Il tema del riscaldamento globale sta da tempo incentivando numerose pubblicazioni finalizzate ad informare il pubblico sullo "stato dell'arte" più attuale. E' il caso del recente documentario "Una scomoda verità" di Al Gore, ex vice-presidente degli Stati Uniti d'America: il suo successo, pari all'allarmismo dei suoi contenuti, è ormai tale da averlo eletto a bibbia ambientalista la cui proiezione è caldeggiata addirittura nelle scuole. Più umilmente, anche a casa nostra ci si sta dando da fare: agli inizi di giugno ad esempio è uscito in allegato a la Repubblica un inserto dal titolo tranquillizzante: "Il Pianeta impazzito". Nelle sue 160 pagine si imparano, grazie ad una dettagliatissima panoramica sui vari annessi e connessi ambientali, economici, sociali e tecnologici del cambiamento climatico, tutti i motivi per cui dovremmo seriamente temere per la vita nostra e di milioni di persone nonchè emendare il nostro egoismo rafforzando senza remore il contratto sociale coi nostri governanti così da scongiurare l'incombente minaccia. La serietà dell'inserto d'altronde è fuori discussione: vi compaiono le migliori firme della testata nonchè altri gran nomi quali Jeremy Rifkin, Kofi Annan, lo stesso Al Gore... e pure Leo di Caprio!
Ma cosa accomuna molte di queste produzioni? A parte i toni apocalittici, i dati presentati traggono spunto dalle conclusioni d'un comitato specificamente creato per indagare su cause ed effetti del riscaldamento globale: l'IPCC [1]. Fondato nel 1988 su mandato dell'ONU [2], esso s'incarica di scremare dal fitto bosco delle pubblicazioni scientifiche quelle più utili, attendibili e pertinenti al fine di produrre istantanee semplici ma dettagliate della situazione climatica. Come si legge nelle pagine del sito:
"L'IPCC non effettua alcuna ricerca nè monitora i dati relativi al clima od altro parametro rilevante. Basa le sue stime principalmente su pubblicazioni approvate ...
Aggiornamento: nei commenti la risposta di John Battista (v. "Redazione")
Inizia con la lettera inviata ieri dal sottoscritto al Signor John Battista, segretario provinciale del SAP di Bari (Sindacato Autonomo Polizia), con c/c al segretario nazionale dello stesso SAP, Dott. Nicola Tanzi, e prosegue con l'articolo di replica a cui fa riferimento la lettera medesima.
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Egregio Sig. Battista, ritengo che nei documenti intitolati "relazione" e "slides", da lei presentati di recente all'interno del Convegno "Per non dimenticare", e messi successivamente in rete, lei abbia dato una visione completamente falsata delle attività e delle intenzioni del sito di cui sono responsabile, luogocomune.net.
Tale visione tende purtroppo a dipingere il mio comportamento ai limiti della legalità, e questo non corrisponde in alcun modo alla realtà.
E' vero che il sito non viene mai citato per nome, ma è altrettanto vero che basta prendere uno qualunque degli estratti da lei utilizzati nella presentazione per risalire velocemente alla fonte. Nel pubblicare tali estratti, fra l'altro, lei ha violato le disposizioni relative al copyright che sono chiaramente esposte nella nostra pagina "per scrivere su luogocomune", ove si legge: "Salvo diverse indicazioni, tutti i materiali pubblicati su luogocomune sono liberamente riproducibili in rete, purchè: siano pubblicati per intero / rimangano inalterati nel testo come nell'impaginazione / includano il titolo e la firma dell'autore / siano accompagnati da un link, chiaramente visibile, a luogocomune.net."
Tutto ciò non è avvenuto.
In ogni caso, il fatto grave rimane il suo chiaro intento diffamatorio nei miei confronti, nel quale si può certamente ipotizzare un reato di calunnia. Questa non è la prima volta che ciò accade, ...
I video del Pentagono mostrano un Boeing 757? Due modelli a confronto
Mentre dei due aerei che hanno colpito le torri gemelle vi sono innumerevoli filmati, per quanto riguarda il Pentagono le cose stanno diversamente. Gli unici filmati messi a disposizione del pubblico, che mostrano il punto di impatto, sono infatti quelli rilasciati ufficialmente circa un anno fa dal Dipartimento della Difesa e che, secondo i commentatori, avrebbero dovuto "mettere a tacere le teorie della cospirazione su quanto era successo al Pentagono".
