Nei giorni scorsi ho visto diversi video, e letto svariati articoli, che suggeriscono come la rimozione sistematica delle vecchie dighe in Spagna abbia contribuito al disastro di Valencia.
Il concetto che sta alla base di questa accusa è molto semplice: qualunque invaso, artificiale o naturale che sia, può servire da “serbatoio” nel caso di pioggia eccessiva. E’ evidente che, quando su una vallata si riversano improvvisamente milioni di metri cubi di acqua, la presenza di uno o più invasi può servire a rallentare la discesa a valle di quest’acqua, almeno fino a quando non si siano riempiti del tutto.
Di certo è curioso che proprio la Spagna sia il “paese leader” in Europa nella rimozione delle dighe negli ultimi 20 anni.
[NOTA: Per “greenwashing” si intende “lavare tutto di verde”. Questa parola si ispira al termine “whitewashing”, che significa letteralmente 'sbianchettare', e che indica la grandi operazioni di insabbiamento mediatico].
di Costantino Rover
Negli ultimi anni, il greenwashing è diventato una pratica sempre più diffusa tra le aziende, che si appropriano del linguaggio della sostenibilità senza adottare azioni concrete per ridurre il proprio impatto ambientale. Sebbene il fenomeno sia noto, nuove inchieste e dati rivelano come questa strategia di marketing stia diventando sempre più sofisticata, inducendo in errore consumatori, investitori e regolatori. La tesi di Ilaria Nardo dell'Università di Padova sottolinea come il greenwashing non solo danneggi l’ambiente, ma distorca il mercato, creando un vantaggio competitivo per le aziende meno virtuose. Vediamo come questa dinamica si manifesta in settori chiave come la moda, la finanza, l’alimentare, l’elettronica e l’energia.
Abbiamo scelto questi esempi perché tra i maggiormente impattanti, ma il fenomeno del greenwashing è davvero trasversale e onnipresente.
Da parte del gruppo Comuni Contro Elettrosmog riceviamo questo articolo, con richiesta di pubblicazione.
Le onde elettromagnetiche e in particolare le 5G sono quel nemico subdolo che ti colpisce anche dietro un muro tanto sono penetranti e onnipervasive. E’ proprio per tale ragione che diversi cittadini ed associazioni si stanno battendo in Italia come in Europa e nel resto del mondo per esigere da governi scellerati e incuranti della salute dei loro popoli quantomeno una moratoria di almeno cinque anni prima dell’implementazione generale delle antenne trasmittenti le famigerate 5G, cosa che invece sta già avvenendo senza le previste autorizzazioni sanitarie.
Come annunciato dalla Associated Press, la Danimarca sarà il primo paese al mondo ad imporre ai suoi allevatori una tassa per le “emissioni di metano” dei loro animali (peti e rutti di mucche, pecore e maiali, sostanzialmente).
A partire dal 2030, gli allevatori danesi saranno tenuti a pagare una tassa di 300 corone (circa 40 euro) per tonnellata di anidride carbonica equivalente prodotta dai loro animali.
La misura naturalmente viene fatta passare sotto l’ombrello della “lotta al cambiamento climatico”, nel nome della quale ormai si può autorizzare praticamente qualunque cosa. Poco importa che la discussione scientifica sulle vere cause dell’aumento di CO2 sia tutt’altro che conclusa. Il mainstream ha già deciso che la colpa è del metano prodotto dalle mucche, e quindi si mettono nel mirino gli allevatori del settore.
Questo documentario spiega quanto siano discutibili le basi scientifiche che sostengono la tesi del “cambiamento climatico”, quanto sia forte la pressione dei media mondiali per far accettare questa tesi, e quanto sia difficile per certi scienziati mettersi contro la narrazione ufficiale.
di Maria Antonietta Pirrigheddu (attivista del Coordinamento Gallura contro la speculazione eolica e fotovoltaica)
Stavolta il solito ritornello “Ce lo chiede l’Europa” può andare a farsi benedire. L’Europa, infatti, ci chiede l’esatto contrario. Ma noi siamo italiani, facciamo a modo nostro e i ritornelli li usiamo quando ci conviene. Soprattutto se si tratta della Sardegna.
