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I tempi in cui viviamo - Raccolta di articoli a tema cospirazionista
1 Mese 2 Settimane fa #53830
da Bastion
I tempi in cui viviamo - Raccolta di articoli a tema cospirazionista è stato creato da Bastion
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1 Mese 2 Settimane fa - 1 Mese 2 Settimane fa #53832
da Bastion
Risposta da Bastion al topic I tempi in cui viviamo - Raccolta di articoli a tema cospirazionista
TECNOLOGIE PROIBITE IN ANTARTIDE
Susanna Scocca e Lorenzo Bigliani
Torniamo a parlare dell’ex conduttore televisivo della Fox di Philadelphia, ora affermato Youtuber che, grazie al suo programma intitolato “Redacted” con più di 2 milioni di iscritti, ha intervistato stavolta un uomo il quale, lavorando per una base nel Polo Sud, sostiene di aver scoperto sinistri particolari su attività segrete e illecite.
Susanna Scocca e Lorenzo Bigliani
Torniamo a parlare dell’ex conduttore televisivo della Fox di Philadelphia, ora affermato Youtuber che, grazie al suo programma intitolato “Redacted” con più di 2 milioni di iscritti, ha intervistato stavolta un uomo il quale, lavorando per una base nel Polo Sud, sostiene di aver scoperto sinistri particolari su attività segrete e illecite.
Attenzione: Spoiler!
Abbiamo già conosciuto Clayton Morris (compie 47 anni a fine anno) come presentatore impegnato a ospitare nel suo show giornalisti, whistleblowers, pensatori e persone interessanti aventi in comune storie particolari da raccontare. Dopo il nostro articolo (apparso nel numero di ottobre) a proposito di John DeSouza, un ex dichiarato agente dell’FBI intervistato a proposito di notizie pesanti su una prossima invasione aliena, stavolta la parola viene data ad un’altra fonte di certo non meno interessante: un informatore che ha testimoniato al Congresso sotto giuramento su ciò che ha visto mentre lavorava al Polo Sud in Antartide, intervistato da Morris l’estate scorsa in un’accesa chiacchierata di cui ci siamo immediatamente occupati in un video incluso nella nostra pagina di YouTube.
Data l’interessante disamina presentata da questo rivelatore che, se confermata nel tempo, risulterebbe a dir poco sensazionale, abbiamo ritenuto di crearne anche un articolo da condividere con voi lettori.
UN ACCESSO ILLIMITATO
Il personaggio di cui è stato già accennato l’estate scorsa in occasione della conferenza tenuta da Steven Greer il 12 giugno a Washington, è Eric Hecker, dichiaratosi ex contractor della Marina e Della difesa per Raytheon. Mentre lavorava al Polo Sud, Eric ha assistito ad alcune cose sbalorditive, comprese armi ad energia diretta e altre tecnologie capaci di innescare terremoti. Sono state intercettate anche delle comunicazioni per le quali cercheremo di comprenderne il significato ed eventualmente la credibilità, in quanto comunicazioni molto speciali, a dire del presentatore. Ovviamente Clayton Morris ha tenuto a specificare che questi progetti sono fuori dai registri ufficiali, poiché altamente illegali. La posizione di Hecker come pompiere e idraulico per la struttura del Polo Sud, gli ha dato la possibilità di accesso illimitato al complesso, permettendogli di rivelare quanto segue allo show del celebre conduttore. Prima di entrare nel vivo della storia di questo rivelatore, sappiamo dalla sua voce che egli è stato assunto come commerciale grazie alla sua competenza nell’idraulica e nel riscaldamento, per poi essere addestrato come pompiere industriale, dato che faceva parte del programma, e quindi avendo partecipato all’addestramento secondo i protocolli previsti per l’ingresso alla base che, nel massimo della sua affluenza, accoglie meno di trecento persone, fino ad un minimo di circa cinquanta. C’è da dire che, confermato anche dalla voce stessa del protagonista, sono in molti ad aver espresso critiche molto dure nei suo confronti. D’altro canto, Hecker si è difeso serenamente, affermando come sia altamente pregiudizievole da parte di taluni che, per qualche ragione, ritengano idraulici e vigili del fuoco intrinsecamente poco intelligenti e quindi non in grado di offrire una corretta consapevolezza ed esposizione dei fatti. Nello specifico, l’informatore crede che bisognerebbe concentrarsi maggiormente sui “fornitori di terze parti” come lui, in quanto persone più informate con la minor quantità di restrizione su questi particolari tipi di strutture. Infatti è proprio grazie a questo suo “semplice ruolo” che ha potuto avere l’accesso completo alla struttura.
MALIGNI PROPOSITI
Hecker ha cominciato il suo incarico nel Polo a novembre del 2010, terminando nel novembre dell’anno successivo, trascorrendo quindi 366 giorni di fila in Antartide. Quando ha fatto domanda per entrarvi, scoprendo che era stato assunto per la Raytheon Polar Services come appaltatore di terze parti dalla National Science Foundation, un campanello d’allarme è come entrato nella sua testa, maturato dal suo breve tempo di servizio sottomarino e la comprensione di ciò che Raytheon sta facendo su questo pianeta. Hecker infatti trova altamente discutibile che gli unici appaltatori a riuscire ad ottenere il contratto per mantenere la struttura e fornire servizi di pulizia, provengano da aziende militari industriali, o a produttori di armi. Ed è per questo che egli ritiene che si tratti di falsi pretesti. Andando nello specifico, l’ELF è un array di antenne a bassa frequenza estrema, comunemente usata per le comunicazioni sottomarine, ma questi sono sistemi multi-sfaccettati che ora stanno imparando a integrarsi con altri sistemi sfaccettati per realizzare un elenco di propositi, a detta di Hecker, maligni. Ovvero: attività come la manipolazione del clima, le scie chimiche, il controllo dei terremoti. Quindi tutte orribili plausibilità che dobbiamo far entrare nella nostra comprensione come appartenente a una lista nera dei nostri studi. Hecker continua a raccontare al conduttore di “Redacted” chiarendo che in questo particolare lavoro egli ha dovuto obbligatoriamente “diseccitare” la pompa (riferito per esempio a degli elettromagneti, significa interrompere la corrente che circola nell’avvolgimento, oppure riferito a un “relè”), giungendo alla comprensione che il sistema ELF era ancora in realtà “eccitato” quando egli stesso lavorò al pannello del circuito. In quella circostanza, egli ha dichiarato di aver trovato un interruttore che era acceso ed interfacciato al sistema ELF. A questo punto, quando gli era stato detto verbalmente che quel sistema, di contro, era spento, Hecker aveva ancora domande in sospeso su questo pannello, chiedendosi ad esempio se questo fosse il giusto circuito, quindi se si trattava soltanto di un problema di sicurezza. Informando la sua catena di comando, gli è stato risposto che il circuito ELF è correttamente etichettato, che i circuiti sono correttamente etichettati, invitandolo così di tornare al suo ordinario lavoro. “Così ho imparato in quel momento che il sistema era ancora eccitato anche se avevo assolutamente impostato su off (…) ho rizzato le antenne perché sapevo che stavano mentendo su quel sistema e ci sarebbe certamente dovuta essere una buona ragione per essere ingannevoli”, chiarisce Hecker.
QUALCOSA DI EXTRA, MA TERRESTRE
Il conduttore ricorda al suo intervistato che in occasione della testimonianza al Congresso, ma anche durante l’occasione del Disclosure Project di Stephen Greer, egli aveva affermato che quella stazione, in realtà, funziona come una sorta di base di controllo del traffico aereo per gli UFO e che questa stazione abbia comunicato con un velivolo esotico e che lo abbiano fatto inviando un fascio di neutrini nello spazio. Al che Morrison chiede delucidazioni in merito. Hecker smentisce di aver dichiarato che questa macchina riesca ad espellere neutrini, bensì che si tratti di un rilevatore di neutrini che ha la capacità di trasmettere, quindi non “che sta trasmettendo con i neutrini”. Nega anche di aver dichiarato che abbiano comunicato con gli UFO ma soltanto affermare che stiamo comunicando con i nostri veicoli orbitanti nello spazio che fornisce comunicazioni a lungo raggio per la nostra flotta di veicoli che ci è stata presentata da Gary McKinnon (il famoso whistleblower). Clayton Morris allora approfitta ancora per ribadire il suo concetto sul fatto degli avvistamenti UFO i quali, a suo dire, non sono in realtà velivoli extraterrestri bensì mezzi artificiali umani sviluppati da tecnologia esotica, quindi aliena, chiarendo ancora che il discorso UFO ed extraterrestre è reale, “ma il numero predominante di scafi che le persone stanno ora vedendo negli avvistamenti, sono originati da reverse engineering a partire da queste astronavi aliene”, chiedendo quindi al suo intervistato se egli sia d’accordo sulla questione da lui esposta. Hecker risponde di essere d’accordo totalmente su questo punto, e pensa che sia una parte importante di quello che sta succedendo nell’affare disclosure, in questo momento: dalla recente spinta apportata nello specifico ambito, a quello che stanno facendo. Secondo lui, dipende da una falsificazione di questa speculazione, facendo credere che il governo non abbia idea di cosa ci sia lassù e si comporti come se non fosse roba nostra, e anche di altri Stati nazionali. “Stanno cercando di fare tutto come se avessero appena scoperto l’esistenza di UFO, che abbiamo appena iniziato a indagare”. Quindi, secondo il parere, “si tratta di una cortina di fumo per il fatto che non tutti sono consapevoli che questa tecnologia è stata disponibile per Fazioni Speciali per decenni. Questo è ciò che non vogliono che tutti sappiano: non vogliono ammettere che hanno approfittato e monopolizzato per nascondere questa tecnologia a tutti noi, alla gente di questo pianeta”.
