La Russia sta lavorando per ricostruire la propria economia, continuando nel contempo l'operazione speciale in Ucraina e difendendo le proprie tradizioni, la propria cultura e il proprio popolo", ha dichiarato il Presidente Vladimir Putin rispondendo alle domande di Fyodor Lukyanov, moderatore di una sessione plenaria del Valdai Discussion Club, e dei partecipanti all'incontro. La TASS ha raccolto le principali osservazioni di Putin.
Sull'economia russa
"Finora l'abbiamo gestita bene e ho motivo di credere che continueremo così anche in futuro". "È iniziata una ricostruzione naturale dell'economia", come era avvenuto in seguito all'embargo alimentare del 2014.
A differenza dell'Europa, il reddito reale disponibile dei russi sta crescendo nonostante l'aumento delle spese per la difesa e la sicurezza. La Russia sta abbandonando "l'evanescente mercato europeo", aumentando "la sua presenza sui mercati in crescita di altre parti del mondo, compresa l'Asia".
I servizi segreti statunitensi ritengono che le truppe ucraine non riusciranno a rompere le linee di difesa dell'esercito russo. Lo ha affermato il giornalista americano premio Pulitzer Seymour Hersh nel suo ultimo scritto.
"Ci sono elementi significativi nella comunità dell'intelligence statunitense, sulla base di rapporti sul campo e di intelligence tecnica, che credono che l'esercito ucraino demoralizzato abbia rinunciato alla possibilità di superare le linee di difesa russe a tre livelli, pesantemente minate", ha spiegato il giornalista sulla sua pagina sulla piattaforma Substack.
Hersh ha anche sottolineato che gli ucraini hanno rifiutato l’idea di tentare di impadronirsi della Crimea e delle quattro nuove regioni della Russia.
di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico
Tutto il mondo diplomatico ed economico-finanziario sembra trattenere il fiato in attesa spasmodica del prossimo vertice dei paesi del BRICS di Johannesburg. Questo vale in particolar modo per i paesi occidentali che – completamente tagliati fuori dalle scelte e incapaci di influire – stanno tentando in tutti i modi di influenzare indirettamente le scelte di questa organizzazione informale che sempre di più sembra pesare nello scacchiere mondiale grazie a imponenti risorse economiche e finanziarie oltre che energetiche, militari e demografiche.
Certamente i temi in agenda nella riunione del BRICS che più stanno a cuore al blocco occidentale (“l'occidente allargato” come lo chiamano i diplomatici russi) è quello dell'allargamento dell'organizzazione a nuovi paesi e la creazione di una nuova unità di conto che dovrebbe sostituire il dollaro come moneta standard negli scambi internazionali in via principale tra i paesi appartenenti al BRICS ma aperta anche agli altri paesi che la vorranno utilizzare.
di Davide Malacaria
“Blinken e Biden stanno costruendo un quadro di politica estera destinato a durare nel tempo”. Questo il titolo di un articolo di David Ignatius pubblicato sul Washington Post, nel quale si spiega che, mentre la mannaia giudiziaria continua a imperversare su Trump – siamo alla quarta incriminazione -, il duo in questione sta fissando le fondamenta della politica estera americana in modo che un futuro presidente, altro da Biden, sia costretto a non deviare dalle direttrici attuali.
I fondamentalisti della guerra
Così il rapporto con la Cina dovrebbe proseguire su binari conflittuali, perseverando nel rischio di un conflitto aperto, e il confronto con la Russia continuerà, dal momento che l’America sta già immaginando il futuro di Kiev a “medio e lungo termine”, per un ausilio che sia più sostenibile, in cui si riesca a “costruire un esercito di livello mondiale” (prospettiva allarmante…).
La Russia, ha detto Blinken, non deve illudersi di poter “sopravvivere all’Ucraina e a noi” (cioè agli Stati Uniti), dove va sottolineato quel “sopravvivere”, che fa della guerra in corso un conflitto esistenziale.
A giudicare dalle cifre riportate in questo video, bisogna dire che Putin ha fatto veramente un grosso dispetto agli americani, iniziando una guerra “non provocata” contro l’Ucraina.
Il canale di BET17
Non capita tutti i giorni che il Global Times – l’organo di stampa del governo cinese – dedichi un articolo in homepage all’Italia. E purtoppo il titolo era tutt’altro che incoraggiante:
“Non permettete che l’abbandono del BRI possa diventare per l’Italia un motivo di pentimento” . (BRI sta per “Belt and Road Initiative”, cioè l’accordo commerciale italo-cinese, da noi soprannominato “Via della seta”).