In un certo senso è stato così: i video, benché ufficiali, non vengono infatti utilizzati dai "teorici della cospirazione ufficiale" nelle loro "ipotesi di ricostruzione" dell'accaduto e sebbene le televisioni li avessero trasmessi con la didascalia "Ecco il volo 77 che colpisce il Pentagono", di un Boeing 757, nei filmati, non c'è nemmeno l'ombra.
Nelle settimane e nei mesi seguenti sono spuntati come funghi numerosi studi amatoriali sui due filmati ma in particolare concentreremo l'attenzione su due analisi effettuate da esperti nel campo dell'audio/video e della computer grafica, ovvero gli studi di Mike Wilson e di Pier Paolo Murru.
Nicola Calipari continua a morire. La prima volta è stato ucciso in Iraq, da proiettili alleati (dire “fuoco amico” sarebbe troppo offensivo per chiunque). La seconda volta è stato ucciso quando nessuno fra i nostri governanti ha saputo imporre agli Stati Uniti una seria presa di responsabilità, con un riconoscimento di colpa che era palesemente dovuto. E ieri è morto per la terza volta, con la notizia, peraltro già scontata, che il Dipartimento della Difesa USA (Pentagono) si rifiuta di comparire come responsabile civile nel processo contro Mario Lozano, il soldato americano che ha sparato a Calipari.
Il suo avvocato difensore, Alberto Biffani, ha detto che "il rifiuto del Dipartimento della Difesa Usa ad essere presente come responsabile civile nel processo non avrà per noi alcuna conseguenza", aggiungendo che "se la motivazione con la quale il Dipartimento ha rifiutato la citazione è che, essendo uno 'Stato sovrano', non possono essere processati, è una motivazione che trova riscontro anche nelle decisioni della Corte europea per i diritti dell'uomo".
Anche l'avvocato Franco Coppi, legale di parte civile di Rosa Calipari, dichiara "nessuna meraviglia per la decisione del Dipartimento della Difesa americano che ritiene di non poter essere citato come responsabile civile nel processo".
E allora? Chi paga per la morte di Calipari? Nessuno, a quanto pare, e non basta certo la soddisfazione ...
"Operazioni Sporche" dell'Amministrazione Bush dirette contro l'Iran, il Libano e la Siria.
di Michel Chossudovsky
L'Amministrazione Bush ha ammesso di aver indirizzato contro l'Iran e la Siria azioni sotto copertura di natura aggressiva. L'obiettivo prefissato era di mandare in pezzi il sistema economico e monetario dei due paesi. Il malfamato Iran-Syria Policy and Operations Group - Gruppo per le Operazioni e le Politiche contro l'Iran e la Siria - (ISOG) creato all'inizio del 2006, integrato con funzionari della Casa Bianca, del Dipartimento di Stato, della CIA e del Ministero del Tesoro, aveva il mandato di destabilizzare la Siria e l'Iran, per provocarne un "Cambiamento di Regime": "Il comitato, lo Iran-Syria Policy and Operations Group [ISOG], si era incontrato settimanalmente per tutto il 2006 per coordinare azioni atte a creare limitazioni all'Iran nell'accesso alle istituzioni di credito e bancarie, per organizzare la vendita di materiale militare ai confinanti con l'Iran e per appoggiare le forze che si oppongono ai due regimi" (Boston Globe, 25 maggio 2007). Inoltre l'ISOG ha fornito assistenza sotto copertura ai gruppi di opposizione e ai dissidenti Iraniani. Le manovre propagandistiche del Gruppo sono consistite nell'alimentare disinformazione nelle catene di comunicazione e "nel costruire lo sdegno internazionale verso l'Iran". (Boston Globe, 2 gennaio 2007)
Cambiamento di rotta nella politica verso Iran-Siria?
Di recente, Washington ha annunciato un'evidente inversione di rotta: non più infide operazioni sotto copertura dirette contro "nemici canaglie" in Medio Oriente. Lo Iran-Syria Policy and Operations Group (ISOG) è stato congedato per ordine del Presidente Bush. Secondo funzionari del dipartimento di Stato, ...
"Guai a quel bambino che quando baciato sulla fronte sa di salato. Egli è stregato e presto dovrà morire". (Da un adagio del folklore nord europeo).
Mia figlia sa di salato.
Ci feci appena caso e non mi venne neanche in mente che potesse essere strano. Quando scoprii il motivo, la morte calò nel mio cuore.