TECNOLOGIE BASATE SUI NEUTRINI
Riassumendo, il presentatore chiede a Hecker se quei mezzi volanti siano in grado di comunicare attraverso questo tipo di stazione di controllo del traffico aereo al Polo Sud e quindi stanno rilevando neutrini. E poi chiede in che modo questa stazione sta comunicando esattamente con questi scafi “alieni”. “Queste imbarcazioni artificiali sono fuori nel nostro sistema solare giusto? Non sono solo in giro nella stratosfera”, chiede Morris all’ex addetto nel Polo Sud. “Assolutamente corretto: c’è un documento che ho sul mio sito web nel quale si discute sulla scienza dietro le funzioni di comunicazione a lungo raggio attraverso entanglement quantistico. Non voglio sedermi qui, presentandomi come un esperto dell’argomento, ma posso certamente far sapere alla gente che ci sono studiosi davvero referenziati che stanno discutendone non solo la possibilità, ma la probabilità, e come fare questo tipo di trasmissioni”, chiarisce Eric Hecker. Egli in pratica dichiara di aver collegato “i puntini” per tutte le persone che ricevono le informazioni, ammettendo la concretezza di un insabbiamento, pur non conoscendone dettagli specifici, in quanto non addetto a questi ruoli. Il rivelatore si riferisce ovviamente ai suoi detrattori che lo incolpano di non fornire notizie dettagliate. Egli si giustifica ammettendo di condividere solamente con il pubblico la sua esperienza, la sua comprensione e le informazioni riferibili. Pertanto, l’essere accusato di appartenere alla categoria dei “troll”, è completamente fuori discussione. Il presentatore gli chiede in quale momento egli abbia compreso e saputo di questa tecnologia basata sui neutrini nel periodo di sua permanenza nella Stazione del Polo Sud. Secondo Hecker, sono occorsi molti anni di interpretazione prima di realizzare il sunto delle sue conclusioni. A tal proposito, egli puntualizza: “Sapevo che all’epoca mi stavano mentendo, ma solo dopo un lungo percorso e lo sforzo di capire cosa stava succedendo, riuscii a realizzare molte cose di quello che accadde. Molti anni dopo i fatti mi ritrovai a comunicare con membri della mia squadra che sono influenzati negativamente da Tecnologie a cui siamo stati esposti”. Da quanto emerso dalle loro possibilità diagnostiche, secondo Hecker queste persone non vogliono farsi avanti nonostante una “iper-protezione”, oltre a poter usufruire del diritto di difendere la loro privacy.
AMBIGUE MALATTIE
Il testimone però sostiene che nelle conversazioni con gli ex membri dell’equipaggio, sono venuti da lui confessandogli di aver subito conseguenze derivate da malattie, cercando di capire se anche lui si trovasse, per così dire, sulla loro stessa barca. I colpiti hanno sofferto di confusione e complicazioni mentali: all’inizio, si ha quasi la sensazione di farli apparire come persone pazze nei confronti di terzi. Il tutto sarebbe da implicare ad una tecnologia che indurrebbe questi sintomi verso persone le quali “percepiscono anche voci”, o cose del genere. Se sia una sorta di alzheimer o schizofrenia, nessuno può garantirlo. Quel che certo è che i soggetti soffrono di un ingente carico di stanchezza e problemi alla pelle. Secondo il rivelatore, tutti si sono presentati con lo stesso elenco di sintomi che si adattano, alla fine dei conti, alle stesse sintomatologie della famosa “Sindrome dell’Avana”, così come era stato suggerito da Clayton Morris. A questo punto, Hecker accenna di un ex membro dell’equipaggio il quale ha reso disponibili alcune informazioni tecniche sul rilevatore di neutrini nel ghiaccio che dimostrerebbe come lo stesso dispositivo possa fungere anche da trasmettitore. “Le persone sono scettiche e fanno molto rumore su tutto quello che vogliono, ma la documentazione esiste e l’esperienza di prima mano conferma. Tutto quello che posso fare è presentare questa informazione per il miglioramento dell’umanità, per far loro comprendere che esiste tecnologia avanzata utilizzata contro di loro, ogni singolo giorno: quindi armi ad energia diretta…”, ha ammesso l’intervistato, mentre il presentatore spiega di avere avuto molti messaggi scritti da persone che chiedono una discussione su questa sindrome dell’Avana e gli effetti che Hecker stesso ha appena ammesso, ovvero una specie di macchinario che, fondamentalmente, sia responsabile dell’immissione di quelle voci nella tua testa. Il rivelatore aggiunge particolari su questo tipo di manipolazioni e di queste intromissioni di voci, parlando di “un flusso diretto nella tua testa che non puoi spegnere”.
PROVOCARE TERREMOTI
La conversazione si traduce in un altro delicato argomento, quando Hecker spiega come, per quanto riguarda il dispositivo sismico, c’è una persona che da anni presenta su YouTube le sue teorie su una sorta di dispositivo energetico che si trova in Antartide ed è responsabile di causare terremoti. Secondo il suo punto di vista, il rivelatore di neutrini e la stazione sopraelevata dovrebbe essere stata costruita per operazioni e manutenzione, nella stagione in cui egli è stato operativo. “Quando il rilevatore di neutrini ha sparato per la prima volta, l’effetto è stato il doppio rispetto a quello che ha colpito Christchurch in Nuova Zelanda. Mi è stato inizialmente detto che si trattava di incendi accidentali mentre stavano provando a capire, e io ho creduto per un bel po’ di anni che il dispositivo abbia fatto questo. Sebbene sia stato un incidente, sto iniziando a raccogliere più informazioni, e a questo punto sembra che sia stato molto meno di un incidente… potrebbe essere la parte su cui sono stato disinformato”. Hecker quindi ha sollecitato gli spettatori a capire come e quanto queste informazioni forniscano solo verità parziali, con l’implemento di pure fandonie. Ed è per questo che “la parte vera sta nel fatto che abbiamo un dispositivo che genera terremoti e la bugia invece sta nell’idea che si sia trattato di un incidente”.
ABUSI DI UFFICIO
Secondo il rivelatore, erano soltanto tre, all’incirca, le persone aventi un regolare accesso alla struttura con le sue stesse restrizioni, ma nessun altro si è fatto avanti. Quindi, spinto dal dovere di svuotare la verità su quest’attività illegale che viene svolta in questo complesso dell’industria della Difesa, si è mosso lui per primo. “Penso che fu quando ho iniziato a intuire l’impatto negativo per la mia equipe, ho iniziato anche a comprendere che siamo stati usati e abusati (…) e che non eravamo solo noi ad esser stati influenzati negativamente. Quando ho iniziato a avere una comprensione di ciò che queste macchine possono fare, ho semplicemente sentito che tutto ciò non dovrebbe essere nascosto a tutti, sentendomi letteralmente l’unica persona che aveva attraversato questo percorso di comprensione. Quindi apprezzo quando la gente dice che sono coraggioso… Dal mio punto di vista sono solo obbligato. Devo farlo perché nessun altro ha queste informazioni…”, chiarisce Hecker, il quale conferma che dei 49 impiegati all’epoca, quindi operativi nella base, almeno uno di loro venne con lui a Washington per testimoniare, per sostenere le sue dichiarazioni. Questo suo ex collega che ha trascorso l’inverno con lui alla stazione del Polo Sud, era stato operativo molte stagioni presso la stazione McMurdo, ed è un vero esperto di informazioni sull’Antartide, godendo di un accesso illimitato ovunque, testimoniando di come tutto fosse estremamente compartimentalizzato. Per noi autori di questo articolo, il ricordo di questa “compartimentalizzazione” ci riporta alle confessioni di Philip Corso, quando asseriva che ogni informazione relativa alla retroingegneria aliena passava di mano in mano agli esperti, senza che ognuno di loro potesse conoscere il lavoro svolto dall’altro.
UN EFFETTO MATRIOSKA
“Variabilmente, queste persone sono molto egocentriche. Così quando si osservano queste persone e si entra in contatto con loro, si nota che vi sono un sacco di compartimenti di scienziati a cui viene detto di come quel loro progetto sia molto importante”, ammette Hecker. In pratica, ognuno sa che il progetto a cui sta lavorando è più importante dell’altro. Essendo un idraulico, il whistleblower spiega al conduttore del programma di non rivestire una posizione tale da portare il suo ego in un atteggiamento di autoreferenzialità, essendo considerato il più delle volte come un lavoratore di basso livello, così come poi gli impiegati del posto usavano trattarlo. Ed è sicuramente grazie a questo limite (poi trasformatosi in un punto di forza) che spesso egli conosceva dei particolari inerenti ai loro dispositivi intelligenti. Erano, diciamo, confidenze innocenti fatte ad un ignorante. Tornando a quella sorta di gioco di ruolo in compartimenti, Hecker è sicuro che ogni esperto non avrebbe mai avuto idea di cosa stesse succedendo nella stanza accanto alla sua. Così, in un modo assai strategico, anche il loro ego si comportava di conseguenza, pensando che chi stesse dall’altra parte lavorasse probabilmente ad un progetto minore… Quindi era il solo Hecker ad aver imparato il meccanismo in questione, potendo “volare” di stanza in stanza, di persona in persona, scoprendo il modus operandi del loro stato di lavoro, traendo molti benefici a livello di comprensione.
ENTRARE NELLA MENTALITÀ DEL “POSSIBILE”
Dopo una parentesi in cui Clayton Morris accenna ad attività nell’Antartide, Hecker torna a focalizzare l’attenzione sulla responsabilità che queste tecnologie hanno nei confronti dell’ignoranza pubblica. L’obbiettivo quindi, è riuscire a capire che la tecnologia di cui siamo riusciti a conoscere l’esistenza è reale, e che questo è il primo passo per essere consapevoli che tali espedienti sono in circolazione da molto tempo, denunciando esplicitamente come queste zone sismiche possano essere assai redditizie per il potere. Come non dargli ragione?
Data l’interessante disamina presentata da questo rivelatore che, se confermata nel tempo, risulterebbe a dir poco sensazionale, abbiamo ritenuto di crearne anche un articolo da condividere con voi lettori.
