Segnali incoraggianti giungono dalla sponda dei benpensanti, da quelli che “gli americani non si farebbero mai una cosa del genere”, e che “contestare la versione ufficiale dell’11 settembre equivale a negare l’olocausto”.
I segnali incoraggianti si leggono, ovviamente, nell’accresciuto nervosismo che si sente serpeggiare fra le loro fila. Il primo a perdere l’aplomb è stato Pierluigi Battista, sul
CdS di un paio di settimane fa, quando si è lanciato in una filippica a senso unico contro Giulietto Chiesa e il suo libro/film “Zero”:
“Hanno dimostrato che si è trattato di un'orrenda cospirazione dell'impero americano? – si chiedeva nervosamente Battista
- Non si accontentino dei risultati raggiunti, dicano quante migliaia e migliaia di sicari della Cia hanno partecipato alla macchinazione, smascherino il complotto di massa, l'unico grande complotto di massa della storia, che ha organizzato la demolizione controllata del World Trade Center, mentre miliardi di ebeti sprovveduti sono stati indotti a credere alla favola sionista, e cioè che la colpa sia tutta degli aerei islamisti che si sono piantati nelle due torri di New York.”
Bisogna dire che ne abbiamo fatta di strada, dal giorno in cui le teorie alternative “facevano ridere i polli”. (Com’era quella storia di Shopenhauer? Prima lo scherno, poi l’attacco rabbioso, infine l’accettazione della scomoda verità?).
La fragilità dell’articolo stava nel fatto che Battista si ponesse delle domande in forma iperbolica, ... ... come se fosse “impossibile” trovare loro una risposta, quando le risposte esistono, e sono relativamente semplici:
“Dicano quante centinaia di autisti, scaricatori, ausiliari sotto contratto Cia hanno trasportato tonnellate di esplosivi con giganteschi camion per giorni e giorni consecutivi prima dell'11 settembre – sfidava Battista a pieni polmoni -
per buttare giù le torri senza che nemmeno un newyorchese se ne accorgesse, sfiorato dal sospetto per l'immane traffico di tir e cingolati mimetizzati”.
Se passasse meno tempo ad arrabbiarsi, e provasse a fare qualche ricerca in rete, Battista scoprirebbe ad esempio la testimonianza di un certo
Scott Forbes, che dà come minimo degli ottimi suggerimenti in proposito.
Se poi si fermasse anche a ragionare, Battista potrebbe scoprire che la stragrande maggioranza di coloro che hanno potenzialmente visto il “traffico anomalo” degli esplosivi sono poi sfortunatamente morti nei crolli delle Torri. E quei pochi che si sono salvati, come appunto Forbes, ci hanno messo più di cinque anni per far arrivare la propria testimonianza al mondo, dopo aver superato il muro di gomma istituzionale, che ha regolarmente ignorato ogni sua forma di comunicazione.
Ma Battista non si fermava all’insulto della Ragione, e si avventurava in fantasticherie che oscillano dai fumetti dell’Intrepido (
“Dicano quanti sono i sicari che si sono travestiti da vigilantes delle decine di uffici del World Trade Center per far finta di niente di fronte allo spettacolo di chissà quanti agenti bushisti-sionisti...”) a quelli di Asterix il Gallico, con l’instancabile portatore di Menir, Obelix (
“Dicano quanti sono i poderosi trasportatori che con forza erculea, essendo presumibilmente fuori uso ascensori e montacarichi bloccati per via dell'elettricità sionisticamente staccata durante le operazioni di trasbordo esplosivo, hanno portato sottobraccio quei pacchi pericolosissimi, torcia in bocca, sulle decine di piani dei grattacieli bushisti”).
Non è infatti occorso al Signor Battista che si potevano prima portare ai piani gli esplosivi, e poi staccare la corrente, per non lasciare traccia della effettiva collocazione e dell’innesco delle cariche. (Forse Battista è convinto che sugli esplosivi ci fosse scritto “TNT”, come nei fumetti del Vil Coyote, per cui andavano portati su al buio, di nascosto, “con la torcia in bocca”).
