Dopo che l’Università di Torino ha ritirato la propria partecipazione al bando del Ministero degli Esteri per una cooperazione con Israele, La Stampa di oggi titola: “Torino, Università senza pace. L’allarme del governo: preoccupa il clima antisemita”.
A Susanna Terracini – unico membro del senato universitario ad essersi opposto a questa decisione – viene concesso l’articolo di spalla, intitolato “Sbagliato interrompere i rapporti con Israele”. Nell’articolo accanto, Salvaggiulo scrive che “Frange estremiste hanno egemonizzato le studentesse che da Torino hanno rotto il velo su prevaricazioni e molestie all’università”. Ed ecco che già si mescolano, nella mente del lettore, antisemitismo e molestie sessuali.
Mentre il buon Galimberti – il nostro sociologo per tutte le stagioni – ci ricorda che “la tolleranza è possibile solo se ascolto l’avversario. Se credo che possa allargare la mia visione del mondo”.
Lo abbiamo detto tante volte: le cosiddette “teorie del complotto” vengono inizialmente ignorate o derise, ma poi, quando diventa impossibile negare l’evidenza dei fatti, il sistema cerca di metabolizzarle per renderle innocue. Le trasforma in qualcosa di “digeribile”.
Era successo, ad esempio, con le scie chimiche. Inizialmente veniva negata la loro esistenza, poi quando divenne impossibile tenerle nascoste, ecco che vennero metabolizzate con un piccolo trucco semantico: bastò chiamarle “geoingegneria”, e di colpo tutto ciò di strano che appariva nel cielo diventava accettabile.
Oggi tocca al “Deep State”, il famoso “swamp” (lo stagno) che Donald Trump si era ripromesso di prosciugare, durante la sua presidenza. Per “Deep State” s’intende quell’intricato groviglio di poteri oscuri che coinvolge media mainstream, poteri finanziari, Pentagono, C.I.A., FBI, NSA, ecc., tutte agenzie che restano invariate nel tempo, nonostante i presidenti cambino ogni quattro anni.
E indovinate chi è stato a lanciare lo sdoganamento del “Deep State”? Proprio il New York Times, la testata numero uno dei media mainstream nel mondo.
La lista piemontese “Noi Popolo Unito” mi ha mandato questo comunicato stampa, con richiesta di pubblicazione.
In Piemonte è in atto un esperimento politico denominato "Noi Popolo Unito".
L'esperimento nasce da un'aggregazione di tutti i cittadini, le cittadine, i movimenti, i partiti, i gruppi organizzati, le sigle che, in qualche modo e da qualche anno, si stanno opponendo ad una politica schizofrenica che prende ordini da strutture sovranazionali (Unione Europea, Nato, OMS, ecc.) e bada esclusivamente a difendere gli interessi della grande finanza. Da anni questa politica - alla quale tutti i partiti tradizionali si sono asserviti - sta creando una società malata, disumanizzata, culturalmente ed economicamente degradata ove il diritto viene calpestato, così come la libertà e la dignità delle persone, che non si riconoscono più nei paradigmi istituzionali attuali.
I promotori intendono raccogliere intorno ad un unico simbolo tutte le persone che in questo momento vogliono rifondare lo spirito di comunità, creando una maggior coesione e coinvolgimento fra cittadini. Intendono proporre una visione della società improntata sul valore umano che si contrapponga al transumanesimo e alla concezione dell'individuo come mero strumento della produzione. La bussola sarà la Costituzione nella versione originaria, prima degli stravolgimenti liberisti, con i suoi principi di libertà e di tutela dei lavoratori e dei cittadini.
Analizzando le foto "marziane", Corrado Malanga ha trovato delle anomalie grossolane (rottami, strumenti meccanici, un'intera "macchinina" volante, manipolazioni digitali), che la NASA riesce a spiegare solo coprendosi di ridicolo.
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AVVISO: la puntata di oggi di Bordernights non ci sarà. Riprendiamo la prossima settimana.
Ieri abbiamo pubblicato un video favorevole a Bitcoin. Oggi pubblichiamo un articolo che critica (in parte) quel video.
di Andrea Cavalleri (Stolypin)
Il video pubblicato su Luogocomune il 14 marzo, volto ad esaltare le magnifiche sorti e progressive del Bitcoin, contiene errori e confusioni abbastanza gravi non sull'essenza del Bitcoin (che l'autore conosce sicuramente meglio di me) ma sul concetto di moneta in generale.
Per questa ragione sento il bisogno di intervenire, correggendo gli errori e spostando i ragionamenti dai "binari morti" suggeriti dal video, a quelli che conducono a conclusioni significative.
Cominciamo dal fatto che la moneta sia un bene fiduciario.
Lo scorso 11 marzo ho partecipato alla “maratona live” per il 1° Giorno della Memoria dell’Olocausto Sanitario, organizzato da Massimo Citro sul canale 9mq. Nel mio intervento di 15 minuti ho cercato di riassumere quella che è la mia visione di insieme dell’operazione Covid, e di come questa si inserisca nel più ampio tentativo di condurre l’intera popolazione occidentale allo stato di schiavitù digitale.
Qui trovate il video completo, di circa 9 ore, con tutti gli interventi.
Con sette voti favorevoli e dodici contrari, il consiglio comunale di Milano ha negato la cittadinanza onoraria a Julian Assange.
Si sarebbe trattato di un gesto meramente simbolico, che però avrebbe avuto grande importanza, visto che siamo in attesa del verdetto dell’Alta Corte inglese sull’estradizione del giornalista australiano in USA.
Altre città italiane, come Roma o Napoli, avevano già assegnato ad Assange la cittadinanza onoraria. Ma evidentemente fra i consiglieri milanesi ci devono essere molti servi del potere americano, che hanno preferito negare il supporto ad Assange, pur di non fare un dispetto ai loro padroni.
Io non riesco a vedere altre spiegazioni per questo gesto miserevole. Se voi ne avete altre, sarò ben contento di ascoltarle.
Massimo Mazzucco
Diversi dipendenti palestinesi della UNRWA, rilasciati dopo una detenzione da parte di Israele, hanno raccontato di essere stato obbligati a mentire sulle presunte complicità dell’agenzia dell’ONU con Hamas, negli attacchi del 7 ottobre.
Come tutti ricorderanno, l’accusa di complicità negli attentati da parte di Israele era costata all’UNRWA la sospensione dei finanziamenti da parte di molti governi occidentali. Ebbene, non solo Israele non ha mai saputo fornire le prove di questa complicità, ma ora si scopre che alcuni suoi dipendenti, durante la prigionia, sono stati torturati, ricattati e obbligati a mentire su questo fatto.
Dall’articolo della Reuters leggiamo:
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