UN ACCESSO ILLIMITATO
Il personaggio di cui è stato già accennato l’estate scorsa in occasione della conferenza tenuta da Steven Greer il 12 giugno a Washington, è Eric Hecker, dichiaratosi ex contractor della Marina e Della difesa per Raytheon. Mentre lavorava al Polo Sud, Eric ha assistito ad alcune cose sbalorditive, comprese armi ad energia diretta e altre tecnologie capaci di innescare terremoti. Sono state intercettate anche delle comunicazioni per le quali cercheremo di comprenderne il significato ed eventualmente la credibilità, in quanto comunicazioni molto speciali, a dire del presentatore. Ovviamente Clayton Morris ha tenuto a specificare che questi progetti sono fuori dai registri ufficiali, poiché altamente illegali. La posizione di Hecker come pompiere e idraulico per la struttura del Polo Sud, gli ha dato la possibilità di accesso illimitato al complesso, permettendogli di rivelare quanto segue allo show del celebre conduttore. Prima di entrare nel vivo della storia di questo rivelatore, sappiamo dalla sua voce che egli è stato assunto come commerciale grazie alla sua competenza nell’idraulica e nel riscaldamento, per poi essere addestrato come pompiere industriale, dato che faceva parte del programma, e quindi avendo partecipato all’addestramento secondo i protocolli previsti per l’ingresso alla base che, nel massimo della sua affluenza, accoglie meno di trecento persone, fino ad un minimo di circa cinquanta. C’è da dire che, confermato anche dalla voce stessa del protagonista, sono in molti ad aver espresso critiche molto dure nei suo confronti. D’altro canto, Hecker si è difeso serenamente, affermando come sia altamente pregiudizievole da parte di taluni che, per qualche ragione, ritengano idraulici e vigili del fuoco intrinsecamente poco intelligenti e quindi non in grado di offrire una corretta consapevolezza ed esposizione dei fatti. Nello specifico, l’informatore crede che bisognerebbe concentrarsi maggiormente sui “fornitori di terze parti” come lui, in quanto persone più informate con la minor quantità di restrizione su questi particolari tipi di strutture. Infatti è proprio grazie a questo suo “semplice ruolo” che ha potuto avere l’accesso completo alla struttura.
MALIGNI PROPOSITI
Hecker ha cominciato il suo incarico nel Polo a novembre del 2010, terminando nel novembre dell’anno successivo, trascorrendo quindi 366 giorni di fila in Antartide. Quando ha fatto domanda per entrarvi, scoprendo che era stato assunto per la Raytheon Polar Services come appaltatore di terze parti dalla National Science Foundation, un campanello d’allarme è come entrato nella sua testa, maturato dal suo breve tempo di servizio sottomarino e la comprensione di ciò che Raytheon sta facendo su questo pianeta. Hecker infatti trova altamente discutibile che gli unici appaltatori a riuscire ad ottenere il contratto per mantenere la struttura e fornire servizi di pulizia, provengano da aziende militari industriali, o a produttori di armi. Ed è per questo che egli ritiene che si tratti di falsi pretesti. Andando nello specifico, l’ELF è un array di antenne a bassa frequenza estrema, comunemente usata per le comunicazioni sottomarine, ma questi sono sistemi multi-sfaccettati che ora stanno imparando a integrarsi con altri sistemi sfaccettati per realizzare un elenco di propositi, a detta di Hecker, maligni. Ovvero: attività come la manipolazione del clima, le scie chimiche, il controllo dei terremoti. Quindi tutte orribili plausibilità che dobbiamo far entrare nella nostra comprensione come appartenente a una lista nera dei nostri studi. Hecker continua a raccontare al conduttore di “Redacted” chiarendo che in questo particolare lavoro egli ha dovuto obbligatoriamente “diseccitare” la pompa (riferito per esempio a degli elettromagneti, significa interrompere la corrente che circola nell’avvolgimento, oppure riferito a un “relè”), giungendo alla comprensione che il sistema ELF era ancora in realtà “eccitato” quando egli stesso lavorò al pannello del circuito. In quella circostanza, egli ha dichiarato di aver trovato un interruttore che era acceso ed interfacciato al sistema ELF. A questo punto, quando gli era stato detto verbalmente che quel sistema, di contro, era spento, Hecker aveva ancora domande in sospeso su questo pannello, chiedendosi ad esempio se questo fosse il giusto circuito, quindi se si trattava soltanto di un problema di sicurezza. Informando la sua catena di comando, gli è stato risposto che il circuito ELF è correttamente etichettato, che i circuiti sono correttamente etichettati, invitandolo così di tornare al suo ordinario lavoro. “Così ho imparato in quel momento che il sistema era ancora eccitato anche se avevo assolutamente impostato su off (…) ho rizzato le antenne perché sapevo che stavano mentendo su quel sistema e ci sarebbe certamente dovuta essere una buona ragione per essere ingannevoli”, chiarisce Hecker.
QUALCOSA DI EXTRA, MA TERRESTRE
Il conduttore ricorda al suo intervistato che in occasione della testimonianza al Congresso, ma anche durante l’occasione del Disclosure Project di Stephen Greer, egli aveva affermato che quella stazione, in realtà, funziona come una sorta di base di controllo del traffico aereo per gli UFO e che questa stazione abbia comunicato con un velivolo esotico e che lo abbiano fatto inviando un fascio di neutrini nello spazio. Al che Morrison chiede delucidazioni in merito. Hecker smentisce di aver dichiarato che questa macchina riesca ad espellere neutrini, bensì che si tratti di un rilevatore di neutrini che ha la capacità di trasmettere, quindi non “che sta trasmettendo con i neutrini”. Nega anche di aver dichiarato che abbiano comunicato con gli UFO ma soltanto affermare che stiamo comunicando con i nostri veicoli orbitanti nello spazio che fornisce comunicazioni a lungo raggio per la nostra flotta di veicoli che ci è stata presentata da Gary McKinnon (il famoso whistleblower). Clayton Morris allora approfitta ancora per ribadire il suo concetto sul fatto degli avvistamenti UFO i quali, a suo dire, non sono in realtà velivoli extraterrestri bensì mezzi artificiali umani sviluppati da tecnologia esotica, quindi aliena, chiarendo ancora che il discorso UFO ed extraterrestre è reale, “ma il numero predominante di scafi che le persone stanno ora vedendo negli avvistamenti, sono originati da reverse engineering a partire da queste astronavi aliene”, chiedendo quindi al suo intervistato se egli sia d’accordo sulla questione da lui esposta. Hecker risponde di essere d’accordo totalmente su questo punto, e pensa che sia una parte importante di quello che sta succedendo nell’affare disclosure, in questo momento: dalla recente spinta apportata nello specifico ambito, a quello che stanno facendo. Secondo lui, dipende da una falsificazione di questa speculazione, facendo credere che il governo non abbia idea di cosa ci sia lassù e si comporti come se non fosse roba nostra, e anche di altri Stati nazionali. “Stanno cercando di fare tutto come se avessero appena scoperto l’esistenza di UFO, che abbiamo appena iniziato a indagare”. Quindi, secondo il parere, “si tratta di una cortina di fumo per il fatto che non tutti sono consapevoli che questa tecnologia è stata disponibile per Fazioni Speciali per decenni. Questo è ciò che non vogliono che tutti sappiano: non vogliono ammettere che hanno approfittato e monopolizzato per nascondere questa tecnologia a tutti noi, alla gente di questo pianeta”.
TECNOLOGIE BASATE SUI NEUTRINI
Riassumendo, il presentatore chiede a Hecker se quei mezzi volanti siano in grado di comunicare attraverso questo tipo di stazione di controllo del traffico aereo al Polo Sud e quindi stanno rilevando neutrini. E poi chiede in che modo questa stazione sta comunicando esattamente con questi scafi “alieni”. “Queste imbarcazioni artificiali sono fuori nel nostro sistema solare giusto? Non sono solo in giro nella stratosfera”, chiede Morris all’ex addetto nel Polo Sud. “Assolutamente corretto: c’è un documento che ho sul mio sito web nel quale si discute sulla scienza dietro le funzioni di comunicazione a lungo raggio attraverso entanglement quantistico. Non voglio sedermi qui, presentandomi come un esperto dell’argomento, ma posso certamente far sapere alla gente che ci sono studiosi davvero referenziati che stanno discutendone non solo la possibilità, ma la probabilità, e come fare questo tipo di trasmissioni”, chiarisce Eric Hecker. Egli in pratica dichiara di aver collegato “i puntini” per tutte le persone che ricevono le informazioni, ammettendo la concretezza di un insabbiamento, pur non conoscendone dettagli specifici, in quanto non addetto a questi ruoli. Il rivelatore si riferisce ovviamente ai suoi detrattori che lo incolpano di non fornire notizie dettagliate. Egli si giustifica ammettendo di condividere solamente con il pubblico la sua esperienza, la sua comprensione e le informazioni riferibili. Pertanto, l’essere accusato di appartenere alla categoria dei “troll”, è completamente fuori discussione. Il presentatore gli chiede in quale momento egli abbia compreso e saputo di questa tecnologia basata sui neutrini nel periodo di sua permanenza nella Stazione del Polo Sud. Secondo Hecker, sono occorsi molti anni di interpretazione prima di realizzare il sunto delle sue conclusioni. A tal proposito, egli puntualizza: “Sapevo che all’epoca mi stavano mentendo, ma solo dopo un lungo percorso e lo sforzo di capire cosa stava succedendo, riuscii a realizzare molte cose di quello che accadde. Molti anni dopo i fatti mi ritrovai a comunicare con membri della mia squadra che sono influenzati negativamente da Tecnologie a cui siamo stati esposti”. Da quanto emerso dalle loro possibilità diagnostiche, secondo Hecker queste persone non vogliono farsi avanti nonostante una “iper-protezione”, oltre a poter usufruire del diritto di difendere la loro privacy.
