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di Maria Antonietta Pirrigheddu (attivista del Coordinamento Gallura contro la speculazione eolica e fotovoltaica)
Stavolta il solito ritornello “Ce lo chiede l’Europa” può andare a farsi benedire. L’Europa, infatti, ci chiede l’esatto contrario. Ma noi siamo italiani, facciamo a modo nostro e i ritornelli li usiamo quando ci conviene. Soprattutto se si tratta della Sardegna.
Già, la Sardegna, questa terra un tempo meravigliosa che nel giro di un paio d’anni probabilmente non esisterà più: l’intento è di trasformarla in un polo industriale, destinato a produrre energia elettrica da trasportare chissà dove.
Questi sono i programmi per noi, per il nostro sviluppo. E per salvare la terra dal cambiamento climatico. Eh sì, perché a quanto pare per salvare la terra è necessario smettere di coltivarla, togliercela e consegnarla alle multinazionali. Così il pianeta sarà salvo.
Per capire cosa sta accadendo dobbiamo partire dall’inizio, dalla cosiddetta Transizione energetica. Ovvero la necessità sacrosanta, che nessuno contesta, di smettere di utilizzare combustibili fossili come carbone e metano per la produzione di energia elettrica e transitare verso “fonti rinnovabili” come il sole, il vento e l’acqua.
L'Ucraina sta effettivamente perdendo e Putin "non è mai stato così vicino al suo obiettivo", secondo Politico. Allo stesso tempo, Kiev ha così tanti problemi che sembra impossibile risolverli, e gli umori cupi sono saldamente radicati sia tra la popolazione che tra i funzionari.
Oggi, le promesse dell'Occidente di sostenere Kiev "finché sarà necessario" sembrano agli ucraini solo parole vuote. Tuttavia, come osserva il giornale, non è solo che le truppe ucraine sono a corto di munizioni: a causa dell'indebolimento del sostegno occidentale, il Paese sta sperimentando "una pericolosa carenza di qualcosa di ancora più sfuggente delle munizioni: lo spirito combattivo necessario per la vittoria".
Credevate che ci fossimo liberati di lui, vero? E invece il nostro draghetto nazionale è sempre lì, pronto a rimontare in sella per dirci cosa fare. Questa volta a tutti gli europei.
Lui, l’illuminato, quello che “se non ti vaccini ti ammali e se ti ammali muori”, già da tempo sta preparando il ritorno in grande stile, addirittura come Presidente della Commissione Europea.
Come ci informa il Corriere della Sera, “Da Ichino a Martelli fino a Shammah, parte da Milano la raccolta firme per portare Mario Draghi alla presidenza della Commissione Europea”.
E che cosa si ripromette di fare, di bello, il nostro Mario Draghi, una volta eletto alla presidenza?
Ieri per la prima volta il mondo intero ha sentito da vicino l’odore della guerra. Quella vera, quella totale, quella inarrestabile.
La parola escalation, spesso abusata e citata troppo disinvoltamente, ieri per la prima volta ha assunto un significato reale: se Israele avesse scelto di reagire all’attacco iraniano, nessuno è in grado di sapere che cosa sarebbe successo dopo. Il Medio Oriente è una polveriera che può prendere fuoco in qualunque momento, e non stiamo certo parlando di gente ragionevole, disposta a sedersi ad un tavolo e discutere serenamente fra di loro. In medio oriente il fanatismo è totale, sia da parte degli ebrei che da parte degli arabi. Basta una rissa di quartiere che scappa di mano, e nell’arco di una settimana puoi trovarti a fronteggiare una guerra vera e propria.
Ed infatti ieri, per la prima volta, il mondo intero è sembrato trovarsi d’accordo nel tirare un sospiro di sollievo, quando Israele ha dichiarato che - almeno per ora - non avrebbe reagito all’attacco iraniano.
Per la prima volta nella storia, l’Iran ha attaccato direttamente Israele. Lo ha fatto lanciando uno sciame di missili e droni che, secondo Israele, sono stati “quasi tutti” intercettati. Pare infatti che una base dell’IDF nel sud del paese sia stata colpita, senza però provocare morti. Al di là dei danni effettivi causati dall’attacco, alcune cose sono chiare:
1) L’Iran ha avuto il coraggio di fare quello che molti pensavano non avrebbe mai fatto: attaccare Israele in modo diretto, invece di usare gli Hezbollah del Libano per farlo.