Già, la Sardegna, questa terra un tempo meravigliosa che nel giro di un paio d’anni probabilmente non esisterà più: l’intento è di trasformarla in un polo industriale, destinato a produrre energia elettrica da trasportare chissà dove.
Questi sono i programmi per noi, per il nostro sviluppo. E per salvare la terra dal cambiamento climatico. Eh sì, perché a quanto pare per salvare la terra è necessario smettere di coltivarla, togliercela e consegnarla alle multinazionali. Così il pianeta sarà salvo.
Per capire cosa sta accadendo dobbiamo partire dall’inizio, dalla cosiddetta Transizione energetica. Ovvero la necessità sacrosanta, che nessuno contesta, di smettere di utilizzare combustibili fossili come carbone e metano per la produzione di energia elettrica e transitare verso “fonti rinnovabili” come il sole, il vento e l’acqua.
Indipendentemente dalla reale entità del cosiddeto cambiamento climatico, resta il fatto che ad inquinare sono soprattutto i ricchi del famoso 1%. Articolo di Rinnovabili.it
In un anno, l’1% più ricco della popolazione mondiale, 77 milioni di persone, produce la stessa quantità di gas a effetto serra del 66% più povero, circa 5 miliardi di persone. Sono i numeri elaborati da Oxfam per dare forma alla disuguaglianza climatica e sottolineare quanto siamo ancora lontani da una transizione realmente equa e giusta per tutti.
L’ultimo rapporto dell’organizzazione no profit, “Climate Equality: A Planet for the 99%” si basa sui dati aggiornati al 2019 ed elaborati dallo Stockholm Environment Institute sulla produzione di emissioni globali a seconda della fascia di reddito. Da cui emerge un “divario netto” tra l’impronta di carbonio dei “super-ricchi” e quella del resto della popolazione mondiale.
Di Enrico Gianini
Come tanti oramai avranno appreso dalle varie fonti, la giunta torinese sta per limitare l’uso delle auto diesel EURO 5 in determinate aree della Città di Torino, come scrive sicurauto.
Nonostante le intenzioni che lasciavano intravedere un cambio di rotta, la giunta di centro-destra del Piemonte ha confermato lo stop ai diesel Euro 5 nell’autunno-inverno 2023-2024, così come previsto dal piano per migliorare la qualità dell’aria (messo a punto a seguito di una condanna dell’UE).
Il blocco diesel Euro 5 scatterà il 15 settembre 2023 e non riguarderà l’intero Piemonte ma i 76 Comuni, tra cui il capoluogo Torino, individuati dal DGR 26-3694 del 6/8/2021.
Ogni volta che un eco-terrorista cita l'allarmismo del premio Nobel per la fisica Parisi (2021), possiamo rispondere citando il premio Nobel per la fisica Clauser (2022). Uno a uno e palla al centro.
di Gabriele Angelini
Il 27 giugno scorso il premio Nobel per la Fisica 2022, John Clauser, ha tenuto un interessantissimo discorso alla conferenza Quantum Korea sulla crisi climatica e sul cambiamento climatico. A suo parere, sintetizzando, non c’è alcuna emergenza, e gli strilli e gli allarmismi sarebbero in realtà pilotati, finalizzati ad altro e non di certo alla salvaguardia del pianeta.
Il suo intervento integrale è stato ripreso e pubblicato da LaVerità. Dice il Nobel nelle sue premesse: “Sono convinto che la reale verità può essere trovata solo osservando attentamente i fenomeni naturali. La buona scienza si basa sempre su buoni esperimenti e le buone osservazioni prevalgono sempre sulle elucubrazioni della teoria. Naturalmente, gli esperimenti approssimativi sono controproducenti e forniscono disinformazione scientifica: ecco perché i bravi scienziati ripetono con molta attenzione gli esperimenti degli altri”.
Il paese che si scalda più velocemente di tutti è...
Leggi tutto: Chi ha rimosso le dighe in Spagna?