di Giorgio Mattiuzzo
Forse qualcuno ha ancora negli occhi le immagini della povera ragazzina kuwaitiana che descriveva gli orrori perpetrati dai soldati iraqeni dopo che invasero il suo Paese. La storia dei neonati gettati fuori dalle incubatrici e lasciati morire sul pavimento. La storia era un falso, la povera piccola era la figlia dell'ambasciatore del Kuwait negli Stati Uniti. Ed il tutto era stato orchestrato dai due governi per ingraziarsi l'opinione pubblica ai tempi di Desert Storm, grazie ai servigi di una agenzia pubblicitaria. [1]
Più di recente va ricordata la storia della soldatessa Jessica Lynch, anch'essa ambientata in Iraq; il racconto di un soldato che stava invadendo un Paese, che è caduto in mano al nemico e che da questo è stato curato in ospedale è divenuto una gloriosa storia di valore e coraggio, con la soldatessa che, prima di arrendersi, ha sparato tutti i colpi che aveva nel caricatore, circondata dai cadaveri dei commilitoni ed alla fine, dopo essere stata “rapita”, è stata liberata dagli eroi delle forze speciali. Tutto falso: lo ha detto lei, di fronte ad una Commissione parlamentare. La stessa in cui un soldato americano in Afghanistan ha denunciato l'esercito per aver trasformato la morte del proprio fratello e compagno d'armi – ucciso dalla mitragliatrice del suo stesso reparto – in un atto di eroismo nella lotta al terrorismo. [2]
Come dimenticare poi la storia dei dieci che avrebbero dovuto essere dirottati e fatti saltare in aria ...
Rosie O’Donnel ci prova di nuovo
Rosie O’Donnel è riuscita di nuovo a far parlare di sè, dopo aver pubblicato sul suo blog una foto di sua figlia (di 4 anni) vestita da militare. Dopo aver ottenuto la prevista reazione degli americani benpensanti (che si “scandalizzavano” non si sa bene per che cosa), Rosie ha commentato sul suo blog: “Guarda guarda, la figlia di Rosie O’Donnel vestita da soldato fa notizia, ma tremila soldati americani morti in Iraq (per una causa che lei ha già denunciato come falsa) non interessano a nessuno”.
Cheney chiamato a testimoniare
Convocati la Casa Bianca e Dick Cheney di fronte alla Commissione Senatoriale di Giustizia, guidata dal democratico Patrick Leahy (uno dei due recipienti delle lettere all’antrace, nel 2001) per rispondere sulla procedura adottata da Bush nell’autorizzazione delle sorveglianze segrete concessa senza l’approvazione del Parlamento. Come dire, cerchiamo di pizzicarli dovunque è possibile.
Blair bocciato dai palestinesi
Nel suo primo giorno come “incaricato di pace” in Medio Oriente Blair ha raccolto la totale disapprovazione di Hamas, che lo ha definito “disonesto”. Nell’annunciare il suo nuovo lavoro Blair aveva dichiarato che “una soluzione in Medio Oriente è possibile, ma richiede un lavoro particolarmente intenso”, e che da oggi in poi “la mia priorità assoluta sarà di arrivare alla creazione di due stati, per porre fine al conflitto Israelo-Palestinese.” Forse quelli di Hamas si sono domandati come mai Blair non si fosse mai occupato di questi problemi quando era Primo Ministro del Regno Unito.
Da una parte i politici lamentano uno “scollamento” sempre crescente fra cittadino e istituzioni, dall’altra gli uomini della sinistra si affannano attorno al nuovo nome - Veltroni – come se fosse giunto il salvatore da una lontana galassia di esseri superiori.
Dimostrando, in questo modo, di non aver capito assolutamente nulla del malcontento popolare, nè della situazione in generale.
Quando un sistema chiuso si trova in difficoltà con l’esterno, non può illudersi di risolvere la situazione lavorando al proprio interno. La cosa dovrebbe essere evidente per chiunque, e invece Bertinotti ci fa sapere, riferendosi al nuovo PD, che “l’incarico di Veltroni è quello di definire il suo partito”. E da Bucarest Veltroni annuncia: “Cercherò di fornire una 'visione' su ciò che deve essere il Paese. Un tema che mi appassiona da anni".
Peccato che poco prima avesse detto “Non mi pare sia tempo di sogni, non sono sufficienti, bisogna puntare a delle risposte”. Dovremmo quindi aspettarci da Veltroni una “visione” che non sia però un sogno, ma una risposta.
Ovvero, parole.
Le solite parole vuote, rimesse eternamente in circolo come un ventilatore che muova stancamente l’aria viziata in un ambiente chiuso: per chi entra da fuori, i miasmi sono sempre gli stessi.
Abbiamo una intera popolazione che ormai, dopo l’uno-due Berlusconi-Prodi, in cui non è cambiato assolutamente nulla, ha finalmente mangiato la foglia, e loro si preoccupano di “ridefinire il partito”.
L’unica fortuna che hanno i politici oggi ...
di Rascalcitizen
Poco tempo fa su "Il Foglio" di Ferrara è stato pubblicato uno sconcertante intervento di Adriano Sofri.
Nel mezzo delle più disparate considerazioni riguardanti gli anni '70, la strategia della tensione, l'uso della violenza nello scontro politico, ecc., l'ex leader di Lotta Continua, parlando dello stato, confessa candidamente che "Una volta uno dei suoi più alti esponenti venne a propormi un assassinio da eseguire in combutta, noi e i suoi affari riservati".