L’articolo cinese critica le recenti dichiarazioni del ministro Crosetto, che si è detto contrario all’accordo in un’intervista al Corriere della Sera. Come scrive Giorgio Bianchi : “Non si e' fatta attendere la risposta cinese alle dichiarazioni offensive fatte da Crosetto nell'intervista al Corriere. Il Ministro della Difesa, avventurandosi in un campo che non conosce e non gli compete, quello dell'economia e del commercio, aveva definito l'adesione dell'Italia alla Via della Seta una decisione "improvvisata e scellerata" e aveva snocciolato una serie di falsita' sulla mancanza di benefici per l'Italia.”
Per ora il colpo di stato in Niger ha interessato il nostro sistema mediatico solo in modo parziale, come se fosse un evento secondario. Ma la situazione rischia di diventare di primaria importanza, visto che sullo sfondo si sta disegnando uno scontro indiretto fra potenze occidentali da un lato, e Russia dall’altro.
I colpi di stato in Africa sono quasi all’ordine del giorno, ma di solito si tratta di dispute interne per il potere fra fazioni rivali. In questo caso invece sembra evidente la matrice “macropolitica”, con una Russia chiaramente ben disposta ad aiutare il Niger ad uscire dal dominio colonialista franco-americano. (Ricordiamo che il Niger produce il 7% dell’uranio nel mondo).
Ufficialmente, la Russia ha dichiarato che si tratta di una faccenda interna del Niger, e che loro “non si immischiano mai in questioni interne degli altri paesi”.
di Davide Malacaria
Il Partito della Guerra non trova gli appoggi sperati. “Nonostante i tutti gli sforzi di Biden per mostrare al mondo uno spettacolo felice, Vilnius sarà ricordata come il vertice della NATO in cui le tensioni sono scoppiate”. Così David Saks in un tweet che ricorda quanto avvenuto al summit.
un vertice caratterizzato dall’intemerata di Zelensky contro i leader dell’Alleanza Atlantica per non aver ammesso l’Ucraina; dalla rabbia dei suoi interlocutori, che gli hanno detto di darsi una calmata; e poi quella dei falchi, furiosi contro l’amministrazione Biden per tale decisione. Infine, l’incontro Zelensky-Biden alquanto mesto, tanto da essere passato quasi inosservato nonostante dovesse essere il clou dello spettacolo.
Cose note e riferite più o meno da tutti i media d’Occidente, al netto degli eufemismi del caso, necessari per non far crollare miseramente il teatrino che va in scena da un anno e mezzo.
L’immagine di Zelensky, tutto solo fra i big della NATO, ricorda da vicino i classici imbucati alle feste altrui: riescono in qualche modo ad intrufolarsi fra gli ospiti, ma poi nessuno se li fila.
Con una differenza: l’imbucato sa di esserlo fin dall’inizio, e cerca di fare il disinvolto, mentre Zelensky sembra quasi sorpreso dal disinteresse che circonda la sua persona. “Ma come - sembra che dica - io sono al centro della questione mondiale, e nessuno mi caga?”
di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico
Lo scorso 8 maggio il governo golpista di Kiev e l'americana BlackRock Financial Market Advisory hanno sottoscritto l'accordo sul “Fondo di sviluppo dell'Ucraina”. Formalmente, dovrebbe trattarsi di attività tese ad attirare investimenti nel settore energetico, nelle infrastrutture, nell'agricoltura ucraine. Di fatto, si è aperta la strada alla totale svendita dei principali settori dello stato ucraino, a partire dalle preziosissime terre nere e dalla rete elettrica del paese. Da parte di Kiev, con tale accordo, si tratterebbe di saldare gli enormi debiti contratti coi creditori occidentali, soprattutto per le forniture di armi e gli “aiuti” finanziari.
Per l'esattezza, l'accordo non ha fatto che consolidare e ampliare uno stato di fatto, cioè la svendita di asset strategici ucraini avviata col precedente golpista-capo, Petro Porošenko. Ora, direttamente o indirettamente, l'elenco delle attività ucraine della BlackRock comprende titoli di società quali Metinvest, DTEK (energia), PrJSC MHP (agricoltura), Naftogaz, Ferrovie ucraine, Ukravtodor, Ukrenergo. Stando a LandMatrix, a maggio 2022, 17 milioni di ettari di terreno agricolo (su 40 designati nella banca fondiaria) erano già di proprietà di Cargill, Dupont e Monsanto.
di Marinella Mondaini
Risultati quasi nulli della cosiddetta controffensiva di Kiev, ma gli Stati Uniti esigono che gli ucraini proseguano la loro guerra. Ad ogni costo. Fino all’ultimo ucraino. Come hanno dichiarato.
Perfino Draghi spinge sempre più forte sul pedale di questa isteria antirussa, spingendosi oltre l’umanamente immaginabile e il buon senso, portando questa macchina impazzita contro la Russia senza minimamente pensare alle conseguenze, già così disastrose e drammatiche anche per l’Italia.
Draghi invoca la totale sconfitta della Russia, altrimenti sarà l’Unione Europea a uscirne “demolita”, perché in sostanza Putin avrebbe fatto apposta questa guerra per abbattere l’Unione Europea.
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