di Pierluigi Palazzi
Nato a Brescia nel '29 e morto nel 2020, è stato il contrastatissimo, contestato promotore del cosiddetto neoparmenidismo, definizione che in verità gli stava pure stretta, e cioè dell’eternità dell’ente. In linea ma anche in discontinuità col filosofo di Elea, Severino richiamava alla logica implacabile dell’eternità dell’essere già espressa appunto da Parmenide duemila anni fa: secondo l’eleate, dacché l’essere non può MAI trasformarsi nel proprio contrario, e non può finire o provenire dal nulla pena la coincidenza, assurda logicamente, tra essere e nulla, Parmenide concludeva che dunque l’essere fosse eterno. Assistendo però noi allo ‘’spettacolo’’ o al panorama del divenire altro/nulla degli enti, ne consegue necessariamente, aggiungeva sempre Parmenide, che il tutto fosse legato alla ''doxa'', cioè l’opinione ovvero l’illusione dacché il mondo dell’essere non può essere in nessun caso coinvolto/scalfito nel divenire. Ergo il divenir altro appunto a cui assistiamo, secondo Parmenide non può essere altro che doxa, errore...
Ed è qui che subentra, con una dose di scandalo che gli costò l’espulsione dalla Cattolica di Milano per incompatibilità del suo pensiero con la fede cristiana (motivo per cui fondò la facoltà di filosofia a Venezia), il pensiero di Severino che, ricollegandosi alla logica parmenidea dell’essere eterno, confuta però quello che parrebbe impossibile da smentire: cioè la certezza che assistiamo davvero al divenire delle cose.
E’ probabile che gli stessi organizzatori dell’operazione flottiglia, all’inizio, non avessero previsto quelle che sta succedendo, e quello che probabilmente succederà, nei prossimi giorni.
Inizialmente, devono aver pensato: “Facciamo una azione dimostrativa: arriviamo fino a Gaza, ci facciamo arrestare, e in questo modo attireremo l’attenzione del mondo sul genocidio in corso”.
Ma quello che sta succedendo è ben altro: ciò che non avevano previsto, infatti, è la stupidità di Israele che, invece di ignorarli fino all’ultimo momento, sta facendo di tutto per attirare l’attenzione del mondo sulla flotta in avvicinamento. Nel tentativo di scoraggiare i partecipanti ad avvicinarsi a Gaza, li stanno attaccando addirittura con i droni, quando ancora si trovano a centinaia di miglia dalla loro destinazione. Evidentemente questa flottiglia deve aver toccato un nervo scoperto in Israele, perchè in questo modo le prime pagine di mezzo mondo parlano già del problema, prima ancora che diventi tale.
C’è qualcosa di peggio di un primo ministro che si renda complice, con il suo prolungato silenzio (e con la vendita di armi allo stato criminale di Israele), del genocidio in corso a Gaza? Sì, c’è: è un primo ministro che, nonostante nella sostanza continui a restare complice, cerchi di salvarsi la faccia con una dichiarazione ipocrita e surreale: “Siamo disposti a riconoscere la Palestina, ma solo senza Hamas”.
Meloni sa benissimo che Hamas resterà ancora a lungo sulla scena, perchè è interesse dello stesso Netanyahu mantenerla in vita il più a lungo possibile. Quindi, la frase “riconoscere la Palestina, ma solo senza Hamas” equivale a nascondersi dietro ad una foglia di fico, per continuare a dire di no senza dover dire apertamente di no.
Negli attentati politici di alto livello, di solito è l’FBI a fornire la versione ufficiale dei fatti, mentre sono i “complottisti” di mezzo mondo a metterla in dubbio.
In questo caso invece, è la stessa FBI a dubitare della versione ufficiale che i media – rapidi e solerti – si sono affrettati a raccontare al mondo intero. Ovvero, la tesi dell’assassino solitario appostato sul tetto del campus,Tyler Robinson.
Durante la sua presenza al funerale di Kirk, il direttore dell’FBI Kash Patel ha dichiarato:
La vita non finisce mai di stupirci.
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La camera vota la separazione delle carriere. La destra esulta, la sinistra insorge. E io continuo a non capire esattamente dove stia il problema.
La destra dice che è meglio separare il percorso professionale di procuratori e giudici, affinchè i secondi siano più liberi di esercitare la propria funzione “imparziale”, senza subire pressioni da parte dei primi. Ciò è teoricamente una buona cosa per tutti, e non si comprende perchè la sinistra debba essere contraria.
La sinistra sostiene invece che la separazione porterebbe ad “avvicinare” di più i procuratori all’esecutivo, togliendo quindi loro una parte della loro indipendenza.
di Marco Travaglio
I soliti imbecilli pensano che ci occupiamo delle fake news atlantiste sull’attacco imminente o addirittura in corso della Russia all’Europa perché siamo putiniani. Abbiamo scritto fin dal primo giorno che l’invasione russa dell’Ucraina è un crimine internazionale ingiustificabile anche se provocato dalla Nato. Ma basta unire i puntini di dichiarazioni e decisioni dei leader europei pericolanti o morituri per capire che vogliono salvarsi le poltrone trascinandoci nella terza guerra mondiale con la Russia.
E inventano ogni giorno falsi pretesti, in joint-venture con Kiev e sempre più spesso con Varsavia. I missili russi in Polonia erano ucraini. L’attentato russo ai gasdotti era ucraino. L’attacco russo al palazzo del governo di Kiev era un incendio che nessuna prova collega a droni russi. Il sabotaggio russo all’aereo della Von der Leyen era una bufala. L’assassino russo del nazista ucraino Paribij era ucraino.
di Fabio Lugano
Un colpo di scena che sembra uscito da un romanzo di Le Carré, ma che si è consumato sotto il cielo grigio della Bielorussia. Lunedì mattina, mentre i carri armati e le truppe di Russia e Bielorussia davano il via alle imponenti esercitazioni militari “Zapad-2025”, tra gli osservatori internazionali sono comparsi, a sorpresa, degli ufficiali dell’esercito statunitense. Un evento impensabile fino a pochi mesi fa, in un clima di tensione ai massimi storici con la NATO.
Ad accoglierli, il Ministro della Difesa bielorusso, Viktor Khrenin, che con un gesto di plateale apertura ha dichiarato: “Vi mostreremo tutto ciò che vi interessa. Qualsiasi cosa vogliate. Potete andare lì, vedere, parlare con la gente”. Una cortesia quasi surreale, se si considera che solo due giorni prima la Polonia, membro NATO, aveva abbattuto droni russi che avevano violato il suo spazio aereo.
Ma chi pensava a un semplice gesto di distensione isolato, si sbagliava di grosso. Questa inattesa presenza militare è solo la punta dell’iceberg di un’operazione diplomatica molto più ampia e strutturata, con una regia ben precisa: quella di Donald Trump.
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