AMBIGUE MALATTIE
Il testimone però sostiene che nelle conversazioni con gli ex membri dell’equipaggio, sono venuti da lui confessandogli di aver subito conseguenze derivate da malattie, cercando di capire se anche lui si trovasse, per così dire, sulla loro stessa barca. I colpiti hanno sofferto di confusione e complicazioni mentali: all’inizio, si ha quasi la sensazione di farli apparire come persone pazze nei confronti di terzi. Il tutto sarebbe da implicare ad una tecnologia che indurrebbe questi sintomi verso persone le quali “percepiscono anche voci”, o cose del genere. Se sia una sorta di alzheimer o schizofrenia, nessuno può garantirlo. Quel che certo è che i soggetti soffrono di un ingente carico di stanchezza e problemi alla pelle. Secondo il rivelatore, tutti si sono presentati con lo stesso elenco di sintomi che si adattano, alla fine dei conti, alle stesse sintomatologie della famosa “Sindrome dell’Avana”, così come era stato suggerito da Clayton Morris. A questo punto, Hecker accenna di un ex membro dell’equipaggio il quale ha reso disponibili alcune informazioni tecniche sul rilevatore di neutrini nel ghiaccio che dimostrerebbe come lo stesso dispositivo possa fungere anche da trasmettitore. “Le persone sono scettiche e fanno molto rumore su tutto quello che vogliono, ma la documentazione esiste e l’esperienza di prima mano conferma. Tutto quello che posso fare è presentare questa informazione per il miglioramento dell’umanità, per far loro comprendere che esiste tecnologia avanzata utilizzata contro di loro, ogni singolo giorno: quindi armi ad energia diretta…”, ha ammesso l’intervistato, mentre il presentatore spiega di avere avuto molti messaggi scritti da persone che chiedono una discussione su questa sindrome dell’Avana e gli effetti che Hecker stesso ha appena ammesso, ovvero una specie di macchinario che, fondamentalmente, sia responsabile dell’immissione di quelle voci nella tua testa. Il rivelatore aggiunge particolari su questo tipo di manipolazioni e di queste intromissioni di voci, parlando di “un flusso diretto nella tua testa che non puoi spegnere”.
PROVOCARE TERREMOTI
La conversazione si traduce in un altro delicato argomento, quando Hecker spiega come, per quanto riguarda il dispositivo sismico, c’è una persona che da anni presenta su YouTube le sue teorie su una sorta di dispositivo energetico che si trova in Antartide ed è responsabile di causare terremoti. Secondo il suo punto di vista, il rivelatore di neutrini e la stazione sopraelevata dovrebbe essere stata costruita per operazioni e manutenzione, nella stagione in cui egli è stato operativo. “Quando il rilevatore di neutrini ha sparato per la prima volta, l’effetto è stato il doppio rispetto a quello che ha colpito Christchurch in Nuova Zelanda. Mi è stato inizialmente detto che si trattava di incendi accidentali mentre stavano provando a capire, e io ho creduto per un bel po’ di anni che il dispositivo abbia fatto questo. Sebbene sia stato un incidente, sto iniziando a raccogliere più informazioni, e a questo punto sembra che sia stato molto meno di un incidente… potrebbe essere la parte su cui sono stato disinformato”. Hecker quindi ha sollecitato gli spettatori a capire come e quanto queste informazioni forniscano solo verità parziali, con l’implemento di pure fandonie. Ed è per questo che “la parte vera sta nel fatto che abbiamo un dispositivo che genera terremoti e la bugia invece sta nell’idea che si sia trattato di un incidente”.
ABUSI DI UFFICIO
Secondo il rivelatore, erano soltanto tre, all’incirca, le persone aventi un regolare accesso alla struttura con le sue stesse restrizioni, ma nessun altro si è fatto avanti. Quindi, spinto dal dovere di svuotare la verità su quest’attività illegale che viene svolta in questo complesso dell’industria della Difesa, si è mosso lui per primo. “Penso che fu quando ho iniziato a intuire l’impatto negativo per la mia equipe, ho iniziato anche a comprendere che siamo stati usati e abusati (…) e che non eravamo solo noi ad esser stati influenzati negativamente. Quando ho iniziato a avere una comprensione di ciò che queste macchine possono fare, ho semplicemente sentito che tutto ciò non dovrebbe essere nascosto a tutti, sentendomi letteralmente l’unica persona che aveva attraversato questo percorso di comprensione. Quindi apprezzo quando la gente dice che sono coraggioso… Dal mio punto di vista sono solo obbligato. Devo farlo perché nessun altro ha queste informazioni…”, chiarisce Hecker, il quale conferma che dei 49 impiegati all’epoca, quindi operativi nella base, almeno uno di loro venne con lui a Washington per testimoniare, per sostenere le sue dichiarazioni. Questo suo ex collega che ha trascorso l’inverno con lui alla stazione del Polo Sud, era stato operativo molte stagioni presso la stazione McMurdo, ed è un vero esperto di informazioni sull’Antartide, godendo di un accesso illimitato ovunque, testimoniando di come tutto fosse estremamente compartimentalizzato. Per noi autori di questo articolo, il ricordo di questa “compartimentalizzazione” ci riporta alle confessioni di Philip Corso, quando asseriva che ogni informazione relativa alla retroingegneria aliena passava di mano in mano agli esperti, senza che ognuno di loro potesse conoscere il lavoro svolto dall’altro.
UN EFFETTO MATRIOSKA
“Variabilmente, queste persone sono molto egocentriche. Così quando si osservano queste persone e si entra in contatto con loro, si nota che vi sono un sacco di compartimenti di scienziati a cui viene detto di come quel loro progetto sia molto importante”, ammette Hecker. In pratica, ognuno sa che il progetto a cui sta lavorando è più importante dell’altro. Essendo un idraulico, il whistleblower spiega al conduttore del programma di non rivestire una posizione tale da portare il suo ego in un atteggiamento di autoreferenzialità, essendo considerato il più delle volte come un lavoratore di basso livello, così come poi gli impiegati del posto usavano trattarlo. Ed è sicuramente grazie a questo limite (poi trasformatosi in un punto di forza) che spesso egli conosceva dei particolari inerenti ai loro dispositivi intelligenti. Erano, diciamo, confidenze innocenti fatte ad un ignorante. Tornando a quella sorta di gioco di ruolo in compartimenti, Hecker è sicuro che ogni esperto non avrebbe mai avuto idea di cosa stesse succedendo nella stanza accanto alla sua. Così, in un modo assai strategico, anche il loro ego si comportava di conseguenza, pensando che chi stesse dall’altra parte lavorasse probabilmente ad un progetto minore… Quindi era il solo Hecker ad aver imparato il meccanismo in questione, potendo “volare” di stanza in stanza, di persona in persona, scoprendo il modus operandi del loro stato di lavoro, traendo molti benefici a livello di comprensione.
ENTRARE NELLA MENTALITÀ DEL “POSSIBILE”
Dopo una parentesi in cui Clayton Morris accenna ad attività nell’Antartide, Hecker torna a focalizzare l’attenzione sulla responsabilità che queste tecnologie hanno nei confronti dell’ignoranza pubblica. L’obbiettivo quindi, è riuscire a capire che la tecnologia di cui siamo riusciti a conoscere l’esistenza è reale, e che questo è il primo passo per essere consapevoli che tali espedienti sono in circolazione da molto tempo, denunciando esplicitamente come queste zone sismiche possano essere assai redditizie per il potere. Come non dargli ragione?
Ultima Modifica 1 Mese 2 Settimane fa da Bastion.
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1 Mese 2 Settimane fa #53841
da Aigor
Mitakuye Oyasin
"La violenza è l'ultimo rifugio degli incapaci" (I. Asimov - Il crollo della galassia centrale)
Risposta da Aigor al topic I tempi in cui viviamo - Raccolta di articoli a tema cospirazionista
Ciao e grazie della trascrizione, però manca il link al video
![;-) ;-)](/wink.gif)
Mitakuye Oyasin
"La violenza è l'ultimo rifugio degli incapaci" (I. Asimov - Il crollo della galassia centrale)
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1 Mese 2 Settimane fa #53848
da Bastion
Risposta da Bastion al topic I tempi in cui viviamo - Raccolta di articoli a tema cospirazionista
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1 Settimana 6 Giorni fa #54009
da Bastion
Risposta da Bastion al topic I tempi in cui viviamo - Raccolta di articoli a tema cospirazionista
E' ARRIVATA LA NUOVA INDUSTRIA DELLA CENSURA GLOBALE – PARTE 01
Patrick Henningsen
Qualcuno poteva davvero prevederlo? Nella straziante rappresentazione cinematografica di 1984 di George Orwell, il protagonista Winston Smith, politicamente compromesso e psicologicamente torturato, soffriva in agonia, gradualmente schiacciato dall’oscuro totalitarismo dell’Oceania, una società che richiedeva ai suoi sudditi una totale sottomissione e conformità. Per fortuna, si trattava solo di una storia.
Patrick Henningsen
Qualcuno poteva davvero prevederlo? Nella straziante rappresentazione cinematografica di 1984 di George Orwell, il protagonista Winston Smith, politicamente compromesso e psicologicamente torturato, soffriva in agonia, gradualmente schiacciato dall’oscuro totalitarismo dell’Oceania, una società che richiedeva ai suoi sudditi una totale sottomissione e conformità. Per fortuna, si trattava solo di una storia.
Attenzione: Spoiler!
Crescendo negli anni Ottanta e Novanta, era difficile immedesimarsi nel mondo di Winston: si viveva nella paura costante e si era sopraffatti dalla sensazione di trepidazione che la propria parola o il proprio pensiero potessero cadere nel mirino di un onnipresente Grande Fratello. Un monito severo, certo, ma pur sempre una storia. Dopo il saggio La fine della storia di Francis Fukuyama, con il mondo democratico apparentemente liberato dallo spettro del comunismo globale e l’emergere del web mondiale all’alba del XXI secolo, difficilmente si poteva immaginare che le democrazie liberali dell’Occidente collettivo potessero assomigliare a quelle scene dark noire di una futura Stasi-society (la Stasi era l’agenzia di Intelligence dell’ex Germania dell’Est) postmoderna e tecnocratica nel racconto ammonitore di Orwell.
A distanza di circa trent’anni, gran parte del mondo moderno e sviluppato si ritrova oggi intrappolato nell’attrazione gravitazionale di una distopia digitale e di un sistema di reti e istituzioni interconnesse in continua espansione, alimentato da una sconfortante presunzione di inevitabilità. Non si tratta certo dei dividendi della pace post-Guerra Fredda che avevamo immaginato. Il futuro che tutti temevamo è arrivato all’improvviso. È travolgente e ha raggiunto il punto in cui molte persone sembrano ormai rassegnate all’idea che, in qualche modo, questo è solo il modo in cui le cose si muovono e non c’è molto che si possa fare per cambiarlo. Tecnocrati visionari ci assicurano che non dobbiamo preoccuparci, che si tratta di progresso tecnologico e che ne abbiamo bisogno per proteggere i più vulnerabili da parole e idee pericolose che spuntano online - o almeno così ci dicono.