Buona parte delle sue cellule non sono in grado di scambiare correttamente con l'esterno alcune sostanze necessarie all'equilibrio elettrochimico ed al funzionamento del sistema immunitario. Di conseguenza i suoi polmoni si infiammano e si riempiono di muco denso che ospita batteri che causano altra infiammazione e ne danneggiano progressivamente i tessuti. Il pancreas si intasa di muco, si riempie di tessuto cicatriziale e si atrofizza, producendo sempre meno enzimi digestivi. Il cibo che transita nell'intestino non trova enzimi che possa digerirlo e si mischia al denso muco che proviene dai polmoni, ed al muco prodotto in eccesso dall'intestino stesso. L'assimilazione di gran parte dei nutrienti risulta estremamente difficoltosa e la conseguenza è la malnutrizione. I seni nasali si intasano di muco e probabilmente provocheranno nel tempo poliposi e sinusite. Il sudore più salato del normale sottrae sali minerali all'organismo e nelle stagioni calde si rischia facilmente uno scompenso elettrolitico che potrebbe portarla al collasso, dal quale è scampata per un pelo all'età di 5 mesi.
Mia figlia è malata di fibrosi cistica, la più diffusa malattia genetica ereditaria che colpisce prevalentemente bambini, ...
Ieri mattina Carlo Brevi (per noi Santaruina) ha partecipato alla trasmissione di Rai Utile dedicata alla Massoneria.
La discussione, corretta e pacata, è stata a tratti interessante, e può anche aver fornito al pubblico meno esperto in materia alcuni “sprazzi” utili ad inquadrare in qualche modo la questione generale, mentre ha sicuramente fornito ai più esperti degli “sprazzi” in senso opposto: parlare di Massoneria dall’interno di un paese profondamente cattolico come il nostro significa partire già da certi presupposti che possono anche non essere corretti.
Non solo la professoressa de La Sapienza, che “da 30 anni studia la Massoneria”, è riuscita a sconcertare il conduttore al punto da fargli prendere un “cazziatone” dalla regia, ma lo stesso conduttore ha esordito con una frase che la dice lunga sulla angolazione – palesemente, profondamente, inconsciamente cattolica - con cui viene recepita nel nostro paese la tradizione esoterico-massonica: “Papa Woytila e il Cardinale Ratzinger – ha detto all’inizio Andrea Piersanti - hanno scritto nel 1983 che i principi della Massoneria sono considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa. Ecco, che bisogno abbiamo oggi in Italia della Massoneria?”
Perchè non fare invece un giorno una bella trasmissione in cui si discuta, ad esempio, “che bisogno abbiamo oggi in Italia della Chiesa cattolica?" Ma questa è una domanda che, evidentemente, non viene in mente a nessuno.
Non a caso Carlo Brevi, cristiano ma non cattolico ...
di Marco Cedolin
Ci sono incubi dai quali ci si illude di essersi svegliati mentre invece si è semplicemente precipitati in un nuovo sogno che a poco a poco si scopre essere peggiore del precedente. Il TAV è uno di questi con l’unica differenza che si tratta di pura realtà e non esistono risvegli in grado di esorcizzarla.
Il vecchio TAV parlava il linguaggio dell’egoarca Berlusconi, del ministro talpa Lunardi, dell’occupazione militare del territorio, delle cariche della polizia, di un progetto senza senso di cui erano state messe in luce tutte le molteplici criticità, finalizzato alla costruzione di un’opera che nessuno in 15 anni è mai riuscito a motivare come utile e necessaria portando qualche argomento che esulasse dalla esternazioni ad effetto senza fondamento.
Era un TAV odioso, portato avanti con prepotenza, imposto a forza sopra le teste dei cittadini, ma tutti avevano ben chiaro di cosa di trattasse, esisteva un progetto ben definito, esistevano dei soggetti politici determinati a metterlo in atto e degli oggetti polizieschi preposti a tradurlo in realtà con l’uso della violenza.
Andò a finire come tutti sappiamo, con molti cittadini al pronto soccorso ma molti di più nei prati di Venaus davanti alle ruspe, ...
di Enrico Sabatino
A otto anni dagli accordi di Kumanovo che hanno messo fine ai 78 giorni di bombardamenti NATO sulla Serbia, si sta avvicinando il momento in cui la comunità internazionale dovrà esprimersi sullo status definitivo del Kosovo. Dopo tattiche dilatorie e continui temporeggiamenti per procrastinare l’ora X, la clessidra ormai non può essere capovolta per l’ennesima volta.
