Ma quante cose interessanti stanno succedendo, dopo lo shock della Brexit. Una delle più interessanti è che di colpo i giornalisti europei hanno scoperto quale possa essere l'effetto negativo delle bugie.
Ad esempio, i giornali inglesi hanno lamentato la falsa promessa di Boris Johnson che, in caso di vittoria del sì, il numero di immigrati presenti in Gran Bretagna si sarebbe ridotto di 350.000 unità. Cifra assolutamente campata in aria, ovviamente, che ora viene usata per accusare il vincitore Johnson di "aver mentito alla nazione".
Un'altra accusa viene rivolta all'altro vincitore del referendum, Nigel Farage, il quale avrebbe falsamente promesso che i soldi che la Gran Bretagna versava all'Unione Europea verranno ora investiti nel servizio sanitario nazionale. Ora Farage fa retromarcia, e viene accusato di aver mentito alla nazione.
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Dopo lo shock mattutino, che ha regalato al mondo una imprevista uscita della Gran Bretagna dall'Europa, tutti gli europeisti più convinti (in mala o buona fede che siano) hanno dedicato la giornata a metabolizzare questa fragorosa legnata sui denti.
Il risultato di questa metabolizzazione si può riassumere in due diverse correnti di pensiero: la prima dice, sostanzialmente, che "l'Europa deve cambiare se non vuole morire". Questo ovviamente non significa nulla, perché l'Europa per come è stata costruita, con un Parlamento senza alcun reale potere esecutivo, non sarà mai in grado di modificare se stessa. E' stata creata apposta come una gabbia per convogliare e controllare i consensi, e quello dell' "Europa che deve cambiare" è soltanto lo slogan disperato di coloro che si rendono conto che il loro "sogno europeo" ha ormai imboccato la china del tramonto.
La seconda corrente di pensiero invece è molto più interessante, poiché era più difficile da prevedere: c'è infatti un diffuso senso di insoddisfazione - o quasi di rancore, si potrebbe dire - verso "le masse che non sono in grado di decidere".
Questo concetto è stato espresso, con diverse sfumature, da molti di coloro che hanno partecipato ieri alle varie trasmissioni televisive. [...]
Chi, come me, è andato a dormire verso mezzanotte, si è addormentato convinto che la Gran Bretagna fosse rimasta nell'Europa. Invece nel corso della notte c'è stato il capovolgimento dei dati.
E questo è avvenuto nonostante la violenta battuta d'arresto subita dalla campagna del sì dopo l'omicidio di Jo Cox.
Mentre infatti nessuno potrà mai affermare che l'omicidio della parlamentare Jo Cox sia stato commissionato da chi voleva evitare l'uscita della Gran Bretagna dall'Europa, nessuno potrà mai nemmeno negare che questo episodio abbia influito in maniera sostanziale sull'andamento dei sondaggi. Fino al giorno prima del suo assassinio, infatti, i sondaggi davano il sì per la Brexit in costante aumento. Partiti da un rassicurante 65-35 per il no, le percentuali fra sì e no erano ormai arrivate alla pari. Deve essere stato un momento terrificante, per coloro che temono la futura disgregazione dell'Europa unita.
Quando le cose complicate diventano improvvisamente semplici:
Daniele Ganser è uno storico/ricercatore svizzero che appartiene al 9/11 Truth Movement. Denuncia da tempo gli attentati false flag nel mondo. Fra i suoi lavori, segnaliamo il libro "Gli eserciti segreti della NATO - Operazione Gladio e terrorismo in Europa occidentale".
Fonte Pandora TV
Dopo che ci siamo massacrati sulle elezioni, propongo un tema più leggero. Qualcuno riesce a vedere un messaggio nascosto, in questo "esperimento"?
Chiedo scusa, ho disabilitato l'embedding perchè ogni volta che aprivi la homepage partiva la pubblicità. Potete vedere il video cliccando sull'immagine.
E' stato interessante seguire le dirette televisive durante lo spoglio elettorale. Interessante perché, messi di fronte al fatto compiuto, i giornalisti di regime hanno dovuto adeguare rapidamente le loro posizioni sui 5 stelle: con una Raggi che prende addirittura più del doppio dei voti di Giachetti - una legnata storica, sia chiaro - e una Appendino uscita dal nulla che manda a casa Fassino contro ogni pronostico, c'era ben poco da stare a sottilizzare. Meglio riconoscere che i 5 Stelle sono una realtà solida, destinata a rimanere, con la quale diventa necessario mettersi a fare seriamente i conti al più presto.
Il double-whammy Roma-Torino, inoltre, ha spento definitivamete la miccia alla retorica di regime secondo la quale "i 5 stelle vincono solo dove c'è un malcontento popolare". Se infatti a Roma il clamoroso risultato è dovuto in buona parte al rifiuto collettivo del marciume politico imperante, a Torino non c'è stata nessuna rivolta particolare conto lo status quo: Fassino ha governato bene - questo lo riconoscono tutti - ma la Appendino ha vinto perchè evidentemente convince di più.
