Riproponiamo questo documentario di RSI, che è stato tolto più volte da youtube "per violazione di copyright", e viene ogni volta ricaricato per renderlo disponibile al pubblico.
NOTA: nella prima parte il documentario è abbastanza pedante, e spesso il linguaggio scade a livello della trasmissione "Mistero". Nonostante questo nella seconda parte - quando si inizia a parlare di Majorana - ci sono diverse testimonianze interessanti, da parte di persone coinvolte direttamente nei fatti. Di certo il documentario contribuisce a gettare nuova luce sulla misteriosa scomparsa del fisico italiano, avvenuta nel 1938.
Non sono tempi facili per Monsanto, almeno sul piano dell’immagine pubblica. A inguaiare la multinazionale dell’agrochimica non c’è solo la catena di scandali legata agli studi scientifici “aggiustati” (a monte di quelli di cui vi avevamo dato notizia la settimana scorsa c’è tutta la vicenda dei Monsanto Papers, una serie di mail, rapporti e conversazioni telefoniche desecretate dalla corte federale di San Francisco che Internazionale ha pubblicato in italiano sul numero di giugno: i documenti originali sono online sul sito U.S. Right to Know).
E nemmeno lo stop (momentaneo) dell’Unione Europea alla prevista fusione da 66 miliardi di euro con Bayer, sulla quale la Commissione Europea ha fatto sapere martedì scorso di aver avviato un’indagine che si concluderà il prossimo 8 gennaio.
Parliamo invece dei problemi che stanno emergendo negli Stati Uniti dove 17 Stati hanno avviato indagini in seguito ai gravi danni riportati dalle coltivazioni agricole su oltre 2,5 milioni di acri di terreno (corrispondenti a circa 1 milione di ettari).
E' vero che quando qualcuno si presenta parlando "in nome della scienza" nasce immediato il sospetto di una fallacia ad autoritatem, o meglio di una forzatura da parte di chi voglia imporre a tutti i costi una certa linea di pensiero, facendosi scudo appunto con "la scienza". (La recente esperienza dei vaccini è stata esemplare in questo senso).
Ed è questo sicuramente anche il caso dello scoop del New York Times, che ha anticipatamente reso pubblico un rapporto governativo sui cambiamenti climatici, la cui data ufficiale di pubblicazione era prevista per il 2018. Anzi, la giustificazione del NYT per questa pubblicazione anticipata è stata proprio "per evitare che gli uomini di Trump modifichino, taglino o sopprimano del tutto le informazioni scientifiche contenuto nel rapporto".
Il quale - se fosse necessario dirlo - stabilisce "oltre ogni ragionevole dubbio la componente umana nel fenomeno del riscaldamento globale".
Quello che preoccupa nell'attuale situazione di siccità non è tanto il momento di emergenza, quanto il fatto che il ministro dell'ambiente abbia dichiarato che da quest'anno in poi una situazione del genere si ripresenterà puntualmente ogni anno.
"I cambiamenti climatici sono sotto gli occhi di tutti - ha detto Galletti - Se giorni di caldo e siccità come questi una volta si verificavano ogni quindici anni, da adesso in poi si manifesteranno ogni estate."
Siamo quindi di fronte ad un cambiamento climatico costante ed apparentemente irreversibile, almeno nel periodo medio-breve, che dovrebbe andare ad affliggerci in maniera sistematica per i prossimi anni.
Donald Trump ha deciso di uscire dal Trattato di Parigi sul clima e secondo Antonino Zichichi, uno dei più grandi scienziati italiani, non ha tutti i torti perché non bisogna confondere il grave problema dell'inquinamento con i cambiamenti climatici. "Le attività che producono inquinamento debbono essere combattute con rigore; non legandole alle variazioni climatiche, in quanto il legame è lungi dal potere essere stabilito", scrive sul Giornale: "Chi inquina deve essere punito non perché produce cambiamenti climatici ma perché commette un delitto contro la buona salute di tutti gli abitanti della Terra".
