In occasione dei risultati della "commissione uranio", che ha "riconosciuto la responsabilità dell'uranio impoverito nella generazione di nanoparticelle e micropolveri, capaci di indurre i tumori che hanno colpito anche i nostri militari inviati ad operare in zone in cui era stato fatto un uso massiccio di proiettili all'uranio", ripubblichiamo questo articolo del nostro amico Franco Caddeo, scomparso nel 2009. Perchè non sono solo i militari a morire per l'uranio impoverito. (Questo articolo è quello che ha avuto più letture di tutti - oltre 100.000 - nella storia di luogocomune).
Festeggiare la propria e l'altrui morte
Ho visto bambini con la testa triangolare, segregati nella casa dei propri cari. Ho parlato con Madri che hanno perso i propri figli, soprattutto per leucemie o patologie similari. Ho “sentito” la paura tramutata in diffidenza anche verso i propri conterranei, causata da vigliacche “pressioni”. Non ero giovane allora, parlo di 20 giorni fa.
Le servitù militari in Sardegna sono, tra tutti i problemi che l’Isola contiene, i più violenti ed umilianti per il Popolo Sardo. Almeno per quella parte che merita di identificarsi in questa definizione.
di Leandro Gallo
L’Italia è uno dei pochi paese occidentali che si è opposto più volte alla produzione energetica da fonte nucleare. Con un certo orgoglio la cittadinanza ha votato espressamente e bandito dal territorio nazionale le centrali destinate alla produzione energetica da fonti nucleari.
La questione si potrebbe dire conclusa se non fosse che alla luce di nuove rivelazioni, la necessità di riaprire un dibattito è diventata di estrema importanza.
Il nucleare sul quale si è sempre discusso riguarda quello basato sul processo di lavorazione dell’elemento della tavola periodica 92, l’Uranio, per esattezza l’isotopo 235 presente in natura circa allo 0,7% del totale. Come ben noto, le problematiche che riguardano la gestione di questa risorsa naturale sono di difficile soluzione. Tra le più gravi, la questione delle notevoli quantità di scorie radioattive, generate inevitabilmente nel ciclo produttivo per la produzione energetica nelle centrali nucleari.
Si stima che la radioattività di queste scorie permanga per un periodo di circa centomila anni, il che rende lo stoccaggio un problema arduo se non impossibile da risolvere in via definitiva.
Riproponiamo questo documentario di RSI, che è stato tolto più volte da youtube "per violazione di copyright", e viene ogni volta ricaricato per renderlo disponibile al pubblico.
NOTA: nella prima parte il documentario è abbastanza pedante, e spesso il linguaggio scade a livello della trasmissione "Mistero". Nonostante questo nella seconda parte - quando si inizia a parlare di Majorana - ci sono diverse testimonianze interessanti, da parte di persone coinvolte direttamente nei fatti. Di certo il documentario contribuisce a gettare nuova luce sulla misteriosa scomparsa del fisico italiano, avvenuta nel 1938.
Non sono tempi facili per Monsanto, almeno sul piano dell’immagine pubblica. A inguaiare la multinazionale dell’agrochimica non c’è solo la catena di scandali legata agli studi scientifici “aggiustati” (a monte di quelli di cui vi avevamo dato notizia la settimana scorsa c’è tutta la vicenda dei Monsanto Papers, una serie di mail, rapporti e conversazioni telefoniche desecretate dalla corte federale di San Francisco che Internazionale ha pubblicato in italiano sul numero di giugno: i documenti originali sono online sul sito U.S. Right to Know).
E nemmeno lo stop (momentaneo) dell’Unione Europea alla prevista fusione da 66 miliardi di euro con Bayer, sulla quale la Commissione Europea ha fatto sapere martedì scorso di aver avviato un’indagine che si concluderà il prossimo 8 gennaio.
Parliamo invece dei problemi che stanno emergendo negli Stati Uniti dove 17 Stati hanno avviato indagini in seguito ai gravi danni riportati dalle coltivazioni agricole su oltre 2,5 milioni di acri di terreno (corrispondenti a circa 1 milione di ettari).
E' vero che quando qualcuno si presenta parlando "in nome della scienza" nasce immediato il sospetto di una fallacia ad autoritatem, o meglio di una forzatura da parte di chi voglia imporre a tutti i costi una certa linea di pensiero, facendosi scudo appunto con "la scienza". (La recente esperienza dei vaccini è stata esemplare in questo senso).
Ed è questo sicuramente anche il caso dello scoop del New York Times, che ha anticipatamente reso pubblico un rapporto governativo sui cambiamenti climatici, la cui data ufficiale di pubblicazione era prevista per il 2018. Anzi, la giustificazione del NYT per questa pubblicazione anticipata è stata proprio "per evitare che gli uomini di Trump modifichino, taglino o sopprimano del tutto le informazioni scientifiche contenuto nel rapporto".
Il quale - se fosse necessario dirlo - stabilisce "oltre ogni ragionevole dubbio la componente umana nel fenomeno del riscaldamento globale".
Quello che preoccupa nell'attuale situazione di siccità non è tanto il momento di emergenza, quanto il fatto che il ministro dell'ambiente abbia dichiarato che da quest'anno in poi una situazione del genere si ripresenterà puntualmente ogni anno.
"I cambiamenti climatici sono sotto gli occhi di tutti - ha detto Galletti - Se giorni di caldo e siccità come questi una volta si verificavano ogni quindici anni, da adesso in poi si manifesteranno ogni estate."
Siamo quindi di fronte ad un cambiamento climatico costante ed apparentemente irreversibile, almeno nel periodo medio-breve, che dovrebbe andare ad affliggerci in maniera sistematica per i prossimi anni.
