Ha fatto bene Macron a “sculacciare” pubblicamente Bolsonaro, per la faccenda dei roghi brasiliani. Lo ha fatto a nome di tutti noi occidentali, e tutti noi ci siamo sentiti un pò vendicati da questo suo intervento, tanto plateale quanto inappuntabile. Da quando infatti è arrivato in Brasile il nuovo presidente “diversamente progressista”, le pene per i disboscatori illegali – già tutt’altro che pesanti – si sono alleggerite ancora di più. E’ stato come dire “dateci dentro, che tanto non vi faccio niente”. Giusto quindi riprenderlo pubblicamente, perchè il pianeta è di tutti, e con il pianeta non si scherza.
C’è però un piccolo problema. Bolsonaro non ha incoraggiato i disboscamenti “perchè lui è cattivo”, o perchè “non gliene frega niente dell’ambiente”. Lo ha fatto per aiutare l’economia del suo paese. I disboscamenti infatti servono soprattutto per fare spazio a nuovi allevamenti di bestiame, e per coltivare la soia che serve proprio a nutrire questo bestiame. I disboscamenti quindi servono, in ultima analisi, ad aiutare il mercato brasiliano di esportazione della carne.
di Marco Cedolin
Quando ci si trova di fronte ad un problema insormontabile, le uniche alternative sono quelle di arrendersi all’evidenza o tentare di cavalcarlo trasformandolo in un’opportunità.
Le multinazionali del petrolio, per nulla intenzionate a estinguersi in un futuro dove l’inquinamento e i cambiamenti climatici promettono di farla da padrone e i combustibili fossili siedono in prima fila al banco degli imputati, hanno senza dubbio realizzato come l’unica scelta fattibile fosse la seconda e occorresse attivarsi in fretta per perseguirla. Così, accanto agli sforzi ciclopici profusi nell’intento d’influenzare l’agenda politica mondiale, affinché ogni progetto che potesse ledere i loro interessi restasse impaludato nelle sabbie mobili della burocrazia e le controversie all’interno del mondo scientifico venissero esacerbate, producendo un immobilismo che potesse giocare a loro favore, hanno pensato bene di proporsi in prima persona come improbabili attori di una “rivoluzione verde” che per forza di cose non potrà mai essere nelle loro corde.
In America il tribunale condanna Monsanto-Bayer: “il glifosato fattore determinante per il cancro” – In Europa, invece, può essere liberamente utilizzato.
L’erbicida Roundup contenente glifosato “è stato un fattore determinante” nel procurare il cancro ad un uomo di 70 anni, Edwin Hardeman, che lo ha usato per decenni nel suo giardino. Lo ha stabilito un tribunale californiano all’unanimità infliggendo il secondo colpo in un anno alla Monsanto già condannata a risarcire con 78 milioni di dollari il giardiniere Dewayne Johnson che ha portato a processo la multinazionale ritenendo il glifosato contenuto nel Roundup responsabile del suo cancro. Il colosso americano è anche stato accusato di aver negato l’esistenza di rischi per la salute. Sia a Johnson che ad Hardeman è stato diagnosticato un linfoma non Hodgkin.
Ora che Salvini e Di Maio hanno lanciato pubblicamente la discussione sui rifiuti (inceneritori vs. riciclaggio), i media mainstream si stanno dando un gran da fare per propagandare la prima soluzione rispetto alla seconda. Tutte le testate più importanti oggi hanno passato la notizia del nuovo termovalorizzatore di Copenhagen, sul cui tetto addirittura ci sarà una pista di sci. Si va quindi ad aggiungere un'idea di purezza della natura a quello che già viene propagandato come metodo efficiente e pulito per liberarsi dei rifiuti. Al riguardo l'Ansa scrive: "Secondo le autorità locali dalla sua ciminiera esce solo vapore acqueo. I filtri trattengono tutte le polveri e i fumi."
A questo punto si pone una domanda: se fosse vero che questi impianti di trasformazione non inquinano minimamente, mentre producono addirittura un surplus energetico (e quindi un vantaggio economico), perchè davvero non farne uno in ogni provincia d'Italia?
di Marcello Pamio
Sarà una delle rivoluzioni tecnologiche più imponenti del nostro tempo e avrà effetti e ripercussioni sulla vita e sulla salute di miliardi di persone.
Mi riferisco al “5G”: la nuovissima generazione di trasmissioni dati, che permetterà di connettere ad altissima velocità miliardi di dispositivi che oggi sono semplici elettrodomestici “passivi”.
A breve gli oggetti dentro e fuori casa si trasformeranno in “esseri attivi”: frigoriferi, tivù, radio, forni, perfino abiti e qualsiasi oggetto elettronico o meno.