Miti da sfatare - Infatti, spiega il fisico, è "difficile attribuire alle attività umane effetti tali da produrre variazioni climatiche. E infatti su Marte la Nasa registra variazioni climatiche senza che ci sia alcuna attività umana. Sbagliare sull'evoluzione del clima vuol dire buttare a mare miliardi di dollari/euro".
di Dario Tamburrano (parlamentare UE)
Il colosso dell’agrochimica Monsanto ha scritto o influenzato alcuni degli studi in base ai quali l’UE ha stabilito che il diserbante Glifosato non é cancerogeno. Lo dice un’inchiesta della testata giornalistica EUobserver. In fondo a questo post la traduzione completa in italiano.
La Monsanto ha brevettato il Glifosato negli Anni 70. Continua ad essere uno dei suoi prodotti di punta, anche se il brevetto é scaduto nel 2001. E’ il diserbante più diffuso nel mondo e anche in Italia, che ne ha usato 1795,1 tonnellate nel 2012. Nel 2011 (difficile trovare dati più recenti) in tutto il mondo ne sono state vendute 650.000 tonnellate. L’Europa rappresenta il 16,6% del mercato.
Lo IARC, l’Agenzia mondiale per la ricerca sul cancro legata all’Organizzazione mondiale della sanità, ha definito nel marzo 2015 il Glifosato “probabilmente cancerogeno”. L’EFSA (Agenzia europea per la sicurezza alimentare) é giunta nel novembre dello stesso anno alla conclusione opposta: il Glifosato non causa il cancro negli esseri umani. Di conseguenza é stata prorogata l’autorizzazione (allora in scadenza) a vendere il Glifosato nell’UE.
di Federico Giovannini [Fefochip]
Ieri mi è arrivato tra capo e collo un pensiero, una considerazione tanto semplice quanto importante ma, francamente, mai lontanamente considerata da me fino a questo momento.
Ero intento a vedere un filmato (1) sul macerato di ortica e sui suoi possibili usi agricoli. Spiegava di come sia possibile usare macerati di piante come antiparassitari e concimi naturali. Un agricoltore aveva una vigna senza parassiti e in perfetta salute solo attraverso l’equilibrio tra piante, insetti e prodotti naturali usati per concimare. A un tratto mi sono ricordato di un articolo (2) che avevo letto recentemente.
Riporto in particolare questi passi “Calcolare la massa di tutti i batteri terrestri è cosa molto ardua, comunque un autore, Tom Gold, ha calcolato che la sola massa dei batteri del sottosuolo è probabilmente equivalente a 2 x10^14 tonnellate, che corrisponde ad uno strato di circa 150 cm esteso su tutta la superficie delle terre emerse, una quantità di biomassa che sarebbe veramente superiore a quella della flora e della fauna esistenti in superficie.
Di Elia Dallabrida [Decalagon] e Riccardo Pizzirani [Sertes]
Il 22 marzo 2017 si è consumata la “giornata mondiale dell’acqua”, iniziativa istituita nel 1992 dalle Nazioni Unite per sensibilizzare le persone sugli sprechi idrici e insegnar loro a risparmiare questa importante risorsa [1]. L’Italia, in quanto membro dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, è tenuto quindi a “promuovere attività concrete” per informare le persone sull’importanza di questa risorsa e sui modi per evitare di sprecarla.
Per l’occasione Legambiente Onlus in collaborazione con Ogilvy Change, ha diramato a livello nazionale la campagna “giù il rubinetto” [2] per sensibilizzare piccoli e grandi sul problema dello spreco dell’acqua in quanto anche secondo loro è un problema che riveste particolare importanza, dato che non si tratta di una risorsa infinita. Fin qui non ci sarebbe niente da dire, se non che è un’iniziativa lodevole.
