Dopo essersi trovato più volte faccia a faccia con i pezzi grossi neocons (vedi filmato in coda), Ray McGovern ha scelto di rincarare la dose, schierandosi apertamente per l’impeachment (*) di Dick Cheney e George W. Bush.
Ray McGovern non è un “qualunque” agente della CIA che ha deciso di schierarsi contro l’amministrazione Bush: nella sua carriera quasi trentennale è stato a lungo incaricato dei “daily briefings“ presidenziali, sia per Ronald Reagan che per George H. Bush (padre di George W.). I “daily briefings” sono il rituale incontro, che avviene ogni mattina alle 8 alla Casa Bianca, nel quale alti personaggi della CIA e dell’FBI aggiornano il presidente sulle novità delle ultime 24 ore. E’ un compito delicatissimo e super-riservato, ovviamente, e coloro che ne sono responsabili hanno letteralmente in mano il futuro della nazione, in quanto controllano di fatto le informazioni di cui dispone – oppure “non” dispone – il presidente. Nei momenti cruciali i daily briefings vengono tenuti direttamente dagli stessi capi della CIA e dell’FBI.
Se c’è quindi un ex-agente CIA che sa bene di cosa parla è certamente Ray McGovern.
In una conferenza tenuta ieri alla Biblioteca Pubblica di Porthsmouth, McGovern ha sostenuto che ormai i capi d’accusa per dare inizio a un processo di impeachment contro l’attuale presidenza sono “overwhelming”, cioè “strabordanti”, sovrabbondanti, travolgenti.
In effetti, qualunque avvocatucolo fresco di laurea potrebbe oggi mettere insieme un quadro di accusa che comprenda i seguenti capi di imputazione:
1 - Aver violato il Charter delle Nazioni Unite, lanciando una guerra di aggressione illegittima contro l’Iraq, dopo aver ingannato il pubblico e il Parlamento con false motivazioni, e mettendo inutilmente a rischio l’incolumità dei propri militari.
2 - Aver violato leggi nazionali e internazionali autorizzando la tortura di migliaia di prigionieri, tenendo poi i medesimi nascosti ... ... al personale della Croce Rossa Internazionale.
3 - Aver violato la Costituzione arrestando e processando americani e stranieri con residenza legale senza seguire le procedure previste (due process), e negando loro il diritto all’assistenza legale.
4 - Aver violato la Convenzione di Ginevra prendendo di mira civili, giornalisti, ospedali e ambulanze, e aver usato armi illegali come il fosforo bianco o l’uranio impoverito.
5 - Aver violato la legge e la Costituzione americane intercettando senza autorizzazione migliaia di comunicazioni private dei loro cittadini.
6 - Aver violato più volte la Costituzione aggirando il Parlamento con “leggi speciali” non previste dalla medesima.
7 - Aver violato leggi statali e federali impedendo più volte lo svolgimento di elezioni politiche regolari. [Un eufemismo per “brogli elettorali”].
8 - Aver violato la legge nell’utilizzare propaganda e diffondere informazioni consapevolmente ingannevoli, e per aver rivelato l’identità di un’agente CIA a scopo di ritorsione politica e personale [caso Valery Plame].
9 - Aver violato la Costituzione nel perseguire una teoria del “potere esecutivo unificato” che desse al presidente poteri illimitati, avendo ostacolato le indagini parlamentari sulle azioni stesse del presidente, dopo aver abolito illegalmente il principio dell’Habeas Corpus, garantito dalla stessa Costituzione.
10 - Essersi resi colpevoli di negligenza lampante nel mancato aiuto alle popolazioni di New Orleans in occasione dell’uragano Katrina.
Come dire, rispetto al sesso orale di Clinton ci sarebbe da preoccuparsi un attimino di più.
Manca solo un piccolo particolare, però: non si trovano i voti sufficienti per avviare, e possibilmente concludere con successo, il processo di impeachment.
Già... Come mai i democratici - ci si domanda - che hanno la maggioranza sia alla Camera che al Senato, non colgono al volo questa occasione irripetibile per abbattere una volta per tutte l’odiato nemico, prenotandosi nel contempo una probabilissima vittoria alle prossime elezioni?