Secondo le previsioni, oltre 20 miliardi di dispositivi saranno interconnessi con la Rete entro il 2020. Attualmente sarebbero “solo” più o meno 6 miliardi.
Più di 1000 auto, custodite in un parcheggio a cielo aperto di Savona, sono andate a fuoco durante il temporale che ha investito la Liguria nei giorni scorsi. Il video che le ritrae è allucinante, surreale. Sembra di vedere un parcheggio di auto in miniatura che è stato incenerito con un lanciafiamme.
La cosa curiosa è che tutto ciò sarebbe avvenuto, secondo le spiegazioni più accreditate, per una serie di cortocircuiti causati dalle batterie delle Maserati, che a quanto pare hanno delle batterie particolari, capaci di produrre scariche elettriche molto più potenti di quelle normali. Ma davvero questo è sufficiente a spiegare quello che è accaduto?
Nei giorni scorsi Claudio Messora ha denunciato il grave problema dell'inquinamento dovuto ai roghi dei depositi illegali di rifiuti tossici.
Quello dell'inquinamento del territorio italiano è un problema di fondamentale importanza, sul quale è necessario al più presto accendere i riflettori del mainstream.
La fotografa Silvia Tenenti ha viaggiato attraverso l'Italia, raccogliendo le testimonianze di alcune delle persone che vivono nelle zone più inquinate del paese (fra cui la zona di Taranto, di Casale Monferrato, e quella del vicentino), le cui patologie sono collegate al forte inquinamento ambientale.
Le Terre dei Fuochi - di Silvia Tenenti - CHIEDI ALLE VITTIME
Chiedi a loro e ti risponderanno che siamo tutti coinvolti. Non solo gli avvelenatori noti e quelli che smaltiscono i rifiuti tossici. Anche chi tace, chi si volta per non vedere, chi teme di perdere il lavoro, chi non è sicuro, chi si vergogna della propria malattia è complice. E lo ammette. Siamo abituati a vedere sui giornali e alla televisione le immagini dei siti compromessi dall'inquinamento. In questo lavoro i soggetti sono le persone colpite dai danni delle attività inquinanti che in alcuni casi perdurano da decenni.
Commenti aperti sul crollo del ponte di Genova.
In occasione dei risultati della "commissione uranio", che ha "riconosciuto la responsabilità dell'uranio impoverito nella generazione di nanoparticelle e micropolveri, capaci di indurre i tumori che hanno colpito anche i nostri militari inviati ad operare in zone in cui era stato fatto un uso massiccio di proiettili all'uranio", ripubblichiamo questo articolo del nostro amico Franco Caddeo, scomparso nel 2009. Perchè non sono solo i militari a morire per l'uranio impoverito. (Questo articolo è quello che ha avuto più letture di tutti - oltre 100.000 - nella storia di luogocomune).
Festeggiare la propria e l'altrui morte
Ho visto bambini con la testa triangolare, segregati nella casa dei propri cari. Ho parlato con Madri che hanno perso i propri figli, soprattutto per leucemie o patologie similari. Ho “sentito” la paura tramutata in diffidenza anche verso i propri conterranei, causata da vigliacche “pressioni”. Non ero giovane allora, parlo di 20 giorni fa.
Le servitù militari in Sardegna sono, tra tutti i problemi che l’Isola contiene, i più violenti ed umilianti per il Popolo Sardo. Almeno per quella parte che merita di identificarsi in questa definizione.
di Leandro Gallo
L’Italia è uno dei pochi paese occidentali che si è opposto più volte alla produzione energetica da fonte nucleare. Con un certo orgoglio la cittadinanza ha votato espressamente e bandito dal territorio nazionale le centrali destinate alla produzione energetica da fonti nucleari.
La questione si potrebbe dire conclusa se non fosse che alla luce di nuove rivelazioni, la necessità di riaprire un dibattito è diventata di estrema importanza.
Il nucleare sul quale si è sempre discusso riguarda quello basato sul processo di lavorazione dell’elemento della tavola periodica 92, l’Uranio, per esattezza l’isotopo 235 presente in natura circa allo 0,7% del totale. Come ben noto, le problematiche che riguardano la gestione di questa risorsa naturale sono di difficile soluzione. Tra le più gravi, la questione delle notevoli quantità di scorie radioattive, generate inevitabilmente nel ciclo produttivo per la produzione energetica nelle centrali nucleari.
Si stima che la radioattività di queste scorie permanga per un periodo di circa centomila anni, il che rende lo stoccaggio un problema arduo se non impossibile da risolvere in via definitiva.
Leggi tutto: I roghi dell'Amazzonia e le bistecche di Macron