IL POTERE DELLA NARRAZIONE
Mentre il mondo moderno del XXI secolo scivola sempre di più nell’epoca post-democratica, postindustriale e transumanista, gli Stati egemoni e le loro istituzioni sono più che mai preoccupati di gestire la narrazione. Nel corso della storia, per preservare l’illusione della democrazia, ogni nuova politica o legge richiede l’apparenza del consenso dei governati. Senza questo, il loro sistema di governo non può generare un mandato, e senza quel mandato non ci può essere una nuova politica o una nuova regola. Per ottenere questo risultato, lo Stato deve evocare una cosa chiamata realtà del consenso, e poi avvolgerla intorno alla questione in oggetto. Nel corso della storia, ciò è stato realizzato attraverso un’attenta gestione delle narrazioni. La quantità di sforzi e di risorse che i controllori impiegano per gestire lo spazio dell’informazione testimonia quanto questa funzione sia importante per mantenere l’ordine sociale e politico. A metà degli anni Duemila è emerso un problema serio che minacciava la presa dello Stato sulla realtà del consenso. La rapida accelerazione verticale e laterale dell’informazione e dell’opinionismo alternativo sulle piattaforme dei social media come Twitter, Facebook e YouTube, così come l’alto posizionamento degli articoli di notizie alternative sul monopolio del motore di ricerca Google, hanno creato una sfida molto reale alla presa dell’establishment sullo spazio di opinione e analisi politica dei media globali. I media tradizionali si sono improvvisamente ritrovati per la prima volta sul tallone d’Achille. Che si tratti della discussione sul ruolo delle narrazioni propagandistiche dello Stato profondo che guidano il consenso politico occidentale su guerre come l’Ucraina, sulla corruzione e l’incompetenza dei governi, o della teorizzazione proibita di eventi governativi false flag, o semplicemente del continuo risveglio dell’opinione pubblica che chiede ai governi e ai media mainstream di rendere conto del loro operato, la conversazione continua e nel tempo è diventata più difficile da contenere.
MOCKINGBIRD RINASCE
È importante innanzitutto capire che ciò che la CIA faceva in precedenza - controllando fisicamente lo spazio dell’informazione attraverso il programma clandestino noto come Operazione Mockingbrird - oggi può essere automatizzato per lo più in modo digitale con algoritmi e intelligenza artificiale stretta. Dall’avvento della nuova superstrada dell’informazione, i governi e i loro partner aziendali hanno cercato di contenere la proliferazione sfrenata di notizie e analisi alternative online. I media alternativi avevano iniziato a superare il monolite mainstream. Non ci è voluto molto prima che l’impero reagisse. Il filo spinato è stato innescato dalla vittoria populista a sorpresa nel 2016 del 45° presidente americano, Donald J. Trump. È stato un momento davvero cruciale in questa impasse civile. Invece di accettare il risultato, con i Democratici all’opposizione che si sono soffermati a riflettere sul perché di questo risultato, lo Stato corporativo lo ha trasformato in una chiamata a gran voce per attuare controlli senza precedenti sulla parola pubblica e sulla diffusione delle informazioni. Uno dei suoi primi progetti è stato quello di inventare la narrativa secondo cui l’elezione di Trump sarebbe stata dovuta alle “interferenze” russe e alla presunta “influenza” sulle menti sfortunate degli americani, che in qualche modo avrebbero convinto un numero sufficiente di loro a votare per Trump. Questa narrazione divisiva è diventata nota come Russiagate. Il successo è stato tale che il governo l’ha utilizzata per sostenere la sua nuova politica di sicurezza nazionale. Secondo Mike Benz, ex funzionario del Dipartimento di Stato e ora direttore della Foundation for Freedom Online, questo momento ha segnato un cambiamento totale nel modo in cui il governo, il complesso militare-industriale e le Big Tech si sarebbero orientati in futuro. Il governo degli Stati Uniti e il suo Stato profondo, dice Benz, hanno iniziato a “ridefinire la guerra da convenzionale a ibrida, soprattutto psicologica e cognitiva. Dal 2014 al 2016 sono stati creati centri di eccellenza per la guerra psicologica in tutta l’Europa orientale. Poi, quando è avvenuta la Brexit, si sono detti: ‘Ok’, ora l’influenza russa ha raggiunto l’Europa occidentale”. E così è iniziato. A parte l’incursione della NATO in Jugoslavia, dalla Seconda guerra mondiale l’Europa non ha mai visto una guerra significativa sulle sue coste. Il collettivo militare occidentale ha invece applicato tattiche sub-cinetiche per penetrare nei “cuori e nelle menti” delle popolazioni bersaglio. Questo tema si sarebbe poi riproposto online e sui media con la “Rivoluzione verde” dell’Iran nel 2009 e poco dopo il 2011 con la tanto celebrata Primavera araba. Solo nel 2014, con la secessione della Crimea dall’Ucraina, la NATO ha annunciato ufficialmente la sua nuova dottrina, denominata “Dai carri armati ai tweet”, spostando l’attenzione dalle azioni cinetiche alla guerra dell’informazione e alle opinioni online sui social media. Benz prosegue descrivendo la serie di fattori politici che hanno formalizzato la nuova alleanza transatlantica sulla censura: “Si tratta di persone dell’intelligence militare e della diplomazia delle reti di Stati Uniti, Regno Unito e Bruxelles. Erano preoccupati che un Internet libero e aperto avrebbe fatto crollare l’intero Ordine Internazionale basato sulle Regole. Hanno visto accadere la Brexit. Hanno visto l’elezione di Trump negli Stati Uniti. Hanno visto che tra il 2018 e il 2020 si sarebbero tenute 20 elezioni parlamentari dell’UE e che, come per la Brexit e le elezioni del 2016, la Brexit sarebbe avvenuta in Francia e in Italia. Poi l’uscita di Grecia e di Spagna, e l’intera UE si sarebbe disfatta, e la NATO, per conseguenza, sarebbe andata in pezzi. Così si è creato questo presupposto di sicurezza nazionale per censurare Internet in nome della salvezza della democrazia, anche se ciò significava ridefinire la democrazia in modo che significasse un consenso delle istituzioni, piuttosto che degli individui. Ma per riuscirci, era necessario coinvolgere tutti i diversi elementi della società coinvolti nella distribuzione delle informazioni”. Ai loro occhi, la censura di massa è diventata un imperativo di sicurezza nazionale per l’alleanza Five Eyes, guidata da Stati Uniti e Gran Bretagna. O almeno, questo è ciò che si sono detti l’un l’altro, mentre lo Stato profondo e i suoi annessi mediatici mainstream procedevano a inventare storie infinite sulle “interferenze straniere” nelle elezioni occidentali, in particolare Trump e il referendum sulla Brexit. Anche dopo che entrambe le affermazioni sono state accuratamente sfatate, la narrazione è rimasta intatta, così come le politiche e i programmi messi in atto per contrastare la minaccia fantasma. Ahimè, uno schema fin troppo familiare nel XXI secolo. Per la popolazione nazionale, questa nuova spinta verso la censura totale è concettualizzata dalla classe dirigente tecnocratica come un “approccio all’intera società”, in cui ogni cosa, ogni singola variabile, ogni punto vendita e ogni piattaforma, è considerata un vettore nella guerra dell’informazione. Aderire a questo approccio significa accettare la piena militarizzazione della società in Occidente, o più precisamente il dispiegamento della guerra di quinta generazione da parte dello Stato contro la sua stessa popolazione. Per questo motivo, dopo l’elezione di Trump nel 2016, lo Stato e la sua miriade di nuove agenzie statali e ONG hanno effettivamente unito le forze per tentare di igienizzare il discorso pubblico. Hanno anche ridefinito le piattaforme dei social media come “infrastruttura elettorale essenziale”, rendendo i social media online un problema di sicurezza nazionale da sorvegliare e proteggere da presunte “influenze straniere”. Poi avrebbero portato questa idea ancora più in là, considerando le menti stesse degli americani come parte dell’”infrastruttura cognitiva” dello Stato. Benz colloca questo sorprendente sviluppo nel contesto politico: “Tutto è iniziato con la censura delle elezioni, in cui si diceva che se si fa disinformazione, o mala informazione sulle elezioni, si commette un attacco informatico alle infrastrutture critiche degli Stati Uniti, perché le elezioni sono state definite come infrastrutture critiche. Quindi si è creata una situazione in cui si poteva essere seduti sul gabinetto alle nove di giovedì sera e dire: “Sapete una cosa? In realtà non credo che i voti per corrispondenza siano così sicuri e protetti. I problemi risalgono alle elezioni di Abraham Lincoln nel 1864. E se lo twittavate, vi trovavate in questa strana situazione in cui twittare dalla toilette a 25 follower, il che, come le schede elettorali, era improvvisamente, agli occhi del DHS [Department of Homeland Security], un attacco informatico contro le infrastrutture critiche degli Stati Uniti, e meritava l’intervento della censura del DHS sui vostri tweet. E poi hanno allargato il discorso al fatto che anche la sanità pubblica è un’infrastruttura critica. E questo ha dato loro la possibilità di censurare il COVID. Lo stesso vale per l’immigrazione, il clima e l’Ucraina. E si sono fatti strada lungo tutta l’infrastruttura cognitiva”. Era ufficiale. La vostra mente ora è un bene dello Stato. Davvero orwelliano.