Qui si possono fare solo illazioni, naturalmente, ma mai come in questo caso “a pensar male si rischia di indovinare”. Non si tratta però di pensar male dei democratici, o meglio, non soltanto di loro: è vero infatti che sono tutti collusi fino all’osso, che sono tutti ricattabili, e che sono tutti (o quasi) potenzialmente comperabili, ma qui ci deve essere anche qualcosa di più.
Abbiamo infatti assistito al passaggio di una vera e propria meteora, chiamata Nancy Pelosi, che dopo essere arrivata a Washington con il dichiarato intento di porre fine alla guerra in Iraq, e di abbattere senza pietà la dittatura neoconservatrice, è letteralmente scomparsa nel nulla, nell’arco di pochi mesi. Ormai non ne sente più parlare nessuno. La stessa cosa si può dire per il suo corrispettivo Harry Reid, il leader della maggioranza democratica alla Camera (la Pelosi lo è di quella al Senato), che all’inizio le faceva regolarmente eco in parlamento, ma che da tempo compare ormai soltanto per inaugurare un ponte o un nuovo ospedale.
Tutti “comperati” così, a suon di bigliettoni, in così poco tempo, al punto da meritarsi l’epiteto ormai indelebile di “traditori del partito e del popolo democratico”? E’ vero che Nancy Pelosi, come ha denunciato lo stesso McGovern, ha la coscienza particolarmente sporca, dopo aver ammesso di essere stata al corrente per molti anni delle intercettazioni illegali da parte degli uomini di Bush, senza aver mai detto nulla, ma a mio parere la ricattabilità politica a questo punto non basta.
Non si può infatti non ricordare il clamoroso “salto nel buio“ – molto simile in tutto e per tutto – che fece Tom Daschle all’alba degli attentati dell’undici settembre. L’allora leader della minoranza democratica al Senato aveva pubblicamente denunciato le pressanti richieste giuntegli da Bush e Cheney di “non insistere troppo“ per una commissione parlamentare sull’undici settembre. Dopo essere stato per molti giorni sulle prime pagine, alla guida di un potenziale partito della chiarezza, scomparve improvvisamente di scena – insieme a quel partito, mai nato – e da allora non se ne seppe più nulla. Due anni dopo rinunciò addirittura alla candidatura presidenziale, da tempo preannunciata.
Nel frattempo era successo che i cattivi arabi avevano deciso di mandare proprio a lui – e non, ad esempio, a Rumsfeld, a Wolfowitz, o allo stesso Cheney, cioè a coloro che avallavano in quel periodo il massacro dei confratelli palestinesi – un delicata letterina all’antrace, di cui naturalmente erano entrati in possesso avendo le chiavi del laboratorio militare da cui proveniva lo “strain” incriminato.
Parimenti, due senatori particolarmente scomodi ai repubblicani, Mel Carnahan e Paul Wellstone, avevano fatto una pessima fine in due incidenti aerei molto curiosi e molto simili, proprio alla vigilia di una loro probabilissima rielezione (Carnahan, ex-governatore del Missouri, alle elezioni del 2000, e Wellstone, vera anima dei liberal democratici, a quelle del 2002). Per non contare un certo Jasper Baxter, il democratico che aveva avuto la sfortuna di essere invitato ad un seminario al 92° piano della Torre Sud (World Trade Center), proprio la mattina dell’11 settembre 2001.
Sono solo illazioni, come abbiamo detto, e nient’altro. Ma da gente che non ha esitato a far fuori tremila suoi concittadini e a massacrare un milione di civili iracheni, solo per portare avanti la propria agenda di controllo e di potere, davvero non dovremmo aspettarci delle “marachelle” di questo tipo?
Massimo Mazzucco
* IMPEACHMENT:
1) Secondo la Costituzione americana, la procedura di impeachment presidenziale può essere attuata solo dal Senato, e deve concludersi con due terzi dei voti a favore per diventare effettiva. (Clinton ad esempio dovette sottostare al processo, ma l’accusa non raggiunse il quorum per condannarlo).
2) Il termine “impeachment” non equivale a “impiccagione”, nel senso di punizione, ma a “impedimento”, nel senso di semplice rimozione dal pubblico ufficio. Non comporta cioè dirette conseguenze penali, ma solo operative.
RAY MC GOVERN accusa Rumsfeld di aver mentito sulle armi di distruzione di massa, mettendolo in gravi difficoltà:
VEDI ANCHE:
The political graveyard (Il cimitero politico), una pagina dedicata alle morti accidentali in aereo dei politici americani nella storia.
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