Qualcuno in TV ha finalmente deciso di provare a rompere il muro del silenzio che circonda ormai da anni il fenomeno delle scie chimiche. Non è Mentana, non è Gabanelli, ma la piccola e coraggiosa Odeon TV, che per la serie “Rebus” ha programmato una doppia serata sull’argomento (venerdì 23 e 30 novembre), condotta da Maurizio Decollanz. (M.M.)
COMUNICATO STAMPA
“Rebus, questioni di conoscenza”
Odeon e Odeon SAT (Sky827) ogni venerdì alle 21.10
Anticipazioni sulla prossima puntata del 23.11.07
Il Ministero della Difesa sa molto di più di quello che dice a proposito del fenomeno “scie chimiche”. E’ questo, in sintesi, il pensiero espresso dal senatore Amedeo Ciccanti ai microfoni di “Rebus, questioni di conoscenza” in onda su Odeon, che venerdì prossimo (23.11.07) sarà interamente dedicata a alle “scie sospette” rilasciate da velivoli a quote inferiori ai 7mila metri e oggetto di numerose interrogazioni al Parlamento europeo e italiano.
Ciccanti, in particolare, ha rivolto un’interrogazione al Ministero della Difesa e a quello della Salute perché facciano chiarezza sugli effetti di queste presunte irrorazioni indebite sull’ambiente e sulla incolumità dei cittadini italiani. Ciccanti sembra dare per scontata l’esistenza del fenomeno, ...
di Eugenio Benetazzo
Ma cosa è successo al panorama bancario italiano? Come siamo arrivati noi italiani ad avere un pool di istituti di credito, probabilmente i peggiori al mondo, che si contendono ogni giorno il raggiungimento di posizioni dominanti nel mercato? Cosa è successo in meno di vent’anni da infrangere per sempre il rapporto fiduciario tra banca e cliente tanto che oggi il piccolo risparmiatore italiano non si fida più di nessuno Che cosa ha trasformato le banche nel tuo peggior nemico?
Per spiegare quello che è successo dobbiamo tornare indietro di oltre quindici anni quando il panorama bancario italiano era costituito da una distesa prateria di piccoli istituti di credito con spiccata vocazione territoriale, nella quale spadroneggiavano anche tre colossi nazionali, la Banca Nazionale del Lavoro, il Credito Italiano e la Banca Commerciale Italiana, tre banche storiche di diritto pubblico che erano presenti per prestigio e diffusione capillare su quasi tutte le piazze provinciali del paese con le loro mastodontiche agenzie di sportello.
Ricordo ancora il mio primo libretto di risparmio aperto in prima media presso la Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza, Belluno ed Ancona, successivamente trasformatasi in Cariverona e poi tristemente fagocitata nel gruppo bancario denominato Unicredito. In quel tempo non esisteva l’esigenza viscerale di competere tra banche e banche, in quanto ogni istituto aveva trovato una propria dimensione e sviluppo legato alle caratteristiche del territorio ed a una propria vocazione imprenditoriale. Gli sportelli di banche differenti presenti su una stessa piazza si facevano concorrenza sulle modalità di erogazione del servizio ...
Riceviamo e pubblichiamo:
Appello per la manifestazione
1 DICEMBRE 2007
ROMA - ritrovo ore 14.30 Piazza della Repubblica
MANIFESTAZIONE NAZIONALE
RIPUBBLICIZZARE L’ACQUA, DIFENDERE I BENI COMUNI!
MORATORIA SUBITO CONTRO TUTTE LE PRIVATIZZAZIONI!
IMMEDIATA APPROVAZIONE DELLA LEGGE D’INIZIATIVA POPOLARE!
UNA GRANDE OPERA PUBBLICA : RISTRUTTURARE LE RETI IDRICHE!
GESTIONE PUBBLICA E PARTECIPATA DAI LAVORATORI E DALLE COMUNITÀ LOCALI!