Pochi giorni dopo c’è stato l’episodio del Costanzo Show, nel quale il noto Teodori non ha più nemmeno provato ad argomentare le questioni poste sul tavolo dal Movimento per la Verità sull’11 settembre, ma ha preferito scivolare direttamente nell’attacco ad hominem collettivo: tutti “antisemiti”, tutti “fascisti”, con l’eccezione di Giulietto Chiesa che è “di estrema sinistra” e quindi è la stessa cosa. Gli faceva eco un improbabile Mario Giordano, che riusciva solo a ripetere che porsi domande è lecito, ma sospettare è una brutta cosa e non si deve fare.
E sempre Giordano, nella nuova veste di direttore de “Il Giornale”, continua oggi la battaglia aizzando i propri scriba contro il 9/11 Truth Movement: c’è infatti in Italia Webster Tarpley, che nell’articolo di Paolo Bianchi intitolato
“Fo-Chiesa-Cardini: il tridente anti Usa” diventa un “controverso autore” e un “polemico saggista”.
Ma la presenza di Tarpley, che sta promuovendo il suo libro “La fabbrica del terrore”, deve aver fatto più rumore del previsto, poiche è stato messo in campo anche Massimo Introvigne, che sulle pagine de “il Giornale” viene addirittura introdotto come un “noto ‘complottista nostrano’”. Come dire, ”se lo dice lui che è una bufala, ci possiamo fidare”. (Tutti sanno invece come il CICAP sia in realtà un organo di controllo ideologico travestito da scetticismo investigativo). Ed infatti Introvigne, da sano “indagatore analitico”, sempre su
“Il Giornale” liquida sbrigativamente il libro di Tarpley come
“un centone di assurdità tecniche sugli attentati di New York e Washington, già cento volte confutate ma che continuano a circolare”.
Alla faccia della skepsis.
Notiamo inoltre che questo giochino del “già confutate cento volte” è ormai diventato di moda sul fronte dei debunkers. Nessuno più si scomoda a discutere – attività notoriamente faticosa e di scarse soddisfazioni - e una volta passata la fase acuta del dibattito è molto più comodo mentire una volta sola, complessivamente, che doverlo fare su ogni singolo argomento. Peccato che Introvigne si dimentichi di spiegarci una cosa molto semplice: se queste “assurdità” sono già state “confutate cento volte”, come mai – come ammette lui stesso – “continuano a circolare”? Quando una stupidaggine è davvero riconosciuta come tale, sono gli stessi complottisti a chiedere a gran voce che sia stralciata dal libro delle accuse.
Banale e scontato anche il tentativo di Introvigne di etichettare Tarpley come “negazionista”, quando scrive che
“l’editore americano di Tarpley, la Progressive Press, è lo stesso che pubblica Eric Hufschmid, «negazionista» nel senso pieno del termine in quanto nega insieme l’11 settembre e l’Olocausto.”
Forse Introvigne non si è accorto che l’Editore del libro-summa dei debunkers nostrani, "11/9, la cospirazione impossibile»" (Piemme Edizioni), ha pubblicato anche il libro di Guilietto Chiesa, “Zero”, e proprio negli stessi giorni.
Se c’è una cosa che contaddistingue questa seconda ondata di debunkers di alto bordo (e che quasi ci fa rimpiangere la prima, quella dei “topi di internet” ) è proprio l’ignoranza abissale che mostano di avere in materia.
Conlcudiamo citando la chiusa dell’articolo di Introvigne su Tarpley:
“In Italia, invece, i negazionisti dell’11 settembre - dall’estrema destra all’estrema sinistra - lo accolgono con entusiasmo. Finalmente vedremo «l’orrore che è Venezia» affondare nella laguna?”
O forse, Signor Introvigne, vedremo finalmente la tenaglia che si chiude sui giornalisti disonesti, sui mentitori di professione e sui lacchè di regime, che fanno di tutto per coprire una bugia ormai evidente come la luce del sole?
Massimo Mazzucco