di Giorgio Cattaneo
Di chi è la colpa? Dei complottisti, quei cattivoni. Ci stiamo arrivando: c’è chi ormai punta il dito direttamente contro le presunte nefandezze dei cospirazionisti. Strani esemplari umani, che poi sarebbero di due tipi: imbecilli creduloni o veri e propri mascalzoni in malafede. Sono loro a inquinare i pozzi della verità cristallina a cui il potere abbevera i sudditi. Che guaio, la cultura del sospetto. E che onta, per l’autorità.
Come mai si agitano tanto, i guardiani dell’ortodossia travestiti da fact-checker? Questione di numeri: ormai siamo in parecchi, a diffidare del mainstream. Merito del web, che – al netto della nuovissima “censura di ritorno” – agevola la circolazione di notizie incontrollate, spesso purtroppo attendibili. Numeri, sì: le vendite dei giornali crollano, in caduta libera. E YouTube surclassa la televisione.
Lo stesso termine “complottismo”nacque con l'obiettivo di poter infangare e squalificare, con quell’etichetta, qualsiasi voce disturbante. La stessa Wikipedia (ubi maior) ricorda che il neologismo esordì nel 1964, un anno dopo l’omicidio di John Kennedy. Termine utilizzato per deridere i tanti giornalisti che allora diffidavano della versione ufficiale, venduta al pubblico attraverso l’imbarazzante commissione Warren. Unico colpevole: Lee Oswald, lo sparatore solitario.



Per “Cristo storico” si intende la intricata disputa fra teologi, esegeti, archeologi, studiosi laici e credenti, che dura ormai da oltre un secolo, sulla effettiva esistenza del personaggio di Gesù Cristo.
Del retroscena politico sull’arresto di Trump sappiamo già tutto. E’ una mossa disperata del Deep State per togliere di mezzo un ingombrante avversario nelle elezioni presidenziali del prossimo anno.
Finalmente Enrico Mentana si è vergognato del suo ruolo di squallido censore, ed ha ritirato Open dalla lista dei “fact-checkers” di Facebook. Era ora.
Un gruppo di accademici e di potenti dirigenti dell’industria tecnologica hanno
di Agata Iacono


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