Donald Trump ha deciso di uscire dal Trattato di Parigi sul clima e secondo Antonino Zichichi, uno dei più grandi scienziati italiani, non ha tutti i torti perché non bisogna confondere il grave problema dell'inquinamento con i cambiamenti climatici. "Le attività che producono inquinamento debbono essere combattute con rigore; non legandole alle variazioni climatiche, in quanto il legame è lungi dal potere essere stabilito", scrive sul Giornale: "Chi inquina deve essere punito non perché produce cambiamenti climatici ma perché commette un delitto contro la buona salute di tutti gli abitanti della Terra".
Miti da sfatare - Infatti, spiega il fisico, è "difficile attribuire alle attività umane effetti tali da produrre variazioni climatiche. E infatti su Marte la Nasa registra variazioni climatiche senza che ci sia alcuna attività umana. Sbagliare sull'evoluzione del clima vuol dire buttare a mare miliardi di dollari/euro".
di Dario Tamburrano (parlamentare UE)
Il colosso dell’agrochimica Monsanto ha scritto o influenzato alcuni degli studi in base ai quali l’UE ha stabilito che il diserbante Glifosato non é cancerogeno. Lo dice un’inchiesta della testata giornalistica EUobserver. In fondo a questo post la traduzione completa in italiano.
La Monsanto ha brevettato il Glifosato negli Anni 70. Continua ad essere uno dei suoi prodotti di punta, anche se il brevetto é scaduto nel 2001. E’ il diserbante più diffuso nel mondo e anche in Italia, che ne ha usato 1795,1 tonnellate nel 2012. Nel 2011 (difficile trovare dati più recenti) in tutto il mondo ne sono state vendute 650.000 tonnellate. L’Europa rappresenta il 16,6% del mercato.
Lo IARC, l’Agenzia mondiale per la ricerca sul cancro legata all’Organizzazione mondiale della sanità, ha definito nel marzo 2015 il Glifosato “probabilmente cancerogeno”. L’EFSA (Agenzia europea per la sicurezza alimentare) é giunta nel novembre dello stesso anno alla conclusione opposta: il Glifosato non causa il cancro negli esseri umani. Di conseguenza é stata prorogata l’autorizzazione (allora in scadenza) a vendere il Glifosato nell’UE.
di Federico Giovannini [Fefochip]
Ieri mi è arrivato tra capo e collo un pensiero, una considerazione tanto semplice quanto importante ma, francamente, mai lontanamente considerata da me fino a questo momento.
Ero intento a vedere un filmato (1) sul macerato di ortica e sui suoi possibili usi agricoli. Spiegava di come sia possibile usare macerati di piante come antiparassitari e concimi naturali. Un agricoltore aveva una vigna senza parassiti e in perfetta salute solo attraverso l’equilibrio tra piante, insetti e prodotti naturali usati per concimare. A un tratto mi sono ricordato di un articolo (2) che avevo letto recentemente.
Riporto in particolare questi passi “Calcolare la massa di tutti i batteri terrestri è cosa molto ardua, comunque un autore, Tom Gold, ha calcolato che la sola massa dei batteri del sottosuolo è probabilmente equivalente a 2 x10^14 tonnellate, che corrisponde ad uno strato di circa 150 cm esteso su tutta la superficie delle terre emerse, una quantità di biomassa che sarebbe veramente superiore a quella della flora e della fauna esistenti in superficie.
Di Elia Dallabrida [Decalagon] e Riccardo Pizzirani [Sertes]
Il 22 marzo 2017 si è consumata la “giornata mondiale dell’acqua”, iniziativa istituita nel 1992 dalle Nazioni Unite per sensibilizzare le persone sugli sprechi idrici e insegnar loro a risparmiare questa importante risorsa [1]. L’Italia, in quanto membro dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, è tenuto quindi a “promuovere attività concrete” per informare le persone sull’importanza di questa risorsa e sui modi per evitare di sprecarla.
Per l’occasione Legambiente Onlus in collaborazione con Ogilvy Change, ha diramato a livello nazionale la campagna “giù il rubinetto” [2] per sensibilizzare piccoli e grandi sul problema dello spreco dell’acqua in quanto anche secondo loro è un problema che riveste particolare importanza, dato che non si tratta di una risorsa infinita. Fin qui non ci sarebbe niente da dire, se non che è un’iniziativa lodevole.
Legambiente ha focalizzato però il problema sul settore domestico, in particolare il lavaggio dei denti che, a sentir loro, spreca moltissima acqua. Dal loro sito leggiamo infatti:
“Da un rubinetto lasciato aperto possono uscire fino a 8 litri di acqua al minuto. Se per abitudine laviamo i denti 2 volte al giorno, per 2 minuti come consigliato dai dentisti, arriviamo a 32 litri al giorno. Ognuno di noi può arrivare a sprecare fino a 960 litri ogni mese!”
Incredibile, tutta quest’acqua buttata via ogni mese per lavarsi i denti!
Ormai ce n'eravamo dimenticati. Fukushima era un episodio del passato.
E invece, a circa sei anni dal disastro, risulta che il livello di radioattività nella centrale danneggiata continua ad aumentare.
Subito dopo l'esplosione del 2011 era stato registrato, nel vicinanze del reattore danneggiato, un livello di radioattività di 73 Sievert per ora. Una cifra già altissima, visto che basta un decimo di Sievert (100 millisievert) per causare danni permanenti all'organismo umano. 4 Sievert sono considerati una dose letale per una persona su due. Ebbene, la cifra registrata oggi, all'ingresso del reattore collassato, è di 530 Sievert per ora, ovvero sette volte il livello originale del 2011.
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