Il video mostra un piccolo velivolo che scende rapidamente verso i tetti del Cremlino, e viene fatto esplodere a mezz’aria. (In realtà si parla di due droni distrutti, ma del secondo non ci sarebbero immagini).
La Tass ha ufficialmente annunciato che “il regime di Kiev ha cercato di colpire la residenza del presidente russo al Cremlino con aerei telecomandati” e aggiunge: “Come risultato di una rapida azione da parte dei militari e dei servizi speciali, che hanno usato sistemi di guerriglia elettronica, i droni sono stati disabilitati”.
Quella che segue è una lista di eventi storici (*) che ripercorre tutti i passaggi più importanti che riguardano la possibile entrata nella NATO dell’Ucraina, dal 2014 ad oggi. Entrata che i russi hanno sempre detto di non poter tollerare, per motivi che non è nemmeno necessario spiegare.
2014 – Non appena diventato primo ministro (dopo il colpo di stato di Maidan), Arseniy Yatsenyuk viene ricevuto alla Casa Bianca, e si premura di far sapere al mondo da che parte starà la nuova Ucraina: “Probabilmente nei prossimi 7-10 giorni l'Ucraina firmerà la parte politica dell'accordo di associazione con l'Unione Europea. E vogliamo dire molto chiaramente che l'Ucraina è e sarà parte del mondo occidentale”.
Dopodichè Yatsenjuk invita la NATO a venirlo a trovare a Kiev, e chiede apertamente aiuti e armamenti per supportare il nuovo governo: “Ho esteso un invito al Consiglio Nord-Atlantico per visitare Kiev, e sarà splendido se ci incontreremo a Kiev. Noi crediamo che sia necessario aumentare la nostra cooperazione, e sarebbe bello se potessimo avere qualche forma di aiuto addizionale, supporto tecnico, supporto umanitario, per migliorare il sistema di difesa ucraino, a livello tecnico. Questo ci aiuterebbe a stabilizzare la situazione e a mantenere pace e stabilità nella regione.”
Da giorni si discute dei documenti segreti del Pentagono, che qualcuno avrebbe trafugato e messo online, scatenando un putiferio a livello internazionale. Dico “avrebbe”, perchè non si può escludere del tutto che si tratti di una operazione di disinformazione, operata dal Pentagono stesso.
Ma tutti gli indizi tendono a suggerire che i documenti siano reali, e che il loro rilascio abbia decisamente infastidito i vertici di Washington. Due sono infatti gli elementi che sono emersi, e che imbarazzano chiaramente gli americani. Il primo è il fatto –non certamente nuovo - che il Pentagono sia stato beccato a spiare i suoi diretti alleati. In particolare, sono emersi i dettagli di una conversazione fra militari sudcoreani, che discutevano su come far arrivare armi all’Ucraina senza violare l’articolo della loro costituzione, che gli proibisce di inviare armi ai paesi in guerra (la soluzione, in questo caso, sarebbe stata trovata vendendo le armi alla Polonia).
In questi giorni si parla molto della Corte internazionale di giustizia penale e del mandato di arresto a carico di Vladimir Putin per crimini di guerra collegati al presunto rapimento di minori ucraini e al loro trasferimento forzato in Russia.
Mosca non aderisce al trattato istitutivo della Corte, per cui Putin non rischia nulla né in Russia né in quel mezzo mondo che non fa parte dell’istituzione.
Però come agirono altre superpotenze, come ad esempio gli USA, quando vi fu il rischio di una condanna da parte di questa istituzione?
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi JinPing, in occasione della sua visita odierna a Mosca per incontrare Putin, annunciata solo pochi giorni fa, ha scritto un articolo di suo pugno che ha consegnato alla stampa russa.
L’articolo è intitolato "Forging Ahead to Open a New Chapter of China-Russia Friendship, Cooperation and Common Development" (Avanti per aprire un nuovo capitolo dell'amicizia, della cooperazione e dello sviluppo comune tra Cina e Russia) ed è stato pubblicato stamani sul quotidiano russo Russian Gazette e sul sito web dell'agenzia di stampa RIA Novosti, quasi a voler scandire i punti della sua visita di Stato in Russia.
Vi riporto la traduzione completa.
Il seguente articolo potrebbe sembrare il classico sfogo di un qualunque anti-americano di oggi. Il problema è che compare direttamente sulla pagina ufficiale del ministero degli esteri cinese.
Introduzione
Da quando sono diventati il paese più potente del mondo, dopo le due guerre mondiali e la Guerra Fredda, gli Stati Uniti hanno agito in modo sempre più aggressivo nell’interferire negli affari interni di altri paesi, come nel perseguire, mantenere e abusare della loro egemonia, per promuovere la sovversione e l'infiltrazione e scatenare intenzionalmente guerre, recando danno alla comunità internazionale.
Gli Stati Uniti hanno sviluppato uno schema egemonico per inscenare "rivoluzioni colorate", istigare controversie regionali e persino lanciare direttamente guerre con il pretesto di promuovere democrazia, libertà e diritti umani. Aggrappandosi alla mentalità della Guerra Fredda, gli Stati Uniti hanno intensificato la politica dei blocchi e alimentato conflitti e scontri. Hanno esagerato con il concetto di sicurezza nazionale, hanno abusato dei controlli sulle esportazioni e imposto sanzioni unilaterali agli altri. Hanno adottato un approccio selettivo al diritto e alle regole internazionali, utilizzandole o scartandole a loro piacimento, e hanno cercato di imporre regole che servano i propri interessi in nome del mantenimento di un "ordine internazionale basato sulle regole".
Il presente rapporto, nel presentare i fatti rilevanti, cerca di esporre l'abuso dell'egemonia degli Stati Uniti nei campi politico, militare, economico, finanziario, tecnologico e culturale, e di attirare una maggiore attenzione internazionale sui pericoli delle pratiche statunitensi per la pace e la stabilità nel mondo e il benessere di tutti i popoli.
Ieri sera a "Otto e Mezzo" Travaglio ha provato a scalare il muro di fango del pensiero unico sull'Ucraina. Ma con gente cone Gruber e Severgnini c'è ben poco a cui aggrapparsi.
di Rossella Fidanza
Seymour Hersh, premio Pulitzer grazie alle sue importantissime inchieste giornalistiche in ambito militare, un paio di settimane fa ha creato un gran subbuglio per l’articolo con il quale ha accusato gli Stati Uniti di aver deliberatamente fatto esplodere il gasdotto Nord Stream, con il supporto della Norvegia.
Hersh è sicuramente una voce estremamente affidabile ed importante del giornalismo mondiale, non certo da ieri, nonostante tutto il mondo dei “fact-checkers” si sia fatto notare per un intervento immediato, diretto a smantellare le sue parole.
Inutilmente e in modo abbastanza ridicolo. Hersh ha un curriculum giornalistico tale per cui basterebbe la sua firma per garantirne autenticità: ha certamente difeso le proprie fonti non svelandone i nomi, ma quello che ha scritto, con tanto di documentazione correlata, è davvero difficile da confutare, soprattutto perchè assolutamente plausibile.
A seguito del suo primo articolo sulla questione Nord Stream, le reazioni sono state di diverso tipo: a parte coloro pagati per cercare di ridicolizzare il suo report, mal riuscendoci peraltro, le pochi voci giunte dagli Stati Uniti si sono limitate a minimizzare la questione, così come i loro alleati. Al contrario, la Cina ha chiesto spiegazioni, unendosi alla Russia nel chiedere nuove indagini.
Su Casa del Sole il testo integrale.
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