ELON - “LIBERA L’UCCELLO”
Un importante momento di svolta si è verificato alla fine del 2022, quando Elon Musk ha sborsato ben 40 miliardi di dollari per acquistare Twitter. Una volta al timone, ha dato accesso alle email e ai promemoria interni dell’azienda a un gruppo selezionato di giornalisti indipendenti, guidati da Matt Taibbi, Michael Shellenberger, Bari Weiss e altri, per studiare e riferire le loro scoperte. Questo progetto di divulgazione, unico nel suo genere, è diventato noto come The Twitter Files. I documenti hanno rivelato che l’entità e la portata dell’operazione di censura dell’azienda erano ben al di là di quanto si potesse immaginare in precedenza. Si è scoperto che l’amministrazione Biden, insieme ai suoi principali esecutori della censura, il Dipartimento di Sicurezza Nazionale (DHS), il Dipartimento di Giustizia (DOJ) e l’Ufficio Federale di Investigazione (FBI) degli Stati Uniti, erano diventati così ossessionati dalla gestione delle operazioni di controllo del linguaggio su piattaforme come Twitter da ignorare i diritti costituzionali dei cittadini statunitensi. È stato poi rivelato che gli agenti dell’FBI e del DHS si incontravano settimanalmente con i dirigenti di Twitter per coordinare i loro nuovi sforzi di censura pubblico-privata. L’operazione segreta comprendeva persino membri della National Security Agency (NSA) e della Central Intelligence Agency (CIA) degli Stati Uniti. Nelle e-mail interne, i giornalisti hanno scoperto le comunicazioni tra l’ex responsabile della fiducia e della sicurezza dell’azienda, Yoel Roth, e le spie governative. Il giornalista veterano Taibbi ha poi descritto “Il complesso industriale della censura”, descrivendo la profondità della frode e della collusione tra governo e Big Tech: “Quando l’anno scorso i reporter di #TwitterFiles hanno avuto accesso ai documenti interni di Twitter, ci siamo concentrati innanzitutto sull’azienda, che a volte si è comportata come un potere superiore al governo”. “Con altre aziende tecnologiche ha tenuto un regolare ‘incontro di settore’ con l’FBI e il DHS, e ha sviluppato un sistema formale per ricevere migliaia di segnalazioni di contenuti da ogni angolo del governo: HHS, Tesoro, NSA, persino la polizia locale”. “Le email dell’FBI, del DHS e di altre agenzie arrivavano spesso con fogli di calcolo contenenti centinaia o migliaia di nomi di account da esaminare. Spesso questi venivano cancellati subito dopo”. Molti erano evidenti “disinformazioni”, come gli account che esortavano le persone a votare il giorno dopo le elezioni. Ma altre segnalazioni ufficiali di “disinformazione” avevano un ragionamento più debole. L’analisi di Twitter qui evidenziata non è d’accordo con l’FBI sugli account ritenuti ‘proxy di attori russi’”. “Poi abbiamo visto liste di disinformazione in cui le prove erano ancora meno chiare. Questo elenco di 378 ‘account collegati allo Stato iraniano’ include un veterano dell’Iraq arrestato per aver scritto un blog sulla guerra, un ex reporter del Chicago Sun-Times e Truthout, un sito che pubblica Noam Chomsky”. Le osservazioni di Taibbi sono estremamente importanti. Leggendo gli scambi, nelle comunicazioni di Roth con i colleghi si respirava un’aria di eccitazione per le imminenti telefonate di Zoom con le agenzie a tre lettere, e si parlava anche di autorizzazioni di sicurezza temporanee per il personale di Twitter. Deve essere stato eccitante per i partigiani democratici della Silicon Valley essere elevato da semplice tirapiedi di un’azienda fino allo status di sicurezza nazionale. Dopo tutto, proteggere le piattaforme dei social media dalle orde di deplorevoli MAGA e dal flagello delle “interferenze russe” era la vocazione patriottica della loro tribù. Dai lombi di Foggy Bottom è nato un nuovo figliastro del Dipartimento di Stato americano, noto come Global Engagement Center (GEC), un braccio di intelligence e censura progettato per guidare la moderazione dei contenuti di Twitter. Secondo la sua stessa missione, il GEC ritiene di dover “dirigere, guidare, sincronizzare, integrare e coordinare gli sforzi degli Stati Uniti per riconoscere, comprendere, smascherare e contrastare gli sforzi di propaganda e disinformazione di Stati e non Stati stranieri”. Il GEC agisce anche come veicolo di finanziamento per il complesso industriale della censura, distribuendo denaro agli operatori della censura che lavorano nel mondo accademico, nei think tank, nelle ONG e in altre “ricerche” sulla disinformazione. Questa confabulazione si intreccia con un altro braccio di censura annidato sotto l’ufficio del Direttore della National Intelligence (DNI) degli Stati Uniti, il Foreign Malign Influence Center (FMIC), fondato per “contrastare la minaccia duratura rappresentata da attori stranieri ostili che cercano di influenzare il governo degli Stati Uniti, i governi statali e locali, o l’opinione e i comportamenti dell’opinione pubblica con mezzi palesi o occulti”. In sostanza, si tratta di una guerra illimitata all’interno dello spazio informativo globale. Una volta acceso, tutto può essere considerato una potenziale minaccia o un obiettivo. In base a questa misura, qualsiasi critica al governo, ai media mainstream, agli alleati della NATO - persino la parodia di Zelensky - potrebbe essere vista come una minaccia al mandato di governo. Il lungo braccio della censura per “malignità straniera” non si limita alle agenzie statunitensi. È emerso che l’FBI abbia collaborato con un’agenzia di intelligence ucraina per esercitare pressioni sulle aziende di social media affinché eliminassero gli account degli utenti (anche americani) accusati di diffondere la disinformazione russa. Questa scioccante rivelazione è stata resa nota dalla Commissione giudiziaria della Camera degli Stati Uniti e dalla Sottocommissione ristretta sull’armamento del governo federale dopo un rapporto basato su documenti citati in giudizio da Alphabet (proprietaria di You- Tube e Google) e Meta (proprietaria di Facebook e Instagram). Nel 2020, questa rete di censura è stata eretta più in generale per combattere la presunta “disinformazione russa” e per controllare il discorso politico dello Stato e le narrazioni di Big Pharma in relazione alla pseudo-pandemia Covid-19 e al successivo lancio del vaccino sperimentale a base di mRNA. Taibbi mostra anche che uno dei centri di censura era un’altra oscura camera stellare pubblico- privata, il “Virality Project”, creato in collaborazione con lo Stanford Internet Observatory per sorvegliare le opinioni dissenzienti online. Ha collaborato con le aziende di Big Tech e con il governo federale degli Stati Uniti “per lanciare un piano di monitoraggio pan-industriale dei contenuti legati al Covid”. In altre parole, si tratta di eliminare da Internet qualsiasi contenuto che contraddica il consenso del governo e dei media sulla minaccia rappresentata dal Covid-19 e sulle numerose “contromisure” del governo. Si vorrebbe censurare qualsiasi discorso online ritenuto “disinformazione Covid”. Secondo le loro stesse parole, la direttiva dichiarata era quella di “individuare, analizzare e rispondere agli episodi di disinformazione sul vaccino COVID-19 negli ecosistemi online e, in ultima analisi, mitigare l’impatto delle narrazioni che altrimenti minerebbero la fiducia del pubblico nella sicurezza di questi processi negli Stati Uniti”. Di conseguenza, migliaia di account di social media sono stati censurati, bannati (riduzione della visibilità nei newsfeed dei follower) o sospesi definitivamente a vita. In effetti, all’account di questo autore è stato imposto un divieto a vita da Twitter Inc. nel 2021. Il mio crimine: ho detto troppa verità sull’isteria Covid. Sebbene la storia abbia dimostrato che i miei tweet erano legittimi e corretti, è stato solo grazie a Elon Musk, quasi un anno e mezzo dopo, che mi è stato permesso di tornare sulla piattaforma. Questa epurazione pubblica/privata del Covid e dei social media sui vaccini ha incluso anche post o articoli che, pur essendo veri e fattuali, secondo la cabala della censura avrebbero portato il pubblico a “esitare sui vaccini”. Ad esempio, sono stati inclusi post sui social media, link ad articoli di notizie o persino meme apparsi sulle principali piattaforme di social media come Twitter, Facebook, YouTube, LinkedIn e TikTok, che parlavano di “individui vaccinati che hanno contratto il COVID- 19”, di “immunità naturale”, di “fuoriuscita del COVID-19 da un laboratorio’”. Persino le commedie e gli ovvi contenuti satirici sono stati contrassegnati come “potenziali violazioni” del nuovo codice di condotta ideato dai funzionari di censura del governo e delle Big Tech, dotati di nuovi poteri. Al contrario, qualsiasi affermazione stravagante del governo o di Big Pharma su Covid o sulla presunta “sicurezza ed efficacia” dei nuovi vaccini sperimentali a base di mRNA è stata lasciata intatta online. È ormai provato che Twitter ha interferito direttamente con le elezioni in diverse occasioni. L’esempio più eclatante di questi crimini prima facie è stato quando Twitter, l’FBI e la vantata “comunità dell’intelligence” hanno colluso per censurare la famigerata storia di Hunter Biden Laptop nel periodo precedente alle presidenziali statunitensi del 2020 tra l’attuale presidente repubblicano Donald Trump e lo sfidante democratico Joe Biden. Secondo un sondaggio effettuato in seguito, più di due terzi degli intervistati ritengono che l’FBI e la comunità dei servizi segreti abbiano deliberatamente fuorviato gli elettori americani e che Twitter e Facebook abbiano sbagliato a censurare la storia esplosiva poco prima delle elezioni, con la premessa completamente falsa che si trattasse di una “operazione di disinformazione russa”. Ancora più importante, la metà degli intervistati ha dichiarato che avrebbe votato in modo diverso se avesse saputo che la storia del laptop di Hunter Biden era vera - un punto saliente su cui repubblicani e democratici sembrano concordare. Chiaramente, l’insabbiamento ha aiutato Biden a superare Trump. Un chiaro caso di interferenza elettorale, ma non da parte dei russi, bensì di Big Tech, dell’FBI e della comunità dei servizi segreti. Consideriamo per un momento la definizione ortodossa di fascismo, coniata dal filosofo politico italiano Giovanni Gentile ma spesso accreditata al Duce, Benito Mussolini, che si dice abbia osservato: “Il fascismo dovrebbe essere più propriamente chiamato corporativismo, perché è la fusione del potere dello Stato e delle imprese”. Quale migliore esempio abbiamo della cospirazione tra lo Stato e le società di social media per soffocare la parola protetta dei cittadini americani?
A distanza di circa trent’anni, gran parte del mondo moderno e sviluppato si ritrova oggi intrappolato nell’attrazione gravitazionale di una distopia digitale e di un sistema di reti e istituzioni interconnesse in continua espansione, alimentato da una sconfortante presunzione di inevitabilità. Non si tratta certo dei dividendi della pace post-Guerra Fredda che avevamo immaginato. Il futuro che tutti temevamo è arrivato all’improvviso. È travolgente e ha raggiunto il punto in cui molte persone sembrano ormai rassegnate all’idea che, in qualche modo, questo è solo il modo in cui le cose si muovono e non c’è molto che si possa fare per cambiarlo. Tecnocrati visionari ci assicurano che non dobbiamo preoccuparci, che si tratta di progresso tecnologico e che ne abbiamo bisogno per proteggere i più vulnerabili da parole e idee pericolose che spuntano online - o almeno così ci dicono.
