Nonostante fosse il fratello del famoso presidente ucciso a Dallas nel 1963, e nonostante avesse egli stesso ottime possibilità di diventare presidente, la sua vita e la sua morte sono finite nell'oblio.
Da innocuo giocattolo e utile servigio a cane da pastore. Da organismo di perdizione a spunto di redenzione.
di Lorenzo Merlo
Intorno a fine maggio 2018 repubblica.it titolava così un video:
«Facebook, la lavata di capo del parlamentare Ue a Zuckerberg: “Hai creato un mostro».
Non si capisce se lavata di capo era un modo gentile per alludere che l’ha messo al muro o se l’autore – ignoto – del titolo e del trafiletto che segue era immacolato nei confronti di quanto stava presentando così:
«Mark Zuckerberg ceo e fondatore di Facebook, è stato convocato dal Parlamento europeo per rispondere sul caso di Cambridge Analytica. Molti parlamentari si sono innervositi perché Zuckerberg non è riuscito o non ha voluto rispondere a tutti i quesiti postigli. Guy Verhofstadt, ex primo ministro del Belgio e oggi parlamentare europeo dell’Alde, ha caricato sui social il suo discorso a Zuckerberg, tra i più infervorati della seduta: “Lei deve domandare a se stesso se vuole essere ricordato come Steve Jobs e Bill Gates, i quali hanno arricchito la società, o come il creatore di un mostro digitale che sta distruggendo le nostre democrazie”».
Si dice spesso che quello dell'immigrazione sia "un problema complesso", e che non lo si possa quindi risolvere con una semplice formula di due righe.
Questo è verissimo, ma quando poi si cerca di analizzare questa complessità ci si trova davanti ad un garbuglio intricato di concetti che tendono a mescolarsi continuamente fra di loro.
Forse un piccolo grafico può aiutare, se non altro a separare fra di loro i vari livelli del problema.
Al livello più basso ci sono sicuramente i migranti stessi. Ovvero la carne umana, l'oggetto del contendere, la cristallizzazione fisica del problema reale. Centinaia di migliaia di disperati che lasciano le loro terre vuote di promesse alla ricerca di un futuro migliore.
Queste masse si spingono istintivamente verso nord, attratte dal miraggio del benessere europeo.
Ma fra loro e questo miraggio si frappone un problema: il viaggio. I paesi europei infatti non accettano un'immigrazione libera, da qualunque parte del mondo. E' quindi necessario arrivare in Europa con metodi illegali.
Con la chiusura dei porti Salvini ha voluto dare uno scossone al problema dell'immigrazione. La nave carica di migranti che in questo momento galleggia senza un approdo nel Mediterraneo sta diventando il nuovo simbolo di questa situazione: dall'Africa partono, ma in Europa nessuno li vuole.
Salvini ha fatto di questo argomento il cuore del suo successo elettorale, e ora sta mantenendo fede alle promesse, passando dalle parole ai fatti.
Ma è chiaro a tutti che non basta chiudere i porti per risolvere il problema. La mossa quindi si può considerare valida per porre la questione al centro dell'attenzione internazionale: ma quali devono essere i passaggi reali che possono portare ad una vera regolamentazione del fenomeno migratorio?
Di solito per i commenti liberi lascio lo spazio vuoto. Ma in questo caso il video che segue meritava la homepage.
Gli utenti possono commentare questa ed altre notizie recenti.
Era un bel mattino del 2014. Il presidente russo Vladimir Putin si svegliò di buon umore, guardò fuori dalla finestra, e vide i raggi del sole che accarezzavano le cupole del Cremlino. Gli uccellini cinguettavano allegri. Putin chiamò il suo segretario e gli chiese:
"Che cosa succede oggi nel mondo?"
"Niente di particolare, presidente Vladimir. È tutto tranquillo, a oriente come a occidente", rispose il segretario.
"Uffa che noia - disse Putin fra uno sbadiglio e l'altro - Ma non possiamo fare qualcosa di divertente?"
Di recente ho ricevuto questa e-mail da un frequentatore di luogocomune. Visto che l'argomento può interessare diverse persone, ho scelto di rispondergli pubblicamente.
"A luglio compirò 40 anni, così come la mia compagna. Sono un avvocato, alle prese tutti i giorni con un mestiere che non garantisce più neanche lontanamente i redditi di una volta. La mia compagna è impiegata nel turismo, da anni con contratti di pochi mesi…insomma combattiamo ogni giorno la precarietà, come tanti altri.
Da poche settimane abbiamo avuto la notizia che arriverà un figlio, sperando ovviamente che tutto vada bene.
Non ti nascondo che l'idea di diventare padre mi spaventa. Ho spesso pensato che fosse una follia affidare un figlio a questo mondo distorto. Da anni, prima ancora di conoscere Luogocomune, ho sempre cercato di informarmi, non accettando verità calate dall’alto. Il tuo sito ed i tuoi lavori non hanno fatto poi che confermare i miei dubbi.