Siamo donne e uomini appartenenti a comitati territoriali e associazioni, forze culturali e religiose, sindacali e politiche. Insieme abbiamo costituito il Forum Italiano dei Movimenti per l’ Acqua. Insieme abbiamo raccolto più di 400.000 firme a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare per la tutela, il governo e la gestione pubblica dell’acqua. La nostra esperienza collettiva, plurale e partecipativa e’ il segno più evidente di una realtà vasta e diffusa, di un movimento vero e radicato nei territori, che vuole fermare i processi di privatizzazione portati avanti in questi anni dalle politiche liberiste, ...
Segnali incoraggianti giungono dalla sponda dei benpensanti, da quelli che “gli americani non si farebbero mai una cosa del genere”, e che “contestare la versione ufficiale dell’11 settembre equivale a negare l’olocausto”.
I segnali incoraggianti si leggono, ovviamente, nell’accresciuto nervosismo che si sente serpeggiare fra le loro fila. Il primo a perdere l’aplomb è stato Pierluigi Battista, sul CdS di un paio di settimane fa, quando si è lanciato in una filippica a senso unico contro Giulietto Chiesa e il suo libro/film “Zero”:
“Hanno dimostrato che si è trattato di un'orrenda cospirazione dell'impero americano? – si chiedeva nervosamente Battista - Non si accontentino dei risultati raggiunti, dicano quante migliaia e migliaia di sicari della Cia hanno partecipato alla macchinazione, smascherino il complotto di massa, l'unico grande complotto di massa della storia, che ha organizzato la demolizione controllata del World Trade Center, mentre miliardi di ebeti sprovveduti sono stati indotti a credere alla favola sionista, e cioè che la colpa sia tutta degli aerei islamisti che si sono piantati nelle due torri di New York.”
Bisogna dire che ne abbiamo fatta di strada, dal giorno in cui le teorie alternative “facevano ridere i polli”. (Com’era quella storia di Shopenhauer? Prima lo scherno, poi l’attacco rabbioso, infine l’accettazione della scomoda verità?).
La fragilità dell’articolo stava nel fatto che Battista si ponesse delle domande in forma iperbolica, ...
Con un articolo intitolato "Il Corano come Mein Kampf", Rainews24 ci comunica dai Paesi Bassi una notizia particolarmente “rumorosa”, che potremmo riassumere così: un deputato olandese, Geert Wilders, ha definito il Corano un testo “fascista” - anzi, “nazista” – e ne chiede la messa al bando in tutto il Be-Ne-Lux.
Il tutto sembra nascere dall’attentato subito di recente da un certo “Eshan Jami, fondatore di un gruppo che sostiene chi abbandona la religione islamica”. Wilders ha giustificato il suo exploit paragonando “il Corano all'autobiografia di Hitler, affermando che entrambi "non hanno spazio nel nostro Stato costituzionale". "Lo dico da anni: non esiste l'Islam moderato", ha scritto il parlamentare conservatore. "Ci sono molti capitoli del Corano" - ha aggiunto - che incitano i musulmani a opprimere, perseguitare e uccidere cristiani, ebrei, dissidenti e non-credenti, a picchiare e stuprare le donne e a creare uno Stato Islamico con la forza". Inevitabile la conclusione: "Ne ho abbastanza dell'Islam in Olanda: basta immigrati islamici. Ne ho abbastanza del culto di Allah e Maometto: basta moschee".
Naturalmente Wilders si è dimenticato di dire la cosa più importante: votate per me, e vi libererò da tutti i mali del mondo. Ma al di là del chiaro aspetto propagandistico della sua boutade, la notizia nasconde una tale marea di contraddizioni...
di Marco Cedolin
Bisogna ammetterlo, l’Italia è un paese in balia del terrorismo ed occorre fare subito qualcosa per ristabilire l’ordine sociale. Ai terroristi islamici, presenti a migliaia secondo i ripetuti allarmi lanciati a più riprese in questi anni da servizi segreti e Ministero dell’Interno, si sono aggiunti lo scorso inverno le “BR cgil” e da quest’ultima domenica perfino i “tifosi terroristi” che hanno reagito in maniera scomposta e violenta alle notizie concernenti la morte di Gabriele Sandri.
