LA STIRPE DEI RE
di Marco Pizzuti
Introduzione
L’origine della casta sacerdotale egizia e dei suoi faraoni rimane un enigma storico intricato da sciogliere poiché la sua formazione risale a tempi così remoti da non averci lasciato sufficiente memoria archeologica. I documenti di cui disponiamo infatti, sono solo quelli emersi dalla tradizione egizia, la quale rimanda l’instaurazione dell’elite dominante più antica d’Egitto ai c.d. "seguaci di Horus". Questi ultimi però, stando alla scuola di pensiero ortodossa, non sarebbero mai realmente esistiti, in quanto parte integrante della mitologia egizia. Questo non esclude però che si sia effettivamente trattato degli ultimi superstiti di un evoluto gruppo etnico proveniente dall’esterno, che avrebbe svolto il ruolo di civilizzatore degli altri popoli dopo l’ultima glaciazione.
Di certezze, quindi, ce ne sono poche, e la stessa genesi della prima aristocrazia egizia è rimasta da tempo confinata nell’enorme calderone delle congetture accademiche. Tuttavia, qualche punto fermo c’è, ed è possibile partire da questi per trarre qualche interessante conclusione.
Le migrazioni dei popoli nel processo di deglaciazione
In tempi assai remoti la sopravvivenza della civiltà umana è stata messa a dura prova dagli assestamenti climatici che seguirono l’era glaciale. La nostra specie quindi precipitò più volte nel caos, proprio come descritto dalle tradizioni che riportano la storia del c.d. diluvio universale. Pertanto è assai probabile che nel processo di "ricostruzione", l’etnia più avanzata abbia svolto un ruolo civilizzatore ...La Recente Riflessione
sul Concetto di Cospirazione
(II - Gli Storici)
Enrico Voccia
L'Almanacco Guanda 2007, oltre agli interventi di stampo filosofico analizzati in precedenza, ospita gli interventi di numerosi storici professionisti, cultori di storia e politologi (in senso stretto e lato): Franco Cardini, Giovanni Mariotti, Aldo Giannulli, Ferruccio Pinotti, Leopoldo Fabiani, Gianni Riotta, Adriana Bazzi, Danilo Taino. Qui – a differenza del caso precedente – è assai interessante notare che non c'è praticamente nessuno che neghi l'esistenza effettuale e/o la costitutiva inefficacia dei complotti: la frequentazione delle fonti e della letteratura secondaria, evidentemente, impedisce le negazioni astratte di un Popper o di un Eco. Tutti "complottisti", allora, gli storici? Non proprio: la strategia "negazionista" – dove presente – è solo più sottile, meno plateale.
Partiamo da Franco Cardini ("Il Grande Nemico: un Modello Storico?"), presente anche nel già citato Zero. La sua impostazione generale della questione è la seguente:
Esistono senza dubbio complotti: ne sono piene sia la storia dei popoli e delle società, sia le storie private di ciascuno. Ve ne sono di grandi e di piccoli, di riusciti e falliti, di destinati a venire scoperti e comprovati oppure a restare per sempre nell'ombra. La via della Storia è lastricata di autentici complotti riusciti, sia acclarati o indiziariamente identificati, sia nascosti; di complotti falliti, sia scoperti e denunziati, sia dimenticati e perduti; di complotti falsi o immaginari, costruiti a posteriori con indizi insicuri o con false prove come giustificazione di certi fatti o come alibi per contromisure o repressioni utili ai poteri vigenti. Ma l'attrazione per la dimensione del complotto, il suo fascino misterioso e terribile, la sua utilità come spiegazione di comodo, hanno almeno dal Medioevo – ma con più forza dalla nascita delle correnti ermetiche ed esoteriche: quindi dal Rinascimento in poi – dato luogo ad un'infinità e multiforme tendenza a ipotizzare una serie di Grandi Complotti, addirittura di Complotti Universali, l'esistenza dei quali giustificherebbe infiniti eventi storici e spiegherebbe il senso e il corso intimo delle vicende umane: Grandi Complotti destinati magari a urtare con altrettanti Grandi Controcomplotti tesi a contrastarli e abbatterli per sostituire ai loro disegni degli opposti controdisegni, in un caleidoscopico "Ventre della Storia" mai o quanto meno molto raramente emergente a livello di fatti documentariamente comprovati, salvo naturalmente eccezionali "corti circuiti". (Almanacco Guanda 2007, op. cit., pp. 30-31)
Il discorso di Cardini prosegue dicendo che il termine "complottista" – con il suo carico di valenze negative – andrebbe attribuito soltanto ai cultori dei "Grandi Complotti" e – questa mi pare sia la direzione del suo discorso – negata a chi indaga i complotti storicamente comprovabili. Certo, è nelle analisi dei "Grandi Complotti" che, storicamente e statisticamente parlando, che sono state affermate le ipotesi con minori controprove empiriche. Ciononostante, le motivazioni in base alle quali egli afferma l'inesistenza effettuale di qualunque complotto di grandi dimensioni nella storia degli esseri umani, ...
Leggi tutto: Diamo un senso agli auguri di buon anno