Dopo il mio articolo intitolato "Votare non serve?" ho ricevuto due articoli di risposta, da parte di due utenti del sito, Tianos e Musicband. Li pubblico insieme, in modo da unificare i commenti del thread.
I passi per una rivoluzione impossibile - di Tianos
Da parte mia sono completamente confuso, per questo ho meditato a lungo sul concetto di governo e politica, sul metodo o meno per organizzare una società e con questo articolo cercherò di tenere quel punto centrale che questo dubbio mi costringe.
Da quando l'essere umano si è aggregato, ha cercato comunque una divisione dei compiti, è un processo naturale per ottenere il massimo profitto dal minimo sforzo, ma questo in ogni caso vuol dire delegare ad altri compiti che potremmo compiere noi, forse persino meglio.
È un problema di fondo della superbia umana, un difetto adolescenziale che ogni essere umano porterà con se fino alla vecchiaia e che solo pochi uomini riescono a contenere.
Il titolo la dice già tutta: "Un brindisi al nuovo orribile governo italiano". La testata è il New York Times. L'opinionista è Roger Cohen, un columnist che scrive regolarmente per il NYT da diversi anni (curiosamente, Cohen è diventato direttore della sezione esteri del NYT proprio l'11 settembre 2001. Con tutto quello che succedeva in città quel giorno, hanno trovato il tempo di nominarlo alla direzione degli esteri).
Anche l'incipit dell'articolo non è male: "Steve Bannon è contento - e forse è anche stato strumentale - per la formazione del governo anti-europeo e anti-immigrazione italiano. Anche Marie Le Pen, la politica francese di destra, è estasiata, e ha definito la nuova coalizione 'una vittoria della democrazia sull'intimidazione e sulle minacce dell'unione europea'. E io sono contento."
A parte l'imbecillità di suggerire che Bannon - uno scoppiato paleoconservatore cacciato a pedate nel sedere da Trump perchè troppo estremista - possa aver influito in qualche modo sulla formazione del nostro governo, ma io sinceramente non capisco di cosa Cohen possa essere contento, visto che l'articolo continua così:
Accade sovente, durante le discussioni di politica, che arrivi un utente il quale sostiene che "votare non serve a niente". La tesi di fondo è che "per qualunque partito si voti, finchè non cambia il sistema il risultato sarà sempre una fregatura per i cittadini".
Il problema è che quando gli si chiede cosa significhi esattamente "cambiare sistema", le risposte faticano ad arrivare, oppure sono generiche e comunque poco chiare. Oltretutto, queste persone hanno un atteggiamento spesso scostante, di superiorità, che li porta a trattare gli altri come se fossero dei poveri ingenui che non hanno capito niente.
Ho pensato quindi di offrire a questi utenti lo spazio di un articolo apposito, in homepage, per dare loro la possibilità di spiegare con chiarezza non solo cosa intendano esattamente per "non cambia niente" (ricordiamo che fra "niente" e "tutto" esistono mille sfumature di grigio), ma soprattutto quale possa essere la strategia comune da adottare, passo per passo, per riuscire a ribaltare le regole del gioco.
Se non è attraverso il sistema elettorale (e presumendo che si escluda a priori una rivoluzione armata), domando a queste persone quali siano esattamente i passaggi da adottare per arrivare ad una "liberazione" dal sistema vigente che ci opprime e ci tiene in schiavitù.
GRAMICCIOLI: PREMIO TEATRO ELSA MORANTE, IN SCENA A ROMA CON L’OPERA SUI VACCINI. Arriva il prossimo lunedì 4 Giugno al teatro San Raffaele di Roma “Il Decreto”, l’opera realizzata dalla Compagnia del Teatro Artistico d’Inchiesta, presentata da Colors Radio e patrocinata dal municipio XI del comune di Roma che promette di svelare tutti i retroscena della legge sull’obbligatorietà di 10 vaccini.
Colors Radio e il Teatro Artistico d’Inchiesta presentano, a Roma, l’opera sociale più discussa e affollata della stagione, “Il Decreto” interpretata da David Gramiccioli, attuale vincitore del premio per il teatro "Elsa Morante". Oltre 20 le tappe del tour che si sono susseguite dal nord al sud della penisola, più di 10000 spettatori, contro ogni ostacolo -e previsione-. Un tour che sembra essere inarrestabile.
Non solo una pièce teatrale, che consacra l’alto livello artistico della Compagnia, già insignita del Premio Diritti Umani nel 2012, ma una coerente e puntuale inchiesta giornalistica sulla legge del super obbligo vaccinale, promulgata in Italia la scorsa estate.
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