di Ashoka
Ogni tanto è bene lasciar da parte le dorate sedie dei palazzi romani e raccontare una storia provinciale, tanto marginale quanto emblematica di quello che è un atteggiamento sempre più diffuso: lodare e premiare i comportamenti criminali, facendoli diventare “normale prassi” delle Amministrazioni pubbliche.
La nostra storia ha inizio negli anni novanta, in una sala riunioni di Ivrea, dove un manipolo di alti dirigenti sta decidendo le sorti dell'Olivetti.
Le vie percorribili sono due. La prima strada, irta di ostacoli, prevede il rilancio dell'azienda in quello che è il suo core business, ovvero l'informatica: quella è la strada che avrebbe scelto un Adriano Olivetti; è la strada difficile.
La seconda invece si presenta più appetibile. Si tratta di liquidare
in qualche modo i rami aziendali in perdita e lanciarsi su quello che è il nuovo mercato emergente: la telefonia.
Gli amministratori, manco a dirlo, scelgono la seconda ipotesi.Ed il
core business che fine fa?
Olivetti Servizi viene venduta all'americana Wang mentre allo stabilimento di Scarmagno, creato a fine anni sessanta e specializzato nella produzione di personal computer, viene riservato
un trattamento speciale.
Per prima cosa si crea
ex novo una società (Opc – 1995) e le si affida il ramo aziendale. Quindi questo viene ceduto ad una nuova società (Op Computer) ... ... la quale, costituita nel '96, fallisce per bancarotta in meno di tre anni, nel 1999.
Ecco come i giudici del tribunale di Ivrea hanno ricostruito il triste destino dello stabilimento di Scarmagno, nelle motivazioni della sentenza di primo grado (11 Luglio 2007), per la bancarotta di Op Computer.
“E' raggiunta la prova del fatto che Op Computer sia stata deliberatamente costituita al fine di consentire a Olivetti s.p.a. di 'disfarsi' di un ramo in grave costante perdita, così da poter investire sul mercato della telefonia. Per ottenere tale scopo, gli allora amministratori di Olivetti s.p.a. non hanno esitato a costituire una società del tutto priva di liquidità e di linee di credito, privata, già prima del suo iniziale operare della liquidità ad essa derivata dalla capitalizzazione stessa”
Insomma Op computer era una bella scatola vuota dove accumulare tutte le perdite di Olivetti e da far morire in disparte, insieme ai suoi 1200 dipendenti. Nel frattempo la dirigenza poteva lanciarsi nella sua avventura telefonica, iniziata con la creazione di Omnitel ed Infostrada e concretizzatasi con la
grandiosa acquisizione di Telecom, nel 1999.
Questa era la cornice.
Veniamo ora ai protagonisti della vicenda, ovvero gli amministratori di Op Computer, i quali, sempre secondo il tribunale di Ivrea
“ben conoscevano i dati necessari per avere un quadro complessivo della situazione, sì da comprendere che le scelte operative che effettuavano e l'esecuzione di accordi decisi in altre sedi [..] erano oggettivamente contro gli interessi di Op Computer e, pertanto, avrebbero solo aggravato il dissesto”
Se un ruolo di primattore può essere senz'altro attribuito al “
texano” Roberto Schisano, condannato per la vicenda a cinque anni di reclusione e coinvolto in
molte altre brutte
storie eporediesi, tuttavia è molto interessante soffermarsi su di un altro protagonista della vicenda, ovvero Giovanni Vaccarono.
Membro del Consiglio di Amministrazione di Op Computer, Vaccarono viene chiamato, nel 2002, a presiedere la
Società Canavese Servizi, che gestisce la raccolta rifiuti per un consorzio di 57 comuni del Canavese.
L'azienda ha i conti in rosso e va risanata. Non viene forse
naturale chiamare alla guida proprio chi ha già tanto bene operato a Scarmagno, accompagnando per mano Op Computer al fallimento e finendo indagato per bancarotta fraudolenta?
Ma S.C.S. è una di quelle aziende pubblico/private che operano in regime di monopolio e che bene incarnano la filosofia del moderno
”socialismo di mercato,” ovvero
socializzare i costi e
privatizzare i profitti.
Ed infatti i “costi” vengono spalmati su tutto il bacino d'utenza, traducendosi in tariffe più elevate per i cittadini (tanto il servizio è offerto in monopolio!) mentre i profitti vanno ad ingrassare il
generoso emolumento mensile percepito dal presidente (
venticinquemila euro) e dai suoi colleghi.