Il mondo della carta “stracciata” e del “teleimbonimento” schiuma rabbia a più non posso invocando repressione, giri di vite e quant’altro, mentre intellettuali, opinionisti e sociologi si profondono in ardite analisi della società italiana in balia di facinorosi e violenti, volte a giustificare i propri lauti stipendi. Il sociologo Franco Ferrarotti , ardito fra gli arditi, sulle pagine del Corriere della Sera si spinge fino a prefigurare la volontà di costituire un vero e proprio partito trasversale da parte dei tifosi violenti. Un partito che a suo dire intenderebbe cavalcare l’antipolitica, traendo ispirazione da Beppe Grillo per poi unirsi alla destra di Storace e (immaginiamo perché questo Ferrarotti non lo dice ma lo lascia solo intendere) prendere il potere attraverso un “golpe degli ultras” che ponga fine alla nostra democrazia.
Dopo due settimane di emergenza criminalità ed immigrazione, nelle quali giornali e TV si sono resi artefici di un vero e proprio terrorismo psicologico volto a creare panico e disorientamento nei lettori e teleutenti, ...
La CNN ha appena dato la notizia di una conferenza stampa, tenutasi ieri a Washington, nella quale 14 persone da diverse parti del mondo hanno portato le loro testimonianze di avvistamenti di oggetti volanti non identificati, o UFO.
Non ci sarebbe nulla di straordinario, se queste persone non fossero tutte personaggi governativi di massimo livello, o ex-piloti civili e militari che hanno raggiunto i gradi più alti della loro carriera professionale. Una cosa è sentire il solito “fricchettone” che racconta di astronavi viste galleggiare nel cielo della sua stanza, ben altra è un ex-governatore dell’Arizona, un capitano di aerei civili, o un generale dell’aviazione militare, che descrivono l’avvistamento di un oggetto volante come se lo avessero ancora davanti agli occhi, e del quale si dicono certi che non potesse originare dal nostro pianeta.
Mentre i racconti variavano nelle dimensioni, forme, o altre peculiarità dell’oggetto volante avvistato, sembrava esserci un elemento che li accomunava tutti: la velocità eccezionale con cui questi oggetti si muovevano nello spazio. Molto particolare è stato il racconto di un generale belga, Wilfred de Brouwer, che nel 1989 ha visto un oggetto volante atterrare in una radura nelle vicinanze. Quando è giunto sul posto si è trovato di fronte un oggetto di forma circolare, senza porte né finestrini visibili, ...
di Andrea Franzoni
Nel novembre 2003, in Georgia, decine di migliaia di persone scendevano in piazza con bandiere e striscioni e rovesciavano il governo di Shevardnadze, “uomo forte” filo russo (amico di Gorbachov), che deteneva il potere praticamente dallo scioglimento dell’Unione Sovietica. Con l’accusa di aver truccato le elezioni, e facendo leva sull’insoddisfazione della popolazione, un gruppo di “ragazzi coraggiosi” spuntati da chissà dove dava voce ai desideri di libertà di una popolazione oppressa. Forti della simpatia suscitata nel mondo libero, forti del supporto della comunità internazionale, i rivoluzionari non violenti riuscivano a costruire scientificamente una protesta pacifica e determinata occupando per giorni le piazze principali.
Leader della protesta un gruppo di giovani politici ed attivisti educati negli Stati Uniti e completamente votati al credo occidentale. In pochi anni, questi abili cavalli di Troia erano riusciti a creare dal nulla un movimento articolato ed organizzato conquistando l’appoggio della popolazione. Alle loro spalle, nell’ombra e talvolta tragicamente mossi dalle migliori intenzioni, i soldi ed i consigli di decine di fondazioni e organizzazioni non governative finanziate dagli stati occidentali impegnate nella tutela dei diritti umani, nell’apertura dei mercati, in un certo tipo di cooperazione per il presunto sviluppo dei paesi poveri, nella promozione delle libertà di stampa e di espressione (1).
