di Giancarlo Chetoni
Vediamo di mettere sotto la lente d'ingrandimento cosa sta succedendo al GIP Clementina Forleo e perché, cercando di superare il black-out mediatico su elementi decisivi di giudizio e l'isolamento che le si è, via, via, stretto al collo come un nodo scorsoio.
Il 25 Agosto del 2005, il giudice della Procura di Milano perde entrambi i genitori in un incidente stradale.
La collisione mortale era stata preceduta da un incendio che aveva devastato l'azienda agricola e il casolare di famiglia a Francavilla Fontana in provincia di Brindisi.
Il 29 Novembre di quello stesso anno la Corte di Assise d'Appello di Milano libera dal carcere per non aver commesso il fatto Mohamed Daki, Mahaer Bouyaha e Alì Ben Sassi Toumi, detenuti in Italia per presunti reati di "terrorismo internazionale".
Si tratta degli arabi che la Forleo aveva assolto nel mese di Gennaio 2005 dalla stessa accusa, scatenando indignate reazioni in ambienti istituzionali (Ministero degli Interni) e nella coalizione di "centro-destra", e che si concluderà in una procedura di espulsione ... ... come "soggetti pericolosi per la sicurezza nazionale" dal territorio italiano dei residenti extracomunitari senza che a loro carico esistessero, di fatto, dopo il proscioglimento, altri validi motivi.
Il Daki lamenterà, come l'imam di Viale Jenner Abu Omar, gravi e ripetuti "interventi esterni" che farà risalire ad agenti della CIA e a pressioni del Dipartimento di Stato USA.
Una sentenza, quella della Forleo, conforme alle leggi dello Stato e alle normative internazionali, che riconoscerà al Daki la liceità del sostegno, indiretto alla "guerra di popolo" contro ogni aggressione militare esterna che non passi per una decisione espressa a maggioranza dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU.
Una sentenza che Pisanu, titolare del Viminale, dichiarerà, entrando a gamba tesa nelle prerogative di autonomia e di indipendenza della magistratura, "gravemente inopportuna e suscettibile di fare dell'Italia (Bel Paese) una base permanente del terrorismo qaedista".
A quei tempi, sarà bene ricordarlo, da Via Nazionale il Dott. Pio Pompa alimenterà con cataste di veline-bidone una protratta campagna di stampa contro l'Islam, assoldando il Vicedirettore di "Libero" Farina come agente "Betulla".
La Forleo da quel momento entrerà nel tritacarne dei Poteri Forti, dei Palazzi delle Istituzioni e della Casta espressi trasversalmente dalla Nato e dal Partito Amerikano.
Una Spectre che condiziona, nelle sue articolazioni centrali e periferiche, sempre più pesantemente la politica estera, finanziaria, economica, sociale, militare e di "sicurezza" della Repubblica delle Banane. L'invisibile doppia stampella operativa che puntella la stabilità (sempre più precaria) del sistema con l'adozione di ricorrenti e mirati attacchi alla credibilità e all'agibilità dei suoi "nemici" interni e al silenzioso superamento di un residuale "stato di diritto".
Le iniziative del magistrato contro Fassino, D'Alema e La Torre nella scalata di Consorte e di Unipol alla Banca Nazionale del Lavoro contribuiranno ad esporla a un imprevisto e vendicativo "fuoco amico" del Botteghino.
La Casa delle Libertà, prendendo atto con evidente soddisfazione delle inchieste della Procura di Milano contro i DS, solleciterà la necessità di un fronte comune centrosinistra-centrodestra sul fronte della "Giustizia".
La risposta arriverà con la nomina a Guardasigilli del Ministro Mastella e con l'accelerazione del processo di trasformazione dei Democratici di Sinistra in componente del Partito Democratico. Ne vedremo il perché anticipando le mosse di Veltroni.
L'incendio alle proprietà dei Forleo sarà preceduto, accompagnato e seguito, da una serie di squilli e di telefonate mute che verranno interpretati come segnali di intimidazione e di ritorsione.
Dopo la morte dei genitori la Forleo si affiderà a un legale per chiedere alla Procura di Brindisi che vengano fatte ricerche sui tabulati delle telefonate arrivate alla sua famiglia.
Le indagini verranno affidate al Tenente dei Carabinieri Pasquale Ferrari, che si era precedentemente occupato anche della sicurezza del magistrato di Milano quando sarà in visita o soggiornerà a Francavilla Fontana.
Qualche giorno fa, siamo nell'ottobre 2007, dopo che Clementina Forleo conferma durante un intervento ad "Anno Zero" di Santoro "pressioni indebite" provenienti da "settori istituzionali", nel corso di una telefonata nei giorni successivi chiede spiegazioni del ritardo "omissivo" nelle indagini al Ferrari, telefonandogli presso il Comando Tenenza.
L'ufficiale dell'Arma si difenderà affermando che il PM di Brindisi aveva chiesto l'archiviazione dell'esposto denuncia presentato dall'avvocato del magistrato milanese, sostenendo, contrariamente al vero, nell'ordinanza, che dai tabulati non risultavano telefonate indirizzate ai Forleo.
Clementina Forleo replicherà all'ufficiale che il GIP di Brindisi, annullando il decreto del PM, aveva chiesto il proseguimento delle indagini per concentrarle nell'acquisizione Telecom.
L'avvocato Pasquale Fistetti confermerà davanti a testimoni che il dott. Santacaterina della Procura di Brindisi aveva sostenuto che bisognava darle una lezione perché "rompeva enormemente le scatole".
La storiaccia non finisce qui, e di reazioni indispettite contro il coraggioso magistrato di Milano se ne registrano, solo oggi, a decine. Ormai è fuoco di batteria. Alzo zero. Nella Caserma di Via Moscova, un punto focale della "strategia della tensione" - lo afferma "La Repubblica" - ci si dice "sconcertati".
"La Forleo continua a rifiutare la scorta dell'Arma dei Carabinieri e i nostri poveri ragazzi addetti alla sua sicurezza pagano un prezzo altissimo costretti come sono a fare cose allucinanti".
"La scorta non si può rifiutare: uno che viene accompagnato deve sottoscrivere un patto di collaborazione.
La dottoressa parla come se esistessero carabinieri che hanno avuto parte attiva in complotti contro di lei".
A questo punto ci vengono in mente, chissà perché, Mancini, Tavaroli e gli staff nei santuari tecnologici della Telecom.
"Ma come si permette? Come se noi tentassimo di screditarla e farla passare per pazza. Siamo nel 2007 e non si capisce nemmeno – si lamentano – a quale gioco ci staremmo prestando".
Insomma, Clementina Forleo è un osso duro. Non ne vuol sapere di entrare nelle auto di scorta dell'Arma dei Carabinieri con il benestare di livello 3 del Comitato per l'Ordine Pubblico".
Sarebbe costantemente sorvegliata. Libera di muoversi ma sorvegliata. Non vuole taxi gratuiti di stato. E fa bene. Aspettiamo sempre lo sbarco a Ciampino della Toyota Corolla di D'Auria e i pick-up dei suoi "sequestratori".
(Se incontrate Biloslavo girate la testa da un'altra parte).
Giancarlo Chetoni
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