Mentre la storia del nostro eroe si avvia al lieto fine ecco però intervenire l'antagonista, o meglio, gli antagonisti. Sono i giudici del tribunale di Ivrea che condannano l'
oculato amministratore a 5 anni di reclusione ed interdizione da tutte le cariche pubbliche per quella bancarotta oramai dimenticata.
Qualcuno storce il naso, altri iniziano a protestare, si mormora di questione morale, di legalità.
Passa l'estate e nulla sembra muoversi ma poi, a Settembre, Vaccarono sembra cedere e presenta
le dimissioni.
«Non mi sento una persona incollata alla poltrona che occupo. Lo dico sinceramente: non c’è l’attack che mi tiene alla sedia di presidente. E’ un incarico che mi è stato proposto quando l’azienda era in difficoltà e che io ho svolto e svolgo con impegno e con passione»
E' la sconfitta dell'eroe oppure si tratta soltanto di una manovra
pro forma alla
Gustavo Selva?
Non serviva il Santone interpretato da
Guzzanti per indovinare la risposta. Erano sufficienti le parole le parole del sindaco di Banchette, il
diessino Maurizio Cieol pronunciate qualche mese prima, subito dopo la sentenza di primo grado:
«[Vaccarono]Ha operato con serietà e capacità. Se qualcuno mi chiederà ufficialmente le dimissioni del presidente, le respingerò»
Ecco giungere la cavalleria, o meglio la Casta, in aiuto del protagonista.
Le dimissioni presentate da Vaccarono, per divenire operative, devono essere accettate dai sindaci dei comuni consorziati, cosa che puntualmente non è avvenuta. Sono stati infatti solo in quattro i comuni ad accettarle (Parella, Settimo Vittone, Carema e Montalenghe) mentre tutti gli altri le hanno respinte, rinnovando la fiducia all'ex amministratore di Op Computer.
Le ragioni di questa decisione? Ce le spiegano i sindaci:
Elio Ottino (Salerano)
«Nei più altri scranni della nostra società siedono persone che ci rappresentano pur avendo subito condanne in via definitiva e, per quanto a mia conoscenza, non mi risulta che le forze politiche si siano mosse per chiederne la rimozione»
Discorso prevedibile da parte di chi si è
candidato per la terza volta a sindaco nonostante la legge lo impedisse. Ineleggibile, come
altri illustri precedenti.
Maurizio Cieol (Banchette)
«Mi è parso un dibattito maturo e consapevole, concreto e senza demagogia o populismo. Il giudizio positivo sull’operato di Vaccarono è prevalso sull’altro aspetto»
Peccato che l'
altro aspetto, come abbiamo visto, sia una condanna a 5 anni di reclusione con tanto di interdizione a vita dalle cariche pubbliche. Ed è poco importante se, come ha dichiarato sempre Elio Ottino,
« L’azienda è stata gestita in modo egregio» poiché in quella seduta non si dando un giudizio sull'operato di Vaccarono presso S.C.S. ma si stava decidendo se accogliere o meno le sue dimissioni, presentate proprio in conseguenza
di quell'altro aspetto.
E' il solito
modus operandi, insomma, valido tanto nella Capitale quanto in provincia.
Alla fine di questa storia rimane però un dubbio. la riconferma di Domenico Vaccarono ai vertici di SCS, è stata “pilotata” da gran parte dei sindaci canavesani (in maggioranza appoggiati dalla “sinistra”). Perchè? Domenico Vaccarono non risulta infatti affiliato con il Centro Sinistra.
Cui prodest? si domanderebbe la Medea di Seneca. A chi giova tutto ciò?
La risposta, e se volete la morale del racconto, può essere forse questa.
Se siete stati sindaci ed avete esaurito i vostri due (o tre) mandati, se non vi hanno candidato alla Provincia o alla Regione e vi hanno addirittura rifiutato una poltrona in parlamento, perché non pensare di raggiungere l'ex sindaco di Caluso nel
Consiglio di Amministrazione di SCS?
Magari come successore dello stesso Vaccarono?
Ashoka
“Se non è rispettata la giustizia, che cosa sono gli Stati se non delle grandi bande di ladri? Perché anche le bande dei briganti che cosa sono se non dei piccoli Stati?” - Sant'Agostino, De Civitate Dei
“abbiamo lavorato per la fine della clamorosa e vergognosa illegalità che dominava sotto Berlusconi “ -
Furio Colombo