Qui eventuali commenti al nuovo confronto televisivo.
(Non c'è articolo)
Anche se il primo di Aprile è già passato, i giornalisti della BBC hanno ritenuto di riportare l'ulltima notizia dall'Iraq: il temibilissimo, imprendibilissimo (e zoppissimo) Al-Zarqawi è stato deposto da un non meglio identificato Abdullah al-Baghdadi, un "iracheno qualunque", che si presenta come nuovo leader della coalizione degli "insurgents" locali, ovvero i ribelli, gli "insorti" iracheni. (Noi li chiamavamo partigiani).
La Primula Rossa di Al-Queda è stata detronizzata, ci viene detto, poichè "causava imbarazzo" al fronte dei ribelli, in quanto tendeva a rappresentarne la voce unificata. (Come sappiamo, invece, la società irachena è spaccata in due, ed è quindi giusto che anche gli insorti - come sopra, così sotto - risultino spaccati fra di loro. Se no la credibilità va a farsi fottere). Altro motivo di imbarazzo per la coalizione - prosegue l'articolo - sarebbero state le tattiche ...
Email anonima da un meccanico dell'aviazione. [La lettera è stata mandata ad un sito che si occupa di scie chimiche].
Per motivi che vorrete comprendere non posso dichiarare la mia identità.
Faccio il meccanico di aerei e lavoro per una nota compagnia, in uno dei centri di servizio di un grande aeroporto. Ho fatto alcune scoperte che credo troverete importanti.
Prima di tutto devo spiegare alcune cose ...
Jill Carroll, la giornalista del Christian Science Monitor rapita tre mesi fa a Baghdad, è tornata a casa. Sta bene, e non le è stato torto un capello. Sembrerebbe quindi una notizia "innocente", che in un certo senso non merita nemmeno di apparire sulle prime pagine.
Il tempo infatti ha già cominciato a fare il suo lavoro, e la nostra memoria, su fatti relativamente recenti come i rapimenti dei giornalisti a Baghdad, comincia già ad offuscarsi. Ma basta un piccolo sforzo, per "ricollegare i puntini", e diventa subito chiaro che il rapimento della Carroll non è stato che l'ultimo anello della campagna di terrorismo - questo sì, quello vero - contro i giornalisti indipendenti in Medio Oriente.
Il Christian Science Monitor, fra le altre cose, è di tutto meno che un quotidiano "cristiano" (la vicenda del suo nome è tutta una storia a parte), ma di certo se c'è in USA una testata di tiratura nazionale che si è sforzata in questi anni di offrire la verità, entro i limiti concessi dall'attuale regime, è proprio questa. Non a caso Carroll, la quintessenza del giornalismo indipendente, a Baghdad stava lavorando per loro.
Dopo questa mattanza, sia fisica che psicologica, nella quale abbiamo perso anche il nostro Enzo Baldoni, Jill Carroll appare come un fortunato superstite ...
Gold and Economic Freedom
Alan Greenspan (1966)
L’avversione quasi isterica nei confronti del gold standard è un atteggiamento che unisce tutti gli uomini di governo. Forse in modo più chiaro e sottile di molti difensori del laissez-faire, essi sembrano percepire che l’oro e le libertà economiche siano imprescindibili, che il gold standard sia uno strumento di laissez-faire e che ciascun termine implichi e richieda l’altro.
Al fine di capire l’origine di questa avversione, è necessario, prima di tutto, capire il ruolo specifico dell’oro nel contesto di una società libera. La moneta è il comune denominatore di tutte le transazioni economiche. E’ quel bene che serve come mezzo di scambio, che viene accettato da tutti i membri di una economia di scambio
All'euforia cieca dei più ottimisti, di fronte ai chiari segni di cedimento che sta mostrando l'argine della bugia sull'11 settembre, i più saggi hanno voluto giustamente contappore un sano dubbio, chiedendosi quale possa essere l'eventuale strategia che sta dietro a questi eventi incoraggianti.
Che cosa può significare, in altre parole, il fatto che di colpo venga permesso ad un "attore qualunque" di andare in TV nazionale, in prima serata, a parlare apertamente della possibilità che dietro agli attentati dell'undici settembre ci sia lo stesso governo americano? Perchè di sicuro di un incidente, sfuggito alle maglie del sistema, non si è trattato: se anche Charlie Sheen avesse spiazzato tutti, con l'intervista iniziale, il fatto che ad Alex Jones sia stato permesso di replicare, due giorni dopo, raddoppiando addirittura la dose delle accuse, vuole dire che dopo il primo intervento non c'era stata nessuna particolare protesta da parte governativa.
Sarebba bastata una telefonatina discreta, da parte dell'ultimo degli assistenti della Casa Bianca, per far passare la voglia di replicare ai conduttori dell'intero palinsesto della CNN. Invece ciò non è accaduto. Legittimo quindi sospettare una mossa preventiva - la classica "funzione vaccino" - intesa al rilascio progressivo …
Nelle stesse ore in cui, ieri sera, Eric Hufschmid e Maurizio Blondet si scambiavano i saluti in diretta, nella conferenza di Bologna sull'undici settembre, da New York andava in onda sulla CNN un'intervista ad Alex Jones, il presentatore radiofonico che pochi giorni fa aveva fatto da amplificatore ai dubbi espressi dall'attore Charlie Sheen sulla versione ufficiale dei fatti di quel giorno.
Una "coincidenza" del genere, soltanto un anno fa, sarebbe stata del tutto impensabile.
Era stata la stessa CNN, il giorno dopo l'intervista di Jones a Sheen, a rilanciare la notizia a livello nazionale, e da quel momento pare che l'ondata di email che ha investito la redazione non si sia più arrestata. Lo stesso Sheen è stato travolto da una vera e propria ondata emotiva, fatta di puro entusiasmo da una parte, e di attacchi violenti dall'altra. Per tutta risposta, Sheen è tornato il giorno dopo da Alex Jones a ribadire ciò di cui è convinto, ...