Nei mesi scorsi l’inviato dell’ONU per lo status finale del Kosovo, il finlandese Martti Ahtisaari, ha presentato il suo piano al Consiglio di Sicurezza dell’ONU dopo averlo in parte emendato a causa del parere negativo serbo, ma soprattutto dopo aver atteso l’esito delle elezioni politiche serbe del gennaio scorso, vinte sostanzialmente dagli ultranazionalisti del Partito Radicale, che esclusi dal governo hanno però ottenuto la presidenza del Parlamento con Tomislav Nikolic - il braccio destro di Vojislav Seselj, ora sotto processo all’Aja per crimini di guerra.
Il piano Ahtisaari basa le sue conclusioni sul fatto che un ritorno allo status quo ante 1999 non è possibile, e che l’unica opzione concreta rimane quella dell’indipendenza “sotto controllo della comunità internazionale”; prevede anche che il Kosovo possa avere una sua bandiera, un suo inno nazionale, possa inviare ambasciatori, avere una sua costituzione, una sua polizia e un servizio d’informazione, ed essere membro di organizzazioni internazionali.
Per compensazione, Ahtisaari ha inserito la protezione delle minoranze etniche kosovare, in primis quella serba. A loro sarà garantita la protezione fisica e dei luoghi di culto, e la comunità internazionale s’impegna a tutelare i serbi ...
di Giorgio Mattiuzzo
Nonostante la notizia degli appoggi americani ai combattenti sunniti sia stata ripresa anche dalla CNN, questa pare non essere stata recepita con molta attenzione dai media nostrani. Eppure il fatto ha dell'incredibile: “l'esercito Usa ha iniziato ad armare la guerriglia nazionalista e le formazioni fedeli a Saddam Hussein – ed a coordinarne la tattica – in un matrimonio di convenienza contro gli estremisti di Al Qaeda”. (1)
Una svolta di 180 gradi sia degli americani sia degli iracheni: nel volgere di qualche giorno gli stessi guerriglieri che uccidevano soldati americani, sono divenuti loro alleati. Questo – secondo i comandi Usa – si rivela necessario per poter combattere Al Qaeda. Una scelta funzionale - sostengono a Washington - al conseguimento di un duplice obiettivo: alleggerire la pressione dei vari gruppi della resistenza iraqena sui soldati americani ed usarli per fare piazza pulita del terribile esercito terrorista internazionale.
Secondo quanto riportato dalla CNN, il Comandante ha affermato che la svolta si pone nel solco degli sforzi della cosiddetta “controinsorgenza” americana in Vietnam e America latina. “L'abbiamo visto nelle precedenti operazioni di controinsorgenza: usare elementi locali, armarli e inquadrarli come ricognitori. E' questo il ruolo principale in cui vogliamo impiegarli. Conoscono il territorio. Conoscono il nemico.”
In questo discorso è molto importante la parola “controinsorgenza”, la traduzione approssimativa dell'inglese “counterinsurgency”. Nel gergo militare della seconda metà del ventesimo secolo, ...
Un utente ci ha mandato questa lettera, che in qualche modo fa il paio con il video sopra pubblicato. Segue commento.
Salve amici di Luogo Comune, sono molti mesi che seguo il vostro sito. Mi accorgo sempre più che mi interessa il modo in cui analizzate gli eventi, perchè vicino al mio modo di intendere ciò che mi viene detto dai media, vicini alla mia capacità critica e di osservazione di eventi quali ad esempio, scie chimiche, 11 settembre, ecc.
Mi chiedo a questo punto che valore ha pagare il canone rai, comprare i giornali, comprare prodotti di aziende che sponsorizzano emittenti televisive private e pubbliche che fanno "informazione" pilotata da oscure regie, se non quello di capire a cosa non dobbiamo credere.
Io sono indignato, in quanto i giornalisti, storici, antropologi, politici, magistrati e cosi via, sono affetti da un male che a questo punto, credo, sia inguaribile: il “morbo da reality show”. Infatti, più che svolgere il proprio compito, buona parte dei "professionisti" di cui sopra cercano solo il modo per affermarsi.
Affermarsi, si! Ma nel modo sbagliato in quanto si adoperano per portare a galla chissà quali grandi problemi per arrivare nei salotti televisivi, ...
Leggi tutto: L'IPCC e il "Il pianeta impazzito"