L’arresto di Trump può attendere. Così hanno deciso alla procura di Manhattan. Il problema è che l’arresto, che vedrebbe imporre le manette ai polsi dell’ex presidente e futuro candidato alla Casa Bianca (peraltro favorito), non solo non gli impedirebbe di candidarsi – così prevede la Costituzione -, ma rischia di farne aumentare la popolarità.
Dagli amici mi guardi Dio…
Per far fuori Trump ci vuole altro. E questo altro potrebbe essere una violenza di piazza in stile assalto a Capitol Hill o una strage di qualche matto trumpiano, o asserito tale, che vadano a connotarsi come reazione all’arresto. In ambedue in casi, per Trump si metterebbe davvero male.
Negli ultimi tempi Trump ha allarmato sul rischio di avviare la terza guerra mondiale in Ucraina, ha affermato che, da presidente, metterebbe subito fine al conflitto e che è pronto a dar vita a un redde rationem con il Deep State americano. Semmai ci fossero state esitazioni tra i suoi tanti nemici sulla necessità di farlo fuori, le sue ultime dichiarazioni le hanno dissipate.
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Mentre restiamo in attesa di vedere se Donald Trump sarà arrestato dal procuratore generale di New York, molti si domandano su cosa sia basata effettivamente la potenziale imputazione.
Non risulta infatti che sia un reato pagare una porno-star, sia per fare del sesso con lei, sia per chiederle di tacere dopo averlo fatto. Al massimo questo potrà rappresentare un problema fra Trump e sua moglie, ma perchè l’ex-presidente rischia addirittura di essere incriminato?
Il problema sono i soldi che sono stati usati per tacitare Stormy Daniels. Noi sappiamo infatti che inizialmente l’avvocato di Trump, Michael Cohen, aveva anticipato alla Daniels 130.000 dollari di tasca sua, per farla tacere. Ma al momento di farsi rimborsare, Trump non ha usato soldi personali, bensì i soldi che aveva raccolto per la campagna elettorale. E non gli ha restituito solo i 130.000, gliene ha dati addirittura 400.000.
In questi giorni si parla molto della Corte internazionale di giustizia penale e del mandato di arresto a carico di Vladimir Putin per crimini di guerra collegati al presunto rapimento di minori ucraini e al loro trasferimento forzato in Russia.
Mosca non aderisce al trattato istitutivo della Corte, per cui Putin non rischia nulla né in Russia né in quel mezzo mondo che non fa parte dell’istituzione.
Però come agirono altre superpotenze, come ad esempio gli USA, quando vi fu il rischio di una condanna da parte di questa istituzione?
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi JinPing, in occasione della sua visita odierna a Mosca per incontrare Putin, annunciata solo pochi giorni fa, ha scritto un articolo di suo pugno che ha consegnato alla stampa russa.
L’articolo è intitolato "Forging Ahead to Open a New Chapter of China-Russia Friendship, Cooperation and Common Development" (Avanti per aprire un nuovo capitolo dell'amicizia, della cooperazione e dello sviluppo comune tra Cina e Russia) ed è stato pubblicato stamani sul quotidiano russo Russian Gazette e sul sito web dell'agenzia di stampa RIA Novosti, quasi a voler scandire i punti della sua visita di Stato in Russia.
Vi riporto la traduzione completa.
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Forse non sarà necessario aspettare una guerra atomica fra russi e americani, per goderci le piacevoli conseguenze di una contaminazione nucleare. Basterà aspettare che i giapponesi riversino in mare 1 milione e 300.000 tonnellate di acqua contaminata che fino ad oggi è stata stipata nelle centinaia di cisterne che circondano la vecchia centrale (le vedete tutte nella foto del titolo).
I giapponesi sostengono che ormai le cisterne hanno raggiunto la capacità limite, e che bisognerà iniziare a rovesciare in mare il loro contenuto. Questo naturalmente ha scatenato le proteste dei cinesi, dei coreani, dei russi, e della confederazione delle isole del Pacifico, che saranno i primi paesi a vedere il proprio mare contaminato dalle acque radioattive. Si calcola infatti che nell’arco di tre anni l’intero oceano Pacifico sarà contaminato, mentre nell’arco di 10 anni la contaminazione dovrebbe raggiungere tutti gli altri oceani del mondo.
Le conseguenze disastrose sull’ecosistema possono essere solo vagamente immaginate.
Da giorni i telegiornali ci mostrano le immagini degli israeliani che protestano contro il governo di Netaniahu, ma nessuno si sforza di spiegarci bene a cosa siano dovute queste proteste. Ci proviamo noi.
La risposta sintetica è che gli israeliani protestano contro la violenta sterzata a destra del proprio governo, dopo che i risultati elettorali hanno obbligato Netaniahu a formare una alleanza innaturale con il partito di estrema destra Otzma Yehudit, guidato dall’estremista ultraconservatore Itamar Ben-Gvir (immaginate un Salvini che prenda steroidi da vent’anni).
Tanto per essere chiari, Ben-Gvir è l’attivista che nel 1995 minacciò di morte il primo ministro israeliano Rabin, che aveva appena firmato gli Accordi di Oslo con i palestinesi. Pochi giorni dopo quelle minacce, Rabin fu effettivamente assassinato da un estremista di destra. Ben-Gvir ha fatto spesso discorsi apertamente razziali contro gli arabi di Israele, è stato più volte arrestato per incitazione all’odio e alla violenza, e sostiene che tutti gli arabi dovrebbero essere cacciati da Israele “eccetto quelli che dichiarino una lealtà incondizionata al nostro paese”. Ovvero, praticamente nessuno.
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