E' stato anche divertente vedere il sollievo con il quale i commentatori politici hanno accolto i discorsi di Raggi e Appendino subito dopo la vittoria: positivi, propositivi, costruttivi, e persino con un riconoscimento al valore per Fassino, a Torino, e con una mano tesa verso l'avversario, a Roma.
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Dopo il rifiuto del direttore dell'Unità di correggere la plateale gaffe su Virginia Raggi (che era stata erroneamente individuata in un video ad inneggiare a Berlusconi) credevamo che il giornalismo italiano avesse toccato il fondo.
Invece oggi il Corriere della Sera ci ha dimostrato che ci sono immense profondità, negli abissi del giornalismo nostrano, ancora tutte da esplorare. Il titolo è "Euro 2016, tre tifosi russi in carcere. Il capo degli hooligans vicino a Putin".
Lo scoop consiste nell'aver individuato una "vicinanza" fra Putin e il capo dei tifosi russi, Alexander Shprygin.
L'articolo recita: "Tra loro [gli arrestati di Marsiglia, ndr] c’è anche il capo degli hooligans che hanno portato avanti le violenze di Marsiglia. Si tratta di Alexander Shprygin, 38 anni, responsabile dell’Unione di tutti i tifosi russi e che è arrivato in Francia con la delegazione ufficiale inviata da Mosca. Shrpygin è sospettato di avere affiliazioni con l’estrema destra (nonostante abbia negato di essere stato fotografato mentre faceva il saluto nazista). Non solo. Sono spuntate anche alcune foto che lo ritraggono molto vicino al presidente Vladimir Putin: in un’immagine del 2010, il tifoso è accanto a Putin al Cimitero di Lublino in occasione di una cerimonia in memoria di Yegor Sviridov, un tifoso dello Spartak ucciso a Mosca."
Non è solo per la persistenza del "terrorismo islamico" che l'argomento 11 settembre rimane oggi di grande attualità.
di Riccardo Pizzirani
Si avvicina il quindicesimo anniversario degli attacchi dell’undici settembre, ed il prevedibile picco d’interesse scatenerà la più banale e genuina delle domande: ha ancora senso continuare a parlare oggi di quei fatti?
Vediamo allora di colmare alcune delle lacune che i nostri media hanno lasciato, così da poter dare un efficace risposta a tale domanda.
A seguito degli attacchi dell’undici settembre il presidente Bush ha equiparato l’associazione terroristica Al Qaeda con una nazione nemica; questo ha permesso agli Stati Uniti di invocare l’articolo V del trattato della NATO (1), che afferma sostanzialmente che un attacco militare contro un membro della NATO è un attacco contro tutti, coinvolgendo gli alleati nelle azioni susseguenti.
Avendo ratificato quel trattato ed avendo accettato l’interpretazione statunitense e quella del Consiglio di Sicurezza ONU, la Repubblica Italiana è di fatto in stato di guerra contro Al Qaeda dall’undici settembre 2001.
Quando avanzi una proposta di budget per un'agenzia di pubblica sicurezza, un'agenzia di intelligence, non chiedi i soldi dicendo "Abbiamo vinto la guerra al terrore e tutto va bene", perché per prima cosa ti dimezzerebbero il budget. Hai presente il motto di Jesse Jackson, "Mantieni viva la speranza"? Ecco, per me è il contrario: "Mantieni viva la paura". Mantienila viva. (Thomas Fuentes, ex dirigente FBI)
In allegato a questa riflessione mi piace proporre ai lettori più pazienti il testo da me tradotto di un'inchiesta condotta dal giornalista investigativo americano Trevor Aaronson alla fine del 2011.
L'articolo è uno dei tanti (recentemente è uscito anche un documentario) in cui si descrive come l'FBI, nel condurre le proprie attività di contrasto al terrorismo islamico sul territorio degli Stati Uniti d'America, crei ad arte queste minacce selezionando, istruendo, armando e finanziando i soggetti che succesivamente si vanterà di avere arrestato.
In sintesi, funziona così. Gli agenti federali reclutano un "informatore", preferibilmente di origini mediorientali e con carichi penali pendenti, in modo da poterlo ricattare qualora non collaborasse, e lo infiltrano in una comunità islamica con l'incarico di fingersi membro di un'organizzazione terroristica e individuare soggetti poveri, disadattati e/o psicolabili ai quali proporre un attentato. Grazie al supporto logistico e finanziario prestato dall'FBI, l'infiltrato fornisce al suo pupillo denaro, armi ed esplosivi, gli suggerisce un piano e lo mette in condizione di realizzarlo rimuovendo ogni eventuale ostacolo alla sua attuazione.
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