IL POTERE DELLA NARRAZIONE
Mentre il mondo moderno del XXI secolo scivola sempre di più nell’epoca post-democratica, postindustriale e transumanista, gli Stati egemoni e le loro istituzioni sono più che mai preoccupati di gestire la narrazione. Nel corso della storia, per preservare l’illusione della democrazia, ogni nuova politica o legge richiede l’apparenza del consenso dei governati. Senza questo, il loro sistema di governo non può generare un mandato, e senza quel mandato non ci può essere una nuova politica o una nuova regola. Per ottenere questo risultato, lo Stato deve evocare una cosa chiamata realtà del consenso, e poi avvolgerla intorno alla questione in oggetto. Nel corso della storia, ciò è stato realizzato attraverso un’attenta gestione delle narrazioni. La quantità di sforzi e di risorse che i controllori impiegano per gestire lo spazio dell’informazione testimonia quanto questa funzione sia importante per mantenere l’ordine sociale e politico. A metà degli anni Duemila è emerso un problema serio che minacciava la presa dello Stato sulla realtà del consenso. La rapida accelerazione verticale e laterale dell’informazione e dell’opinionismo alternativo sulle piattaforme dei social media come Twitter, Facebook e YouTube, così come l’alto posizionamento degli articoli di notizie alternative sul monopolio del motore di ricerca Google, hanno creato una sfida molto reale alla presa dell’establishment sullo spazio di opinione e analisi politica dei media globali. I media tradizionali si sono improvvisamente ritrovati per la prima volta sul tallone d’Achille. Che si tratti della discussione sul ruolo delle narrazioni propagandistiche dello Stato profondo che guidano il consenso politico occidentale su guerre come l’Ucraina, sulla corruzione e l’incompetenza dei governi, o della teorizzazione proibita di eventi governativi false flag, o semplicemente del continuo risveglio dell’opinione pubblica che chiede ai governi e ai media mainstream di rendere conto del loro operato, la conversazione continua e nel tempo è diventata più difficile da contenere.
MOCKINGBIRD RINASCE
È importante innanzitutto capire che ciò che la CIA faceva in precedenza - controllando fisicamente lo spazio dell’informazione attraverso il programma clandestino noto come Operazione Mockingbrird - oggi può essere automatizzato per lo più in modo digitale con algoritmi e intelligenza artificiale stretta. Dall’avvento della nuova superstrada dell’informazione, i governi e i loro partner aziendali hanno cercato di contenere la proliferazione sfrenata di notizie e analisi alternative online. I media alternativi avevano iniziato a superare il monolite mainstream. Non ci è voluto molto prima che l’impero reagisse. Il filo spinato è stato innescato dalla vittoria populista a sorpresa nel 2016 del 45° presidente americano, Donald J. Trump. È stato un momento davvero cruciale in questa impasse civile. Invece di accettare il risultato, con i Democratici all’opposizione che si sono soffermati a riflettere sul perché di questo risultato, lo Stato corporativo lo ha trasformato in una chiamata a gran voce per attuare controlli senza precedenti sulla parola pubblica e sulla diffusione delle informazioni. Uno dei suoi primi progetti è stato quello di inventare la narrativa secondo cui l’elezione di Trump sarebbe stata dovuta alle “interferenze” russe e alla presunta “influenza” sulle menti sfortunate degli americani, che in qualche modo avrebbero convinto un numero sufficiente di loro a votare per Trump. Questa narrazione divisiva è diventata nota come Russiagate. Il successo è stato tale che il governo l’ha utilizzata per sostenere la sua nuova politica di sicurezza nazionale. Secondo Mike Benz, ex funzionario del Dipartimento di Stato e ora direttore della Foundation for Freedom Online, questo momento ha segnato un cambiamento totale nel modo in cui il governo, il complesso militare-industriale e le Big Tech si sarebbero orientati in futuro. Il governo degli Stati Uniti e il suo Stato profondo, dice Benz, hanno iniziato a “ridefinire la guerra da convenzionale a ibrida, soprattutto psicologica e cognitiva. Dal 2014 al 2016 sono stati creati centri di eccellenza per la guerra psicologica in tutta l’Europa orientale. Poi, quando è avvenuta la Brexit, si sono detti: ‘Ok’, ora l’influenza russa ha raggiunto l’Europa occidentale”. E così è iniziato. A parte l’incursione della NATO in Jugoslavia, dalla Seconda guerra mondiale l’Europa non ha mai visto una guerra significativa sulle sue coste. Il collettivo militare occidentale ha invece applicato tattiche sub-cinetiche per penetrare nei “cuori e nelle menti” delle popolazioni bersaglio. Questo tema si sarebbe poi riproposto online e sui media con la “Rivoluzione verde” dell’Iran nel 2009 e poco dopo il 2011 con la tanto celebrata Primavera araba. Solo nel 2014, con la secessione della Crimea dall’Ucraina, la NATO ha annunciato ufficialmente la sua nuova dottrina, denominata “Dai carri armati ai tweet”, spostando l’attenzione dalle azioni cinetiche alla guerra dell’informazione e alle opinioni online sui social media. Benz prosegue descrivendo la serie di fattori politici che hanno formalizzato la nuova alleanza transatlantica sulla censura: “Si tratta di persone dell’intelligence militare e della diplomazia delle reti di Stati Uniti, Regno Unito e Bruxelles. Erano preoccupati che un Internet libero e aperto avrebbe fatto crollare l’intero Ordine Internazionale basato sulle Regole. Hanno visto accadere la Brexit. Hanno visto l’elezione di Trump negli Stati Uniti. Hanno visto che tra il 2018 e il 2020 si sarebbero tenute 20 elezioni parlamentari dell’UE e che, come per la Brexit e le elezioni del 2016, la Brexit sarebbe avvenuta in Francia e in Italia. Poi l’uscita di Grecia e di Spagna, e l’intera UE si sarebbe disfatta, e la NATO, per conseguenza, sarebbe andata in pezzi. Così si è creato questo presupposto di sicurezza nazionale per censurare Internet in nome della salvezza della democrazia, anche se ciò significava ridefinire la democrazia in modo che significasse un consenso delle istituzioni, piuttosto che degli individui. Ma per riuscirci, era necessario coinvolgere tutti i diversi elementi della società coinvolti nella distribuzione delle informazioni”. Ai loro occhi, la censura di massa è diventata un imperativo di sicurezza nazionale per l’alleanza Five Eyes, guidata da Stati Uniti e Gran Bretagna. O almeno, questo è ciò che si sono detti l’un l’altro, mentre lo Stato profondo e i suoi annessi mediatici mainstream procedevano a inventare storie infinite sulle “interferenze straniere” nelle elezioni occidentali, in particolare Trump e il referendum sulla Brexit. Anche dopo che entrambe le affermazioni sono state accuratamente sfatate, la narrazione è rimasta intatta, così come le politiche e i programmi messi in atto per contrastare la minaccia fantasma. Ahimè, uno schema fin troppo familiare nel XXI secolo. Per la popolazione nazionale, questa nuova spinta verso la censura totale è concettualizzata dalla classe dirigente tecnocratica come un “approccio all’intera società”, in cui ogni cosa, ogni singola variabile, ogni punto vendita e ogni piattaforma, è considerata un vettore nella guerra dell’informazione. Aderire a questo approccio significa accettare la piena militarizzazione della società in Occidente, o più precisamente il dispiegamento della guerra di quinta generazione da parte dello Stato contro la sua stessa popolazione. Per questo motivo, dopo l’elezione di Trump nel 2016, lo Stato e la sua miriade di nuove agenzie statali e ONG hanno effettivamente unito le forze per tentare di igienizzare il discorso pubblico. Hanno anche ridefinito le piattaforme dei social media come “infrastruttura elettorale essenziale”, rendendo i social media online un problema di sicurezza nazionale da sorvegliare e proteggere da presunte “influenze straniere”. Poi avrebbero portato questa idea ancora più in là, considerando le menti stesse degli americani come parte dell’”infrastruttura cognitiva” dello Stato. Benz colloca questo sorprendente sviluppo nel contesto politico: “Tutto è iniziato con la censura delle elezioni, in cui si diceva che se si fa disinformazione, o mala informazione sulle elezioni, si commette un attacco informatico alle infrastrutture critiche degli Stati Uniti, perché le elezioni sono state definite come infrastrutture critiche. Quindi si è creata una situazione in cui si poteva essere seduti sul gabinetto alle nove di giovedì sera e dire: “Sapete una cosa? In realtà non credo che i voti per corrispondenza siano così sicuri e protetti. I problemi risalgono alle elezioni di Abraham Lincoln nel 1864. E se lo twittavate, vi trovavate in questa strana situazione in cui twittare dalla toilette a 25 follower, il che, come le schede elettorali, era improvvisamente, agli occhi del DHS [Department of Homeland Security], un attacco informatico contro le infrastrutture critiche degli Stati Uniti, e meritava l’intervento della censura del DHS sui vostri tweet. E poi hanno allargato il discorso al fatto che anche la sanità pubblica è un’infrastruttura critica. E questo ha dato loro la possibilità di censurare il COVID. Lo stesso vale per l’immigrazione, il clima e l’Ucraina. E si sono fatti strada lungo tutta l’infrastruttura cognitiva”. Era ufficiale. La vostra mente ora è un bene dello Stato. Davvero orwelliano.
