri e violenze sessuali", ma noi lo abbiamo immediatamente rilasciato, perchè evidentemente fa parte di quel patto segreto con la Libia di cui nessuno vuole ammettere l’esistenza: noi paghiamo fior di quattrini ai libici perchè trattengano nel loro paese il maggior numero possibile di migranti, mentre chiudiamo un occhio - in questo caso anche due – sui metodi assolutamente disumani con cui vengono trattati i migranti in quel paese.
Ugo Rossi (consigliere comunale di Trieste) sta portando avanti una dura battaglia per proiettare ovunque possibile il docufilm “Maidan la strada verso la guerra”. Mi ha mandato questa lettera, che mi chiede di pubblicare:
In Italia è da più di un mese che si è attivata la macchina della censura nei confronti dei docufilm “Maidan la strada verso la guerra” e “I bambini del Donbass” realizzati da Russia Today e tradotti in italiano dal giornalista Vincenzo Lorusso impegnato sul campo nel Donbass.
Russia Today, insieme a Sputnik, è stato colpito dalle sanzioni UE nel marzo 2022 con l’accusa di essere strumento della propaganda Russa a sostegno “ dell’aggressione di Mosca contro l’Ucraina”.
Con lo stesso pretesto in Italia continuano da più di un mese azioni antidemocratiche e incostituzionali di censura delle proiezioni organizzate da liberi cittadini e da varie organizzazioni sul territorio.
Standing ovation in parlamento, Cecilia Sala che torna in Italia è come la nazionale che vince i mondiali.
E’ stata arrestata senza che ce ne dicessero il motivo, ed è stata liberata senza che ce ne dicessero il motivo. Però, proprio tre giorni prima del suo arresto, in Italia era stato fermato il cittadino iraniano ricercato dagli USA; ma questa è solo una coincidenza. E proprio tre giorni prima del rilascio della Sala, la Meloni è andata di corsa da Trump a Mar-a-Lago. Ma anche questa è un’altra coincidenza.
Come preannunciato, dal 1° gennaio l’Ucraina ha interrotto il transito di gas russo verso l’Europa. L’Ucraina perderà così 800 milioni di euro annuali (che corrispondevano ai diritti di transito), mentre la Russia dovrebbe rinunciare ad un fatturato complessivo di circa 5 milardi annui, che corrisponderanno alle mancate vendite in Europa.
I paesi più colpiti da questa mossa saranno Austria, Ungheria e Slovacchia, ma gli effetti di questa decisione si faranno sentire in tutto il continente (già da noi si parla di un aumento a breve del prezzo del gas).
Naturalmente (problema-reazione-soluzione), c’è già pronto sul mercato il gas liquido americano (LNG), che però coste tre volte rispetto a quello dei gasdotti. Chissà perchè, la guerra la fanno Russia e Ucraina, ma alla fine quelli che ci rimettono siamo sempre noi.
(Questa discussione è chiusa)
Chiunque abbia seguito le vicende della Siria in questi giorni non può non essere rimasto stupito dalla velocità con cui i cosiddetti “ribelli salafiti” hanno preso il controllo del paese. Una possibile soluzione la propone Leonardo Sinigaglia in questo articolo su L’Antidiplomatico, intitolato "Il ruolo della guerra informativa e psicologica nella caduta della Siria”:
Se qualcuno è rimasto confuso dalle troppe sigle di “ribelli arabi” che agiscono in Siria in questi giorni, basta tornare a rivedere questa intervista del 2011 del Generale Wesley Clark. Dietro tutte queste sigle, dietro tutte queste guerre, ci sono sempre gli stessi mandanti.
"La partnership tra Italia e Stati Uniti non è mai stata così forte”. Il servilismo del maggiordomo più diligente e premuroso viene sempre premiato dal padrone. Soprattutto quando si avvicina il Natale.
di Alessandro Bianchi
"La partnership tra Italia e Stati Uniti non è mai stata così forte”. Con queste parole, il segretario di Stato Usa Blinken ha concluso il vertice di Fiuggi del G7 a presidenza italiana. E come se non fosse già abbastanza umiliante per un governo che aveva promesso una via "sovrana" e "indipendente" rispetto ad un governo PD qualunque, aggiunge: "E questo è un tributo alla leadership italiana, è un tributo alla forte leadership del primo ministro Meloni, del mio amico, il ministro degli Esteri, e lo vediamo, ovviamente, durante il G7 italiano. Non potrei essere più grato per la collaborazione". "La partnership tra Italia e Stati Uniti non è mai stata così forte”.
Leggi tutto: Trump taglia i fondi a USAID e rivela la sua vera funzione