Legambiente ha focalizzato però il problema sul settore domestico, in particolare il lavaggio dei denti che, a sentir loro, spreca moltissima acqua. Dal loro sito leggiamo infatti:
“Da un rubinetto lasciato aperto possono uscire fino a 8 litri di acqua al minuto. Se per abitudine laviamo i denti 2 volte al giorno, per 2 minuti come consigliato dai dentisti, arriviamo a 32 litri al giorno. Ognuno di noi può arrivare a sprecare fino a 960 litri ogni mese!”
Incredibile, tutta quest’acqua buttata via ogni mese per lavarsi i denti!
Ormai ce n'eravamo dimenticati. Fukushima era un episodio del passato.
E invece, a circa sei anni dal disastro, risulta che il livello di radioattività nella centrale danneggiata continua ad aumentare.
Subito dopo l'esplosione del 2011 era stato registrato, nel vicinanze del reattore danneggiato, un livello di radioattività di 73 Sievert per ora. Una cifra già altissima, visto che basta un decimo di Sievert (100 millisievert) per causare danni permanenti all'organismo umano. 4 Sievert sono considerati una dose letale per una persona su due. Ebbene, la cifra registrata oggi, all'ingresso del reattore collassato, è di 530 Sievert per ora, ovvero sette volte il livello originale del 2011.
Giampaolo Giuliani intervistato da David Gramiccioli per Colors Radio.
Mentre in Italia viene trattato come un ciarlatano qualunque, Giuliani racconta che è sato chiamato in California per monitorare la faglia di S.Andrea.
Giuliani sostiene che con i suoi macchinari di monitoraggio sia possibile prevedere un terremoto con una finestra di 6-24 ore di anticipo. Ed infatti - racconta Giuliani - 5 ore e mezza prima del terremoto di Amatrice, alle 22 del giorno 23, i macchinari collocati in Abruzzo hanno registrato un picco allarmante.
Nessuno però vuole vedere i suoi macchinari, nè chiede informazioni sul metodo utilizzato.
Fonte Colors Radio
L'autore del presente articolo è un utente del sito che lavora nel settore petrolifero. Per questo motivo preferisce restare anonimo.
Come è profondo il mare - Il destino del petrolio sversato durante il disastro del Deepwater Horizon nel Golfo del Messico.
In sintesi
Nell'Aprile del 2010, la vita marina del Golfo del Messico è stata sconvolta da un evento le cui conseguenze sono tuttora largamente ignote. L'esplosione di un pozzo di estrazione della compagnia British Petroleum (qui di seguito BP), posto a circa 1500 metri di profondità, ha determinato lo sversamento in mare di circa 500mila tonnellate di petrolio, più un altro 24% considerando la frazione gas, come metano, propano etc. (Per un riassunto ed approfondimenti vedi qui).
Con una tale quantità di petrolio si possono riempire più di 315 piscine olimpioniche, e con la sola parte gassosa fino a 35 miliardi di Zeppelin. Provate per un solo attimo ad immaginare un cielo così. A causa delle difficoltà nelle operazioni di richiusura del pozzetto, lo sversamento è proseguito per 83 giorni, diventando il più grande sversamento di petrolio nella storia degli Stati Uniti d'America, e secondo solo - nel mondo - a quello intenzionale di Saddam Hussein durante la guerra del Golfo del 1991 (qui una lista prima del Deepwater Horizon. L'equivalente in galloni è di 200 milioni).
Che fine ha fatto il petrolio?
Stime di un gruppo di esperti del governo USA indicano che solo una minima frazione è stata recuperata (16-17%), mentre la maggior parte è stata dispersa (intenzionalmente o naturalmente) nell'ambiente: o disciolta in mare, oppure precipitata nel mare profondo, oppure evaporata. Di un'altra parte ancora si sono perse completamente le tracce (circa il 22%).
Leggi tutto: La macchina venuta dal futuro