2) Israele è stata in grado di difendersi, ma solo con l’aiuto tecnico militare degli americani. E’ stato infatto lo stesso Biden a dichiarare che Israele ha respinto l’attacco “con l’aiuto degli Stati Uniti”.
3) Joe Biden ha anche dichiarato che “gli Stati Uniti non parteciperanno ad azioni offensive cotro l’Iran”.
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di Agata Iacono
Da questa parte del "mondo democratico occidentale", molti di noi si dibattono tra rabbia e la sensazione drammatica di impotenza nell'assistere allo sterminio in diretta di un intero popolo.
A volte questo senso di frustrazione si trasforma in disagio somatizzato, in depressione (parlo per me e per gli amici e compagni con cui mi confronto ogni giorno). In altri casi, invece, rischia di generare reazioni di autoconservazione fatalista, ricerca del deus ex machina, rimozione.
Eppure qualcosa si muove. Qualcosa possiamo fare. Una piccola goccia insistente sta scavando la roccia.
McDonald's è costretta a riacquistare il franchising israeliano. L'azienda si riprenderà 225 punti vendita dopo che il franchising è diventato un punto di riferimento per le proteste contro il genocidio del popolo palestinese. La catena di fast food è stata oggetto di boicottaggio, soprattutto dopo la dichiarazione di aver fornito pasti gratuiti ai militari israeliani dal 7 ottobre.
Il problema delle visite mediche, ormai impossibili da prenotare, è forse la piaga più evidente del nostro fallimentare sistema sanitario.
Da molti anni ormai chi si rivolge ad una struttura pubblica con la richiesta di una vista medica si sente rispondere “fra tre mesi”, “fra sei mesi”, oppure addirittura “riprovi più avanti, perchè non abbiamo date disponibili”.
Questo naturalmente non è casuale: è il risultato di una lenta e cinica manovra di distruzione del nostro sistema pubblico, operata con la complicità di tutti i recenti governi, per favorire progressivamente la sanità privata.
Mentre infatti chi vuole fare una TAC a spese dello stato deve aspettare sei mesi o un anno, se si rivolge ad una struttura privata scopre che con 100 o 200 euro la può fare immediatamente. Peccato che quel cittadino abbia già pagato le tasse, per cui la TAC gli spetterebbe di diritto, senza dover pagare più niente.
Come dice il proverbio, il tempo è galantuomo. Con il tempo tutte le bugie vengono a galla, tutti i torti vengono riconosciuti, tutti gli inganni vengono smascherati.
Ma ci vuole, appunto, del tempo. Il tempo necessario per abituare la gente all’idea di essere stata ingannata. Bisogna dirglielo piano piano, introducendo i concetti in modo soft, senza traumatizzarli. E quale modo migliore per fare questo che non la fiction cinematografica, dove realtà e finzione si confondono in maniera così impercettibile che l’una può essere fatta passare per l’altra, e viceversa?
Potremmo quasi parlare di una “filiera” del vaccino, basandoci sulla sconcertante teoria – suffragata da dati statistici – di un allevatore americano. Sì, perché i vaccini a mRNA contro il Covid-19 verrebbero somministrati nel bestiame. “Per ucciderci”, precisa l’allevatore. Costui, nel video rilanciato da Il Giornale d’Italia (l’unica testata che se ne è occupata) rivela programmi segreti di vaccinazione che hanno provocato morti e reazioni avverse gravi negli animali trasformati per il consumo di carne da parte della popolazione americana. Le statistiche sui vaccini mRNA negli animali vivi sembrano dargli ragione: “Ci sono 525 maiali, è stato iniettato loro un vaccino Covid a mRNA – spiega l’uomo – e dopo 21 giorni le statistiche erano queste: 25 di loro sono morti. Altri 55 sono diventati così anoressici da essere vicini alla morte. Poi, 20 di loro soffrivano di zoppia, infine 12 di loro sono morti e altri 25 hanno mostrato sintomi prossimi alla morte”. Ne consegue che il 30% di questo campione è morto o mostra sintomi di morte imminente. È importantissimo ribadire, ancora una volta, che stiamo parlando degli animali destinati alla tavola.
Leggi tutto: Commenti liberi 20 apr. 2024