I rivoluzionari non violenti avevano scelto, come il marketing insegna, slogan, merchandising ed un logo (la Rosa). Fondazioni americane avevano tradotto e stampato testi sul rovesciamento non violento ...
di Marco Cedolin
Panem et circenses stavano alla base del consenso popolare nell’antica Roma decadente, dove i Veltroni dell’epoca organizzavano le notti bianche all’interno del colosseo e il palinsesto dei Berlusconi imperiali era rigorosamente “in diretta” spaziando dalle contese all’ultimo sangue fra gladiatori, al desco per le belve feroci che anziché paté e bocconcini venivano invitate ad addentare ben più succulenti schiavi in versione croccantini 3 X 2.
Panem et circenses è un motto che calza (o forse calzava) a pennello anche per la nostra società occidentale del turbocapitalismo, quella che se non sei trasgressivo non ti diverti e devi scegliere il modo più cool di trasgredire, magari iniziando con una striscia di coca, un jeans strappato da 300 euro o uno schermo al plasma con annesso home theatre acquistato a rate che termineranno nel 2012. Quella che “basta andare su Second Life per rifarti una vita come vuoi tu” salvo poi scoprire che il mondo virtuale altro non è che una replica fedele fin nei minimi particolari di quello reale, con annesso turbocapitalismo e multinazionali globalizzate, ragione per cui anche lì ti toccherà fare lo sfigato precario che non arriva a fine mese. Quella che in TV tutti piangono e piangi anche tu perché ti commuovi ...
di Andrea Franzoni
L’uomo pare portato a credere che esista un “tipo umano” ideale, correttamente sviluppato, e non una serie di variazioni, di opinioni, di scelte di vita, “libere” o “orientate” ma comunque ugualmente degne. Le forze che tendono a conformare gli individui, nel tentativo di creare esemplari intellegibili privi di una sostanziale individualità e del gusto di costruirsi un percorso di vita ed una personalità propria, hanno sempre professato apertamente l’opposizione tra un ideale, l’uomo come dovrebbe essere, l’uomo secondo natura (razionale o pio, biondo o consumista), ed ogni possibile deviazione.
Le forme di deviazione e di ribellione sono sempre state viste come un errore nel corretto sviluppo da correggere o emarginare. La cultura dei diversi popoli tende ad attribuire questo “errore” ad un vizio di costituzione, come ad esempio una scarsa volontà o deficit intellettivi e fisiologici, a un influsso negativo di natura soprannaturale, oppure a problemi nello sviluppo, dovuti ad infanzie travagliate, metodi educativi od ambienti di formazione dissoluti o troppo chiusi.
I devianti venivano comunque considerati individui non perfettamente realizzati, incompleti o degenerati, come una casa a cui mancasse il tetto, le finestre o le fondamenta.
Non è mai stata contemplata l’ipotesi che l’uomo che agiva al di fuori dagli schemi classici si comportasse in quel modo non per un “errore costitutivo” quanto per una scelta personale, ...
di Ashoka
Ogni tanto è bene lasciar da parte le dorate sedie dei palazzi romani e raccontare una storia provinciale, tanto marginale quanto emblematica di quello che è un atteggiamento sempre più diffuso: lodare e premiare i comportamenti criminali, facendoli diventare “normale prassi” delle Amministrazioni pubbliche.
La nostra storia ha inizio negli anni novanta, in una sala riunioni di Ivrea, dove un manipolo di alti dirigenti sta decidendo le sorti dell'Olivetti.
Le vie percorribili sono due. La prima strada, irta di ostacoli, prevede il rilancio dell'azienda in quello che è il suo core business, ovvero l'informatica: quella è la strada che avrebbe scelto un Adriano Olivetti; è la strada difficile.
La seconda invece si presenta più appetibile. Si tratta di liquidare in qualche modo i rami aziendali in perdita e lanciarsi su quello che è il nuovo mercato emergente: la telefonia.
Gli amministratori, manco a dirlo, scelgono la seconda ipotesi.Ed il core business che fine fa?
Olivetti Servizi viene venduta all'americana Wang mentre allo stabilimento di Scarmagno, creato a fine anni sessanta e specializzato nella produzione di personal computer, viene riservato un trattamento speciale.
Per prima cosa si crea ex novo una società (Opc – 1995) e le si affida il ramo aziendale. Quindi questo viene ceduto ad una nuova società (Op Computer) ...
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