In occasione della serie “Lockerbie” che sta andando in onda su Sky, ripubblichiamo questo nostro articolo del 2009.
Quello che segue è un tentativo di ricostruzione della storia “dietro le quinte” fra Libia, Gran Bretagna e Stati Uniti, che è ruotata per tutti questi anni intorno all’attentato di Lockerbie.
Il suo presunto responsabile, Abdul al-Megrahi, è stato recentemente liberato dalla Gran Bretagna “per motivi compassionevoli” – così dice la motivazione ufficiale - e rimpatriato in Libia. In realtà, come vedremo, è ormai chiaro che al-Megrahi sia stato soltanto il capro espiatorio della vicenda, e che non abbia avuto nulla a che fare con l’attentato, mentre il suo rilascio sarebbe stato la conseguenza di una urgente esigenza da parte degli inglesi, piuttosto che un gesto umanitario.
La storia si può far iniziare dall’attentato del 1984 ad una discoteca di Berlino, nel quale morirono due cittadini turchi ed un soldato americano. Le autorità tedesche individuarono nel “terrorismo libico” i responsabili, e Ronald Reagan pensò che una adeguata risposta fosse quella di bombardare Tripoli.
Indovinate un po' chi ha inventato il terrorismo moderno (e pure le false flag)?
Grazie a Bet17 per la traduzione e le grafiche in italiano. Il sito di Bet17, per chi vuole dare un supporto al suo lavoro.
Ci risiamo, la giostra ricomincia.
La situazione politica si stava facendo insopportabile per Netaniahu, e l’opinione pubblica mondiale si stava rivoltando contro il massacro programmato dei palestinesi di Gaza. Ed ecco che puntuale arriva il solito “folle solitario” che urla “Allah Akbar” e uccide a caso i passanti in una capitale europea, distraendo così l’attenzione dai fatti di Palestina.
Da oggi scompare magicamente la parola “Gaza” dai titoli dei giornali, e compare un nuovo spettacolo pirotecnico che richiama la nostra attenzione su problemi molto più vicini a casa.
Su tutti i quotidiani campeggiano i titoli a nove colonne, che ci indicano chiaramente dove dobbiamo (e dove NON dobbiamo) guardare: il Corriere: “Torna la paura in Europa”. La Repubblica: “Il ritorno del terrore”. La Stampa: “Terrore a Bruxelles”. Il Giornale: “Torna l’ISIS, strage a Bruxelles”. (Fra le grandi testate soltanto “Il Fatto Quotidiano” – onore a Travaglio – non casca nella trappola, relega a pagina 9 l’attentato di Bruxelles, e continua invece a battere il ferro sul vero problema: il titolo a 9 colonne è “Biden, Putin e Xi provano a tenere fermo Netaniahu”).
20 anni fa la CIA creava il mito di Bin Laden. Sarebbe servito come simulacro dell’”uomo cattivo”, il nemico di turno a cui addossare la responsabilità per tutte le operazioni “false flag” che gli Stati Uniti intendevano compiere negli anni a venire.
A sua volta l’organizzazione di AlQuaeda, che era stata inizialmente creata dalla C.I.A. per combattere i sovietici in Afghanistan, divenne la “invincibile armada” agli ordini di Osama Bin Laden, con il compito dichiarato di combattere l’Occidente. Bin Laden esordisce come “nemico dell’Occidente” nel 1998, con gli attentati alle ambasciate americane in Kenia e Tanzania, che causarono centinaia di morti.
A quel punto Bin Laden era pronto per il grande salto: gli attentati dell’11 settembre. 19 beduini armati di tagliacarte seminano morte e terrore negli Stati Uniti, e Bin Laden diventa il ricercato numero uno al mondo. Grazie a questo spauracchio, gli Stati Uniti e i loro alleati occidentali possono tranquillamente invadere prima l’Afghanistan e poi l’Iraq, con la scusa della “guerra al terrorismo islamico”.
Ci risiamo. Puntuale come un orologio svizzero arriva l'attentato che distoglie dai veri problemi politici e sposta l'attenzione sul "terrorismo internazionale".
Ormai la dinamica è talmente prevedibile che bisognerebbe quasi farne una regola: se un certo governo attraversa un periodo particolarmente difficile, state alla larga dai mercatini e dai luoghi affollati di quella nazione. La "cellula dormiente" di turno sarà pronta a risvegliarsi proprio in quelle occasioni.
Pensate solo alla coincidenza: fino a ieri sera tutti i tg e le testate giornalistiche francesi parlavano solo di Macron, di come il suo discorso non fosse riuscito a placare i Gilet Gialli, e di come ormai la fine del suo governo apparisse scontata. Ma da stamattina tutto questo passa in secondo piano, perchè ora ci dobbiamo occupare di Cherif Chekatt, l'uomo sospettato di aver sparato ieri a Strasburgo, e prontamente dato in pasto alla stampa mondiale dall'efficientissimo SITE di Rita Katz.
Davvero dobbiamo aggiungere altro?
Massimo Mazzucco
[Un breve ricordo di Ferdinando Imposimato nel giorno della sua scomparsa]
Il Gruppo internazionale Bilderberg implicato nelle stragi degli anni Settanta e Ottanta in Italia operate prima dai nuclei terroristici neri e poi dalla mafia. A rivelarlo è il Presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione, Ferdinando Imposimato, durante la presentazione napoletana del suo nuovo libro "La repubblica delle stragi impunite". "Ormai sappiamo tutto della strategia del terrore, che fu attuata dalla struttura Gladio (Stay Behind) in supporto ai servizi segreti (non deviati) italiani" conferma Imposimato "La strategia serviva a scoraggiare l'instaurarsi di governi di sinistra ed era orchestrata dalla Cia".
A poche centinaia di metri da dove crollarono le Torri Gemelle, un uomo "che urlava Allah Akbar" ha travolto e ucciso otto cittadini innocenti, ferendone gravemente altri 15.
Sembra che uno strano cerchio si sia chiuso. Là dove nacque la bugia del secolo, con la falsa attribuzione al terrorismo islamico della distruzione del World Trade Center, i cittadini continuano a pagare con il sangue il fatto che questa bugia non sia mai stata ufficialmente smascherata.
Nel nome di un terrrorismo inventato c'è qualcuno che oggi ne approfitta per portare avanti la sua agenda di terrore reale, con evidenti vantaggi a livello geopolitico internazionale.
Questa sera alle 19 confronto live con Salvo Mandarà sulla "teoria dei manichini".
La discussione dovrebbe essere visibile in streaming nel riquadro qui sopra.
di Francesco Santoianni
È l’ultima frontiera dell’intossicazione mediatica: promuovere o, addirittura, commissionare video che “smascherano” complotti utilizzando “prove” così palesemente false o inconsistenti da neutralizzare ogni pur serio tentativo di mettere in dubbio la Verità ufficiale.
Una strategia già segnalata, anni fa, dall’ottimo Massimo Mazzucco e che ha cominciato a marciare a pieno regime con la diffusione di un falso-falso video attribuito allo staff del senatore McCain e soprattutto con i falsi-falsi video della strage al Bataclan (da noi analizzati qui). Video che, come quelli prodotti per altre stragi che hanno insanguinato l’Europa, pretendono di dimostrare come queste siano null’altro che sceneggiate realizzate con l’utilizzo degli ormai famigerati “Crisis Actors” e cioè comparse, – spesso mutilate di braccia o gambe – solitamente utilizzate per rendere più “verosimili” esercitazioni militari o di Protezione civile.
Leggi tutto: Caso Lockerbie: un mistero irrisolto