ELON - “LIBERA L’UCCELLO”
Un importante momento di svolta si è verificato alla fine del 2022, quando Elon Musk ha sborsato ben 40 miliardi di dollari per acquistare Twitter. Una volta al timone, ha dato accesso alle email e ai promemoria interni dell’azienda a un gruppo selezionato di giornalisti indipendenti, guidati da Matt Taibbi, Michael Shellenberger, Bari Weiss e altri, per studiare e riferire le loro scoperte. Questo progetto di divulgazione, unico nel suo genere, è diventato noto come The Twitter Files. I documenti hanno rivelato che l’entità e la portata dell’operazione di censura dell’azienda erano ben al di là di quanto si potesse immaginare in precedenza. Si è scoperto che l’amministrazione Biden, insieme ai suoi principali esecutori della censura, il Dipartimento di Sicurezza Nazionale (DHS), il Dipartimento di Giustizia (DOJ) e l’Ufficio Federale di Investigazione (FBI) degli Stati Uniti, erano diventati così ossessionati dalla gestione delle operazioni di controllo del linguaggio su piattaforme come Twitter da ignorare i diritti costituzionali dei cittadini statunitensi. È stato poi rivelato che gli agenti dell’FBI e del DHS si incontravano settimanalmente con i dirigenti di Twitter per coordinare i loro nuovi sforzi di censura pubblico-privata. L’operazione segreta comprendeva persino membri della National Security Agency (NSA) e della Central Intelligence Agency (CIA) degli Stati Uniti. Nelle e-mail interne, i giornalisti hanno scoperto le comunicazioni tra l’ex responsabile della fiducia e della sicurezza dell’azienda, Yoel Roth, e le spie governative. Il giornalista veterano Taibbi ha poi descritto “Il complesso industriale della censura”, descrivendo la profondità della frode e della collusione tra governo e Big Tech: “Quando l’anno scorso i reporter di #TwitterFiles hanno avuto accesso ai documenti interni di Twitter, ci siamo concentrati innanzitutto sull’azienda, che a volte si è comportata come un potere superiore al governo”. “Con altre aziende tecnologiche ha tenuto un regolare ‘incontro di settore’ con l’FBI e il DHS, e ha sviluppato un sistema formale per ricevere migliaia di segnalazioni di contenuti da ogni angolo del governo: HHS, Tesoro, NSA, persino la polizia locale”. “Le email dell’FBI, del DHS e di altre agenzie arrivavano spesso con fogli di calcolo contenenti centinaia o migliaia di nomi di account da esaminare. Spesso questi venivano cancellati subito dopo”. Molti erano evidenti “disinformazioni”, come gli account che esortavano le persone a votare il giorno dopo le elezioni. Ma altre segnalazioni ufficiali di “disinformazione” avevano un ragionamento più debole. L’analisi di Twitter qui evidenziata non è d’accordo con l’FBI sugli account ritenuti ‘proxy di attori russi’”. “Poi abbiamo visto liste di disinformazione in cui le prove erano ancora meno chiare. Questo elenco di 378 ‘account collegati allo Stato iraniano’ include un veterano dell’Iraq arrestato per aver scritto un blog sulla guerra, un ex reporter del Chicago Sun-Times e Truthout, un sito che pubblica Noam Chomsky”. Le osservazioni di Taibbi sono estremamente importanti. Leggendo gli scambi, nelle comunicazioni di Roth con i colleghi si respirava un’aria di eccitazione per le imminenti telefonate di Zoom con le agenzie a tre lettere, e si parlava anche di autorizzazioni di sicurezza temporanee per il personale di Twitter. Deve essere stato eccitante per i partigiani democratici della Silicon Valley essere elevato da semplice tirapiedi di un’azienda fino allo status di sicurezza nazionale. Dopo tutto, proteggere le piattaforme dei social media dalle orde di deplorevoli MAGA e dal flagello delle “interferenze russe” era la vocazione patriottica della loro tribù. Dai lombi di Foggy Bottom è nato un nuovo figliastro del Dipartimento di Stato americano, noto come Global Engagement Center (GEC), un braccio di intelligence e censura progettato per guidare la moderazione dei contenuti di Twitter. Secondo la sua stessa missione, il GEC ritiene di dover “dirigere, guidare, sincronizzare, integrare e coordinare gli sforzi degli Stati Uniti per riconoscere, comprendere, smascherare e contrastare gli sforzi di propaganda e disinformazione di Stati e non Stati stranieri”. Il GEC agisce anche come veicolo di finanziamento per il complesso industriale della censura, distribuendo denaro agli operatori della censura che lavorano nel mondo accademico, nei think tank, nelle ONG e in altre “ricerche” sulla disinformazione. Questa confabulazione si intreccia con un altro braccio di censura annidato sotto l’ufficio del Direttore della National Intelligence (DNI) degli Stati Uniti, il Foreign Malign Influence Center (FMIC), fondato per “contrastare la minaccia duratura rappresentata da attori stranieri ostili che cercano di influenzare il governo degli Stati Uniti, i governi statali e locali, o l’opinione e i comportamenti dell’opinione pubblica con mezzi palesi o occulti”. In sostanza, si tratta di una guerra illimitata all’interno dello spazio informativo globale. Una volta acceso, tutto può essere considerato una potenziale minaccia o un obiettivo. In base a questa misura, qualsiasi critica al governo, ai media mainstream, agli alleati della NATO - persino la parodia di Zelensky - potrebbe essere vista come una minaccia al mandato di governo. Il lungo braccio della censura per “malignità straniera” non si limita alle agenzie statunitensi. È emerso che l’FBI abbia collaborato con un’agenzia di intelligence ucraina per esercitare pressioni sulle aziende di social media affinché eliminassero gli account degli utenti (anche americani) accusati di diffondere la disinformazione russa. Questa scioccante rivelazione è stata resa nota dalla Commissione giudiziaria della Camera degli Stati Uniti e dalla Sottocommissione ristretta sull’armamento del governo federale dopo un rapporto basato su documenti citati in giudizio da Alphabet (proprietaria di You- Tube e Google) e Meta (proprietaria di Facebook e Instagram). Nel 2020, questa rete di censura è stata eretta più in generale per combattere la presunta “disinformazione russa” e per controllare il discorso politico dello Stato e le narrazioni di Big Pharma in relazione alla pseudo-pandemia Covid-19 e al successivo lancio del vaccino sperimentale a base di mRNA. Taibbi mostra anche che uno dei centri di censura era un’altra oscura camera stellare pubblico- privata, il “Virality Project”, creato in collaborazione con lo Stanford Internet Observatory per sorvegliare le opinioni dissenzienti online. Ha collaborato con le aziende di Big Tech e con il governo federale degli Stati Uniti “per lanciare un piano di monitoraggio pan-industriale dei contenuti legati al Covid”. In altre parole, si tratta di eliminare da Internet qualsiasi contenuto che contraddica il consenso del governo e dei media sulla minaccia rappresentata dal Covid-19 e sulle numerose “contromisure” del governo. Si vorrebbe censurare qualsiasi discorso online ritenuto “disinformazione Covid”. Secondo le loro stesse parole, la direttiva dichiarata era quella di “individuare, analizzare e rispondere agli episodi di disinformazione sul vaccino COVID-19 negli ecosistemi online e, in ultima analisi, mitigare l’impatto delle narrazioni che altrimenti minerebbero la fiducia del pubblico nella sicurezza di questi processi negli Stati Uniti”. Di conseguenza, migliaia di account di social media sono stati censurati, bannati (riduzione della visibilità nei newsfeed dei follower) o sospesi definitivamente a vita. In effetti, all’account di questo autore è stato imposto un divieto a vita da Twitter Inc. nel 2021. Il mio crimine: ho detto troppa verità sull’isteria Covid. Sebbene la storia abbia dimostrato che i miei tweet erano legittimi e corretti, è stato solo grazie a Elon Musk, quasi un anno e mezzo dopo, che mi è stato permesso di tornare sulla piattaforma. Questa epurazione pubblica/privata del Covid e dei social media sui vaccini ha incluso anche post o articoli che, pur essendo veri e fattuali, secondo la cabala della censura avrebbero portato il pubblico a “esitare sui vaccini”. Ad esempio, sono stati inclusi post sui social media, link ad articoli di notizie o persino meme apparsi sulle principali piattaforme di social media come Twitter, Facebook, YouTube, LinkedIn e TikTok, che parlavano di “individui vaccinati che hanno contratto il COVID- 19”, di “immunità naturale”, di “fuoriuscita del COVID-19 da un laboratorio’”. Persino le commedie e gli ovvi contenuti satirici sono stati contrassegnati come “potenziali violazioni” del nuovo codice di condotta ideato dai funzionari di censura del governo e delle Big Tech, dotati di nuovi poteri. Al contrario, qualsiasi affermazione stravagante del governo o di Big Pharma su Covid o sulla presunta “sicurezza ed efficacia” dei nuovi vaccini sperimentali a base di mRNA è stata lasciata intatta online. È ormai provato che Twitter ha interferito direttamente con le elezioni in diverse occasioni. L’esempio più eclatante di questi crimini prima facie è stato quando Twitter, l’FBI e la vantata “comunità dell’intelligence” hanno colluso per censurare la famigerata storia di Hunter Biden Laptop nel periodo precedente alle presidenziali statunitensi del 2020 tra l’attuale presidente repubblicano Donald Trump e lo sfidante democratico Joe Biden. Secondo un sondaggio effettuato in seguito, più di due terzi degli intervistati ritengono che l’FBI e la comunità dei servizi segreti abbiano deliberatamente fuorviato gli elettori americani e che Twitter e Facebook abbiano sbagliato a censurare la storia esplosiva poco prima delle elezioni, con la premessa completamente falsa che si trattasse di una “operazione di disinformazione russa”. Ancora più importante, la metà degli intervistati ha dichiarato che avrebbe votato in modo diverso se avesse saputo che la storia del laptop di Hunter Biden era vera - un punto saliente su cui repubblicani e democratici sembrano concordare. Chiaramente, l’insabbiamento ha aiutato Biden a superare Trump. Un chiaro caso di interferenza elettorale, ma non da parte dei russi, bensì di Big Tech, dell’FBI e della comunità dei servizi segreti. Consideriamo per un momento la definizione ortodossa di fascismo, coniata dal filosofo politico italiano Giovanni Gentile ma spesso accreditata al Duce, Benito Mussolini, che si dice abbia osservato: “Il fascismo dovrebbe essere più propriamente chiamato corporativismo, perché è la fusione del potere dello Stato e delle imprese”. Quale migliore esempio abbiamo della cospirazione tra lo Stato e le società di social media per soffocare la parola protetta dei cittadini americani?
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