Siamo arrivati al paradosso assoluto: gli americani in Iraq hanno deciso di armare i gruppi sunniti per aiutarli contro i fantomatici “insorgenti infiltrati da Al-Queda”.
Avevano già usato una strategia simile in Kosovo, armando i “ribelli” albanesi per farsi aiutare a mantenere l’ordine nelle zone della Serbia occupate, ma con una grande differenza: sin dall’inizio i ribelli albanesi - sempre armati e aizzati dagli americani - erano stati al loro fianco nel portare i primi attacchi ai serbi di Milosevic, mettendo in moto quel processo di destabilizzazione che avrebbe poi “richiesto l’intervento della forza multinazionale”.
In Iraq invece gli americani stanno armando gli stessi nemici originali, i sunniti di Saddam, che erano venuti a spodestare, nel disperato tentativo di riprendere in mano una situazione che è ormai chiaramente al di fuori di ogni controllo.
Ma l’aspetto più incredibile di questa nuova svolta sta proprio nelle giustificazioni accampate dal Pentagono per riuscire in qualche modo a far quadrare un teorema ... ... che non sta in piedi nemmeno a pagarlo: dovendo a tutti i costi convincere il mondo che l’Iraq è diventato una specie di base permanente di Al-Queda, gli americani hanno detto che “alcuni dei gruppi che vogliamo armare sono gli stessi che fino a ieri facevano attentati contro di noi, ma ultimamente sono rimasti delusi dalla politica di Al-Queda in questo paese, e hanno deciso di passare dalla nostra parte”.
Chi ci crede vince un viaggio a Disneyland con Michael Jackson.
Se quindi un giorno la storia volesse fare il riassunto di quanto è accaduto in Iraq negli ultimi vent’anni, questo suonerebbe più o meno così: c’era una volta un paese, ricco di petrolio, alla cui guida gli anglo-americani fecero mettere un dittatore un pò buffone, che però gli regalava concessioni petrolifere a destra e a manca, senza stare troppo a guardare gli interessi del suo paese. Nello stesso tempo una rivoluzione popolare aveva deposto, nel vicino Iran, il cosiddetto “Scià di Persia“, che era stato messo a sua volta al potere da loro, per gli stessi identici motivi, una decina di anni prima. A quel punto i nuovi Ayatollah iniziarono a spaventare gli Stati Uniti, e questi decisero di armare l’Iraq per fargli la guerra.
A loro volta però gli americani ebbero bisogno di un grande favore da parte degli iraniani (la famosa crisi degli ostaggi, detta anche “October surprise”, che sarebbe servita a riportare al potere i repubblicani a Washington), per cui finirono per dare molte armi agli iraniani, in cambio della liberazione degli ostaggi “solo quando lo dico io”.
E così alla fine l’Iran vinse la guerra – o se non altro non la perse – e gli Ayatollah rimasero al potere.
In cambio Saddam si ritrovò per le mani armi a sufficienza da illudersi di poter fare il gallo con gli Stati Uniti, i quali dopo un pò furono costretti ad invaderlo, grazie al trucco dell’invasione “provocata” del Kuwait. Ma quando già erano alle porte di Baghdad, per motivi mai chiariti da nessuno, George H. Bush preferì lasciare al potere il simpatico panzone.
In effetti, lo avevano decisamente ridimensionato, ma dovettero immediatamente riarmarlo, perchè tenesse sotto controllo gli sciiti del sud, e soprattutto i kurdi del nord. E cosi, oltre alle armi convenzionali, gli vendettero anche quelle chimiche, notoriamente proibite.
Man mano che Saddam si riprendeva, mostrava anche una crescente dose di arroganza, e si arrivò al punto che Washington fu costretta ad invadere il paese per la seconda volta. Per farlo, gli americani pensarono bene di accusare Saddam di “aver gassato” i poveri kurdi, con i gas che loro stessi gli avevano venduto, e che - fra un telegiornale e l’altro, fra una Torre Gemella crollata e un Pentagono colpito - divennero molto in fretta delle “armi di distruzione di massa”.
Questa volta però, memori della lezione passata, gli americani decisero di disfarsi definitivamente del burattino ribelle, e purgarono l’intera struttura del potere irachena - i cosiddetti “baathisti”, quasi tutti sunniti ovviamente – fino alla radice. L’operazione di cosiddetta de-baathizzazione fu talmente efficace che oggi dozzine di ospedali versano in condizioni disperate anche per l’assenza di medici, preparatissimi e preziosi, che oggi magari fanno i tassisti solo per aver salutato da lontano un baathista 10 anni prima.
In effetti, tale è stata la furia vendicatrice contro i sunniti, che gli sciiti hanno pensato bene di approfittarne per prendere in mano le redini del paese. Naturalmente – a parole – vanno d’amore e d’accordo con gli americani, mentre di certo non vedono l’ora di levarseli di mezzo, per fare piazza pulita degli avversari di sempre.
Ma a mettere le bombe agli Humvees, secondo Washington, sono i “militanti di Al-Queda”, che sarebbero scesi in massa da un qualche stato di ibernazione profonda (dev’era, fino a ieri, quest’orda di assatanati in grado di tenere in scacco 150.000 soldati, armati con le tecnologie più sofisticate del mondo?), e quindi ora è diventato necessario tornare ad armare gli stessi “gassatori di bambini” che fino a ieri erano i nemici dell’umanità.
Per fortuna che Saddam non c’è più, altrimenti davvero rischiavamo di vederlo tornare al potere per la terza volta consecutiva.
Massimo Mazzucco
(New York Times)