di Salvatore Viglia
Ogni volta che un avviso di garanzia viene notificato ad un personaggio famoso, assistiamo a manifestazioni di solidarietà provenienti da ogni dove, soprattutto dai politici. Ed ogni volta che succede tutto questo, sembra che la magistratura lo faccia apposta a mandare avvisi di garanzia a destra ed a manca, cercando i destinatari più in vista.
L’avviso a Don Piero Gelmini fondatore della Comunità Amelia ne è un ennesimo esempio. Il mondo della politica si è mobilitato tutto in sua difesa. Incondizionatamente. Cori di solidarietà si sono levati con indignazione e sconcerto. Quasi come se, a parte la presunzione di innocenza, una persona nota e meritevole di grandi opere, debba essere non colpevole a prescindere.
Insomma, non si annoverano casi di solidarietà tanto vistosi, per esempio, per un qualsiasi Esposito Gennaro che abbia ricevuto un avviso di garanzia. Siamo alle solite. Non succede proprio niente. Non se ne parla neanche. Mai. Neanche una volta. Nemmeno di sfuggita. Si suole dire, per questi ultimi casi, che si tratta di un diritto dell’indagato e che la novità dell’avviso di garanzia ha reso più democratico il processo penale ... ... caratterizzandone il passaggio da inquisitorio ad accusatorio. Si insiste sottolineando che l’avviso di garanzia non è una sentenza di condanna, anzi, è una cosa ottima per l’indagato il quale ha la possibilità di difendersi già dall’inizio della fase delle indagini preliminari.
Come mai non si sostengono le stesse motivazioni anche per chi è in vista?
Allora, o si formula il postulato che una persona conosciuta, di buona famiglia, degna di ogni rispetto per aver fatto ottime cose, non possa mai essere raggiunta da un avviso di garanzia, oppure è giusto manifestare solidarietà per tutti gli avvisati indipendentemente dalla loro posizione sociale. Anche se l’avvisato è uno qualunque.
Sia nell’uno che nell’altro caso, apparirebbe arduo, però, porre in essere queste nuove e singolari determinazioni.
Già, perché per la prima ipotesi, sarebbe improbo caldeggiare una condotta specchiata, per esempio, per l’on. Cosimo Mele e le sue recenti cronache. Eppure egli, in qualità di deputato di questa repubblica, è un uomo in vista ma, si vede, ritenuto indifendibile.
Per la seconda ipotesi, nessuno, ma proprio nessuno giurerebbe sulla innocenza di Esposito Gennaro raggiunto da un avviso di garanzia. Il nome stesso è garanzia, invece, di delinquente.
Il fatto è che le persone note hanno un seguito, e questo significa, in politica, portafoglio di voti, cassa elettorale.
E se non sono prese con le mani nel sacco, vanno difese subito per poter raccogliere, in un secondo momento, la “riconoscenza” a vicenda conclusa per solidarietà manifestata.
Cioè consensi elettorali.
Salvatore Viglia
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