Dopo alcuni giorni, sempre su "Il Foglio", Sofri approfondisce la questione e "vuota il sacco": nel 1974 il funzionario dell'Ufficio Affari Riservati del ministero dell'interno, Federico Umberto D'Amato, si reca a casa del massimo dirigente di una importante organizzazione dell'estrema sinistra italiana per proporgli di eliminare fisicamente l'intero gruppo dirigente dei Nuclei Armati Proletari, organizzazione terroristica di cui facevano parte numerosi ex-militanti di Lotta Continua.
D'Amato spiega a Sofri che ciò si potrebbe realizzare con una "mutua collaborazione e la sicurezza dell'impunità". Ma questi rifiuta l'indecente proposta e lo invita ad andarsene.
Prima di qualsiasi considerazione su queste gravissime affermazioni, rinfreschiamoci la memoria ...
di Enrico Voccia
La notizia è freschissima: gli inquirenti hanno trovato l'autore della missiva spedita a Lorsignor Bagnasco, contenente tre pallottole e minacce di morte.
Brigatista Rosso? Anarcoinsurrezionalista? Centrosocialista un po' svitato? No. Mitomane allora? Nemmeno.
La realtà è molto più particolare ed inaspettata. Si tratta di un quarantatreenne pregiudicato, del tutto al di fuori di qualunque prospettiva politica di sinistra e/o laica, il quale, finito in carcere dopo la denuncia di una coppia appartenente al suo stesso mondo, ha confezionato la lettera minatoria suddetta, lasciandovi alcune tracce che la facessero risalire alla coppia di cui voleva vendicarsi.
In tutto questo tempo, invece, i media hanno straparlato, per l'episodio in questione, di “terrorismo”, di “gravi minacce” verso Bagnasco, di una “strategia eversiva di ampio respiro” et similia, anche contro le indicazioni degli stessi inquirenti che, a onor del vero, ricordo bene di aver notato che, fin dall'inizio, hanno parlato di un possibile atto di mitomania – anche se, poi, la verità delle cose è risultata essere una terza.
Perché ci interessa quest'episodio? Innanzitutto perché mostra come un'operazione “false flag” sia facilissima da costruire: ...
di Giovanni Giavelli
“So di non sapere. Per questo indago.”
Padre Aldo Bergamaschi
Vorrei che le poche note che seguono fossero intese non come necrologio, bensì come omaggio sincero a un uomo ignoto ai più e, anche per questo, incredibilmente grande.
Padre Aldo Bergamaschi - frate francescano deceduto poco tempo fa - non avrebbe mai potuto salire agli onori delle cronache, né ricoprire cariche “importanti”: una vita, la sua, troppo virtuosa, una cultura sconfinata, un miscuglio di talenti esplosivo per le menti... E’ morto a ottant’anni, come Platone, l’ammirato filosofo della classicità - assieme a Socrate - cui spesso si rifaceva per rafforzare, laicamente, qualunque dei suoi tanti teoremi che prendevano forza dalla lettura consapevole e adulta del Vangelo.
Ebbi l’ardire di adottarlo come padre spirituale (credo si dica così) quando, da ventenne inappagato qual ero, avevo urgente bisogno di riferimenti spirituali e culturali che mi fornissero le chiavi di lettura per le tante incongruenze e contraddizioni di cui la vita è intessuta. Mi ha aiutato a trovare risposta a mille interrogativi, ad amare il più inutile e insieme indispensabile deposito di conoscenze, la filosofia, tra i cui esponenti, remoti, moderni e attuali, si muoveva con sorprendente scioltezza. Ogni ateo consapevole avrebbe trovato in lui l’interlocutore ideale.
Frequenti, eruditi, ma mai pedanti, erano i suoi rimandi ai “fari” della letteratura (su tutti, il Manzoni), della teologia, della scienza. Fedele all’omnia munda mundis, affrontava tutti i temi, compresi quelli che il comune sentire etichetta come scabrosi, ...
Chissà perché, quando la CIA non parla si diventa sospettosi, ma se decide improvvisamente di parlare lo si diventa ancora di più.
Suona infatti curioso l’annuncio dato ieri dal nuovo direttore della CIA, Michael Hayden, di desecretare alcuni fra i più scottanti documenti che riguardano le “operazioni sporche” condotte dalla CIA nel mondo, a partire dagli anni ‘50 ad oggi.
La storia del conflitto morale interno alla CIA - fra un comportamento legale e quello illegale - è lunga quanto quella della CIA stessa: da una parte le esigenze istituzionali di avere un organo che raccolga informazioni utili alla difesa e la protezione della nazione, dall’altra la continua tentazione di usare i sofisticati mezzi a disposizione dei suoi agenti per intervenire in maniera “attiva“ sugli eventi del mondo.
Naturalmente, la sensazione che questa tentazione abbia regolarmente prevalso, nel corso dei decenni, è qualcosa di più di un sospetto, e il documentario che presentiamo lo conferma in pieno. (In coda all’articolo).
Già John Kennedy si era reso conto di avere che fare con un’istituzione, la CIA di Allen Dullas, che metteva continuamente in discussione il primato della presidenza... ,
Leggi tutto: Lettera aperta ai giornalisti di Repubblica e Unita'